Laici Missionari Comboniani

Saluti da Franz Agreiter dall’Uganda

Franz

Ciao!

Io sto molto bene qui a Matani, solo il tempo vola e agosto è alle porte.

A Pasqua ci godiamo un paio di giorni di vacanza che fa molto bene ogni tanto. Si è lontani dal lavoro e si ha più tempo per se stessi.

Il mio passaporto è ancora a Kampala, ma mi è stato promesso che presto tutto sarà sistemato.

A breve incontrerò Elena, che verrà a Matany per un paio di giorni

Auguro a Te e a tutti ogni bene e una buona Santa Pasqua.

Cari saluti da Matany,

Franz

Noi confessiamo Te il Signore della Vita

Cruz

Cari amici,

Quale gioia celebrare la Pasqua con il popolo che lotta!

Quest’anno la comunità di Villa Ecológica si considera più matura e in crescita, e quindi noi partecipiamo alle celebrazioni con più calma meno responsabilità e tenendo una certa quale distanza.

Capita che il Signore tocchi i cuori quando vuole e nel modo in cui egli vuole. Ieri mi sono sentito toccato davanti al monumento mentre ascoltavo la canzone “La mia fiducia sei Tu, Signore“. Contemplavo il mio futuro di pace, fiducioso. Anche la sera del Giovedì Santo, Gesù è Signore. Il suo sorriso calma la tempesta. Come quando Carmen ha paura nella notte e la mia presenza accanto a Lei la fa dormire tranquilla. Ho avuto la medesima sensazione ieri sera davanti al Santissimo Sacramento.

Noi non sappiamo che cosa ci attende e la paura si impadronisce di noi, ma io riposo in Gesù. In questi mesi rendo grazie sempre perché sono vivo e in buona salute. Posso camminare, posso vestirmi da solo, posso andare in auto in centro, portare i miei bambini… Il Signore mi ha concesso di andare avanti qui. Vorrei che non venisse mai meno la consapevolezza di tale certezza.

Dopo questa preghiera di fronte al monumento, una mia vicina di casa, che è oggetto di abusi da parte del marito da molti anni, si è inginocchiata davanti al Signore, e io mi sono inginocchiato con lei. In quel momento ho sentito chiaramente che stava vivendo la stessa lotta di Gesù, vittima senza colpa. Lei e Gesù, Gesù e lei.  Lei mi indicava Gesù, e Gesù mi indicava a lei. Avrei dovuto fare come lei inginocchiata davanti al Signore. In adorazione, in contemplazione di Lui, che solo ha parole di vita. Pregando che passasse l’amaro calice rappresentato dal marito di lei. Quale privilegio, poter condividere, nella distanza, il percorso di queste donne protagoniste di fede!

Che gioia ho provato nel constatare di essere stato in grado di condividere questi sei anni con questo popolo! Il Signore mi ha dato molte lezioni e ha lavorato su di me.

Ieri mattina è arrivata da me un’altra vicina che porta su di sé un fardello di diciotto anni di maltrattamenti. E’ così pesante questa sofferenza che la poveretta cammina incurvata, è pelle e ossa ed è quasi impossibile per lei guardarti negli occhi. Non riesco a immaginare il peso del dolore che porta anche solo nel vedere la figlia tentare il suicidio. E’ venuta a casa mia il Giovedì Santo per chiedermi informazioni sul prosieguo della sua ultima denuncia. Ma i giudici erano in sciopero. Quel Giovedì Santo, Gesù in persona con la sua croce è venuto a casa mia. Per quale motivo Gesù ha voluto manifestarsi a me così chiaramente? Ho potuto sostenerla, cercare di rafforzare e aumentare in lei la speranza di giustizia. Sono molto felice per questo. Io soffro con lei e allo stesso tempo mi sento felice. Cosa accadrebbe se una di queste notti questa mia vicina si suicidasse? Cosa farei?

Isabel  e io abbiamo trascorso settimane difficili, a motivo di Juan, il mio vicino di casa che vive dall’altra parte della strada, malato da sei mesi e nonostante abbia subito ben due operazioni non è guarito, anzi, la sua salute è peggiorata. E’ l’ombra dell’uomo forte che era. Perché Dio ce lo ha posto sulla nostra strada? Come posso essere passato davanti alla sua porta ogni mattina senza esserne stato toccato? Entrambi ci siamo resi conto che il Signore ci ha chiamati ad essere presenti con maggiore intensità. La prima cosa che abbiamo pensato era di pagare un medico specializzato per fare una corretta diagnosi della malattia. Ma non era questo di cui lui aveva bisogno. Un pomeriggio Paulina portò il sacerdote che gli somministrò l’unzione. Juan non è praticante e non partecipa alla vita della comunità. Abbiamo quindi chiamato Bety e Domingo, del gruppo di padre Jaime, per pregare per lui. Vennero per evangelizzare. Juan e Yanet ne furono felici e apprezzarono molto il gesto tanto che hanno deciso di sposarsi dopo vent’anni di vita insieme. Se Dio vorrà, Isabel ed io li preparemo al matrimonio. Sono venuti entrambi alla Messa della Domenica delle Palme, non so da quanto tempo non vi partecipavano, e il Giovedì Santo durante la celebrazione, il sacerdote ha lavato loro i piedi. Vogliono avvicinarsi al Signore! Il Signore sta agendo, sta guarendo. Bety ci ha detto dopo una messa di guarigione: il Signore agisce nei corpi e nei cuori.

Ho compreso che l’esperienza di Juan mi è di insegnamento. Credo o non credo che Dio può guarirlo? Sarò in grado di vederlo morire lentamente senza fare nulla di più che pagare un medico? Juan ha bisogno della forza del Signore Gesù per sollevarsi dalla sua prostrazione. Solo Gesù può sollevarlo.

Signore Gesù, salva il tuo popolo, che tanto Ti attende!

Noi Ti riconosciamo Signore della vita, ma la mia fede è così debole…

Gonzalo Violero. LMC Spagnolo in Perù

Buona Pasqua a tutti dal Brasile

Care amiche e amici, vi auguro una buona Pasqua, qui da Nova Contagem, Minas Gerais.

Il giorno di Pasqua è un giorno di gioa, di Vita, di Liberazione.

Le foto che vi allego, descrivono un momento nostro di lmc  per celebrare il giovedì santo, lavare i piedi uno all’altro.

Continuiamo il nostro cammino con coraggio, impegno, servizio e passione, sapendo che la Vita trionfa sopra la morte e che l’Amore fa rinascere, sempre.

Buona Pasqua a tutti.

Un abbraccio.

Con affetto Emma (LMC italiana en Brasil)

Tanti saluti da Alenga in Uganda

Cari amici,

Spero stiate tutti bene. Io sto molto bene qui. Mi sento come a casa. Sono molto  contenta di essere di aiuto agli scolari  dando lezioni sull’uso del computer.

Grazie agli aiuti dalla Germania sono riuscita ad ottenere 10  computer portatili.

Durante il giorno sono in classe e di sera insegno alle suore e alla gente del vicino villaggio a lavorare con il computer. Sono molto occupata tutto il giorno e sono felice di dare alla gente del posto qualche prospettiva per il loro futuro.

BUONA PASQUA e tanti saluti da Alenga in Uganda,
Elena Fisher!

Lutto e guarigione

CandelLe tradizioni per celebrare il lutto di un caro defunto qui in Etiopia sono molto differenti da quelle europee. Un funerale diventa un’occasione importante e coinvolge tutta quanta la comunità. Una tenda bianca eretta a fianco di casa lungo la strada è un chiaro segno di una famiglia in lutto. Quando una persona muore, molte persone si radunano nella casa del morto per dare conforto alla famiglia. La tenda, segno di lutto rimane piantata vicino alla casa per più di una settimana e per tutto questo tempo la famiglia non è mai lasciata sola. Amici e parenti (e lontani parenti e conoscenti) vengono a sedersi sotto la tenda ogni giorno: parlano e fanno le condoglianze, ma più spesso rimangono in silenzio con la famiglia in lutto. Migliaia di persone possono partecipare a un comune funerale.

La famiglia di solito è associata a un gruppo locale chiamato Idir. E’ una specie di “fai-da-te” assicurazione per il funerale I cui membri si riuniscono mensilmente per prendere decisioni circa I fondi depositati presso l’associazione. A discrezione del comitato direttivo, questi fondi possono essere usati anche per prestiti  in tempi difficili. In media un Idir è composto da circa una cinquantina di famiglie. Ogni mese, una famiglia versa all’Idir circa 15 birr (1$) e se qualcuno muore, una somma di denaro viene devoluta alla famiglia come contributo verso i costi del funerale e della sepoltura. Mentre la famiglia è in lutto, l’Idir si darà da fare per provvedere la tenda, le grosse pentole per cuocere il cibo per tutti, gli utensili, le sedie, le panche e I tavoli. La vera ragion d’essere dell’Idir e quella di provvedere un dignitoso e appropriato tempo di lutto alla famiglia, prendendosi cura della logistica e delle spese del funerale.

Quando si visita la casa della famiglia in lutto, si rimane colpiti dal fatto che nessuno parla. La gente va e viene e non dice una parola, spesso non saluta nemmeno I membri della famiglia in lutto. Spesso le parole non sono sufficienti a esprimere il cordoglio e gli Etiopi preferiscono non dire niente quando si è in lutto. L’importante è essere presenti. E’ successo qualche volta che io (Mark) ho dovuto chiudere l’ufficio perché tutti I miei dipendenti erano andati a un funerale. Siamo andati come gruppo, le donne si coprivano la testa con uno scialle nero, siamo entrati nella casa, ci siamo seduti in silenzio su delle lunghe panche di legno, disposte vicino ai membri della famiglia in lutto e siamo stati presentati agli anziani e notabili. Siamo rimasti in silenzio forse per una mezz’ora mentre ci veniva offerto un pezzo di pane e dell’orzo arrostito. Poi, dopo un tempo sufficientemente lungo, P. Sisto, il nostro direttore e il più anziano del gruppo (con i capelli bianchi) si è alzato, ha detto alcune parole di convenienza, recitato una preghiera per il defunto e la sua famiglia e siamo usciti tutti in silenzio.

Quaranta giorni dopo la morte viene fatta un’altra celebrazione per porre termine al periodo di lutto. Durante il lutto, la famiglia del defunto si veste in maniera da mostrare il lutto (per lo più in nero) e le donne evitano le pettinature complesse (spesso si tagliano I capelli a zero). Spesse volte alcuni parenti vengono a vivere nella casa in lutto per tutti i 40 giorni per non lasciare mai soli i famigliari del morto. Di solito la foto del defunto con accanto una candela viene messa su una specie di altarino votivo. La celebrazione di fine lutto include la messa in chiesa (per Ortodossi e cattolici) seguita da un pranzo in casa del defunto. La stessa tenda bianca viene di nuovo piantata e i membri dell’Idir aiutano nella preparazione del cibo.

In ottobre il papà di una delle nostre più care amiche è morto mentre io (Maggie) stavo lavorando al sud del paese. Dal momento che ero lontana non avevo ricevuto la notizia della morte se non alcuni giorni dopo il funerale. Al ritorno dal sud del paese, ho voluto essere presente alla celebrazione di fine lutto per portare la mia solidarietà alla mia amica e alla sua famiglia.

Il nostro amico vive in Awassa, ma la sua famiglia viene dalla piccolo città di Kebre Mengist, lontana 10 ore da Awassa. Ho dormito nella sua casa in Awassa per poter prendere il pullman delle 4 di mattina per Kebre Mengist. Siamo arrivate due giorni prima della celebrazione e abbiamo aiutato nella preparazione. Siamo andati a piedi dalla stazione alla casa della mia amica, parlando del più e del meno, ma quando siamo arrivate, tutti i presenti sono scoppiati in lacrime. E’ stato l’ultimo pianto per il defunto che veniva a completare il dolore per la perdita. Dopo di che un anziano, uno zio, ha detto semplicemente “basta così” e siamo andati oltre.

Il giorno dopo, all’alba, hanno portato un bue e lo hanno sgozzato. Le donne hanno cominciato ad arrivare in gran numero con cesti di cipolle, aglio, pomodori e  carote portati a spalla. Si sono sedute all’ombra degli alberi, pelando e affettando i vegetali, pulendo le lenticchie in coloratissimi cesti piatti e chiacchierando mentre intente al lavoro. Hanno lavorato tutto il giorno per preparare lo stufato e la injera per il giorno dopo. Mi sono unita a loro e mi hanno messo a mescolare la carne in una enorme pentola di 200 litri. Il lavoro veniva interrotto diverse volte dalla cerimonia del caffè. C’era odore di incenso un po’ dappertutto. La gente stava seduta a parlare.

Hanno apprezzato il fatto che volevo essere con loro e mi è stato anche offerto un posto d’onore per dormire: un letto (… con la mia amica e sua zia!) Otto altri parenti  hanno dormito per terra attorno a noi su vari tipi di tappeti e materassi. La messa nella chiesa Ortodossa la mattina dopo e stata semplice e significativa, poi centinaia di persone sono arrivate  per condividere con noi il pranzo. In quanto a noi, praticamente non abbiamo lasciato la camera per tutto il giorno. Eravamo sedute e la gente veniva, si riposava e raccontava storie e condivideva ricordi. La gente parlava molto più che nei giorni immediatamente dopo la morte, a significare che i 40 giorni di lutto intenso avevano fatto sì che il pianto e le lacrime per la perdita venissero fuori tutte e il dolore fosse sanato, cosa che non sarebbe accaduta senza questo viaggio.

– Maggie

Maggie, Mark and Emebet Banga, Comboni Lay Missionaries, Awassa, Ethiopia