Laici Missionari Comboniani

Il cuore di Gesù – Missione dalla compassione

Corazon de Jesus Comboni

Corazon de Jesus ComboniMosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!» (Mc 1,41)

Questa semplice azione di Gesù è piena di significato ed esprime con forza il suo atteggiamento verso gli emarginati. È anche un atto di ribellione contro l’ingiustizia basata su un sistema socio-religioso di esclusione. Così il Padre si rivela a noi (Col 1,5), in un Figlio che, percorrendo le strade della Palestina, osa toccare un lebbroso per guarirlo. Marco, già nel primo capitolo, ci rivela come sia capace di amare Cristo, con un cuore che trabocca di compassione, il volto di Dio visibile che lo ha inviato (Mc 1,1).

La devozione al Cuore di Gesù è, fin dalle origini del nostro Istituto, una fonte di spiritualità dove la nostra missione è saldamente radicata. In essa entriamo nell’intimità della persona di Gesù, nei suoi atteggiamenti, nei suoi desideri e nella visione del mondo nuovo che le Beatitudini annunciano. Pertanto, la loro contemplazione ci rivela il nucleo della nostra vita consacrata: la centralità dell’amore di Dio come chiave di lettura della Storia della Salvezza. Un amore che si incarna e si definisce come passione totale per l’umanità (AC 2015, n. 22). Per approfondire questo mistero la preghiera personale è uno spazio qualificato perché è un incontro intimo con Gesù in umiltà. Diventa così un’esperienza di perdono, di accoglienza e di gratuità, che ci trasforma e ci modella secondo il suo Cuore.

Il Cuore trafitto del Buon Pastore ci chiama al dono costante di noi stessi, con tutto ciò che siamo. La missione è offrirsi senza aspettarsi nulla in cambio, svuotare la propria vita per gli altri. Questa è la nostra consacrazione: fare della nostra vita uno strumento della misericordia del Padre incarnato nel carisma dato a Comboni. La nostra storia, con tutti i suoi limiti e le sue incoerenze, ci lascia testimonianze indelebili di confratelli che hanno consumato la loro vita fino alla fine per la causa del Vangelo. Uomini che si sono lasciati modellare in un ciclo di conversione permanente attraverso l’esperienza di relazione con l’amore del Padre, diventare pane per gli affamati e speranza per i disperati (AC 2015, n. 14).

Marco ci parla della vita di un uomo che ha come caratteristica principale la compassione, perché questo è il volto che il Padre ha voluto mostrarci. La sua attenzione ai più poveri diventa così un elemento costitutivo della missione della Chiesa. Un aspetto chiaramente presente in Comboni (S 2647). La contemplazione del Cuore di Gesù ci spinge ad una particolare vicinanza agli esclusi e ci chiama a cercarli in nuovi ambiti, dove la vita è messa ai margini. Allo stesso tempo, il nostro stile di vita, che può essere un ostacolo al dinamismo e alla flessibilità della missione di oggi, viene messo in discussione. Tutta la nostra attività e riflessione devono venire dal basso, a contatto con l’umanità inchiodata alla croce. Questa è l’espressione più radicale della totale donazione del Figlio ed è ancora oggi molto presente in alcuni dei paesi in cui operiamo che subiscono la guerra o altre forme di violenza. La nostra presenza missionaria è segno dell’amore che sgorga dal Cuore di Gesù (RV 3.3).

Comboni, uomo segnato dall’esperienza religiosa del suo tempo, ha sviluppato una propria dimensione missionaria della spiritualità del Cuore di Gesù. Il dono totale del Padre nel Figlio è un segno d’amore che ci apre ad una nuova speranza. Il Regno è un programma di liberazione della vita in pienezza (S 3323). Questa profonda convinzione lo portò a percorrere migliaia di chilometri attraverso il Nilo e il deserto, mettendo in pericolo la sua vita perché il Cristo trafitto è anche fonte di vita per i più lontani. L’audacia del nostro Fondatore nell’aprire nuove frontiere all’evangelizzazione fa parte della nostra spiritualità e missione. La rivisitazione della Regola di Vita è anche un’opportunità per crescere nella passione per il Vangelo alla ricerca dei dimenticati.

Le sfide del mondo di oggi rendono urgente la nostra missione. Viviamo in tempi pieni di aspettative e desideri di nuove strutture politiche, economiche o sociali. C’è una ricerca profonda e sincera di senso, ma che facilmente cade in risposte effimere che portano solo all’alienazione o al nichilismo. La follia del Vangelo (1 Cor 1,25) trasforma il cuore e il mondo; il nostro Istituto continua ad essere chiamato a camminare, con la compassione di Gesù, a toccare i lebbrosi di oggi.

La festa del Sacro Cuore ci dia la grazia di continuare a crescere nell’amore.

Il Consiglio Generale, mccj

Forum Sociale Mondiale e Forum Comboniano

Messaggio finale dei membri della Famiglia Comboniana

partecipanti al Forum Sociale Mondiale e al Forum Comboniano

RESISTERE È CREARE – RESISTERE È TRASFORMARE

Ministerialità e lavoro in rete /collaborazione nella Famiglia Comboniana e con le altre organizzazioni

Salvador de Bahia, 10-19 marzo 2018

 

FSM y FCNoi laici, suore, fratelli e padri missionari comboniani, che abbiamo partecipato al FSM e al FC, vi salutiamo da Salvador, terra di resistenza nera e di culture afrodiscendenti, con un cuore pieno di gratitudine e di speranza. Dal 10 al 19 marzo 2018 abbiamo vissuto insieme un’esperienza forte e unica partecipando al FSM, che aveva come tema “Resistere è creare – resistere è trasformare” e all’VIII FC sul tema “Ministerialità e lavoro in rete/collaborazione nella Famiglia Comboniana e con le altre organizzazioni”. Ringraziamo in modo particolare i nostri consigli generali che insieme ci hanno scritto un messaggio d’incoraggiamento per l’impegno nella GPIC e per la nostra partecipazione al FSM come esperienza del vissuto del nostro carisma nelle sfide del mondo di oggi.

La nostra partecipazione è stata rilevante e numerosa: 53 persone provenienti da Africa, Europa e America. Abbiamo sperimentato la grande ricchezza del nostro carisma nella varietà dei nostri impegni. Per la prima volta hanno partecipato anche rappresentanti dei giovani in formazione nello scolasticato e nel CIF con un loro formatore. Ringraziamo anche per le risposte ricevute da quattro scolasticati al questionario che il comitato centrale aveva mandato con l’obiettivo di comprendere quanto i temi di GPIC sono presenti nella formazione. Riaffermiamo l’impegno di coinvolgere sempre di più le persone in formazione e i formatori sui temi di GPIC e nelle dinamiche del FSM e del FC.

Nel FSM abbiamo presentato come Comboni Network quattro workshop: Land grabbing, Estrazione mineraria, Situazione socio-politica della RDC e del Sud Sudan, Superamento della violenza e discriminazione di genere. Questo ci ha permesso di condividere nella metodologia del FSM il nostro impegno come missionari e missionarie per un altro mondo possibile. Uno stand, preparato da noi, ci ha permesso di fare animazione missionaria, di incontrare e dialogare con tante persone e farci conoscere da loro. Tra i numerosi workshop proposti dal FSM, abbiamo seguito con interesse I nuovi paradigmi, Teologia e liberazione, Giovani, Resistenza dei popoli originari e afro-discendenti, Migrazioni. Durante lo svolgimento del Forum, abbiamo anche partecipato all’assemblea mondiale delle donne. Il FSM si è svolto in un clima di festa, interrotto dall’uccisione di due attivisti dei diritti umani: Marielle Franco a Rio de Janeiro e Sergio Paulo Almeida do Nascimento a Barcarena, stato del Parà.

Il Forum Comboniano si è svolto nel segno della continuità con gli incontri precedenti. Le giornate sono state scandite da momenti inculturati di spiritualità, durante i quali abbiamo celebrato la vita, le sofferenze e le speranze, in sintonia con le realtà dei Paesi di provenienza e con quelle incontrate al Forum. Ci siamo interrogati sul bisogno di approfondire la riflessione sui nuovi paradigmi della missione, di consolidare questa esperienza come famiglia comboniana e di poter dare maggiore spazio di partecipazione ai laici e alle laiche. In questa riflessione siamo stati accompagnati e animati da Marcelo Barros, che ha condiviso lo stato attuale della teologia e liberazione, e Moema Miranda, che, dopo un’analisi della realtà mondiale, ha indicato alcune luci per il cammino proposte dalla Laudato Si’. Di fronte a un neoliberalismo senza limiti, l’invito è stato a mettere in dialogo i poveri e a consolidare la fede alla presenza dello Spirito di Dio che cammina con noi nella storia.

Interpellati da quello che abbiamo vissuto, proponiamo di:

Pubblicare un libro che raccolga la storia e le esperienze di questi undici anni di Forum Comboniano, indicando cammini per il futuro.

Ampliare il coordinamento del Comboni Network per un migliore servizio di sensibilizzazione e formazione sui temi di GPIC.

Realizzare un Comboni Social Forum continentale per mettere a confronto le diverse realtà nelle quali siamo impegnati.

Creare un fondo economico per sostenere le attività legate all’impegno di GPIC.

Consolidare una piattaforma on line in cui raccogliere e condividere esperienze e materiale sui temi di GPIC.

Dopo questa esperienza, sentiamo ancora più forte l’importanza di ritrovarci per una maggiore collaborazione tra di noi, per confrontarci come Famiglia Comboniana e come persone impegnate in ambiti diversi ma uniti nell’impegno di GPIC per cercare nuovi cammini di ministerialità e nuovi paradigmi della missione.

Salvador de Bahia

19 marzo 2018

Oltre la Collaborazione: sotto lo sguardo di Comboni

Familia Comboniana

“Il tutto è più della parte,

ed è anche più della loro semplice somma”

(EG 235).

Carissimi/e fratelli e sorelle e laici missionari comboniani

La bellezza e la gioia dell’incontro ci spinge ad aprire cammini nuovi nella collaborazione tra gli Istituti fondati da Comboni o che a lui si ispirano.

In un mondo dove si costruiscono muri che separano e dividono, un mondo carico di preconcetti a causa delle differenze di razze, lingue e nazioni, e che fa fatica ad aprire la porta a chi è differente, sentiamo urgente l’invito di Gesù all’unità e alla comunione: “che siano uno perché il mondo creda” (Gv 17,21). Questa unità non è solo un invito a lavorare con gli altri (collaborare), ma anche ad andare in profondità nelle relazioni e a cercare cammini nuovi d’incontro non basati sulle affinità di carattere o di interessi, ma sul vangelo che ci chiama ad aprirci all’accettazione dell’altro con i suoi limiti, le sue debolezze, ma anche la sua ricchezza e bellezza, in vista di una missione più feconda e generativa.

Gli ultimi decenni hanno portato profondi cambiamenti sociopolitici che ci sfidano e ci chiamano a cercare nuove strutture per rendere la nostra missione più attuale e significativa. I movimenti popolari chiedono partecipazione attiva nei processi di decisione. Questo è vero non solo nella società civile: quest’ondata di valori democratici è entrata anche nella Chiesa. La realtà laicale è sempre più presente in diversi ambiti ministeriali che tempo fa erano di dominio esclusivo dei preti o dei religiosi e delle religiose e contribuisce alla missione offrendo un angolo di visuale proprio, che aiuta a dare una lettura più profonda della realtà. Insieme ai laici possiamo raggiungere ambiti nei quali la presenza comboniana è desiderata.

Riuniti come famiglia comboniana il 2 giugno 2017, in occasione dell’incontro annuale dei Consigli generali, per una giornata di riflessione, preghiera e condivisione, ci sentiamo interpellati a confermare e rinnovare il nostro desiderio di imboccare un cammino di collaborazione più profonda tra noi. Un cammino già iniziato da molto tempo come famiglia comboniana, ma che è sempre necessario rinnovare e approfondire.

Abbiamo fatto memoria del documento sulla “Collaborazione per la missione”, del 17 marzo 2002, in occasione dell’anniversario della beatificazione di Daniele Comboni. In questa lettera sono sviluppati in profondità non solo il cammino fatto e le “indicazioni operative”, ma soprattutto i fondamenti evangelici e comboniani della collaborazione. Infatti lo Spirito di Gesù è lo Spirito di unità che Comboni ha desiderato fin dall’inizio per la sua famiglia, “piccolo cenacolo di apostoli… che splendono insieme e riscaldano” rivelando la natura del Centro da cui emanano, ossia il Cuore del Buon Pastore (S 2648).

Familia CombonianaDurante la nostra riflessione, ci siamo resi conto che un lungo cammino di collaborazione è stato fatto e si fa ancora in molti modi e situazioni diverse della vita dei nostri Istituti: basti pensare alla condivisione a livello di segretariati e uffici generali, ma anche a livello di province attraverso la partecipazione alle assemblee provinciali, ritiri comuni, celebrazioni comboniane, corsi di formazione permanente. Ci sono anche dei begli esempi di riflessione e azione pastorale congiunta nei luoghi dove vivono insieme membri dei nostri Istituti e dei LMC.

Sentiamo intensamente che il desiderio di rivitalizzare il nostro essere e fare missione insieme è radicato nella natura della persona umana – essere in relazione – nella Parola di Dio e nell’eredità lasciata dal nostro fondatore Daniele Comboni. Egli voleva che tutta la Chiesa si impegnasse come un corpo solo nell’evangelizzazione dell’Africa: “tutte le opere di Dio, che separate le une dalle altre producono scarsi ed incompleti frutti, ed invece unite insieme e dirette all’unico scopo di piantare stabilmente la fede nell’Africa interna, prenderebbero maggior vigore, si svilupperebbero più facilmente e diverrebbero efficacissime ad ottenere lo scopo bramato”(S 1100).Vari sono i suoi appelli a questa collaborazione e, guardando al suo esempio, sentiamo risorgere più vivamente in noi questo spirito di collaborazione.

Siamo consapevoli che in questo cammino ci sono anche degli scogli che possono portarci allo scoraggiamento, come un’insufficiente maturità umana e affettiva, l’autoreferenzialità, il protagonismo, l’individualismo, la mancanza d’identità, la condivisione dei soldi. Tuttavia, queste situazioni sono allo stesso tempo una sfida a cercare insieme e con creatività nuove forme di collaborazione. Ci piace menzionare alcuni vantaggi di un lavoro d’insieme come Istituti comboniani: la bellezza insita nella collaborazione, la complementarietà, l’arricchimento reciproco, la ministerialità, la testimonianza del vivere e del lavorare in comunità – uomini e donne – con nazionalità e culture diverse… In questo modo non solo diventiamo testimoni di unità nella diversità, ma siamo seme di nuove comunità cristiane di fratelli e sorelle testimoni della Parola che annunciamo.

Abbiamo un bel carisma comune che è cresciuto e si è sviluppato in diverse espressioni. Così, l’ispirazione di Comboni cammina nella storia per diventare annuncio del Vangelo a ogni generazione laddove i popoli sono emarginati. Il carisma cresce e si rinnova quando è condiviso con altri che lo ricreano nella particolarità di ogni stile di vita cristiano. La diversità non è una minaccia alla forma propria dell’essere Comboniani, ma rafforza il senso di appartenenza quando è vissuto con semplicità e dando spazio all’altro.

Ci permettiamo con umiltà di sottolineare alcuni aspetti nei quali sentiamo necessario uno sforzo creativo e audace per migliorare la collaborazione a livello di persone, comunità, province e Direzione Generale: “bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi” (EG 235).

Ci impegniamo:

  • a conoscere di più la storia dei nostri Istituti, facendo memoria con gratitudine delle meraviglie di Dio;
  • a conoscere le persone e la vita attuale dei nostri Istituti, comunicando quello che siamo e quello che facciamo, attraverso i mezzi che abbiamo per una maggiore condivisione delle nostre attività e progetti pastorali e missionari, apprezzando gli sforzi che già si fanno;
  • a riflettere insieme sulla missione comboniana oggi nel mondo: nuovi paradigmi di missione, ministerialità (attraverso pastorali specifiche) e interculturalità. Più che dare delle risposte ai problemi, bisogna fermarsi a riflettere per offrire delle visioni ai nostri Istituti;
  • a iniziare delle comunità ministeriali, intercongregazionali (o della famiglia comboniana), dove si viva nel segno della fiducia reciproca. Guardando al futuro, pensare a come si possono riconfigurare la Famiglia Comboniana per testimoniare meglio un lavoro di insieme;
  • a lavorare insieme a livello di formazione nell’iniziazione dei nostri candidati/e al carisma e spiritualità comboniana, e condividendo corsi e incontri di formazione permanente quando sia possibile (è già stata scritta e distribuita una lettera sul tema a tutti i formatori dei mccj durante l’Assemblea della Formazione di Maia, Portogallo in luglio 2017);
  • ad approfondire la nostra spiritualità comboniana e a favorire momenti di discernimento e preghiera, nell’ascolto della Parola e dei segni dei tempi, in occasioni speciali della vita dei nostri Istituti, promovendo incontri sulla spiritualità comboniana;
  • a rispondere insieme a situazioni di emergenza o ad altre che implichino uno sforzo comune.

In occasione del 150º della nascita dell’Istituto dei Missionari Comboniani e del 25º dell’inizio della configurazione dei Laici Missionari Comboniani, ci sentiamo spinti dallo Spirito a ribadire lo sforzo di collaborazione.

Nella certezza che quanto detto sopra rappresenti alcuni dei possibili cammini sulla strada della collaborazione, vi invitiamo ad essere creativi e generosi, aprendoci al soffio dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose e ci spinge ad andare avanti con fiducia: “Lo Spirito è il vento che ci spinge in avanti, che ci mantiene in cammino, ci fa sentire pellegrini e forestieri, e non ci permette di adagiarci e di diventare un popolo ‘sedentario’” (Papa Francesco, udienza 31 maggio 2017).

Familia Comboniana

Roma, 10 ottobre 2017

 

 

Madre Luigia Coccia (Sup. Gen.)

Sr. Rosa Matilde Tellez Soto

Sr. Kudusan Debesai Tesfamicael

Sr. Eulalia Capdevila Enriquez

Sr. Ida Colombo

 

Dalessandro Isabella (Resp. Gen.)

Dal Zovo Maria Pia

Galli Mariella

Rodrigues Pascoal Adilia Maria

Ziliotto Lucia

 

Sig. Alberto de la Portilla (Coordinatore Comitato Centrale del LMC)

 

Tesfaye Tadesse Gebresilasie (Sup. Gen.)

Jeremias dos Santos Martins

Ciuciulla Pietro

Bustos Juárez Rogelio

Fr. Lamana Cónsola Alberto

Edizione tedesca degli Scritti (Schriften) di San Daniele Comboni

Escritos Comboni en AlemánE’ stato “un parto piuttosto faticoso” ma ne valeva la pena. L’ultimo dei figli di una famiglia diventa spesso il bambino prediletto di tutti. Ora, in occasione della festa di San Daniele Comboni, il 10 ottobre 2017, i suoi scritti e le lettere sono stati pubblicati anche in tedesco. Sono stati presentati ai confratelli e agli amici durante il Simposio Missionario il 7 e 8 ottobre 2017 a Ellwangen. I Superiori provinciali o singoli confratelli che desiderano avere un esemplare, possono rivolgersi a P. Anton Schneider, vice-provinciale.

Ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito e lavorato senza sosta perché si realizzasse questa edizione: in particolare P. Georg Klose e P. Alois Eder per la traduzione e i responsabili della redazione finale, la signora Andrea Fuchs e P. Anton Schneider.

Speriamo che questo sforzo della DSP porti frutti abbondanti, cioè, che leggendo e meditando le lettere di Comboni diventi più viva e presente la sua figura in ciascuno di noi e in mezzo a noi e si rafforzi così la nostra identità comboniana.

Escritos Comboni en Alemán

 

comboni.org

Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2017

PapaFrancisco

La missione al cuore della fede cristiana

 

Cari fratelli e sorelle,

anche quest’anno la Giornata Missionaria Mondiale ci convoca attorno alla persona di Gesù, «il primo e il più grande evangelizzatore» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 7), che continuamente ci invia ad annunciare il Vangelo dell’amore di Dio Padre nella forza dello Spirito Santo. Questa Giornata ci invita a riflettere nuovamente sulla missione al cuore della fede cristiana. Infatti, la Chiesa è missionaria per natura; se non lo fosse, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l’esaurire il proprio scopo e scomparire. Perciò, siamo invitati a porci alcune domande che toccano la nostra stessa identità cristiana e le nostre responsabilità di credenti, in un mondo confuso da tante illusioni, ferito da grandi frustrazioni e lacerato da numerose guerre fratricide che ingiustamente colpiscono specialmente gli innocenti. Qual è il fondamento della missione? Qual è il cuore della missione? Quali sono gli atteggiamenti vitali della missione?

La missione e il potere trasformante del Vangelo di Cristo, Via, Verità e Vita

1. La missione della Chiesa, destinata a tutti gli uomini di buona volontà, è fondata sul potere trasformante del Vangelo. Il Vangelo è una Buona Notizia che porta in sé una gioia contagiosa perché contiene e offre una vita nuova: quella di Cristo risorto, il quale, comunicando il suo Spirito vivificante, diventa Via, Verità e Vita per noi (cfr Gv 14,6). È Via che ci invita a seguirlo con fiducia e coraggio. Nel seguire Gesù come nostra Via, ne sperimentiamo la Verità e riceviamo la sua Vita, che è piena comunione con Dio Padre nella forza dello Spirito Santo, ci rende liberi da ogni forma di egoismo ed è fonte di creatività nell’amore.

2. Dio Padre vuole tale trasformazione esistenziale dei suoi figli e figlie; trasformazione che si esprime come culto in spirito e verità (cfr Gv 4,23-24), in una vita animata dallo Spirito Santo nell’imitazione del Figlio Gesù a gloria di Dio Padre. «La gloria di Dio è l’uomo vivente» (Ireneo, Adversus haereses IV, 20, 7). In questo modo, l’annuncio del Vangelo diventa parola viva ed efficace che attua ciò che proclama (cfr Is 55,10-11), cioè Gesù Cristo, il quale continuamente si fa carne in ogni situazione umana (cfr Gv 1,14).

La missione e il kairos di Cristo

3. La missione della Chiesa non è, quindi, la diffusione di una ideologia religiosa e nemmeno la proposta di un’etica sublime. Molti movimenti nel mondo sanno produrre ideali elevati o espressioni etiche notevoli. Mediante la missione della Chiesa, è Gesù Cristo che continua ad evangelizzare e agire, e perciò essa rappresenta il kairos, il tempo propizio della salvezza nella storia. Mediante la proclamazione del Vangelo, Gesù diventa  sempre nuovamente nostro contemporaneo, affinché chi lo accoglie con fede e amore sperimenti la forza trasformatrice del suo Spirito di Risorto che feconda l’umano e il creato come fa la pioggia con la terra. «La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 276).

4. Ricordiamo sempre che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 1). Il Vangelo è una Persona, la quale continuamente si offre e continuamente invita chi la accoglie con fede umile e operosa a condividere la sua vita attraverso una partecipazione effettiva al suo mistero pasquale di morte e risurrezione. Il Vangelo diventa così, mediante il Battesimo, fonte di vita nuova, libera dal dominio del peccato, illuminata e trasformata dallo Spirito Santo; mediante la Cresima, diventa unzione fortificante che, grazie allo stesso Spirito, indica cammini e strategie nuove di testimonianza e prossimità; e mediante l’Eucaristia diventa cibo dell’uomo nuovo, «medicina di immortalità» (Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2).

5. Il mondo ha essenzialmente bisogno del Vangelo di Gesù Cristo. Egli, attraverso la Chiesa, continua la sua missione di Buon Samaritano, curando le ferite sanguinanti dell’umanità, e di Buon Pastore, cercando senza sosta chi si è smarrito per sentieri contorti e senza meta. E grazie a Dio non mancano esperienze significative che testimoniano la forza trasformatrice del Vangelo. Penso al gesto di quello studente Dinka che, a costo della propria vita, protegge uno studente della tribù Nuer destinato ad essere ucciso. Penso a quella celebrazione eucaristica a Kitgum, nel Nord Uganda, allora insanguinato dalla ferocia di un gruppo di ribelli, quando un missionario fece ripetere alla gente le parole di Gesù sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», come espressione del grido disperato dei fratelli e delle sorelle del Signore crocifisso. Quella celebrazione fu per la gente fonte di grande consolazione e tanto coraggio. E possiamo pensare a tante, innumerevoli testimonianze di come il Vangelo aiuta a superare le chiusure, i conflitti, il razzismo, il tribalismo, promuovendo dovunque e tra tutti la riconciliazione, la fraternità e la condivisione.

La missione ispira una spiritualità di continuo esodo, pellegrinaggio ed esilio

6. La missione della Chiesa è animata da una spiritualità di continuo esodo. Si tratta di «uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 20). La missione della Chiesa stimola un atteggiamento di continuo pellegrinaggio attraverso i vari deserti della vita, attraverso le varie esperienze di fame e sete di verità e di giustizia. La missione della Chiesa ispira una esperienza di continuo esilio, per fare sentire all’uomo assetato di infinito la sua condizione di esule in cammino verso la patria finale, proteso tra il “già” e il “non ancora” del Regno dei Cieli.

7. La missione dice alla Chiesa che essa non è fine a sé stessa, ma è umile strumento e mediazione del Regno. Una Chiesa autoreferenziale, che si compiace di successi terreni, non è la Chiesa di Cristo, suo corpo crocifisso e glorioso. Ecco allora perché dobbiamo preferire «una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze» (ibid., 49).

I giovani, speranza della missione

8. I giovani sono la speranza della missione. La persona di Gesù e la Buona Notizia da Lui proclamata continuano ad affascinare molti giovani. Essi cercano percorsi in cui realizzare il coraggio e gli slanci del cuore a servizio dell’umanità. «Sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato […]. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!» (ibid., 106). La prossima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà nel 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, si presenta come occasione provvidenziale per coinvolgere i giovani nella comune responsabilità missionaria che ha bisogno della loro ricca immaginazione e creatività.

Il servizio delle Pontificie Opere Missionarie

9. Le Pontificie Opere Missionarie sono strumento prezioso per suscitare in ogni comunità cristiana il desiderio di uscire dai propri confini e dalle proprie sicurezze e prendere il largo per annunciare il Vangelo a tutti. Attraverso una profonda spiritualità missionaria da vivere quotidianamente, un impegno costante di formazione ed animazione missionaria, ragazzi, giovani, adulti, famiglie, sacerdoti, religiosi e religiose, Vescovi sono coinvolti perché cresca in ciascuno un cuore missionario. La Giornata Missionaria Mondiale, promossa dall’Opera della Propagazione della Fede, è l’occasione propizia perché il cuore missionario delle comunità cristiane partecipi con la preghiera, con la testimonianza della vita e con la comunione dei beni per rispondere alle gravi e vaste necessità dell’evangelizzazione.

Fare missione con Maria, Madre dell’evangelizzazione

10. Cari fratelli e sorelle, facciamo missione ispirandoci a Maria, Madre dell’evangelizzazione. Ella, mossa dallo Spirito, accolse il Verbo della vita nella profondità della sua umile fede. Ci aiuti la Vergine a dire il nostro “sì” nell’urgenza di far risuonare la Buona Notizia di Gesù nel nostro tempo; ci ottenga un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte; interceda per noi affinché possiamo acquistare la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della salvezza.

Dal Vaticano, 4 giugno 2017
Solennità di Pentecoste

FRANCESCO