Laici Missionari Comboniani

Incontro della Famiglia Comboniana presente in Spagna

Familia Comboniana

Nel fine settimana del 5 e 6 aprile, si è tenuto a Madrid il primo incontro di tutta la Famiglia Comboniana presente in Spagna: religiosi, religiose, secolari e laici comboniani riuniti attorno ad uno stesso carisma e alla figura di san Daniele Comboni, nel segno della celebrazione del 150° anniversario del “Piano per la rigenerazione dell’Africa” scritto da Comboni nel 1864.

Comboni dice nei suoi Scritti: “Nell’anno 1864 il 18 settembre, mentre mi trovavo a Roma e nella basilica di S. Pietro assistevo alla beatificazione di S. Margherita Maria Alacoque, come un lampo mi balenò il pensiero di proporre un nuovo Piano per la cristianizzazione dei poveri popoli neri, i cui singoli punti mi vennero dall’alto come un’ispirazione. In seguito esso ottenne il beneplacito di Sua Santità il Papa Pio IX, che lo fece rimettere alla S. Congregazione di Propaganda Fide. Fu tradotto in varie lingue e se ne fecero varie edizioni. Basandomi su questo Piano, la mia intenzione era di dare alla Missione tra i poveri neri dell’Africa Centrale una sistemazione di maggior vitalità e consistenza. Feci pertanto la proposta di fondare in Europa, in posto adatto, due Istituti per ambo i sessi, allo scopo di formare personale per la direzione di queste missioni dell’Africa Centrale, sia missionari come missionarie…” (S 4799).

È stata un’opportunità per riflettere assieme sulle intuizioni, presenze e forme di vivere la missione oggi come famiglia comboniana alla luce del Piano di Comboni e crescere come famiglia.

Come Famiglia Comboniana siamo eredi del grande “sogno di Comboni” che non ha risparmiato sforzi perché la sua opera di evangelizzazione dell’Africa Centrale andasse avanti: rendiamo grazie a Dio per l’opportunità che abbiamo avuto di condividere esperienze e per averci chiamato alla vocazione missionaria.

Grazie a tutte e tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro.
LMC Spagna

 

Il Piano di Comboni e la ministerialità

ComboniFacendo una lettura attualizzata – in base alle sfide missionarie di oggi – del Piano di Daniele Comboni, scopriamo due intuizioni profetiche il cui valore, col passare del tempo, non ha fatto che crescere:

  1. “La rigenerazione dell’Africa con l’Africa” (Scritti 2753).

Daniele Comboni è convinto, attraverso la sua esperienza e quella di altri grandi apostoli, che per questa “rigenerazione” non c’è altra strada se non quella di coinvolgere il popolo africano come autentico protagonista della propria storia e costruttore della propria liberazione.

  1. “[Trovare] un eco di approvazione, ed un appoggio di favore e di aiuto nel cuore dei cattolici di tutto il mondo, investiti e compresi dallo spirito di quella sovraumana carità che abbraccia la vastità dell’universo, e che il Divin Salvatore è venuto a portar sulla terra” (S 2790).

Con audacia ancora maggiore, Daniele Comboni dichiara che la realizzazione di questo Piano per la rigenerazione dell’Africa ha bisogno della collaborazione incondizionata di tutte le istanze della Chiesa e della società civile, superando qualsiasi tipo di frontiera, pregiudizio o meschina argomentazione.

In queste pagine ci occuperemo di quest’ultimo aspetto, cioè dell’urgenza di unire l’impegno di tutti i “cattolici” a favore di un’unica missione. Il termine “ministerialità” (ministerium = diakonía = servizio) ci aiuta a tradurre meglio il pensiero e la prassi di Daniele Comboni, anche se siamo consapevoli del fatto che nel Piano egli non utilizza mai questa parola e che si tratta di un concetto che non corrisponde né al linguaggio barocco né alla teologia tridentina del suo tempo. Per “ministerialità” intendiamo la responsabilità missionaria di tutti i battezzati, senza eccezioni, di far emergere il Regno di amore e di giustizia (fraternità universale) instaurato dalla persona e dall’avvenimento di Gesù Cristo in mezzo a noi. Daniele Comboni non proponeva semplicemente una strategia organizzativa ma un modo di essere Chiesa matura.

Andiamo direttamente al testo del Piano, per renderci conto dell’ampiezza del suo orizzonte (cfr. l’ultima edizione datata Verona 1871, S E2741-2791):

  1. Qual è il fondamento teologico che Daniele Comboni pone alla base del suo Piano?

Si tratta di un fondamento cristologico e di una risposta martiriale:

  • Il cattolico guarda all’Africa “non attraverso il miserabile prisma degli umani interessi, ma al puro raggio della sua Fede” e lì scopre “una miriade infinita di fratelli appartenenti alla sua stessa famiglia, aventi un comun Padre su in cielo…”. Allora “trasportato egli dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l’umana famiglia…” sente che si fanno più frequenti i palpiti del suo cuore e “una virtù divina [sembra spingerlo] a quelle barbare terre, per stringere tra le braccia e dare il bacio di pace e di amore a quegl’infelici suoi fratelli…” (S 2742).
  • E proprio per la forza di questa carità che sgorga dal costato di Cristo, Daniele Comboni è disposto a “versare il nostro sangue fino all’ultima stilla” (S 2753) per i suoi fratelli più poveri e abbandonati. Possiamo quindi dire che la motivazione che muove tutta la vita di Comboni è il riflesso di una fede solida nella redenzione che il mistero pasquale di Cristo ci ha meritato e che costituisce il principio di ogni azione missionaria. In altre parole, la “ministerialità” (servizio missionario) che Daniele Comboni chiede nel suo Piano è legata a Gesù Cristo, servo per eccellenza del Padre, per realizzare il suo Piano di salvezza, e alla Chiesa, che è inviata a servire l’umanità per continuare la missione misericordiosa del suo Signore.
  1. Quale visione ha, della Chiesa, Daniele Comboni nel chiedere un impegno di tale portata ai cattolici, senza distinzioni?

È una sfida che anche quell’epoca, come oggi, si presenta quasi impossibile, soprattutto se si pensa allo scoraggiamento e alla frustrazione che si annidano in molti responsabili ecclesiastici.

L’amore che Comboni nutre per la Nigrizia lo porta a chiedere concretamente:

  • l’aiuto e la cooperazione di Vicariati, Prefetture e Diocesi già stabilite attorno all’Africa (S 2763);
  • la creazione di istituti per bambini e bambine di razza nera, in luoghi strategici attorno a tutta l’Africa (S 2764-65);
  • che gli Ordini religiosi e le istituzioni cattoliche maschili e femminili approvate dalla S. Congregazione di Propaganda Fide dirigano questi Istituti (S 2767);
  • la fondazione in Europa di piccoli collegi per le missioni africane per aprire la via dell’apostolato dell’Africa a tutti gli ecclesiastici secolari (diocesani) delle nazioni cattoliche che dovessero essere chiamati da Dio a una tanto sublime e importante missione (S 2769);
  • la possibilità di stabilire Istituti religiosi femminili dell’Europa nei paesi dell’interno dell’Africa meno pericolosi, visto che la donna europea ha dimostrato una maggiore resistenza rispetto ai missionari, dovuta alla sua capacità di adattamento fisico, al suo temperamento e alle sue abitudini di vita familiare e sociale (S 2780);
  • che si costruisca, per coordinare tutto questo progetto, una società composta di persone intelligenti, generose e molto attive, capaci di trattare con tutte le Associazioni che possano assicurare i mezzi economici e materiali (S 2785) e convochino tutte le forze del cattolicesimo a favore dell’Africa (S 2784-88).

L’obiettivo che Daniele Comboni vuole raggiungere è di dare dignità all’intero popolo africano:

  • non solo ai neri dell’Africa interiore, ma anche a quelli delle coste e di tutte le altre parti del grande Continente… a tutta la stirpe dei neri (S 2755-56);
  • i giovani neri saranno formati come Catechisti, Maestri e Artigiani – virtuosi e abili agricoltori, medici, flebotomi, infermieri, farmacisti, falegnami, sarti, muratori, calzolai, ecc. (S 2773);
  • le giovani nere, da parte loro, riceveranno formazione come Istitutrici, Maestre e donne di famiglia che devono promuovere l’istruzione femminile… (S 2774);
  • nel gruppo dei catechisti si creerà una sezione con gli individui che si distinguono per pietà e sapere, nei quali si scopra una predisposizione allo stato ecclesiastico (clero indigeno), e questa sarà destinata all’esercizio del ministero divino (S 2776);
  • nel gruppo delle giovani nere, tra quelle che non sentono inclinazione allo stato coniugale si creerà la sezione delle Vergini della Carità, formata da quante si distinguono per pietà e conoscenza pratica del catechismo, delle lingue e dei lavori femminili (S 2777);
  • allo scopo di coltivare quelle menti che si dovessero distinguere, per formarle a diventare abili e illuminati responsabili delle Missioni e delle Cristianità dell’interno della Nigrizia, si potranno fondare piccole Università teologiche e scientifiche nei punti più importanti della periferia del grande Continente africano (Algeri, il Gran Cairo, St. Denis nell’isola della Riunione, e davanti all’Oceano Atlantico). In altri punti si potrebbero fondare, col passare del tempo, piccoli laboratori di perfezionamento per gli Artigiani considerati più abili (S 2782-83).

Riassumendo, in questa proposta di Daniele Comboni troviamo una visione ecclesiologica estremamente aperta e integrale, che tiene conto di tutti i ministeri (da quello del Papa fino a quello del più umile catechista o artigiano) quando si tratta di portare avanti la missione a favore dei più bisognosi. E non per semplice filantropia né per un senso romantico di ingenuo eroismo ma per la solida motivazione che scaturisce dall’evento battesimale, che ci rivela esistenzialmente l’amore di Dio e ci rende fratelli nella stessa vocazione di santità e capacità. Questo modo pratico di creare ministerialità troverà eco solo un secolo più tardi nella teologia postconciliare con il Vaticano II.

Anche se gli aspetti che abbiamo indicato meriterebbero uno studio più completo, per motivi di spazio presentiamo, sotto forma di decalogo, una serie di insegnamenti che possiamo trarre dal Piano di Comboni:

1) Daniele Comboni riconosce l’importanza del ministero del Papa (con il quale dialoga personalmente in diverse occasioni) e di Propaganda Fide. Ad essi indirizza il suo Piano dando prova di comunione ecclesiale.

2) L’audacia dei suoi “sogni” nasce dal suo confrontarsi con la realtà della sofferenza e dell’oppressione in cui vivono i suoi fratelli e sorelle. Il suo Piano è frutto della solidarietà all’interno di un metodo missionario di incarnazione.

3) Dietro il suo atteggiamento vi è la capacità di interagire con qualsiasi genere di persone con maturità umana e spirituale. La ministerialità del Piano presuppone persone integrate e capaci di rapporti autentici.

4) È presente un’antropologia che va oltre la sua epoca e guarda alle persone riconoscendone la piena dignità.

5) Nel Piano emerge un modello di essere Chiesa in comunione e partecipazione, nata dalla consacrazione battesimale e dalla comune vocazione alla vita piena in Dio.

6) Il laicato trova la sua totale espressione ministeriale. Non in senso piramidale ma come popolo di Dio in corresponsabilità.

7) La donna, in particolare, trova il dovuto spazio per la sua valorizzazione in quanto tale e nella sua consacrazione. In questo, Comboni è veramente un pioniere.

8) Il lavoro di evangelizzazione che il Piano lascia intravedere è integrale, nessuna dimensione umana viene esclusa. Tutte le dimensioni umane rientrano nel progetto di Dio.

9) L’inserzione strategica che viene proposta perché il lavoro sia possibile senza ulteriori tragedie, presuppone una preoccupazione di pianificazione e valutazione encomiabili.

10) Tutto questo viene circoscritto nel mistero della Croce, sapendo che si tratta di una consegna consapevole della propria vita ma soprattutto confidando nel fatto che le opere di Dio nascono e crescono ai piedi del calvario. E che è lo Spirito Santo che guida – ieri e oggi – la missione.

P. Rafael González Ponce mccj

Cerimonia di apertura a Carapira in occasione del 150° anniversario del Piano del Comboni

Cruz 150 anosQui nella parrocchia di Carapira ogni mercoledì si celebra la Messa con gli studenti cattolici della  Industrial School (Istituto Industriale) di Carapira e con le ragazze dell’istituto femminile delle suore Comboniane, che sono studentesse della vicina scuola elementare.

Il 19 febbraio di questa settimana, la celebrazione ha assunto speciale connotazione per l’apertura dell’anno di riflessione in occasione del 150° anniversario del Piano di Comboni. Anticipando la cerimonia ufficiale prevista per domani, come suggerito dall’Istituto dei Missionari Comboniani, durante la celebrazione è stata presentata la croce a memoria di questo importante anniversario, che è stata donata alle comunità della provincia MCCJ presenti in Mozambico;  ai presenti si è spiegato il significato e le motivazioni di tale dono. Padre Gino Pastore, che ha presieduto alla Messa, ha rilevato la forza e il coraggio di Comboni e l’ispirazione ricevuta nel realizzare il Piano con il motto “Salvare l’Africa con l’Africa” e ha incoraggiato e motivato gli studenti presenti a essere protagonisti della propria storia, per la costruzione di una società migliore. P. Gino ha inoltre lanciato una sfida  agli studenti della Industrial School che ha compiuto 50 anni dalla sua fondazione, secondo l’ispirazione di San Daniele Comboni che è quella che anche loro scrivano il Piano per la Industrial School di Carapira e, ciò, nell’osservanza di tale motto.

Mercoledì 20, durante la celebrazione della Messa con il gruppo missionario, p. Paulo Emanuel ha richiamato l’attenzione su quella data leggendo alcuni punti della lettera del Padre Generale MCCJ e, riflettendo su un passo del Vangelo, ha invitato a non avere, anche solo inconsciamente, la medesima tentazione di Pietro nell’essere di impedimento alla realizzazione del piano di Dio nelle nostre vite e nella vita della gente.

Dopo cena, il gruppo si incontrato in casa degli LMC per celebrare la giornata, condividendo cibo e conversando. Come simbolo di questo incontro per incoraggiare la riflessione personale e comunitaria, ciascun missionario ha ricevuto un messaggio contenente una domanda presente nella lettera del Padre Generale MCCJ inviata in occasione del 150° anniversario del Piano, nella parte dove egli invita a scrivere il nostro Piano.

Possa l’esempio di San Daniele Comboni ispirare nuove vocazioni missionarie e lo Spirito di Dio, il medesimo che guidò San Daniele Comboni nella preparazione del Piano, illuminarci e guidarci nel cammino per la costruzione del regno di Dio.

Restiamo uniti!

Laici Missionari Comboniani del Mozambico

Il “Piano di Comboni per la rigenerazione dell’Africa”

Piano di ComboniIn questi primi giorni dell’anno 2014 abbiamo iniziato le celebrazioni per il 150° anniversario del “Piano di Comboni per la rigenerazione dell’Africa” con una proposta di riflessione che il Consiglio Generale ha inviato a tutti i confratelli e sono in cantiere altre iniziative che vogliono aiutarci a vivere questo avvenimento come un’occasione per avvicinarci di più alle grandi intuizioni missionarie di san Daniele Comboni e farle nostre.

A Roma e nelle province e delegazioni di tutto l’Istituto ci saranno celebrazioni, incontri di riflessione e di lavoro e momenti di animazione missionaria per conoscere meglio non solo il testo del Piano, ma soprattutto lo spirito che c’è in quelle pagine, scritte da Comboni di getto, con grande passione ed entusiasmo missionario.

Le stesse pagine sono state poi riscritte, col passare del tempo, non più con la matita o l’inchiostro, ma con la vita di tanti missionari e missionarie che con grande generosità hanno accettato l’eredità della missione com’era concepita dal nostro padre e fondatore. Così il Piano non è qualcosa che appartiene soltanto al passato, ma una linfa che ci accompagna nel presente.

Celebrare l’anniversario sarà anche un’opportunità per capire meglio quanto sia attuale la proposta missionaria contenuta nel Piano e quanto sia urgente tradurre nel nostro linguaggio e per il nostro tempo le intuizioni scoperte in un passato che compie 150 anni.

Si tratterà di fare memoria di un dono ricevuto molto tempo fa, per scoprire l’attualità di uno spirito e di strategie missionarie che sono valide anche per la nostra epoca e per la nostra umanità sempre bisognosa d’incontrare il Signore.

Nella condivisione delle proposte per la celebrazione di questo anniversario, è emerso il desiderio di favorire un cammino che aiuti a superare la tentazione di fare un semplice esercizio di ricordo di un momento della nostra storia per cercare soprattutto ciò che ci permette di appropriarci di quello che lo Spirito Santo ha fatto capire a san Daniele Comboni come strada per una missione nuova, in grado di diventare risposta alle urgenze e sfide del suo tempo.

A noi è affidata la sfida di trovare il modo di rendere attuale la proposta di vita che è contenuta nel Piano e che il Signore ha oggi per noi e per i fratelli e sorelle che ci affida nel servizio missionario.

Quest’anno abbiamo un’occasione straordinaria non solo per riscoprire il Piano di Comboni, ma per scrivere il nostro piano, il piano che il Signore ci ispira oggi nella misura in cui diventiamo consapevoli delle urgenze, delle sfide, della drammaticità del nostro tempo e della continua premura fedele di Dio verso i suoi figli.

Non molto tempo fa, nell’ultimo Capitolo Generale, ci eravamo dati il compito di fare il cammino che porta dal Piano di Comboni al piano dei comboniani. Il 2014 è forse il momento per chiederci a che punto siamo, a livello personale, di provincia e di Istituto.

Che cos’è il Piano?

Ci sono diversi modi di avvicinarsi al Piano e vorrei condividere con voi solo una breve riflessione che possa aiutarci a tentare l’elaborazione del nostro piano personale o almeno a iniziare quella che potrebbe essere una bozza.

Siamo tutti consapevoli del fatto che, quando abbiamo in mano il testo del Piano scritto da Comboni, siamo davanti al risultato di un lavoro che ha avuto un lungo percorso e che alla fine è rimasto catturato in poche pagine, inadeguate ad esprimere la forza, i sentimenti, il coraggio, la speranza, la fiducia, le gioie e le difficoltà che, pur racchiuse tra quelle righe apparentemente fredde e inespressive, contengono uno spirito che rivela la grandezza di quanto lì è scritto.

Il Piano non è il testo, ma è la vita nascosta nelle parole, nei pensieri, nelle intuizioni, nei sogni e nei desideri che sono stati il motore capace di muovere le mani di Comboni per lasciare traccia di quello che lo Spirito voleva esprimere e che va molto al di là delle idee e delle strategie che diventeranno in qualche modo risposta al grido che sale e importuna le orecchie di Dio per suscitare la sua misericordia.

Mi piace dire che il Piano è la mediazione offerta da Comboni che, pervaso dallo Spirito, consente a Dio di realizzare il suo progetto missionario; è la porta che si apre per lasciare che Dio entri nella storia dei suoi figli, che hanno bisogno di Lui, e compia così il suo sogno missionario.

Il Piano, prima di diventare un documento scritto, è stato un sogno e una passione, una forza incontenibile nel cuore di Comboni.

Esso è l’espressione dell’amore – sorgente della missione – per i più poveri e i più abbandonati, che diventa reale e realizzabile. È la risposta concreta a una realtà che non può essere ignorata né dimenticata perché fatta di persone con nome e cognome, di drammi e di urgenze, di promesse e di doni che non hanno permesso di rimandare il coinvolgimento di Comboni – al suo tempo – e che non permettono oggi, a ciascuno di noi, di rimandarlo a un domani che può non arrivare mai.

Visto attraverso la persona di Comboni, il Piano è la disponibilità totale a pagare di persona e a non tirarsi indietro, anche se questo può portare a sconvolgere continuamente la nostra vita, a darla a poco a poco, perché fare causa comune con i poveri non implicherà mai profitti né guadagni da incassare.

Il Piano è l’espressione di una passione missionaria che non può essere contenuta da argini né sminuita o scoraggiata da problemi e difficoltà, perché si tratta della forza di Dio che si avvale della fragilità umana per manifestare il suo grande amore.

Nelle pagine del Piano ci troviamo davanti al desiderio di Dio e al sogno di Comboni che s’intrecciano e si confondono diventando un’identica passione, appagata soltanto sul legno della croce e al grido di: “Africa o Morte”.

È esperienza d’incontro, di comunione profonda, d’intimità così forte che le parole possono svanire e lo scritto può scomparire, ma il dono totale di sé rimane come testimone di un’alleanza che ha la missione e i poveri come sola passione.

Nel profondo del Piano c’è il sogno di Comboni di un’Africa aperta a Dio e al suo progetto redentore. Il sogno di vedere i popoli africani riconosciuti e rispettati nei loro diritti e nella loro dignità. L’augurio di poter contemplare un continente illuminato dalla luce del Vangelo che non tollera l’inganno e l’ingiustizia, che non festeggia con la violenza o con la morte.

Che cosa ci viene chiesto oggi?

Piano di ComboniAvvicinandoci all’eredità del Piano, ognuno di noi non può ignorare alcune domande che sembrano saltare davanti ai nostri occhi quando vogliamo prendere sul serio il nostro essere missionari e comboniani. Possono aiutarci a immaginare un nostro piano? È più che un buon augurio.

Quali sono le nostre passioni? Che cosa si muove nel nostro cuore quando contempliamo la realtà missionaria del nostro tempo? Dove si concentra il nostro entusiasmo o dove spendiamo oggi le nostre energie? Dove s’incontrano i desideri di Dio per l’umanità e la nostra disponibilità a vivere soltanto per la missione? Quanto l’amore di Dio per i più poveri e abbandonati è l’energia che ci rende disponibili a tutto per il Regno? Dove sono i sogni che possono aiutarci a inventare il Piano che Dio si aspetta da noi per questa umanità dove la missione continua a essere la grande sfida per tutti quelli che si dicono discepoli di Cristo e a maggior ragione per noi che abbiamo ricevuto la vocazione missionaria?

Sarebbe molto bello che alla fine di quest’anno di celebrazioni arrivassimo a formulare un nuovo piano, anche se modesto, per la missione che ci sfida come comboniani. Un piano che dimostri quanto il carisma di Comboni è ancora attuale, vivo e fecondo.

Un piano che ci aiuti a crescere nella fiducia e nella certezza che il Signore continua a lavorare assieme a noi e prepara tempi nuovi che ci faranno vivere ancora la gioia della missione, nonostante la nostra povertà e fragilità.

Come sogniamo la missione nel nostro tempo e che cosa siamo disposti a fare per collaborare con il Signore nella realizzazione del suo progetto per quelli che ama con tutto il cuore? Sicuramente il grido e la sofferenza di tanti fratelli e sorelle in tutti gli angoli del nostro mondo saranno di grande aiuto per tentare di dare la nostra risposta, anche se modesta.

San Daniele Comboni ci accompagni in questo sogno.
P. Enrique Sánchez G., mccj
Superiore Generale