Laici Missionari Comboniani

Jonas: specchio delle nostre fughe

LMC Gana

Come previsto dal programma annuale, ci siamo riuniti in Ghana per il ritiro dell’Avvento. Tuttavia, rispetto al programma iniziale, abbiamo esteso il nostro incontro a tre giorni per tre motivi principali. Innanzitutto, per poter svolgere il ritiro il 13 dicembre. In secondo luogo, per essere a Mafi-Kumase in anticipo per il ritiro, dovevamo essere lì il 12. E in terzo luogo, per fare promozione vocazionale nella parrocchia dove ci siamo incontrati per il ritiro.

La sera di venerdì 12 dicembre, Daniel, Christian, Elisabeth e Justin si sono riuniti nella chiesa cattolica del Buon Pastore di Mafi-Kumase e si sono preparati al ritiro. Più tardi si è unito a noi anche Valentine. Sabato 13, dopo la Santa Messa e la colazione, abbiamo avuto il nostro primo incontro, durante il quale ciascuno ha letto e riflettuto individualmente. Era un argomento preparato da padre Manuel Joao Pereira Correia, mccj, che il nostro cappellano ci ha dato per riflettere. Il titolo era Jonas: Specchio delle nostre fughe. Era molto meditativo e padre Joao lasciava sempre una domanda alla fine di ogni sottotema per guidarci nella nostra meditazione. Una parte stimolante dell’argomento era quella in cui padre Joao citava un teologo che diceva che il Signore è «Il Dio delle mille sorprese». Continuava dicendo che «Egli ci precede persino sui sentieri che ci allontanano da Lui, per tenderci una “trappola” affinché cadiamo nelle sue braccia». In effetti, questo è ciò che è successo a Giona quando fuggiva dal servizio che Dio gli aveva affidato.

Nel pomeriggio abbiamo avuto la seconda conferenza dal titolo «Ispirati dalla speranza cristiana, viviamo la nostra chiamata profetica», che il nostro cappellano, padre Ephrem, mccj, ha condiviso con noi. «Chi spera, ha detto, vive una vita diversa». E la nostra speranza, ha detto, citando un papa, è radicata in Gesù e Gesù è la nostra speranza. Il profeta, secondo padre Ephrem, ha tre funzioni: parlare in nome di Dio, denunciare (le azioni sbagliate) e suggerire (nuove vie).

Dopo la seconda conferenza, abbiamo celebrato il sacramento della conversione, seguito dalla preghiera del Santo Rosario. Nella notte di quel sabato, abbiamo iniziato una discussione sui questionari che il Comitato africano ha inviato ai vari gruppi in Africa.

Domenica, durante la messa, siamo stati invitati a condividere la nostra realtà vocazionale con i parrocchiani. Alcuni si sono avvicinati a noi alla fine, mostrando interesse a unirsi a noi.

Dopo pranzo, abbiamo avuto una cerimonia di passaggio di consegne. Justin, che ha ricoperto il doppio ruolo di coordinatore nazionale del Ghana e coordinatore provinciale (Togo-Ghana-Benin), ha passato il servizio di coordinatore nazionale a Christian. Gli altri membri presenti sono stati invitati a pregare per il nuovo coordinatore nazionale. Anche il cappellano ha pregato per lui e lo ha benedetto per il servizio che il gruppo e Dio gli hanno affidato.

Dopo questa cerimonia, abbiamo partecipato alla riunione Zoom che ha riunito tutti i LMC del mondo per celebrare la Giornata Internazionale LMC prima di partire da Mafi-Kumase.

Justin Nougnui, LMC.

Massimo, fratello saggio che ha saputo vivere ed essere “missione”

LMC Italia

Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro: «Frate Ginepro – gli disse – vieni, andiamo a predicare». Frate Ginepro acconsentì. Girarono per la città, in silenzio pregarono per chi lavorava nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Diedero una mano a chi aveva bisogno.

Dopo aver attraversato più volte la città, «Frate Ginepro – disse Francesco – è ora di tornare al convento». «E la nostra predica?». «L’abbiamo fatta… l’abbiamo fatta! – rispose sorridendo il santo -. La predica migliore sei tu!». Un aneddoto, questo, che ci aiuta a ricordare Massimo, caro amico e fratello del gruppo Lmc di Verona, improvvisamente mancato il 16 luglio scorso, che aveva fatto della concretezza e della presenza attenta uno stile di vita. Accoglienza di tutti, fede e amore per la missione erano infatti le sue caratteristiche. Insomma un “uomo saggio” che un po’ alla volta si svelava nello stare insieme e nel fare, e che lascia un vuoto enorme in chiunque abbia condiviso percorsi di vita con lui. Uno stile di concretezza che già nel 1976 e nel 1977 lo aveva visto impegnato nei campi di lavoro Gim nel Friuli colpito dal terribile terremoto e negli anni di servizio come capo-scout, vivendo con loro un’intensa esperienza di missione in Tanzania. Era impegnato in parrocchia, nella pastorale familiare diocesana, nei percorsi con le coppie in nuova unione, spendendosi nella preparazione e nella conduzione di seminari e incontri in giro per l’Italia, così come nel lavoro e nei gruppi sportivi.

E poi nella famiglia comboniana e con il nostro gruppo di Laici missionari comboniani. La stessa concretezza lo portava a entusiasmarsi, negli anni recenti, per la partenza di alcune giovani del nostro gruppo nel quale, con la sua amata Rita, poteva dare espressione concreta alla loro passione per la missione, sempre presenti nelle varie attività. «Sappiate che partiamo con voi e saremo sempre presenti nelle vostre comunità e per qualsiasi necessità», diceva loro, facendosi portavoce del gruppo che le accompagnava col pensiero e la preghiera verso la missione. Così erano state inviate Ilaria e Federica in Mozambico e con lo stesso spirito ha accompagnato nella preparazione Giulia, partita recentemente per il Kenya.

La vita di Massimo si è sviluppata come un vero percorso da laico comboniano, non solo per i viaggi in missione fatti con Rita, immersioni in una umanità ricca e fragile, ma anche nel vivere lo spirito missionario nella quotidianità, come servizio in quelle esperienze che erano luoghi del cuore per lui e per Rita, e dove la testimonianza concreta della loro fede era salda e profonda: «Lì nel posto in cui il Signore ci chiede di stare, perché tutti siamo chiamati a essere missionari», diceva. E come la “luce delle stelle morte che illumina la notte”, ci arriva la luce della vita di Massimo attraverso le parole di chi l’ha conosciuto, di chi ha goduto della sua capacità di ascolto, delle sue critiche costruttive, della testimonianza di Amore con la A maiuscola vissuto con la sua Rita, del valore e del rispetto che sapeva dare a ognuno, del provare che da lui ci si sentiva “accolti”. Assieme a san Daniele Comboni, Massimo ci aiuterà a camminare e a scorgere comunque e dovunque il volto di quel Dio Padre buono che tanto ha cercato, pregato, amato e scelto. Massimo, ti porteremo sempre con noi.

Fonte: Nigrizia

Una sedia rimarrà vuota nei nostri incontri, come segno per farne memoria e continuare con lui le consuete attività.