Laici Missionari Comboniani

Justiça nos Trilhos (Giustizia sulle rotaie)

Periodicamente presentiamo una relazione sopra la lotta contro l’impatto dei conflitti socio-ambientali legati all’industria mineraria nel Maranhão (Brasile).

Oggi vi invitiamo a guardare  questo documentario realizzato in associazione con Signis Brasil  dove si descrive questa realtà, come la Comunità si mantiene unita nella lotta per i suoi diritti e come la Chiesa sta aiutando e appoggiando. Come sapete, in questa realtà siamo presenti come Famiglia Comboniana, potete ascoltare le testimonianze di padre Massimo e padre Dario (missionari Comboniani) e Xoancar (LMC).

Vi lasciamo, anche, un articolo pubblicato sulla rivista Famiglia Cristiana che potete leggere.

Meraviglia di Dio

en Mongoumba

Meraviglia di Dio è il nome della nostra bimba più protetta, nata di 1.400 kg, orfana di madre deceduta dopo averla data alla luce. Sua nonna è arrivata da noi per chiedere assistenza alla missione nell’anno della mia visita a Bangui. Poiché Mongoumba non possiede latte per neonati in ospedale, l’abbiamo portata alla Nutrition Unit (Centro per la Nutrizione) dove è stata nutrita con latte adatto per i bambini malnutriti per una quindicina di giorni. Ha fortunatamente iniziato a guadagnare peso, ma la nonna, che era molto anziana, un giorno lasciò il centro per non fare più ritorno, lasciando la piccola alle cure dello staff.

Quando feci ritorno a Mongoumba la prima domanda che mi fu fatta fu “cosa farne della bimba?” “Non può continuare a restare in ospedale”. Tutta la famiglia era partita per raggiungere la foresta e, senza famiglia, è impossibile portare la bimba alle Sorelle della Carità di Mbaiki poiché non l’avrebbero accolta. In comunità si iniziò quindi a riflettere sulla possibilità di trovare qualcuno che potesse prendersi cura dell’orfana e che si trovasse nelle vicinanze. Una ragazza dello staff disse che non sarebbe stato per lei un problema accogliere la bimba, solo che, essendo una povera vedova, con bambini piccoli e senza aiuti, si sarebbe venuto a determinare per lei un aggravio di costi che non era in grado di sostenere. Abbiamo quindi discusso e concordato che lei si sarebbe presa cura della bimba e la missione avrebbe pagato i costi per gli alimenti e il vestiario. La meraviglia, di nome Elisabete, ha ora una madre adottiva! Ora ha sei mesi, cresce bene ed è bella! Questi sono i piccoli, grandi miracoli di Dio che ci incoraggiano a proseguire nel servizio alla missione.

Un cordiale saluto.

Élia Gomes LMC en Mongoumba

Africanizzarmi

Africa, um grido che fa eco dai tempi dell’infanzia

Um grido che lasciai in silenzio e che aspettavo da tanto tempo

Africa che mi fa sognare, che fa pulsarei il cuore in um rtimo irregolare.

Africa che mi affascina.

Fantasia e realtá si incontrano adesso,

Utopia e concretezza si danno la mano e mi ispirano ad africanizzarmi.

Che i miei piedi ti tocchino senza invaderti.

Che le mie mani ti salutino senza ferirti.

Che il mio cuore possa amarti piú di quello che giá io sento per te.

O Africa, insegnami il tuo amore.

Amore che non imprigiona,

Amore che non distrugge.

Che i nostri saperi si sommino senza che i miei soffochino i tuoi,

senza che i tuoi intimidiscono i miei.

Africa….Africa….Africa.

Accoglimi, accettami, insegnami.

Il sogno infantile di toccarti, oggi, diventa possibilitá che si realiza in un incontro sincero di anime, tra cuore a cuore….il mio con il tuo.

Che io possa fare tutto con Amore.


Priscila Garcia. LMC

Qualcosa finisce, qualcosa di nuovo inizia

Ewa“I nostri bambini hanno appena terminato il loro periodo di vacanze. Questa volta è durato insolitamente a lungo: 3 mesi. Il motivo è stato l’elezione del nuovo presidente dell’Uganda, il 18 febbraio 2016. Per fortuna tutto è andato bene e non ci sono stati grossi problemi. In meno di tre settimane sarò di nuovo in Polonia: qualcosa finisce, qualcosa di nuovo inizia. Durante queste vacanze, ho trascorso la maggior parte del tempo con i bambini più piccoli che hanno qualche problema a scuola, una sorta di corsi di recupero. Dopo i lavori di ristrutturazione, abbiamo tenuto le lezioni nella sala da pranzo, trasformata in aula scolastica. Abbiamo passato un mucchio di tempo lì, imparando ma anche divertendoci. Abbiamo dipinto, modellato con la plastilina, colorato e ritagliato: cose normali, in Polonia ma, per i miei bambini in Uganda, cose speciali e nuove”.

Oltre a lavorare nell’amministrazione, tengo i bambini e faccio l’assistente sociale. Ho scoperto che questo è il posto migliore per me; è incredibile e sorprendente, perché non era quello che volevo fare. La missione insegna l’obbedienza e l’impegno nei posti in cui è necessario, non dove uno pensa che dovrebbe andare. A volte la nostra immaginazione non coincide con la realtà; il nostro punto di vista è diverso da quelle che sono le vere necessità del mondo. Scopriamo che le nostre ere necessità sono il tempo, la preghiera e, soprattutto, l’apertura allo Spirito Santo. Abbiamo bisogno di tutto questo per scoprire quello che Dio vuole veramente da noi, in un determinato luogo. Non posso dire di saperlo fin dall’inizio, ma continuo a cercare. Sto iniziando a capire perché sono stata mandato qui. Ora, mentre sta per finire il mio periodo missionario di 2 anni, so che tornerò qui, tra questi miei bambini, a St. Jude.

EwaSt. Jude non è solo i bambini, ma anche persone che lavorano qui. Le donne che si prendono cura dei bambini e con cui ho trascorso tanto tempo. All’inizio ero impegnata nella gestione di tutti i dipendenti; una cosa davvero difficile, essendo io la persona più giovane qui, e dovevo diventare un supervisore. Avrei dovuto controllare e valutare. Non era una situazione facile, perché ero venuta qui per aiutare, non per controllare. Tuttavia, come ho già detto, la missione insegna l’umiltà, ma insegna anche a capire te stessa, le tue conoscenze e comportamenti. Devo ammettere che a volte le cose più semplici si sono concluse con qualche incomprensione. Il modo di essere, di parlare, i gesti sono stati interpretati in modo errato. Per fortuna, con il tempo, abbiamo imparato gli uni dagli altri.

La missione è anche comunità, piuttosto eccezionale nel mio caso. Siamo stati mandati in un posto totalmente nuovo e abbiamo creato una comunità a Gulu, come a Matany, dove lavora Danusia (un’altra LMC). Eravamo in quattro, giovani e inesperte: tre polacche e una spagnola. Anche il tempo che abbiamo trascorso pregando, parlando e riposando ma anche discutendo e creando qualche malinteso, è stato bello e intenso. Ciò che ci ha sempre unite, però, è stata la missione, la gente e, soprattutto, la preghiera. Ognuna di noi è un’immagine diversa di Dio, ma con la stessa fede e con un grande cuore aperto.

A nome della mia comunità e mio, vorrei ringraziare tutti voi, per ogni piccolo gesto, per le cartoline e i messaggi di posta elettronica. A nome dei miei bambini, desidero ringraziarvi per tutti gli aiuti economici, grazie ai quali i nostri bambini hanno ora delle divise nuove e del cibo migliore, abbiamo potuto curarli meglio e… colorato il loro mondo. Ma soprattutto vorrei ringraziarvi per ogni vostra preghiera, per ogni pensiero per noi: senza di voi, non saremmo qui

Ewa

Ewa Maziarz, LMC