Laici Missionari Comboniani

Celebrare i nostri talenti e le nostre esperienze come LMC II

LMC Europa

Dopo una meritata pausa per il pranzo, abbiamo ripreso i laboratori con la testimonianza missionaria della comunità portoghese di Fetais. L’anno scorso il gruppo LMC portoghese ha deciso di aprire una presenza comunitaria nella periferia di Lisbona. In un quartiere con una grande diversità di nazionalità, dove spiccano i migranti provenienti dalle ex colonie portoghesi in Africa, ma dove sono presenti anche latinoamericani e persone di origine asiatica. Il tutto con portoghesi, molti dei quali di etnia gitana.

Tutta questa grande diversità rende la vita qui molto lontana da quella che si vive normalmente nel resto del Paese. Indubbiamente un crogiolo di culture che porta molta ricchezza, ma a volte con molte difficoltà legate alla loro condizione di esclusione.

Da questa esperienza è nato anche un dibattito sui diritti dei migranti nell’Unione Europea, sulla politica comune che non facilita l’immigrazione e su come le richieste diseguali di un Paese o di un altro possano anche causare maggiori svantaggi a seconda della legislazione locale.

Poi i LMC spagnoli ci hanno aiutato ad approfondire una presentazione molto elaborata sull’importanza dell’advocacy nella nostra azione missionaria in Europa. Prendere coscienza di come Papa Francesco ci incoraggi ad assumere una maggiore posizione e responsabilità politica come laici, perché la politica, come servizio al bene comune, segna decisamente la vita delle persone. Quanto è importante l’influenza sul cambiamento della legislazione, la sensibilizzazione delle persone per le diverse questioni che interessano così tanto come la cura del pianeta, le migrazioni, ecc.

La presentazione è stata accompagnata dall’intervento esterno di Suor Benjamine che ci ha parlato del lavoro svolto da Talita Kum contro la tratta di esseri umani a livello internazionale. Fratel Simone ci ha parlato del lavoro di VIVAT International e della pressione che sta cercando di esercitare sulle Nazioni Unite e su Ginevra per cambiare le politiche globali, mentre padre Lorenzo ha condiviso con noi la lotta della rete Chiesa e Miniere contro le attività minerarie abusive in America Latina. Tutti hanno rafforzato la responsabilità e la necessità di lavorare in questo settore che abbiamo in Europa.

L’ultima sessione della giornata è stata affidata ai LMC italiani, che hanno presentato alcuni dei progetti che stanno sviluppando in diverse parti del Paese. Dall’accoglienza dei migranti nella comunità La Zattera di Palermo. Un luogo dove poter organizzare la propria vita, riposare e iniziare a integrarsi nella nuova società.

Su questa linea, Venegono ha spiegato i progetti che sviluppano da Combinazione, come i vari centri di accoglienza per rifugiati che gestiscono, dove agiscono dalla prima accoglienza all’ultima spiaggia sulla strada verso una vita indipendente, dove facilitano l’uscita dalle risorse precedenti.

Hanno anche spiegato il lavoro di sensibilizzazione che svolgono nelle scuole. Portando la realtà del mondo ai bambini e ai giovani, con progetti di sensibilizzazione adattati a diverse fasce d’età, talvolta con la testimonianza di migranti africani. O anche con la pubblicazione di un libro che aiuta a comprendere la realtà di una società che cambia e il ruolo di tutti in questa società, soprattutto dei più giovani.

Infine, Simone ha condiviso con noi la sua esperienza di vita come LMC nella comunità religiosa comboniana di Castel Voturno e in particolare il suo lavoro nell’associazione Black and White che cerca di offrire alternative educative e ricreative ai figli dei migranti arrivati in Italia che sono nati in Italia e che non hanno nemmeno il diritto alla cittadinanza italiana. Inoltre, questa risorsa diventa l’unico luogo di svago o di possibilità di studio per questi ragazzi e ragazze a causa delle cattive condizioni del quartiere in cui vivono.

Al termine di questa intensa giornata abbiamo potuto vivere insieme un momento di silenzio e di preghiera organizzato dalla Spagna. Una semplice preghiera nelle diverse lingue, in cui abbiamo potuto mettere ai piedi del Signore tutto ciò che abbiamo condiviso, i bisogni di tutte le persone che serviamo e la nostra volontà di continuare il cammino ovunque Egli ci chiami.

Con il Padre Nostro in ciascuna delle nostre lingue abbiamo chiuso questa bella giornata di condivisione e di sogno insieme a partire dai doni e dai servizi che ciascuno di noi ha sviluppato. Sicuramente avrà illuminato molti per nuove iniziative e incoraggiato tutti sapendo che siamo insieme in questa causa comune che è il Regno di Dio.

Un abbraccio a tutti voi e grazie a chi ha partecipato, perché con il vostro contributo ci avete fatto crescere.

Alberto de la Portilla. Comitato Centrale LMC

Celebrare i nostri talenti e le nostre esperienze come LMC

LMC Europa
LMC Europa

Con questo titolo suggestivo, il LMC europeo ha organizzato sabato scorso una giornata di lavoro.

Innanzitutto, vorremmo ringraziare il Comitato europeo per l’organizzazione di questo incontro, che ha richiesto mesi di lavoro. Non è stato facile, ma alla fine ha funzionato molto bene e le traduzioni simultanee hanno permesso ai LMC di diversi Paesi di partecipare e di beneficiare di tutte le riflessioni.

L’idea dell’incontro era quella di offrire una varietà di contenuti ed esperienze in base agli interessi, alle attività e agli impegni che noi LMC sviluppiamo in Europa o dall’Europa.

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L’incontro è iniziato con l’intervento delle LMC tedesche che hanno condiviso il loro grande lavoro sul tema della Pace. Hanno iniziato sostenendo i progetti comboniani per lo sviluppo della pace in Sudan e hanno esteso questo raggio d’azione alle diverse realtà conflittuali che affrontiamo sul pianeta e anche a livello locale nel nostro ambiente più prossimo. Tutto questo con una metodologia di approccio che cerca di comprendere il conflitto e promuovere soluzioni valide per tutti.

In seguito, i LMC polacchi ci hanno incoraggiato a riflettere su come sensibilizzare e raccogliere fondi per il lavoro che svolgiamo. È stata sottolineata l’importanza di coinvolgere i partner, non solo per dare un aiuto una tantum, ma per stabilire un legame che ci permetta di dare seguito al lavoro che stiamo svolgendo e di far sentire le persone parte di esso. Ci sono state presentate varie iniziative e possibilità. In seguito, sono state condivise diverse iniziative di altri Paesi che sono state portate avanti e stanno dando dei piccoli frutti.

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Abbiamo poi avuto un momento di riflessione sulla missione come famiglia. È stato un momento ricco in cui, a partire dall’esperienza, abbiamo condiviso cosa significa essere in missione come famiglia. L’incomprensione di alcuni che pensano che essere in missione significhi avere molto tempo per fare attività, mentre per esperienza abbiamo capito che è proprio la nostra testimonianza di vita, in questo caso come famiglia, che ci avvicina alle persone, alla loro vita quotidiana.

Stavamo anche riflettendo sull’importanza di scegliere luoghi in cui la famiglia possa stare. Dove il livello di violenza non è elevato e allo stesso tempo è possibile avere un livello minimo di istruzione e assistenza sanitaria per i bambini. Anche l’importanza del dialogo in famiglia, soprattutto quando i figli raggiungono l’adolescenza e la giovinezza e prendono le proprie decisioni e scelte di vita. In generale, abbiamo riscontrato che questo è un grande arricchimento per i bambini. È senza dubbio un tema molto bello e molto legato alla nostra realtà laica.

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Così abbiamo terminato le sessioni del mattino e siamo andati a pranzo.

Domani finiremo di raccontarvi l’incontro 😉

Un saluto a tutti e a ciascuno di voi.

Alberto de la Portilla. Comitato Centrale LMC

Lettera alla famiglia comboniana

Familia Comboniana Limone

“Lavoriamo tutti senz’altra emulazione che quella di guadagnare più anime a Cristo: diamoci tutti a vicenda la mano: uno sia il voto, uno lo scopo, uno l’impegno di tutti coloro che amano Gesù Cristo”

(Scritti 2182)

Carissime/i tutte/i,

Noi membri dei Consigli generali e il Coordinatore dei LMC, riuniti insieme dal 22 al 24 aprile scorso, nella casa natale di San Daniele Comboni a Limone, mossi dal desiderio di farvi partecipi, almeno in parte, di quanto si è vissuto e condiviso, vi scriviamo questa lettera con il desiderio che la comunione da noi sperimentata arrivi ad ognuna/o, lì dove la Provvidenza lo ha collocato, per servire e dare la vita per l’annuncio del Signore crocifisso e risorto.

È stata la prima riunione che si è potuta realizzare in presenza, dopo il tempo di isolamento causato dalla pandemia con tutto ciò che ha significato, con l’alto prezzo pagato, anche con la vita, da tanti fratelli e sorelle. Pandemia che ha obbligato a posticipare l’Assemblea Generale delle MSC e anche il Capitolo Generale dei MCCJ che si celebrerà nel prossimo mese di giugno. Quest’anno, in cui le SMC stanno celebrando il 150° anniversario della fondazione e a ottobre vivranno il loro Capitolo Generale. Tutti questi motivi hanno dato significato a questa riunione, non ultimo, la sinodalità a cui la Chiesa universale ci invita, e il nostro essere Famiglia Comboniana è, in sé stesso, espressione di una Chiesa sinodale. Il camminare come Famiglia Comboniana non è un optional, non è nemmeno l’incontro dei responsabili, ma è vita nelle comunità, nelle missioni concrete dove si vive e si lavora con obiettivi condivisi.

Il “trovarsi insieme” come famiglia è nato in sordina ma di fatto si è evoluto, più che come frutto di programmazione, mosso dal desiderio percepito e dalla coscienza di appartenere a una radice comune. Trovarsi insieme è sempre occasione per crescere nella consapevolezza di essere parte di una stessa Famiglia carismatica, perché così ci ha pensati San Daniele Comboni, per rafforzare l’impegno di continuare a sentirci parte di essa e i frutti che sono cresciuti nel tempo ci confermano che questo è il cammino giusto.

Il nostro annuncio e testimonianza, al di là dei ministeri e servizi che siamo chiamati a dare, è prima di tutto vivere come fratelli e sorelle, membri di una stessa Famiglia: senza questa testimonianza anche le attività più belle perdono valore. Tutti coloro che hanno sperimentato la collaborazione e il lavorare insieme come Famiglia Comboniana sanno che non è facile e, per alcuni, questo implica un impegno per poter apprezzare il valore della collaborazione. Tuttavia, noi ci crediamo sinceramente e vi invitiamo a tenere questo orizzonte come una meta desiderabile.

Un incontro voluto anche per valutare il cammino fin qui fatto, prendendo come base la lettera sulla collaborazione scritta nel 2017 e il lavoro sulla ministerialità che ha coinvolto un gran numero di membri della FC, grazie all’impegno e dedizione della Commissione nominata e di altri collaboratori preparati e qualificati. Ringraziamo il Signore che ci ha sorpresi con quello che siamo riusciti a realizzare e soprattutto per quanti hanno partecipato e goduto di questo percorso.

Fr. Antonio Soffientini, condividendo la riflessione su questo tema, fatta dalla provincia italiana dei MCCJ, ci ha invitati a non mettere un aggettivo, una “etichetta” limitante alla ministerialità, perché la ministerialità ha molte espressioni e non è solo verso “l’esterno, ad extra”, ma anche verso “l’interno, ad intra” e quest’ultima sfugge sovente a qualsiasi mappatura. Sono ministerialità tutti i servizi che la vita della FC richiede: formazione, autorità, amministrazione, coordinazione e accompagnamento in ogni fase della vita dei membri, dall’inizio del cammino fino all’anzianità.

Un segno che resta

I moderatori generali delle quattro espressioni della Famiglia Comboniana hanno voluto esprimere la loro unità e il desiderio di veder crescere il seme, che il riconoscimento del Carisma di san Daniele Comboni ha generato in loro in questi anni e che questi due giorni di incontro hanno ravvivato, affidandolo ad un albero di ulivo piantato tutti insieme, nel terreno della casa natale di San Daniele Comboni. Così, vicino agli ulivi secolari dedicati a vari familiari di San Daniele Comboni, ne crescerà uno dedicato alla Famiglia Comboniana.

Ora rimane la sfida di continuare il cammino e per questo desideriamo passare “la staffetta” ai nuovi Consigli Generali dei MCCJ e SMC che saranno eletti nei prossimi Capitoli Generali, chiedendo alle MSC e ai LMC di fare come da “ponte” e collegamento, per il futuro cammino insieme.

Il Buon Pastore, dal Cuore trafitto, ci indichi la via e, come ha promesso, cammina con noi fino alla fine del tempo.

Il Consiglio generale delle Suore Missionarie Comboniane

Il Consiglio generale delle Missionarie Secolari Comboniane

Il Consiglio generale dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù

Il Coordinatore del Comitato Centrale dei Laici Missionari Comboniani

“Questo Istituto perciò diventa come un piccolo Cenacolo di Apostoli per l’Africa, un punto luminoso che manda fino al centro della Nigrizia altrettanti raggi quanti sono i zelanti e virtuosi Missionari che escono dal suo seno: e questi raggi che splendono insieme e riscaldano, necessariamente rivelano la natura del Centro da cui emanano” (Scritti 2648)

Messaggio di Pasqua del Consiglio Generale MCCJ: “Il Risorto che non ci lascia soli”

Pascua
Pascua

“Per milioni di persone questa Pasqua continua ad essere una Pasqua di sofferenza, conflitto, guerra, sfollamento, fame, morte e distruzione. Guardare dal punto di vista umano questo scenario ci dà un senso di paura, di angoscia, di perdita: una strada senza uscita. D’altra parte, per noi discepoli missionari, questo non è il momento di lamentarsi, ma di vedere, attraverso lo sguardo della nostra fede, il Risorto che non ci lascia soli”. (Consiglio Generale)

Messaggio di Pasqua

“E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più… Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate”.
(Ap 21, 1-4)

Cari Confratelli,
È con immensa gioia che ci rivolgiamo a voi, per condividere la Buona Novella che il Nuovo Cielo e la Nuova Terra sono già tra noi: Egli è Risorto! “Questa è la tenda di Dio con gli uomini”. Alleluia!

Tempo di passione

Parlare di Pasqua, Resurrezione, Cielo Nuovo, Terra Nuova in tempi di pandemia e di guerra sembra una contraddizione. Invece di vedere segni di vita vediamo distruzione e morte, perché le guerre e le malattie sono segni della passione e morte di Gesù che continuano nella vita del suo popolo. Per milioni di persone questa Pasqua continua ad essere una Pasqua di sofferenza, conflitto, guerra, sfollamento, fame, morte e distruzione. Guardare dal punto di vista umano questo scenario ci dà un senso di paura, di angoscia, di perdita: una strada senza uscita. D’altra parte, per noi discepoli missionari, questo non è il momento di lamentarsi, ma di vedere, attraverso lo sguardo della nostra fede, il Risorto che non ci lascia soli: “Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. Il Risorto è il Crocifisso. Sul suo corpo glorioso ci sono ferite indelebili che si sono trasformate in spiragli di speranza. Come dice Papa Francesco: “… indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo. Vogliamo bandirle da ogni tempo! Esse sembrano prevalere quando in noi vincono la paura e la morte, cioè quando non lasciamo vincere il Signore Gesù nel nostro cuore e nella nostra vita. Egli, che ha già sconfitto la morte aprendoci la strada dell’eterna salvezza, disperda le tenebre della nostra povera umanità e ci introduca nel suo giorno glorioso che non conosce tramonto” (Messaggio Pasqua Urbi et Orbi – 12 aprile 2020).

Tempo di ascolto e discernimento

La luce del cero pasquale che accende le nostre candele è la luce del Risorto che illumina le nostre azioni e i nostri atti, frutto del nostro ascolto. Ascolto del grido di milioni di esseri umani che vivono ancora in situazioni di morte; ascolto dei Confratelli che camminano con noi sulle orme della missione; ascolto della Parola e della voce dello Spirito Santo che ci aiuta, attraverso la condivisione e la preghiera, a discernere i segni dei tempi che stiamo vivendo come società, come Istituto e come Chiesa. È nell’intimità con il Risorto che rifacciamo il nostro essere discepoli missionari comboniani chiamati a vivere la gioia del Vangelo nel mondo di oggi. Noi siamo una missione e attraverso la nostra testimonianza, la nostra ministerialità, annunciamo il Nuovo Cielo e la Nuova Terra, perché “il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più… le cose di prima sono passate”. La voce della speranza risuona: Cristo è risorto! È la vittoria dell’amore sulla radice del male, una vittoria che non “aggira” la sofferenza e la morte, ma le attraversa, aprendo una via in mezzo all’abisso, trasformando il male in bene: marchio esclusivo della potenza di Dio.

Tempo di celebrare

… e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno. La certezza che il Risorto è vivo tra noi ci riempie di gioia, riconferma il nostro essere missione nella costruzione del Regno che è vita in pienezza per tutti, specialmente per i più poveri e abbandonati. Ecco perché dobbiamo celebrare. Celebrare le piccole e grandi vittorie che avvengono quotidianamente in gesti di solidarietà, condivisione, riconciliazione, fraternità, giustizia e pace nelle nostre comunità religiose e parrocchiali. Celebrare la vittoria che la morte viene vinta dalla tenerezza dell’amore attraverso il servizio di persone che sono l’angelo custode della porta accanto, in mezzo a guerre, pandemie, conflitti, violenza, ecc. Celebrare il XIX Capitolo Generale in questo contesto pasquale come un Kairos pasquale, un Kairos dello Spirito: “E Colui che sedeva sul trono disse: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose’ (Ap 21, 5).

Buona Pasqua a tutti!
Il Consiglio Generale
Roma, 17 aprile 2022

“La Via Crucis negli Scritti di san Daniele Comboni”

Via Crucis

La croce è “stoltezza” per coloro che non la capiscono… diceva San Paolo (1Cor 1,18). Qui pubblichiamo una Via Crucis con 14 frasi di san Daniele Comboni sul cammino di Gesù verso la croce. Comboni ha capito profondamente lo “scandalo” che comporta vedere Gesù sulla croce: la considerava come un mezzo necessario per l’evangelizzazione e come una realtà che i suoi missionari dovevano abbracciare per continuare l’opera salvifica di Dio nel mondo. Quello che dice Comboni è molto forte e addirittura scandaloso ai nostri giorni, ma in queste sue parole possiamo trovare luce e saggezza per la nostra vita missionaria. [comboni.org].

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Padre Pedro Pablo Hernández