Laici Missionari Comboniani

Il coraggio della speranza nell’Africa di ieri e di oggi

CartelQuest’anno ricorre il decimo anniversario della canonizzazione di S. Daniele Comboni. Il 5 ottobre 2003 Comboni è stato proclamato Santo e proposto come testimone missionario esemplare da seguire, in particolare per il suo sconfinato amore all’Africa.

In questa ricorrenza, la famiglia comboniana, che raggruppa sacerdoti e fratelli comboniani, suore comboniane, laici comboniani e secolari comboniane, ha pensato di fare memoria dell’evento organizzando un incontro nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria il 13 marzo.

Il tema dell’incontro è significativo: Il coraggio della speranza nell’Africa di ieri e di oggi.

Occorreva coraggio credere nell’Africa ai tempi del Comboni; siamo alla metà del 1800, quando qualcuno pensava che gli africani fossero persone di categoria B o senz’anima. Occorre coraggio anche oggi credere che gli africani sono gli artefici del loro domani. C’è troppo spesso un’idea negativa dell’Africa: fame, guerra, povertà, malattie. L’Africa invece è ricca di risorse non solo materiali, ma umane. Solo che è impoverita da sfruttamento, oppressioni e furti.

I relatori della tavola rotonda sono persone che conoscono profondamente l’Africa pur nella sua complessità e l’amano. P. Alex Zanotelli, comboniano, giornalista e attento conoscitore dell’Africa, ma che soprattutto ha fatto missione in Africa e ora la sta facendo qui in Italia; Jean-Léonard Touadi, politico, accademico, giornalista e scrittore, originario del Congo Brazzaville, primo parlamentare italiano di colore, ha collaborato con la Rai per iniziative televisive e radiofoniche a favore dell’intercultura.

Qui sotto, in breve, quello che è emerso dalla Tavola rotonda:

Due parole chiave: coraggio e speranza. Il coraggio di guardare in faccia la realtà denunciandone lo stato di degrado sociale generale e di essere onesti nei confronti di quanti desiderano ricevere informazioni su un’Africa quanto mai vicina a noi e la speranza che nasce proprio da questo momento di crisi identitaria, culturale, politica, economica e, non ultimo, storica attraverso un’azione politica che chiama in campo quanti desiderano cambiare lo stato delle cose. Attraverso le parole di p. Alex viene trasmesso l’insegnamento del Comboni secondo cui «è dal Crocifisso che nasce la speranza», cioè dai popoli calpestati da un sistema avido di denaro e incurante delle ricadute negative che esso sta procurando all’intero pianeta.

A queste parole chiave se ne aggiunge una terza: Africa. Africa come madre di tutti i popoli con la quale non condividiamo lo stesso passato, bensì lo stesso avvenire. Africa come terra violentata, espropriata, calpestata da grandi uomini manovrati dai giochi della finanza, ma nello stesso tempo culla di un’umanità che celebra la vita e che grida al resto del mondo che occorre tornare alle origini, quando l’acqua della vita non era ancora stata sporcata e gli indigeni danzavano per fare festa, raccontarsi e ringraziare per il raccolto nei campi andato a buon fine.

encontroDopo una nota introduttiva di p. Antonio, della comunità dei missionari comboniani di Palermo, sul significato dell’iniziativa come occasione di dialogo per vedere alla luce della speranza la ricchezza dei valori che l’Africa possiede e la responsabilità dei paesi occidentali (dal Sud Sudan ultimo paese africano reso indipendente nel 2011 e oggi soggetto a guerre civili, al Nord Africa che anela alla libertà avendo mostrato la partecipazione attiva di molti giovani per una cittadinanza piena), è intervenuto p. Venanzio, missionario comboniano, con la presentazione della figura carismatica di San Daniele Comboni che quest’anno compie dieci anni dalla sua canonizzazione. Oggi ci si trova accanto a nuove nigrizie – africane e no – e di fronte a negrieri di nuova specie, e il missionario deve avere coraggio nei confronti delle croci, fiducia in Dio e amore per l’uomo allo stesso modo del Comboni che con il suo esempio ha impresso una svolta nell’opera missionaria attraverso la rigenerazione dell’Africa con l’Africa stessa.

Il professore di filosofia politica dell’Università di Palermo Salvatore Vaccaro ha moderato questo incontro che, attraverso la presenza di personalità tanto diverse quanto accomunate dagli stessi valori etico-morali, ha preso un andamento ben definito rispetto all’importanza di scegliere da che parte stare all’interno di un società frammentata e di mettere insieme le forze di ciascuno di noi per vivere pienamente la società globale e dare luogo anche ad una Chiesa globale.

Alex«Se non cominciamo dagli ultimi da che parte stiamo?» esclama p. Alex nel raccontare l’ultima sconfitta subita a Napoli per la causa del campo rom dato alle fiamme e l’incapacità del Comune di trovare soluzioni efficaci affinché le persone abbiano un posto in cui vivere. P. Alex parte da Napoli, dal luogo in cui oggi fa missione non solo per comunicare la sua amarezza, ma soprattutto per esprimere la necessità di sentirsi gli uni dentro gli altri, di compartecipare all’esperienza di Napoli guardando alla propria di realtà e di prenderne parte attraverso un impegno concreto nei confronti di ciò che andrebbe cambiato

L’Africa è il luogo da cui proveniamo e con cui siamo rimasti in contatto prima con lo schiavismo, poi con il colonialismo e il neocolonialismo e, infine, con la globalizzazione. Noi, l’Europa, l’Italia abbiamo utilizzato le risorse umane e materiali africane per trarne vantaggio grazie alla costruzione di “strutture di peccato” quali armi, multinazionali, banche che hanno condotto gli africani ad uno stato di povertà, non solo economica, ma anche antropologica, dal momento che l’africano tuttora risulta frustrato dal suo passato. La novità apportata dal Comboni alla fine dell’800 nel mondo missionario consiste nell’avere creduto che siano gli africani i veri rigeneratori, coloro i quali diventano figli di Dio in un contesto degradato e degradante in quanto li considerava senza anima. Attualmente tocca a noi, sia come missionarie e missionari sia come cittadini responsabili, fare proprio il principio della missione secondo cui occorre uscire dalla “invisible christianity” per entrare in una dimensione in cui legare fede e vita, cioè per camminare insieme alla gente.

Jean-LéonardJean-Léonard afferma che, oltre alla storia, ci siamo dimenticati delle numerose battaglie combattute affinché siano rispettati i diritti fondamentali dell’uomo, come quello di andare a scuola o di rivolgersi a una struttura sanitaria in caso di bisogno, che in Africa risultano sacrificati per ripagare un debito precedentemente contratto.

Il grande problema dell’Africa (e anche dell’Italia) è il fatto che l’élite ha assunto il ruolo di intermediario di affari finanziari con il mondo esterno e gli africani si ritrovano soli all’interno di un paese in cui i leader hanno rinunciato a fare politica pensando ai propri interessi. «Il connettivo ha sostituito il collettivo», vale a dire che nell’era della comunicazione e dello scambio della globalizzazione viene meno la solidarietà, la reciprocità a favore dell’economicità. Non esiste alcuna sostenibilità sociale e ambientale, non esistono strumenti adeguati per far fronte alle diverse situazioni che creano povertà: le foreste equatoriali sono state devastate; la lingua è diventata strumento politico di controllo e di allontanamento dalla realtà; l’urbanizzazione nelle grandi città aumenta a discapito dei beni a disposizione; si affacciano sul mercato mondiale nuovi concorrenti come la Turchia e il Giappone.

Con queste parole dalla tavola rotonda viene lanciato il monito a rivedere la storia perché ce ne siamo dimenticati piegando altri popoli allo stesso modo di come siamo stati piegati noi. Si esorta ad attentare al razzismo di Stato che emerge attraverso leggi incostituzionali e violazioni di diritti umani.

Quale Chiesa viviamo? Sembra sia in atto una nuova forma di potere definito durante l’incontro imperialismo religioso, laddove ci si impegna a promulgare e a far rispettare leggi che garantiscano l’immagine perbenista del nostro Paese piuttosto che leggi adeguate sull’immigrazione.

Quale risposta dare ai poveri? La presenza di Papa Francesco rappresenta una speranza in tal senso, il quale con grande coraggio ha messo in discussione la Chiesa sollecitandola verso un’umanità plurale, verso una Chiesa plurale fatta di tante voci, di tanti volti diversi.

Occorre far uscire l’Africa dallo stato di necessità e farsi aiutare dall’Africa per mettere in moto una modalità di produrre ricchezza diversa rispetto a quella finora sperimentata. Occorrono conoscenza, analisi, riflessione critica per costruire percorsi comunitari che partano dal basso, dalla gente e per favorire lo sviluppo economico alternativo perché è attraverso una rivoluzione mentale che è possibile affrontare la crisi in cui versiamo, a partire da quella del rispetto della persona. Inoltre, perché ciò avvenga, non ci si può rivolgere alla politica che certifica la divaricazione tra l’élite e la popolazione, ma occorre ritrovare quegli spazi che consentano di mettere in comune idee, risorse, forze di varia natura.

Il Comboni è stato definito profeta rispetto al suo nuovo sguardo sulle cose, con cui ha cambiato le sorti dell’essere missionario e ha dato vita ad un’opera di rigenerazione a partire da dentro, dall’Africa sofferente e nello stesso tempo piena di vita, e alla grandezza del suo sogno. Allo stesso modo i nuovi profeti sono le donne e gli uomini che si impegnano in questa storia affinché il Dio della vita non muoia mai e l’uomo possa salvarsi. Solo rimanendo tra la gente e attraverso un’azione comune alimentata dal coraggio della speranza è possibile vivere il locale pensando al globale, vale a dire dialogare e agire in questa storia per realizzare il sogno dell’umanità

LMC Italia

Animazione Missionaria a Meixomil (Portogallo)

Meixomil

Durante il weekend 14, 15 e 16 marzo, la comunità di vita di Porto ha tenuto un incontro presso la casa degli MCCJ a Maia per fare animazione missionaria nella parrocchia di Meixomil a Paços de Ferreira. L’incontro è iniziato con una preghiera nel giorno in cui si celebrava il 183° anniversario dalla nascita di San Daniele Comboni. In questo giorno speciale, Dio ha parlato così nella liturgia del giorno: “Il Signore Ti ha esaltato oggi per essere un solo popolo, come Ti ha detto, e per osservare tutti i Suoi comandamenti.” Deuteronomio 26, 18. Questo è il modo in cui Dio ci ha chiamati a un altro giorno di consacrazione a Lui, un giorno in cui siamo felici di essere stati scelti per adempiere ai Suoi comandi, al fine essere popolo di Dio.

Inseriti in questo ambiente in cui condividiamo la gioia del dono di essere Laici Missionari Comboniani, veniamo incoraggiati ad andare in cerca di percorsi di fede, nella gioia di vivere in comunione con tutti. Condividiamo con tutti i catechizzati, la felicità di riconoscere, come tutte le persone di questo mondo, che Dio ci ama così tanto; abbiamo cantato la canzone di buon compleanno a San Daniele Comboni e invitato i giovani che si preparano alla cresima a partecipare al progetto GIM del gruppo di Meixomil Ativo.

Durante il weekend nella medesima parrocchia è stata inoltre lanciata una campagna di raccolta fondi organizzata dal gruppo GIM di Meixomil Activo per il progetto KWE ZO ZO ( “Ogni persona è una persona”). In questo modo, durante il weekend abbiamo dato voce e condiviso con tutti le molteplici difficoltà dei pigmei cui vengono vietati ogni giorno i diritti umani fondamentali. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo incontro di fine settimana, il gruppo GIM Meixomil Ativo, il parroco, i catechisti e catechizzati e tutta la comunità parrocchiale che ci hanno accolto così bene.

Durante questo incontro, si percepiva in tutti la gioia di servire e la consapevolezza di essere popolo di Dio. Come il Signore ci ha detto nelle letture della domenica “Lascia la Tua terra, la Tua famiglia e la casa di tuo padre e va verso il paese che io ti mostrerò”.  Genesi 12:1. E’ questo costante invito ad andare senza paura a servire che ci sollecita a dedicare ogni giorno il nostro tempo a questo compito, che ci porta a evangelizzare e a lasciarsi evangelizzare. Come dice Papa Francisco: “Vai, senza paura, a servire. Con queste tre parole, scoprirai che chi evangelizza, viene evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia.”

Di Paula Sousa

Animazione Missionaria con i giovani della parrocchia di Carapira (Mozambico)

03-Animacao ChegadaIl 16 marzo di quest’anno si è tenuta la riunione dei giovani del distretto di Mutoro, una delle 3 aree della parrocchia, che coinvolge 96 giovani compresi i coordinatori e gli animatori dell’infanzia e adolescenza missionaria e giovani provenienti da 40 comunità presenti in 10 aree di questa regione. A questa riunione, gli LMC e i candidati alla formazione hanno partecipato a un momento di animazione missionaria con i giovani. L’incontro è iniziato alle 13 con la presentazione dei partecipanti, dove i laici in formazione hanno parlato della loro storia nel gruppo.

Dunque in Mozambico sono presenti 3 LMC stranieri e 4 missionari laici mozambicani in formazione. I Laici Missionari Comboniani hanno condiviso la storia di San Daniele Comboni, figlio di una famiglia povera italiana. Si è anche detto che la famiglia comboniana è composta da sacerdoti, fratelli, suore, laici e secolari.

Durante la conversazione, un giovane ha chiesto di conoscere il significato dell’essere secolare. Secolare significa essere missionario laico consacrato che vive la sua vocazione all’interno della sua famiglia senza l’unione coniugale.

Si è parlato anche di alcuni requisiti per diventare Missionari laici Comboniani.

Infine la riunione di animazione missionaria si è conclusa con la canzone <<Rallegratevi sempre nel Signore.>>

Flavio, gli LMC e Zeferino, candidato in formazione dei Laici Missionari Comboniani

Angelique Namaika a Granada

CARTEL DEFVenerdì scorso 7 febbraio, suor Angelique Namaika, che ha ricevuto il Fellowship Award 2013 dalla rivista Mundo Negro pubblicata dai Missionari Comboniani in Spagna, era a Granada invitata dalla famiglia comboniana a dare la propria testimonianza e per condividere ciò che è la sua vita e il suo lavoro con i più poveri e dimenticati.

Oltre cento persone riunite nel Centro Suarez dei Gesuiti ci hanno fatto ascoltare una testimonianza diretta su questa donna tanto forte e appassionata alla vita. Una testimonianza di speranza fra tanta sofferenza.

Suor Angelique lavora con le vittime delle atrocità commesse dal peggior criminale della storia recente del genere umano: Joseph Kony, a capo del feroce Esercito di Resistenza del Signore, che vaga liberamente in Congo, Sud Sudan e Africa Centrale. Decine di migliaia di persone sono costrette a fuggire dalle proprie case, a lasciare le proprie abitazioni e famiglie. A volte perdono i propri figli che vengono usati come bambini soldato.

Questa religiosa è un simbolo del lavoro che la Chiesa sta sviluppando in uno dei più pericolosi luoghi del continente africano con un collettivo, i rifugiati, che vengono dimenticati spesso con troppa facilità.

Fra i tanti altri problemi, ci ha parlato del suo lavoro nel campo della formazione e dell’accompagnamento psicologico alle donne che hanno subito tale violenza in prima persona e di come il suo lavoro sia finalizzato al progresso di una cultura di riconciliazione, così che, poco a poco, possa essere lentamente rimosso l’odio che è il frutto di tali atrocità vissute.

La hna. Angelique junto a LMC de Granada
Suor Angelique con gli LMC di Granada
La hna. Angelique durante su conferencia
Suor Angelique durante la sua conferenza