Spiritualità
Jesús Ruiz Molina, vescovo ausiliare di Bangassou
Il missionario comboniano spagnolo Jesús Ruiz Molina è stato ordinato vescovo ausiliare di Bangassou lo scorso 12 novembre nella Repubblica Centroafricana. La celebrazione ha avuto luogo a Bangui, perché la sua nuova città è raggiungibile solo in elicottero. In realtà, le autorità politiche e altri invitati non volevano andare a Bangassou a causa dell’insicurezza della zona. Dopo il Ciad e la città centroafricana di Mongoumba, Jesús Molina ha accettato di essere destinato in una località gravemente colpita dalla violenza di una guerriglia senza fine, per collaborare con il vescovo titolare Juan José Aguirre Muñoz, altro comboniano spagnolo, trovare strade per la pace e la riconciliazione e per servire i più poveri.
Dopo 25 anni in Africa, lei è stato nominato vescovo…
È stata una doccia fredda, anzi gelata, perché non mi sento degno né umanamente attratto. Alla fine di quest’anno avevo previsto il mio rientro in Spagna per lavorare nella pastorale vocazionale e con Giustizia e Pace; allo stesso tempo avrei potuto occuparmi dei miei anziani genitori e rimettermi un po’ in forma in tutti i sensi. Affidandomi a Dio ho detto sì e questo ha cambiato completamente la mia vita, che è già unita a questo popolo in forma sacramentale fino alla fine.
Bangassou è la zona dell’Africa più complessa nella quale è stato?
Ho vissuto 15 anni nella savana del Ciad in un contesto difficile, con carestie e guerre. Ho passato questi ultimi nove anni nella selva con i pigmei e con una popolazione poverissima. Bangassou in questo momento è una delle zone più in guerra dell’Africa. Vi si può arrivare solo in elicottero; le dodici parrocchie che abbiamo sono state saccheggiate dai 14 gruppi armati che si contendono il paese. La violenza e i massacri sono all’ordine del giorno. La maggior parte della popolazione è sfollata e la maggior parte dei sacerdoti e delle suore sono fuggiti. Nella cattedrale abbiamo passato quattro mesi senza celebrare la Messa perché abbiamo accolto 2100 rifugiati musulmani che gli antibalaka vogliono uccidere. Nessun funzionario dello stato accetta di venire qui. Per questo abbiamo deciso di celebrare la mia consacrazione episcopale a Bangui. La mia gente di Bangassou non potrà essere presente ma l’8 dicembre celebreremo una Messa di rendimento di grazie, per ringraziare Dio che non ci abbandona nel nostro dolore.
¿Quale deve essere, secondo lei, la missione di un vescovo in un luogo come Bangassou e, in concreto, la sua?
Non ho nessun piano prestabilito. Vado per stare con questa gente che soffre. Per me, essere vescovo non è una promozione, è la fiducia in Colui che amo e che mi invita a seguirlo sul cammino che sale a Gerusalemme: “Vieni e seguimi”. Non ho mai studiato per essere vescovo, la gente mi insegnerà. Il vescovo è colui che non abbandona il gregge quando arriva il lupo, che veglia su tutti, quelli di dentro e quelli di fuori, che denuncia la morte dell’ingiustizia e annuncia la salvezza che è vita in Gesù Cristo. Oggi a Bangassou abbiamo bisogno di pace, di molta pace per curare le tante ferite del corpo e, soprattutto, dello spirito; abbiamo bisogno di riconciliarci e di perdonarci; abbiamo bisogno di costruire assieme un futuro per questa popolazione che è traumatizzata, per questo continueremo a sforzarci per mettere in piedi le scuole, curare gli ammalati, occuparci degli ultimi e degli abbandonati; staremo dalla parte dei più deboli, lavoreremo per la giustizia, unica garanzia di una pace autentica, e in tutto ciò continueremo ad annunciare la buona notizia di Gesù, che è venuto perché abbiamo la vita e vita in abbondanza. Al mio popolo oggi hanno strappato questa vita.
Lei ha Mons. Aguirre e il card. Nzapalainga come referenti…
Indubbiamente avere dei referenti come Aguirre o il card. Nzapalainga, che quotidianamente incarnano il Vangelo, mi incoraggia e mi stimola nella mia condizione di novizio. Ma sono tanti i maestri che mi incoraggiano, dalle suore che lavorano dalla mattina alla sera in mezzo ad una violenza enorme ai preti locali che rischiano la loro vita pur di salvare qualcuno; quei cristiani che vivono la misericordia nel quotidiano… il popolo di Dio è un grande stimolo per un pastore, il popolo ci insegna ad essere pastori.
Lei è sempre stato accanto ai poveri, è questa la sua opzione preferenziale?
Questa opzione preferenziale per gli ultimi, quelli che non contano, gli scartati, come dice il Papa, viene da Gesù di Nazareth. Gesù ci ha mostrato un Dio imparziale che si china gratuitamente e amorevolmente verso quelli che il mondo disprezza. E io, che sono uno che ricerca sempre e non è mai soddisfatto, ho scoperto che proprio in ciò che questo mondo disprezza si trova il vero volto di Dio. I poveri, gli umili, gli affamati, quelli che piangono, i perseguitati, quelli che invocano giustizia… sono loro la Bibbia fatta carne. Ho ricevuto questo grande tesoro di poterli servire un po’ e sono contento di essere il grande beneficiario, poiché sono i poveri che mi danno Dio.
Come missionario comboniano il suo legame con l’Africa è molto forte. È ancora il continente dimenticato del nostro tempo?
L’Africa non conta nell’organigramma economico mondiale; il terribile attentato di Barcellona è stata una notizia internazionale, eppure, lo stesso giorno, centinaia di persone assassinate nella mia diocesi non hanno avuto neanche una riga dalla stampa. Un sottile neocolonialismo si impone oggi in Africa; le potenze mondiali si contendono senza scrupolo le sue ricchezze, provocando guerre, distruggendo culture, sterminando intere popolazioni… Ma l’Africa è vita con la maiuscola. L’origine dell’umanità è in Africa e, ripeto, il futuro di questa umanità passa per l’Africa.
Diario di Bordo Simone Mongoumba
04 Novembre 2017
Giorno 261 Restanti 839
Ciao a tutti/tutte, come state?…qui tutto bene, sono partito in fretta e furia da Bangui il 19 agosto, continuando lo studio della lingua Sango direttamente sul campo a Mongoumba…sono volati veloci come il vento circa 3 mesi… ecco un’altra canzone per esprimere a parole tutta l’immensitá vissuta…
…COME UN FIUME dei Nomadi…
Mongoumba…
HA L’ODORE DELL’AFRICA,
COME I SOGNI FATTI UN PO’ DI TERRA E FANGO,
COME I PIEDI DI CHI É STANCO MA CAMMINA,
PERCHÉ SA CHE QUESTA VITA É SOLO UN VIAGGIO,
UNA STRADA CHE NON SAI DOVE TI PORTA, SE UN GIORNO TI PORTASSE IN QUALCHE POSTO,
NEI VILLAGGI DALLE CASE SFILACCIATE, DOVE VIVERE É UNA LOTTA AD OGNI COSTO.
Domenica 22 ottobre LA STRADA MI HA PORTATO A MOLABAYE, distante solo 11 km da Mongoumba, come Emmaus da Gerusalemme, 2 ore di cammino: 06.15-08.15! Non sono le case costruite a fianco della STRADA, ma é la STRADA che entra nella CASE SFILACCIATE, fatte di TERRA E FANGO, DOVE VIVERE É UNA LOTTA AD OGNI COSTO! Già alle 06.15 tutti sono svegli e comincia la vita: chi pesta la manioca per preparare un pò di cibo, chi intreccia bambú da rivendere per guadagnare un pò di denaro, chi si fabbrica i mattoni di TERRA E FANGO per costruirsi la casa, chi lava i suoi bambini in un piccolo secchio con un pò di acqua, i bambini scalzi che giocano con un pallone di foglie intrecciate! Il ritmo del cammino lento…COME UN FIUME, perchè tutti vengono a salutarti e i bambini appena ti scorgono in lontananza cominciano a gridare e saltare: “BWA BWA BWA” (Padre) o “MUNGIU MUNGIU MUNGIU” (penso derivi da Bonjour, Bianco), si schierano in fila, strette di mano, sorrisi in abbondanza, saluto a destra e a sinistra… ci saranno molti VIAGGI su questa STRADA e nella VITA di questa gente, perché mi hanno affidato il servizio pastorale del settore sud della parrocchia…4 cappelle: Molabaye, Gouga, Ikoumba1 e Ikoumba2…
TANTE VOLTE L’HO INCONTRATO GIÚ AL MERCATO,
CON QUELL’ARIA BATTAGLIERA CHE LO INVADE,
CON LO SPIRITO GUERRIERO DEL SOLDATO,
CHE SI RIALZA CENTO VOLTE QUANDO CADE,
PERCHÉ SA CHE SI ALZERÁ CON ALTRI CENTO,
CHE TRA I CAMPI HA VISTO NASCERE E MORIRE,
COME NASCE E MUORE LÌ UN COLPO DI VENTO,
LA SPERANZA E LA VOGLIA DI DIRE.
Qui é una LOTTA, p.Alex Zanotelli direbbe che é la LOTTA tra il Dio della vita e il Sistema di morte che opprime la Repubblica Centrafricana! I nostri campi di battaglia, dove tocchiamo il nostro limite umano, sono i 5 posti di Sante sparsi nella parrocchia, sono piccoli ambulatori-farmacia che cerchiamo di visitare con regolarità, uno di questi si trova a Safa Tavares. Le mamme arrivano con i loro bébé malnutriti, li pesiamo, misuriamo l’altezza, facciamo test PB (misuriamo circonferenza braccio), test dell’appetito con un bel sacchettino di PumplyNut (sembra burro d’arachidi molto nutriente), per qualcuno un pò di medicine e valutiamo se il bambino faticosamente, con tutti i nostri sforzi umani, migliora. Operazioni sulla carta facili e semplici, ma i bébé si dimenano, urlano, gridano con tutta l’ARIA BATTAGLIERA CHE LI INVADE, tirano fuori tutto il loro SPIRITO GUERRIERO DEL SOLDATO, segno che sono pieni di vita, hanno voglia di lottare e combattere!!!
Mongoumba…
HA LO SGUARDO…DELLE MOGLI, DELLE MADRI CHE OGNI SERA, ASPETTANO CON ANSIA LA MATTINA, E OGNI MATTINA ASPETTANO SERA E NON SANNO MAI SE RIDERE O PREGARE QUALCHE DIO CHE É LÌ AFFACCIATO ALLA FINESTRA,
PERCHÉ A VOLTE DIO NON SA COSA ASCOLTARE,
E FINGENDO MUOVE LA TESTA.
LO SGUARDO DELLE MADRI parla…anche se le nostre lingue sono diverse! Spesso LO SGUARDO DELLE MADRI urla “il mio bambino sta male…fate qualcosa vi prego!”. Sappiamo già dallo SGUARDO DELLE MADRI quale sarà l’esito della nostra battaglia! Qui i freddi numeri delle statistiche sulla mortalità infantile si fanno carne, hanno un volto e un nome!!! A volte di notte sentiamo le urla di madri inconsolabili che provengono dall’ospedale… “Un grido è stato udito, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata…” (Mt 2,18). Quali parole possono consolare una madre inerme che vede morire il suo bambino?…
Madri che pregano dalla mattina alla sera… il ritornello della canzone sembra il grido delle madri a Dio…”AI SIGNORI DELLA GUERRA DIAMO IL SANGUE PERCHÉ É UN SANGUE CHE SA SCORRERE LONTANO, COME UN FIUME CHE ATTRAVERSA UN CONTINENTE ED INVADE TUTTI GLI ALTRI PIANO PIANO.”
TANTE VOLTE L’HO INCONTRATO NEI SOBBORGHI, O NEI VICOLI SBUCARE TRA I PALAZZI,
COME UN FARO CHE PUNTA LA SUA LUCE, SUI BAMBINI CHE CORRONO SCALZI,
ED É LÌ CHE STRINGE I PUGNI UN’ ALTRA VOLTA, E UN’ ALTRA VOLTA CORRE A LOTTARE,
HA IL CAVALLO PIÚ VELOCE DEL VENTO, QUESTO VENTO CHE STA PER CAMBIARE.
I bambini scandiscono il nostro ritmo quotidiano…sono il nostro orologio…dopo la messa del mattino, senti il vociare dei bambini nel cortile, segno che é ora di finire di bere il the e di cominciare la scuola 07.30…silenzio: tutti sono in classe…urla festanti: ricreazione 10.30…silenzio: tutti di nuovo in classe…urla festanti: scuola finita 12.30 é ora di pranzo! Dopo un pò di silenzio, nel pomeriggio piccole testoline e occhi furbetti SBUCANO tra le finestre, alzi la testa e spariscono PIÚ VELOCI DEL VENTO, li senti CHE CORRONO SCALZI in veranda, sussurrano “Augustaaa, Annaaa, Simoneee”, quando tutto il mondo sparisce e tempo della preghiera della sera, e la preghiera delle madri diventa la nostra preghiera…”AI PADRONI DELLA GUERRA DIAMO IL SANGUE PERCHÉ É UN SANGUE CHE SA SCORRERE LONTANO, COME UN FIUME CHE ATTRAVERSA UN CONTINENTE ED INVADE TUTTI GLI ALTRI PIANO PIANO.”
…perché Dio SA COSA (chi) ASCOLTARE!!!
Speriamo che il VENTO STIA PER CAMBIARE!!!
Un saluto, un abbraccio, un bacio, una preghiera, un GRAZIE…mi viene da dirvi Buon Natale 🙂 perché non so quando sarà la prossima volta che uscirò da Mongoumba!!!
…ciao ciao Simone LMC
Oltre la Collaborazione: sotto lo sguardo di Comboni
“Il tutto è più della parte,
ed è anche più della loro semplice somma”
(EG 235).
Carissimi/e fratelli e sorelle e laici missionari comboniani
La bellezza e la gioia dell’incontro ci spinge ad aprire cammini nuovi nella collaborazione tra gli Istituti fondati da Comboni o che a lui si ispirano.
In un mondo dove si costruiscono muri che separano e dividono, un mondo carico di preconcetti a causa delle differenze di razze, lingue e nazioni, e che fa fatica ad aprire la porta a chi è differente, sentiamo urgente l’invito di Gesù all’unità e alla comunione: “che siano uno perché il mondo creda” (Gv 17,21). Questa unità non è solo un invito a lavorare con gli altri (collaborare), ma anche ad andare in profondità nelle relazioni e a cercare cammini nuovi d’incontro non basati sulle affinità di carattere o di interessi, ma sul vangelo che ci chiama ad aprirci all’accettazione dell’altro con i suoi limiti, le sue debolezze, ma anche la sua ricchezza e bellezza, in vista di una missione più feconda e generativa.
Gli ultimi decenni hanno portato profondi cambiamenti sociopolitici che ci sfidano e ci chiamano a cercare nuove strutture per rendere la nostra missione più attuale e significativa. I movimenti popolari chiedono partecipazione attiva nei processi di decisione. Questo è vero non solo nella società civile: quest’ondata di valori democratici è entrata anche nella Chiesa. La realtà laicale è sempre più presente in diversi ambiti ministeriali che tempo fa erano di dominio esclusivo dei preti o dei religiosi e delle religiose e contribuisce alla missione offrendo un angolo di visuale proprio, che aiuta a dare una lettura più profonda della realtà. Insieme ai laici possiamo raggiungere ambiti nei quali la presenza comboniana è desiderata.
Riuniti come famiglia comboniana il 2 giugno 2017, in occasione dell’incontro annuale dei Consigli generali, per una giornata di riflessione, preghiera e condivisione, ci sentiamo interpellati a confermare e rinnovare il nostro desiderio di imboccare un cammino di collaborazione più profonda tra noi. Un cammino già iniziato da molto tempo come famiglia comboniana, ma che è sempre necessario rinnovare e approfondire.
Abbiamo fatto memoria del documento sulla “Collaborazione per la missione”, del 17 marzo 2002, in occasione dell’anniversario della beatificazione di Daniele Comboni. In questa lettera sono sviluppati in profondità non solo il cammino fatto e le “indicazioni operative”, ma soprattutto i fondamenti evangelici e comboniani della collaborazione. Infatti lo Spirito di Gesù è lo Spirito di unità che Comboni ha desiderato fin dall’inizio per la sua famiglia, “piccolo cenacolo di apostoli… che splendono insieme e riscaldano” rivelando la natura del Centro da cui emanano, ossia il Cuore del Buon Pastore (S 2648).
Durante la nostra riflessione, ci siamo resi conto che un lungo cammino di collaborazione è stato fatto e si fa ancora in molti modi e situazioni diverse della vita dei nostri Istituti: basti pensare alla condivisione a livello di segretariati e uffici generali, ma anche a livello di province attraverso la partecipazione alle assemblee provinciali, ritiri comuni, celebrazioni comboniane, corsi di formazione permanente. Ci sono anche dei begli esempi di riflessione e azione pastorale congiunta nei luoghi dove vivono insieme membri dei nostri Istituti e dei LMC.
Sentiamo intensamente che il desiderio di rivitalizzare il nostro essere e fare missione insieme è radicato nella natura della persona umana – essere in relazione – nella Parola di Dio e nell’eredità lasciata dal nostro fondatore Daniele Comboni. Egli voleva che tutta la Chiesa si impegnasse come un corpo solo nell’evangelizzazione dell’Africa: “tutte le opere di Dio, che separate le une dalle altre producono scarsi ed incompleti frutti, ed invece unite insieme e dirette all’unico scopo di piantare stabilmente la fede nell’Africa interna, prenderebbero maggior vigore, si svilupperebbero più facilmente e diverrebbero efficacissime ad ottenere lo scopo bramato”(S 1100).Vari sono i suoi appelli a questa collaborazione e, guardando al suo esempio, sentiamo risorgere più vivamente in noi questo spirito di collaborazione.
Siamo consapevoli che in questo cammino ci sono anche degli scogli che possono portarci allo scoraggiamento, come un’insufficiente maturità umana e affettiva, l’autoreferenzialità, il protagonismo, l’individualismo, la mancanza d’identità, la condivisione dei soldi. Tuttavia, queste situazioni sono allo stesso tempo una sfida a cercare insieme e con creatività nuove forme di collaborazione. Ci piace menzionare alcuni vantaggi di un lavoro d’insieme come Istituti comboniani: la bellezza insita nella collaborazione, la complementarietà, l’arricchimento reciproco, la ministerialità, la testimonianza del vivere e del lavorare in comunità – uomini e donne – con nazionalità e culture diverse… In questo modo non solo diventiamo testimoni di unità nella diversità, ma siamo seme di nuove comunità cristiane di fratelli e sorelle testimoni della Parola che annunciamo.
Abbiamo un bel carisma comune che è cresciuto e si è sviluppato in diverse espressioni. Così, l’ispirazione di Comboni cammina nella storia per diventare annuncio del Vangelo a ogni generazione laddove i popoli sono emarginati. Il carisma cresce e si rinnova quando è condiviso con altri che lo ricreano nella particolarità di ogni stile di vita cristiano. La diversità non è una minaccia alla forma propria dell’essere Comboniani, ma rafforza il senso di appartenenza quando è vissuto con semplicità e dando spazio all’altro.
Ci permettiamo con umiltà di sottolineare alcuni aspetti nei quali sentiamo necessario uno sforzo creativo e audace per migliorare la collaborazione a livello di persone, comunità, province e Direzione Generale: “bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi” (EG 235).
Ci impegniamo:
- a conoscere di più la storia dei nostri Istituti, facendo memoria con gratitudine delle meraviglie di Dio;
- a conoscere le persone e la vita attuale dei nostri Istituti, comunicando quello che siamo e quello che facciamo, attraverso i mezzi che abbiamo per una maggiore condivisione delle nostre attività e progetti pastorali e missionari, apprezzando gli sforzi che già si fanno;
- a riflettere insieme sulla missione comboniana oggi nel mondo: nuovi paradigmi di missione, ministerialità (attraverso pastorali specifiche) e interculturalità. Più che dare delle risposte ai problemi, bisogna fermarsi a riflettere per offrire delle visioni ai nostri Istituti;
- a iniziare delle comunità ministeriali, intercongregazionali (o della famiglia comboniana), dove si viva nel segno della fiducia reciproca. Guardando al futuro, pensare a come si possono riconfigurare la Famiglia Comboniana per testimoniare meglio un lavoro di insieme;
- a lavorare insieme a livello di formazione nell’iniziazione dei nostri candidati/e al carisma e spiritualità comboniana, e condividendo corsi e incontri di formazione permanente quando sia possibile (è già stata scritta e distribuita una lettera sul tema a tutti i formatori dei mccj durante l’Assemblea della Formazione di Maia, Portogallo in luglio 2017);
- ad approfondire la nostra spiritualità comboniana e a favorire momenti di discernimento e preghiera, nell’ascolto della Parola e dei segni dei tempi, in occasioni speciali della vita dei nostri Istituti, promovendo incontri sulla spiritualità comboniana;
- a rispondere insieme a situazioni di emergenza o ad altre che implichino uno sforzo comune.
In occasione del 150º della nascita dell’Istituto dei Missionari Comboniani e del 25º dell’inizio della configurazione dei Laici Missionari Comboniani, ci sentiamo spinti dallo Spirito a ribadire lo sforzo di collaborazione.
Nella certezza che quanto detto sopra rappresenti alcuni dei possibili cammini sulla strada della collaborazione, vi invitiamo ad essere creativi e generosi, aprendoci al soffio dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose e ci spinge ad andare avanti con fiducia: “Lo Spirito è il vento che ci spinge in avanti, che ci mantiene in cammino, ci fa sentire pellegrini e forestieri, e non ci permette di adagiarci e di diventare un popolo ‘sedentario’” (Papa Francesco, udienza 31 maggio 2017).
Roma, 10 ottobre 2017
Madre Luigia Coccia (Sup. Gen.)
Sr. Rosa Matilde Tellez Soto
Sr. Kudusan Debesai Tesfamicael
Sr. Eulalia Capdevila Enriquez
Sr. Ida Colombo
Dalessandro Isabella (Resp. Gen.)
Dal Zovo Maria Pia
Galli Mariella
Rodrigues Pascoal Adilia Maria
Ziliotto Lucia
Sig. Alberto de la Portilla (Coordinatore Comitato Centrale del LMC)
Tesfaye Tadesse Gebresilasie (Sup. Gen.)
Jeremias dos Santos Martins
Ciuciulla Pietro
Bustos Juárez Rogelio
Fr. Lamana Cónsola Alberto
Edizione tedesca degli Scritti (Schriften) di San Daniele Comboni
E’ stato “un parto piuttosto faticoso” ma ne valeva la pena. L’ultimo dei figli di una famiglia diventa spesso il bambino prediletto di tutti. Ora, in occasione della festa di San Daniele Comboni, il 10 ottobre 2017, i suoi scritti e le lettere sono stati pubblicati anche in tedesco. Sono stati presentati ai confratelli e agli amici durante il Simposio Missionario il 7 e 8 ottobre 2017 a Ellwangen. I Superiori provinciali o singoli confratelli che desiderano avere un esemplare, possono rivolgersi a P. Anton Schneider, vice-provinciale.
Ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito e lavorato senza sosta perché si realizzasse questa edizione: in particolare P. Georg Klose e P. Alois Eder per la traduzione e i responsabili della redazione finale, la signora Andrea Fuchs e P. Anton Schneider.
Speriamo che questo sforzo della DSP porti frutti abbondanti, cioè, che leggendo e meditando le lettere di Comboni diventi più viva e presente la sua figura in ciascuno di noi e in mezzo a noi e si rafforzi così la nostra identità comboniana.
comboni.org