Laici Missionari Comboniani

Il XVIII Capitolo Generale e la ministerialità

Hno. Alberto Parise
Hno. Alberto Parise

Nella visione dell’Evangelii gaudium (EG), la missione della Chiesa e tutti i ministeri al suo interno sono orientati a costruire il Regno di Dio, sforzandosi di creare spazi nel nostro mondo in cui tutte le persone, specialmente gli impoveriti e gli esclusi, possano sperimentare la salvezza di Gesù Risorto. I ministeri, dunque, assumono un’importanza cruciale in quanto luogo di incontro tra umanità, Parola e Spirito nella storia. (Fr. Alberto Parise, nella foto)

IL XVIII CAPITOLO GENERALE E LA MINISTERIALITÀ

Fr. Alberto Parise

Ci sono momenti nella storia che segnano dei passaggi epocali o delle transizioni da un sistema socioculturale ad un altro, che è inedito, segnando un’importante discontinuità. Il tempo in cui Comboni ha vissuto è stato certamente uno di questi momenti storici. Era il tempo della rivoluzione industriale, frutto del grande balzo che scienza e tecnologia stavano operando, anche sul piano economico e politico. La Chiesa si ritrovava sulla difensiva, davanti al cosiddetto “modernismo” che percepiva come una minaccia. Era una Chiesa assediata, politicamente e culturalmente; e nella sua resistenza, correva il rischio dell’autoreferenzialità. Eppure, proprio in quel tempo così difficile, conobbe una grande rinascita: tra le contraddizioni e i mali sociali che emergevano con il nuovo sistema economico capitalistico industriale, emerse uno slancio verso l’apostolato sociale, attraverso il servizio di laici e di un gran numero di nuovi istituti religiosi. Il movimento coloniale – che rispondeva a logiche politico-economiche e all’ideologia degli stati nazionali in competizione – d’altro canto, si accompagnava a un grande interesse culturale per le esplorazioni, l’esotico, lo spirito d’avventura. Ma ci fu anche la nascita di un nuovo movimento missionario verso terre e popoli lontani. La Chiesa entrava così in una nuova epoca, con un forte rinnovamento spirituale – come testimonia la spiritualità del Sacro Cuore, che caratterizzò quel tempo – facendo emergere un nuovo modello missionario.

Il XVIII Capitolo Generale è stato celebrato in una svolta epocale analoga per la Chiesa. Il discernimento del Capitolo si è sintonizzato sulla lettura di tale svolta che papa Francesco aveva fatto nella Evangelii gaudium (EG): una lettura teologica della nuova epoca che apre, nella pratica pastorale, ad un nuovo slancio missionario. Nuovo, nel senso di superamento del paradigma a cui siamo abituati: una missione basata sul modello geografico, in cui i protagonisti sono dei “corpi speciali” missionari, veri e propri pionieri, il cui ruolo è fondare delle Chiese locali. La realtà della globalizzazione e la devastante crisi socio-ambientale del nostro tempo – conseguenza del prevalente modello di sviluppo che è insostenibile e ci ha portati vicino al punto di non ritorno – richiedono un rinnovato approccio di evangelizzazione. Del resto, guardando anche solo alla nostra realtà comboniana, ci rendiamo conto che il modello del passato è già superato nei fatti. Ad esempio, lo schema di province (del nord del mondo) che inviano e province (del sud) che ricevono missionari non corrisponde più a ciò che sta in effetti avvenendo. Come anche l’idea che nei paesi del sud si faccia “evangelizzazione” e in quelli del nord “animazione missionaria”. Si vede l’urgenza dell’animazione missionaria, ad esempio, in Africa e – come ha poi indicato il Capitolo – della missione in Europa.

L’Evangelii gaudium indica allora un nuovo paradigma di missione. Non più semplicemente geografico, ma esistenziale. La Chiesa è chiamata a superare la propria autoreferenzialità e ad uscire verso tutte le periferie umane, dove si soffre l’esclusione e si vivono tutte le contraddizioni dovute alle disuguaglianze economiche, all’ingiustizia sociale e all’impoverimento. Tutto ciò non è più un aspetto disfunzionale del sistema economico, ma un requisito su cui questo stesso sistema prospera e si perpetua. La missione diventa il paradigma di ogni azione pastorale e la Chiesa locale ne è il soggetto. Qual è allora il ruolo degli istituti missionari? È quello di animare le Chiese locali perché vivano il loro mandato di essere missionarie, Chiese in uscita verso le periferie esistenziali. Si tratta di cammini di comunione, all’interno di realtà connotate da diversità e pluralismo, costruendo assieme una prospettiva comune, che valorizzi le differenze e le “superi”, senza annullarle, costruendo un’unità ad un livello superiore. Sono dei cammini caratterizzati dalla vicinanza agli ultimi, dal servizio, dalla capacità di annunciare il Vangelo nell’essenzialità del kerygma con le parole e con la vita. Francesco rilancia la visione di Chiesa del Concilio Vaticano II, come “il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Nel nuovo mondo plasmato dalla rivoluzione digitale e dalla globalizzazione dei mercati del capitalismo finanziario, la Chiesa è chiamata a convocare un “popolo” che superi i confini di appartenenza e cammini verso il Regno di Dio. Allora la testimonianza cristiana del Risorto sarà generativa e anche la Chiesa crescerà: per attrazione, non per proselitismo.

Come lo fu per Comboni al tempo della rivoluzione industriale, così per noi oggi l’epoca della rivoluzione digitale è una grande opportunità missionaria. Trattandosi di un nuovo paradigma, la sfida è quella di pensare, strutturarci e formarci di conseguenza. Il primo passo è riconoscere la grazia del carisma comboniano, attualissimo e tagliato su misura per il nuovo paradigma di missione. Anzitutto l’idea centrale della “rigenerazione dell’Africa con l’Africa”, un’immagine sintetica che racconta una storia molto complessa e articolata: c’è l’idea della generazione di un “popolo”, capace di costruire una società alternativa, in sintonia con l’azione dello Spirito. L’annuncio del Vangelo aiuta a portare a compimento quei “semi del Verbo” già presenti nelle culture e nella spiritualità della gente. Comboni sottolineava anche l’importanza che questa opera dovesse essere “cattolica”, cioè universale: lontano dall’autoreferenzialità, si vedeva come parte integrante di un movimento missionario molto più grande, molto più articolato, con varietà di doni e carismi. Comprendeva il suo ruolo come quello di un animatore che “manifestò in modo particolare attraverso instancabili sforzi per smuovere la coscienza dei pastori della Chiesa riguardo alle loro responsabilità missionarie, affinché l’ora dell’Africa non passasse invano” (RV 9). Nella visione dell’EG, la missione della Chiesa e tutti i ministeri al suo interno sono orientati a costruire il Regno di Dio, sforzandosi di creare spazi nel nostro mondo in cui tutte le persone, specialmente gli impoveriti e gli esclusi, possano sperimentare la salvezza di Gesù Risorto.

I ministeri, dunque, assumono un’importanza cruciale in quanto luogo di incontro tra umanità, Parola e Spirito nella storia. Un incontro rigenerativo, come aveva ben compreso Comboni. Per questo aveva pensato nel suo Piano a tutta una serie di piccole università teologiche e scientifiche lungo le coste del continente africano, per preparare ministri in diversi campi che si sarebbero poi irradiati verso l’interno, per far crescere comunità dallo spirito evangelico, capaci di trasformazione sociale, come ci testimonia il modello di Malbes e di Gezira.

Nello spirito del Capitolo, la riqualificazione su linee ministeriali del nostro servizio missionario richiede, come aveva intuito Comboni, una nuova “architettura” della missione, che sostenga e promuova:

  • – una riqualificazione ministeriale del nostro impegno, sviluppando partecipativamente e in comunione delle pastorali specifiche, secondo le priorità continentali. Nel Capitolo, infatti, è emerso che se, da un lato, siamo presenti in queste “frontiere” della missione, dall’altro, spesso manchiamo di approcci contestuali ai gruppi umani che accompagniamo;
  • – il ministero collaborativo, lungo cammini di comunione. Siamo ancora soggetti di pratiche e modi di operare troppo individualistici e frammentati;
  • – il ripensare le nostre strutture, alla ricerca di maggiore semplicità, condivisione e capacità di accoglienza, per essere più vicini alla gente, più umani e più felici;
  • – il riassetto delle circoscrizioni. Il discorso sugli accorpamenti non ha meramente una giustificazione nell’insufficienza del personale, ma soprattutto ha un valore in relazione al passaggio da un modello geografico ad uno ministeriale, che necessita di collegamento, lavoro in rete, condivisione di risorse e percorsi;
  • – il riassetto della formazione, per sviluppare le competenze necessarie nelle varie pastorali specifiche.

In sintesi, come attestano gli Atti Capitolari, “cresce la consapevolezza di un nuovo paradigma di missione che ci spinge a riflettere e a riorganizzare le attività su linee ministeriali” (AC 2015, n. 12). Riprendendo l’invito di Francesco (EG 33), il Capitolo ha indicato la strada di una conversione pastorale, abbandonando il criterio del “si è fatto sempre così” e avviando dei percorsi di azione-riflessione per ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione (AC 2015, n. 44.2-3). (Fr. Alberto Parise)

Visita ufficiale di P. Tesfaye Tadesse e P. Pietro Ciuciulla all’Uganda

LMC Uganda
LMC Uganda

Dal 6 gennaio al 7 febbraio, la Provincia comboniana dell’Uganda ha ricevuto la visita ufficiale del Superiore Generale, P. Tesfaye Tadesse, e dell’Assistente Generale, P. Pietro Ciuciulla. Durante la visita, P. Tesfaye e P. Pietro si sono incontrati anche con i Laici Missionari Comboniani ugandesi (nella foto).   Il Superiore Provinciale, P. Achilles Kiwanuka Kasozi, mettendosi in comunicazione con le varie comunità della Provincia, ha fatto sì che P. Tesfaye e P. Pietro potessero visitare tutte le comunità e incontrare tutti i confratelli. Così, quasi in tutte le comunità hanno potuto avere incontri personali con ognuno dei confratelli e incontri con tutti i membri della comunità assieme, con un riscontro delle loro osservazioni sulla situazione delle comunità. Il Padre Generale, nei suoi messaggi ai confratelli, ha sottolineato la necessità della riconciliazione per una vita comunitaria proficua e, per lo stesso motivo, ha suggerito ai confratelli di tenere regolari incontri comunitari e pastorali. In particolare, ha sottolineato la vita di preghiera, sia a livello personale che comunitario, dicendo che una comunità che prega insieme, rimane unita. La Provincia è molto grata per questa visita che è un segno di comunione con tutto l’Istituto e un incoraggiamento ai confratelli nei diversi contesti missionari della Provincia.  

2020: Anno della ministerialitá

Trabajo en equipo
Trabajo en equipo

Il magistero di papa Francesco insiste sulla visione di una Chiesa ministeriale, cioè fraterna, intrisa “dell’odore delle pecore”, sinodale, collaborativa e che testimonia la gioia del Vangelo con l’annuncio, con lo stile di vita e con il servizio. Una Chiesa che intraprende un cammino di conversione e che supera il clericalismo e il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così” (EG 33). Il XVIII Capitolo Generale ha accolto questo orientamento della Chiesa universale e lo ha fatto proprio, auspicando un cammino di rigenerazione e riqualificazione del nostro impegno missionario nel senso della ministerialità (AC ’15, 21-26; 44-46).

LETTERA PER INTRODURRE L’ANNO DI APPROFONDIMENTO SUL TEMA DELLA MINISTERIALITÀ

“Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l’efficacia della sua potenza”. (Ef 3,4-7)

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“Il perché egli…. deve considerarsi come un individuo inosservato in una serie di operai, i quali hanno da attendere i risultati non tanto dall’opera loro personale quanto da un concorso e da una continuazione di lavori misteriosamente maneggiati ed utilizzati dalla Provvidenza”. (Scritti 2889)

Trabajo en equipo

Carissimi confratelli, saluti di Santo Tempo Natalizio e Buon Inizio del Nuovo anno 2020!

Come è noto a tutti noi, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium ha rilevato il cambiamento epocale del nostro tempo e la necessità di un profondo rinnovamento nella Chiesa, per vivere con gioia il Vangelo ed essere fedeli alla propria vocazione di discepoli-missionari di Gesù. Con questa visione rinnovata della Chiesa, continua ad emergere sempre più una Chiesa “in uscita”, in cui la missione è paradigma del suo essere e del suo fare, in ascolto dello Spirito attraverso il grido dell’umanità che soffre, dei poveri e del Creato. Il magistero di papa Francesco insiste sulla visione di una Chiesa ministeriale, cioè fraterna, intrisa “dell’odore delle pecore”, sinodale, collaborativa e che testimonia la gioia del Vangelo con l’annuncio, con lo stile di vita e con il servizio. Una Chiesa che intraprende un cammino di conversione e che supera il clericalismo e il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così” (EG 33).

Il XVIII Capitolo Generale ha accolto questo orientamento della Chiesa universale e lo ha fatto proprio, auspicando un cammino di rigenerazione e riqualificazione del nostro impegno missionario nel senso della ministerialità (AC ’15, 21-26; 44-46). Lo Spirito ci chiama a sognare e a convertirci, come missionari “in uscita”, che vivono il Vangelo attraverso la condivisione della gioia e della misericordia, cooperando alla crescita del Regno, a partire dall’ascolto di Dio, di Comboni e dell’umanità. Un sogno che è il sogno di Dio, che ci porta ad osare, nonostante la nostra piccolezza, consapevoli di non essere isolati, ma membri di una Chiesa ministeriale. Siamo chiamati ad evangelizzare come comunità, in comunione e collaborazione con tutta la Chiesa, per promuovere assieme ai poveri la globalizzazione della fraternità e della tenerezza. Tutto questo si concretizza in scelte di riduzione e riqualificazione degli impegni, sviluppando dei servizi pastorali specifici, uscendo verso gruppi umani emarginati o in situazioni di frontiera.

Per aiutarci a crescere in questo cammino, la Guida per l’attuazione del XVIII Capitolo Generale ha riservato l’anno 2020 alla riflessione sul tema della ministerialità. Desideriamo proporre un’azione-riflessione, cioè un approccio che parta dall’esperienza, rifletta criticamente sul suo potenziale trasformativo e le sue criticità, per discernere corsi d’azione rinnovati.

È ciò che faceva Comboni stesso: è arrivato al Piano di Rigenerazione dell’Africa con l’Africa sulla base di un’esperienza diretta della missione, di studi di approfondimento e di confronto con altre esperienze, trovando nello stile ministeriale la risposta alla sfida “impossibile” dell’evangelizzazione dell’Africa. Il suo Piano riflette una comprensione sistemica dell’approccio ministeriale: un’opera collettiva e “universale”, che crea delle reti di collaborazione che riuniscono tutte le forze ecclesiali, riconoscendo ad ognuna la propria specificità e originalità. Un’opera che dà vita ad una pluralità di servizi, in risposta ai bisogni umani e sociali, per i quali prepara scientificamente dei ministri ad hoc, e che prevede la fondazione di comunità missionarie sostenibili dal punto di vista ministeriale, socioeconomico e della significatività sociale. Come ci ricordano anche Benedetto XVI e Francesco, la Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo.

Pertanto, la nostra riflessione sulla ministerialità richiede di metterci in ascolto dello Spirito, motore e protagonista dei ministeri nella Chiesa discepola-missionaria. Ci proponiamo di approfondire questa tematica in relazione alla nostra vita missionaria ed esperienza ministeriale, personale e comunitaria, attraverso la condivisione, principalmente, di due sussidi:

  1. Inserti nella Familia Comboniana;

2. Un agile sussidio a schede che faciliterà la condivisione, l’approfondimento, la riflessione e il discernimento a livello comunitario.

Vi invitiamo ad approfittare di questi strumenti per un percorso di formazione permanente a livello personale e comunitario, facilitato da una guida scelta all’interno di ogni comunità, che potrà avvalersi di esaurienti note di facilitazione fornite assieme al sussidio.

Anche il Sinodo per l’Amazzonia, celebrato recentemente, ha rilevato l’urgenza di una conversione pastorale nella Chiesa: la crescita nella ministerialità è una chiave fondamentale di questo cammino. Abbiamo pertanto una grande opportunità di crescita e rinnovamento, e sta a ciascuno di noi e ad ogni comunità farne tesoro. Ma è anche un cammino che non facciamo da soli, quanto piuttosto in comunione con la Chiesa. Anzi, ci auguriamo che il nostro impegno a metterci su questo cammino di rinnovamento missionario-ministeriale possa essere di stimolo e di sostegno – in una dinamica maieutica reciproca – alla Chiesa locale in cui viviamo: non sarà soltanto un percorso di formazione permanente, ma anche di missione/animazione missionaria.

Nel 2020 avremo anche un evento speciale, a livello di Famiglia comboniana, sulla ministerialità sociale, che si svolgerà a Roma dal 18 al 22 luglio. Questo forum è parte di un cammino più ampio che stiamo percorrendo come Famiglia comboniana, che prevede anche una mappatura di tutte le esperienze di ministero sociale della Famiglia comboniana. Vorremmo arrivare a costruire sinergie, a sviluppare una visione ed un linguaggio condivisi, a fare rete e a costruire movimenti di trasformazione evangelica della realtà sociale. Nel medio periodo, questo percorso ci aiuterà a sviluppare partecipativamente delle pastorali specifiche, come ci ha chiesto il Capitolo del 2015. Abbiamo bisogno della vostra partecipazione, con entusiasmo, a questo processo, che più sarà inclusivo, più sarà ricco e significativo.

Infine, a sostegno della dimensione di GPIC (Giustizia, Pace e Integrità del Creato), asse trasversale dei ministeri missionari, abbiamo il piacere di presentarvi due strumenti pratici che saranno pubblicati nel 2020:

=   Sussidio per la formazione comboniana di base e permanente su valori di GPIC

=   Il secondo volume sulla GPIC della Famiglia comboniana, a cura di p. Fernando Zolli e p. Daniele Moschetti, che fa seguito al volume Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo.

Che san Daniele Comboni interceda per noi: ci renda “santi e capaci” di far fruttificare il dono della ministerialità.

Il Consiglio Generale Il Segretariato Generale della Missione

Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2019

Papa Francisco
Papa Francisco

Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo

Cari fratelli e sorelle,

per il mese di ottobre del 2019 ho chiesto a tutta la Chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del Papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto.

Il titolo del presente messaggio è uguale al tema dell’Ottobre missionario: Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come dono nel Battesimo. La nostra appartenenza filiale a Dio non è mai un atto individuale ma sempre ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, nasce una vita nuova insieme a tanti altri fratelli e sorelle. E questa vita divina non è un prodotto da vendere – noi non facciamo proselitismo – ma una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8), senza escludere nessuno. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa, sacramento universale della salvezza (cfr 1 Tm 2,4; 3,15; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48).

La Chiesa è in missione nel mondo: la fede in Gesù Cristo ci dona la giusta dimensione di tutte le cose facendoci vedere il mondo con gli occhi e il cuore di Dio; la speranza ci apre agli orizzonti eterni della vita divina di cui veramente partecipiamo; la carità, che pregustiamo nei Sacramenti e nell’amore fraterno, ci spinge sino ai confini della terra (cfr Mi 5,3; Mt 28,19; At 1,8; Rm 10,18). Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente. Quanti santi, quante donne e uomini di fede ci testimoniano, ci mostrano possibile e praticabile questa apertura illimitata, questa uscita misericordiosa come spinta urgente dell’amore e della sua logica intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità (cfr 2 Cor 5,14-21)! Sia uomo di Dio chi predica Dio (cfr Lett. ap. Maximum illud).

È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio. Anche se mio padre e mia madre tradissero l’amore con la menzogna, l’odio e l’infedeltà, Dio non si sottrae mai al dono della vita, destinando ogni suo figlio, da sempre, alla sua vita divina ed eterna (cfr Ef 1,3-6).

Questa vita ci viene comunicata nel Battesimo, che ci dona la fede in Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, ci rigenera ad immagine e somiglianza di Dio e ci inserisce nel corpo di Cristo che è la Chiesa. In questo senso, il Battesimo è dunque veramente necessario per la salvezza perché ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi, nella casa del Padre. Ciò che nel cristiano è realtà sacramentale – il cui compimento è l’Eucaristia –, rimane vocazione e destino per ogni uomo e donna in attesa di conversione e di salvezza. Il Battesimo infatti è promessa realizzata del dono divino che rende l’essere umano figlio nel Figlio. Siamo figli dei nostri genitori naturali, ma nel Battesimo ci è data l’originaria paternità e la vera maternità: non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come madre (cfr San Cipriano, L’unità della Chiesa, 4).

Così, nella paternità di Dio e nella maternità della Chiesa si radica la nostra missione, perché nel Battesimo è insito l’invio espresso da Gesù nel mandato pasquale: come il Padre ha mandato me, anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la riconciliazione del mondo (cfr Gv 20,19-23; Mt 28,16-20). Al cristiano compete questo invio, affinché a nessuno manchi l’annuncio della sua vocazione a figlio adottivo, la certezza della sua dignità personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Il dilagante secolarismo, quando si fa rifiuto positivo e culturale dell’attiva paternità di Dio nella nostra storia, impedisce ogni autentica fraternità universale che si esprime nel reciproco rispetto della vita di ciascuno. Senza il Dio di Gesù Cristo, ogni differenza si riduce ad infernale minaccia rendendo impossibile qualsiasi fraterna accoglienza e feconda unità del genere umano.

L’universale destinazione della salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo condusse Benedetto XV ad esigere il superamento di ogni chiusura nazionalistica ed etnocentrica, di ogni commistione dell’annuncio del Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi economici e militari. Nella sua Lettera apostolica Maximum illud il Papa ricordava che l’universalità divina della missione della Chiesa esige l’uscita da un’appartenenza esclusivistica alla propria patria e alla propria etnia. L’apertura della cultura e della comunità alla novità salvifica di Gesù Cristo richiede il superamento di ogni indebita introversione etnica ed ecclesiale. Anche oggi la Chiesa continua ad avere bisogno di uomini e donne che, in virtù del loro Battesimo, rispondono generosamente alla chiamata ad uscire dalla propria casa, dalla propria famiglia, dalla propria patria, dalla propria lingua, dalla propria Chiesa locale. Essi sono inviati alle genti, nel mondo non ancora trasfigurato dai Sacramenti di Gesù Cristo e della sua santa Chiesa. Annunciando la Parola di Dio, testimoniando il Vangelo e celebrando la vita dello Spirito chiamano a conversione, battezzano e offrono la salvezza cristiana nel rispetto della libertà personale di ognuno, in dialogo con le culture e le religioni dei popoli a cui sono inviati. La missio ad gentes, sempre necessaria alla Chiesa, contribuisce così in maniera fondamentale al processo permanente di conversione di tutti i cristiani. La fede nella Pasqua di Gesù, l’invio ecclesiale battesimale, l’uscita geografica e culturale da sé e dalla propria casa, il bisogno di salvezza dal peccato e la liberazione dal male personale e sociale esigono la missione fino agli estremi confini della terra.

La provvidenziale coincidenza con la celebrazione del Sinodo Speciale sulle Chiese in Amazzonia mi porta a sottolineare come la missione affidataci da Gesù con il dono del suo Spirito sia ancora attuale e necessaria anche per quelle terre e per i loro abitanti. Una rinnovata Pentecoste spalanca le porte della Chiesa affinché nessuna cultura rimanga chiusa in sé stessa e nessun popolo sia isolato ma aperto alla comunione universale della fede. Nessuno rimanga chiuso nel proprio io, nell’autoreferenzialità della propria appartenenza etnica e religiosa. La Pasqua di Gesù rompe gli angusti limiti di mondi, religioni e culture, chiamandoli a crescere nel rispetto per la dignità dell’uomo e della donna, verso una conversione sempre più piena alla Verità del Signore Risorto che dona la vera vita a tutti.

Mi sovvengono a tale proposito le parole di Papa Benedetto XVI all’inizio del nostro incontro di Vescovi latinoamericani ad Aparecida, in Brasile, nel 2007, parole che qui desidero riportare e fare mie: «Che cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana per i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi? Per essi ha significato conoscere e accogliere Cristo, il Dio sconosciuto che i loro antenati, senza saperlo, cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose. Cristo era il Salvatore a cui anelavano silenziosamente. Ha significato anche avere ricevuto, con le acque del Battesimo, la vita divina che li ha fatti figli di Dio per adozione; avere ricevuto, inoltre, lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture, purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo. […] Il Verbo di Dio, facendosi carne in Gesù Cristo, si fece anche storia e cultura. L’utopia di tornare a dare vita alle religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe un progresso, bensì un regresso. In realtà, sarebbe un’involuzione verso un momento storico ancorato nel passato» (Discorso nella Sessione inaugurale, 13 maggio 2007: Insegnamenti III,1 [2007], 855-856).

A Maria nostra Madre affidiamo la missione della Chiesa. Unita al suo Figlio, fin dall’Incarnazione la Vergine si è messa in movimento, si è lasciata totalmente coinvolgere nella missione di Gesù, missione che ai piedi della croce divenne anche la sua propria missione: collaborare come Madre della Chiesa a generare nello Spirito e nella fede nuovi figli e figlie di Dio.

Vorrei concludere con una breve parola sulle Pontificie Opere Missionarie, già proposte nella Maximum illud come strumento missionario. Le POM esprimono il loro servizio all’universalità ecclesiale come una rete globale che sostiene il Papa nel suo impegno missionario con la preghiera, anima della missione, e la carità dei cristiani sparsi per il mondo intero. La loro offerta aiuta il Papa nell’evangelizzazione delle Chiese particolari (Opera della Propagazione della Fede), nella formazione del clero locale (Opera di San Pietro Apostolo), nell’educazione di una coscienza missionaria dei bambini di tutto il mondo (Opera della Santa Infanzia) e nella formazione missionaria della fede dei cristiani (Pontifica Unione Missionaria). Nel rinnovare il mio appoggio a tali Opere, auguro che il Mese Missionario Straordinario dell’Ottobre 2019 contribuisca al rinnovamento del loro servizio missionario al mio ministero.

Ai missionari e alle missionarie e a tutti coloro che in qualsiasi modo partecipano, in forza del proprio Battesimo, alla missione della Chiesa invio di cuore la mia benedizione.

Dal Vaticano, 9 giugno 2019, Solennità di Pentecoste

FRANCESCO

Laici comboniani siincontrano a Lecce

LMC Italia
LMC Italia

La tre-giorni leccese dal titolo “Comboniani Doc. Inebriati dallo Spirito divino”, ha richiamato da ogni parte d’Italia i rappresentanti dei vari gruppi dei Laici missionari comboniani (Lmc) diffusi sul territorio italiano: oltre alla locale comunità di Cavallino, da anni presente nelle scuole in attività di animazione pastorale, e alla vicina comunità di Bari, hanno partecipato dal 23 al 25 agosto 2019 a Lecce i gruppi di Venegono Superiore, Milano, Verona, Padova, Bologna e Palermo per un totale di circa 70 persone.

A intervenire sui temi cari alla Famiglia comboniana sono state invitate personalità di rilievo del mondo missionario comboniano: l’eritrea comboniana della comunità di Roma Suor Elisa Kidane, missionaria in Ecuador, Peru e Costa Rica, scrittrice, giornalista e autrice di raccolte poetiche edite da Paoline, e l’italiano comboniano Padre Daniele Moschetti, referente per giustizia, pace e integrità del creato, da poco a Castel Volturno nella terra dei due fuochi dopo missioni in Kenya, Sud Sudan, Usa; l’introduzione al suo ultimo libro Sud Sudan. Il lungo e sofferto cammino verso pace, giustizia e dignità porta la firma di Papa Francesco (Dissensi /Creativa 2017).

Due interventi vibranti i loro, capaci di commuovere e arringare l’uditorio con la forza che solo la profonda empatia e l’esperienza diretta con gli ultimi della terra possono trasmettere. Se Suor Elisa ha a lungo insistito sull’urgenza di “frantumare la corazza della nostra assuefazione all’esilio”, incitando i Laici comboniani a rompere il muro di silenzio attorno ai troppi morti annegati nel Mediterraneo, Padre Moschetti ha egualmente acceso gli animi con parole di entusiasmo per ricordare che oggi, a quasi un secolo e mezzo di distanza dalla scomparsa di Daniele Comboni, il suo piano “Rigenerare l’Africa con l’Africa”, è più attuale che mai. Non possiamo “stare alla finestra a guardare”, così ha detto il missionario – “tutti noi siamo chiamati a far sentire la nostra voce contro i troppi muri alzati in ogni parte d’Europa e i porti chiusi ai migranti, nuovi paria della terra, perché il Vangelo è condivisione, è spezzare il pane con gli ultimi, indipendentemente dal colore della pelle o dalla religione di appartenenza. L’assemblea si è conclusa con la Messa ecumenica, celebrata da Padre Daniele Moschetti e Padre Eliseo Tacchella, responsabile degli Lmc Italia, animata dai canti comboniani in lingua swahili e da un commovente omaggio alle migliaia di vittime in mare degli ultimi decenni.

SCHEDAI Laici Missionari Comboniani – singoli, coppie e famiglie – si riuniscono all’interno della Famiglia Comboniana per vivere il carisma di San Daniele Comboni. Cercano di portare la dimensione missionaria dellafede nell’ambiente e nella società in cui vivono o attraverso prolungati periodi di servizio missionario fuori dall’Italia. Il loro cammino, iniziato negli anni 70’, oggi dà vita a una realtà dinamica aperta al confronto e al dialogo, frutto sia di un consenso pastorale, che ne identifica l’azione e la progettualità, sia carismatico-teologico, che li porta a sentirsi parte di una comunità chiamata e convocata dal Dio della vita e dei poveri per l’annuncio della buona notizia. Gli Lmc sono uomini e donne immersi nel quotidiano, che vivono del proprio lavoro e trattano le realtà del mondo (economia, politica, cultura etc.), fondando le loro scelte sull’esempio di Gesù di Nazareth e del suo discepolo San Daniele Comboni. Questa profonda esperienza del Dio incarnato nella storia degli uomini li porta a impegnarsi nella società civile a servizio della liberazione umana, della giustizia e della pace, con l’opzione preferenziale per gli emarginati e gli impoveriti, facendo con loro causa comune.