Laici Missionari Comboniani

Dove sono impegnati i Laici Missionari Comboniani ?

Carolina

La risposta è un po’ complessa, per ora mi limiterò a  dirvi di cosa si occupano Caro e Mine (entrambi LMC) nella montagna di Guerrero, presso le popolazioni Na’Savi, ufficialmente noto come Mixteca.

Esse vivono nel villaggio di Huexoapa, nel comune di Metlatónoc, presso la parrocchia di San Miguel Archangel, Diocesi di Tlapa. In Huexoapa vivono circa 200 famiglie, la loro lingua è il tu’onu savi o Mixteca, sebbene alcuni parlano anche lo spagnolo.

Gli LMC sono presenti in questo paese da circa sei anni. Otto sono stati i missionari che hanno servito in questa missione, in periodi diversi. Ciascuno ha condiviso parte del proprio essere, delle proprie conoscenze, della propria fede con la gente del posto e a sua volta la gente ha condiviso parte della propria vita con loro.

Caro è arrivata in questa missione nel settembre 2014 e Minerva nel febbraio 2015 per sostituire i compagni che erano lì. Se Dio vorrà resteranno tre anni in questa città. Sebbene il tempo a disposizione non sia sufficiente per capire i pro e i contro di questa cultura che essi  cercano di fare propria, ciò che è stato possibile per loro, è il fatto di sentirsi parte della popolazione, godendo ed apprezzando il buono che vi è in essa, e contribuendo a costruire un luogo migliore, ciascuno partendo dalle proprie capacità e conoscenze.

Caro tiene corsi serali di recupero anni scolastici; per il momento vi partecipano 19 bambini di vari livelli, che sono seguiti in orari diversi. Il supporto è ridotto solo per la lettura (12 bambini) e la matematica (7 bambini) di livello primario. E’ molto probabile che il numero dei bambini aumenti, poiché molte persone sono interessate e vanno da lei per chiederle “di aiutarli a studiare .” Minerva insegna la maglia e il cucito, per il momento non ufficialmente, dal momento che è appena arrivata in questo luogo. Le donne cominciano a conoscere il loro lavoro, ma  coloro che hanno già ricevuto l’invito hanno mostrato un grande interesse, e non solo le donne ma anche alcuni giovani che apprendono la materia molto facilmente.

Le altre attività che sono in grado di svolgere sono l’accompagnamento dei bambini, giovani e adulti che partecipano alle varie attività pastorali, il supporto ai tre catechisti della comunità nella preparazione del catechismo per la cresima, la prima comunione sacramentale e i colloqui sacramentali; gli incontri settimanali con i giovani per la formazione umana e cristiana, la formazione ai valori e la catechesi per i bambini; l’ora di adorazione del giovedì, il supporto alla preparazione della Liturgia della Parola per i giovani che sono chiamati a presiedere e l’organizzazione della liturgia, quando si celebra l’Eucaristia, che avviene il più delle volte. Danno anche lezioni di chitarra e hanno un piccolo coro, due mandolini, un tamburello, tre chitarristi (due donne e un uomo), e altre due persone interessate che però non sono riuscite a imparare a suonare a causa della mancanza di strumenti. Anche se tutti stanno ancora imparando, essi sono invitati a suonare alcune canzoni durante la messa o durante la Liturgia della Parola.

Esse dedicano un giorno della settimana alla visita delle famiglie per fare maggiore conoscenza, qualche volta accompagnate da un giovane o da un bambino della comunità  che aiuta come traduttore, poiché esse non parlano la lingua locale, e non tutte le famiglie parlano spagnolo. Cercano di imparare la lingua, sia nella vita quotidiana, cercando di memorizzare le parole che la gente indica loro, e nelle ore  dedicate allo studio, con l’aiuto di una giovane donna del villaggio.

Coltivano anche un piccolo frutteto nel giardino annesso alla casa che la comunità dà loro per vivere. Per questo, come per le altre attività che esse svolgono, così come per le necessità che sono loro presentate , hanno il sostegno delle persone coinvolte che aiutano volentieri.

Caro e Mine sanno che il lavoro è duro e a volte le cose non vanno come dovrebbero. Anche se sono molti i segni di vita che si possono trovare in questa cultura, sono anche presenti segni di morte, insieme ai loro personali limiti e difetti, ma sono consapevoli anche del fatto che “le opere di Dio nascono e crescono ai piedi della Croce” (S. Daniele Comboni).

Vivendo con questa gente esse ricevono molto più di quanto danno, ma di questo parlerò in seguito.

Concludo con un invito a partecipare alla costruzione del Regno di Dio, partendo da ciò che ci si sente chiamati a fare: consiglio, sostegno finanziario, preghiera, parte del proprio tempo tempo o dando la propria vita al servizio della missione.

“La messe è molta, ma gli operai sono pochi”, mancate Voi !

LMC Messico

La mia esperienza di missione ad Arequipa, Perù

KikeQuesto primo anno è trascorso grazie a Dio Padre. Ogni esperienza di missione è gratificante perché si condivide la propria vita e sicuramente è molto più quel che si riceve di ciò che si dona, o meglio, come diciamo noi, si “condivide”.

Gesù, attraverso San Daniele Comboni, mi ha invitato a riconoscere la Missione Africana nella parrocchia comboniana de “Il Buon Pastore” presso la città di Arequipa e in particolare nella comunità di San Daniele Comboni a Villa Ecológica. È necessario farsi forza, specialmente con la preghiera, chiedendo al Signore di aiutarci a scoprire la strada sulla quale intende condurci e a seguirla docilmente. I Fratelli Missionari Comboniani spagnoli – Gonzalo, Isabel, José e Carmen – hanno lasciato un segno vivo e indimenticabile nella comunità di Villa. Hanno fatto sì che al mio arrivo ricevessi una calda accoglienza e ora mi sento sempre più parte della comunità.

Ho iniziato il servizio, dando lezioni di elettricità e idraulica a un gruppo di studenti delle scuole superiori. Speriamo quest’anno di ripetere l’esperienza nel nuovo ambiente che stanno finendo di costruire, insieme alla sorella brasiliana Sharliman Alencar Lobo, che è stata con noi sei mesi e ha iniziato il progetto in biblioteca per aiutare i bambini a fare i compiti. Qui molte famiglie sono composte da madri o padre single. Tanti genitori sono costretti a lavorare a lungo a causa degli stipendi bassi, così il pomeriggio molte di queste giovani famiglie non possono permettersi di passare del tempo con i figli per aiutarli a fare i compiti e integrare l’educazione che ricevono a scuola. In alcuni casi certi genitori ignorano le proprie responsabilità. E sono molti i bambini che non mangiano a sufficienza e restano in queste condizioni fino a sera, quando arrivano i genitori.

Le esperienze di apprendimento nelle comunità di HUARIN e RONDOS nella Sierra de Huanuco ci è stata molto utile, così condividiamo un bicchiere di latte e un pezzo di pane con i bambini durante le ore di apertura della biblioteca, rendendo loro più sopportabile la vita quotidiana. La verità è che abbiamo bisogno di aiuto e sarebbe bello riceverlo da un fratello Laico Missionario Comboniano per formare una comunità nella gioia e sentire che insieme stiamo donando qualcosa dell’Amore che riceviamo dal Signore.

Ho anche preso in mano le catechesi degli adulti. Ho accompagnato un gruppo di 12 adulti a Villa per la preparazione alla Cresima e due coppie erano sposate. E’ una grande gioia vederli così desiderosi di conoscere la propria fede e chiedo sempre allo Spirito Santo di darmi l’illuminazione necessaria per condividere tematiche ed esperienze di vita, pur con i miei limiti, confidando nella presenza di Dio che ci dà la forza per continuare questo lavoro.

A causa delle circostanze, mi è capitato di essere solo. Vivo nella casa parrocchiale in comune con alcuni sacerdoti della Parrocchia. Ciò mi ha permesso di continuare a rafforzarmi spiritualmente e ad essere parte della realtà parrocchiale, ma sono un po’ distante dalla realtà della comunità di Villa Ecológica. La mia missione si divide in due: da un lato la mia professione di idraulico ed elettricista e una maggiore conoscenza mi consentono di rispondere ai bisogni della casa e della comunità. Tutto questo avviene principalmente di mattina.

Dall’altro mi occupo del lavoro pastorale di pomeriggio o di sera, a seconda delle esigenze.

La comunità di Villa è giovane, sta imparando a camminare con l’aiuto della propria gente ed è necessario che faccia le sue esperienze come chiesa; allo stesso tempo bisogna accompagnarli per approfondire ulteriormente la loro fede e aiutarli a scoprire lo stile di San Daniele Comboni “Salvare l’Africa con l’Africa”. Cerco di incoraggiarli e aiutarli a scoprire quanto il Signore stia agendo nelle loro vite.

Questo mese si conclude la collaborazione di Anna, la giovane volontaria laica tedesca venuta per un anno nella “culla San Daniele Comboni” a Villa Ecológica. Ha partecipato ai cori e dalla sua parrocchia natale in Germania ha portato un discreto aiuto economico alle famiglie più bisognose della zona. Anna ha collaborato con Pamela nell’ambito della catechesi, detto “Canteras. Al momento ad Arequipa si sta incoraggiando la formazione di un gruppo di Laici Missionari Comboniani. Maria, nostra madre, che si prende cura di me e della mia famiglia, si prende cura anche di voi, fratelli del gruppo di Lima, perché pronunciate il vostro si alla missione, affinché essa possa continuare e altre iniziare.

Pedro Enrique García H. LMC Peru

“Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa”.

Brasil Questa terra si chiama Pau BrasilIrajà, Comboios, Caeiras, Olho d’ Agua, villaggi indigeni situati nello stato dell’ Espirito Santo.
Ho trascorso 9 giorni passati da un villaggio all’altro, dormendo nelle famiglie, di casa in casa, celebrando insieme la settimana santa, celebrando insieme la Vita e la sua vittoria contro la morte.
Sono stati giorni intensi, veloci, importanti, belli, carichi di amicizia e di condivisione, noi piccola equipe della famiglia Comboniana (padri, suore, laici, escolasticos) e il popolo indigeno Tupinikim, popolo di questa terra santa. Semplicità, umiltà, condivisione, accoglienza sono le parole che predominano rivivendo quei giorni. La disponibilità e l’affetto delle famiglie incontrate, visitate, vissute, non fa che crescere dentro me la bellezza di quei valori veri e sinceri che valorizzano l’incontro con l’Altro e la sacralità del saper accogliere l’Altro. Il popolo Tupinikim, come tutti i popoli indigeni, è un popolo che ha lottato per far si che la propria terra fosse riconosciuta, fosse rispettata e curata da quegli abitanti che da secoli, ancor prima della colonizzazione portoghese, ci abitavano. Terra indigena, terra santa. Una lotta iniziata dal 1979 fino al 1981 per riconquistare un territorio sempre più ingoiato e sfruttato da una multinazionale straniera, appoggiata da un potere politico ed economico lobbistico. Tanti i tentativi da parte della polizia con armi in spalla, tante le minacce, le violenze, per scacciare le occupazioni dei Tupinikim. Tanti i processi, la ricerca di carte e documenti per dimostrare che era terra indigena e finalmente,  nel 1993, la demarcazione della terra, il riconoscimento che è territorio indigeno protetto, con le sue Comunità e i suoi villaggi (aldeias). Lotta per la Vita, lotta per i diritti, per il rispetto di una cultura che si sta perdendo e che sta resistendo ad una omologazione sempre più dominante, quella che ci vedi tutti come merci e consumatori.
Le minacce sono finite, la legge ha finalmente scritto su carta una verità sempre esistita, ora è il tempo di recuperare un territorio sfruttato da una fabbrica (straniera) che ha piantato eucalipti in ogni luogo, per interessi di mercato, per la fabbricazione di cellulosa, carbone e pellets. Il problema di questi alberi è che crescono molto velocemente, tolgono spazio alla flora autoctona e danneggiano il suolo. Questi alberi, belli a vedersi, gradevoli per la salute, in realtà, prosciugano il terreno, “bevono” molta acqua, impoveriscono la terra e la rendono “sterile”, difficile da coltivare.
Quando il clima, poi, fa la sua parte, con periodi di siccità, tutto diventa difficile e complicato, soprattutto per chi vive dell’aiuto della terra.
Ricominciare, curare la terra e i suoi frutti, attraverso una tradizione indigena che ha sempre rispettato PachaMama, sempre si è presa cura di lei, vivendo nell’essenzialità e questo lo si sente molto in alcuni villaggi ed è una bella lezione di vita.
In questa terra siamo stati accolti, ci siamo sentiti a casa, perché ci hanno fatto sentire a casa, non c’è cosa più bella per un viandante, per uno straniero, per chi viene da fuori, l’essere accolto e preso per mano.

Famiglia Comboniana: padre Elias, padre Savio, sr. Giusy, Emma, Wedipo, Cosmas, Fidel, Grimer (escolasticos)

Emma Chiolini (LMC italiana in Brasile)

Cosa attendono gli Acoli?

LMC GuluLa scorsa domenica siamo entrati in un tempo molto importante per la chiesa cattolica: la Settimana Santa. Oggi è Sabato santo, giorno della grande attesa. Siamo molto felici di trascorrere questo bellissimo tempo liturgico fra la popolazione Acoli. Qui il modo in cui si celebra qualsiasi festa è incredibile. Si inizia dalla Domenica delle Palme. La chiesa era piena di gente, ciascuna di esse (dal più giovane al più anziano) teneva in mano, agitandolo, un rametto di palma. Era emozionante perché ci sembrava di essere presenti all’entrata di Gesù in Gerusalemme. Incredibile! La domenica delle palme il sacerdote ci ha fatto questa domanda: Voi cosa state aspettando? Cosa Vi aspettate da questa Settimana Santa? Cosa stanno attendendo gli Acoli? La gente di questo luogo sa quanto è importante la Resurrezione. Stanno aspettando Colui che è risorto dai morti. Stanno aspettando Colui che ha sofferto per salvarci dai nostri peccati e darci una vita nuova. Stanno aspettando Gesù che porta gioia e speranza. E noi Vi auguriamo tutto questo.

Vi auguriamo di incontrare Gesù che è risorto dai morti, Vi auguriamo di fermarVi e riflettere su questo grande mistero, riflettere su questo grande amore di Dio che ci ha donato suo Figlio il quale è morto per noi e i nostri peccati.

Gesù Vi dia la forza in questo Vostro percorso missionario, la forza per seguirlo ogni giorno e riempia di gioia, pace e speranza i Vostri cuori.

Buona Pasqua !!!

LMC di Gulu

Pasqua in Etiopia

Il cammino attraverso la Settimana Santa qui in Etiopia richiede di togliersi i calzari per sentire il suolo pietroso sui piedi nudi. Gli Etiopi non celebrano la Pasqua in modo puramente intellettuale, al contrario, essi hanno bisogno di viverla anche con il corpo. Essi manifestano il loro cammino spirituale nella settimana con espressioni tangibili che sono allo stesso tempo profonde e semplici: l’allegria nell’agitare gioiosamente le palme mentre il Re fa il suo ingresso a cavallo di un asino vero, i 10 chilometri di processione lungo le stazioni della via Crucis sotto un sole cocente, letteralmente scalando la collina del Calvario, le rievocazioni drammatiche che sono di complemento alle liturgie, le quattro lunghe ore di prostrazioni e preghiere nella giornata del Venerdì Santo per sentire la Passione nel proprio corpo. Ancora l’espressione di fede è segnata da una semplicità umile – le processioni che si svolgono nel fango lungo mandrie di bestiame, le croci disadorne composte da due pezzi di legno incrociati, fissati con un chiodo, il Battesimo della Domenica di Pasqua impartito da una ciotola di plastica in una piccola cappella dalle pareti di fango. Tutto qui è bello e ricco di significato allo stesso tempo. Perché la Passione di Gesù sia totalmente redentiva necessita di essere vissuta anche con il corpo.

Processione della Domenica delle Palme:

Ethiopia palm sunday

Via Crucis del Venerdì:

Ethiopia - Good Friday1 good friday1

Vigilia di Pasqua e Domenica:

Vigil and easter sunday

Mark & Maggie Banga

Laici Missionari Comboniani al servizio in Awassa, Ethiopia