Laici Missionari Comboniani

Missione in Guerrero (Messico)

CarolinaOggi, 15 ottobre 2014, è trascorso un mese dalla partenza di Carolina Carreón Martinez per la sua destinazione in  missione nelle montagne di Guerrero dove si è impegnata a lavorare per 3 anni. In questa comunità, dove i  padri Comboniani sono presenti tra la popolazione indigena Mixtec (NAU SAVIL), si sentiva la necessità di una presenza di Laici Missionari, poiché in precedenza erano stati accompagnati dagli LMC Marcela Angeles, Olivia, Lety, Rosario e Alma .

Carolina ha detto “sì” alla chiamata di Dio di annunciare il Suo Regno, rivelandoci il suo amore per l’umanità, la fiducia e il rispetto per le popolazioni indigene affinché essi stessi diventino protagonisti della propria liberazione. Essa conta sul supporto e la preghiera del gruppo dei Laici Missionari Comboniani a cui appartiene.

Cari saluti.

Adriana M Salcedo Cabello

 

Sì significa No

Borana Culture Ethiopia
Borana Culture, Southern Ethiopia

“Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Rivoltosi al primo disse: “Figlio, vai a lavorare oggi nella vigna.” Il ragazzo rispose: “Non ne ho voglia.” Ma poi ci ripensò e vi andò. Rivoltosi al secondo gli fece la stessa domanda. Il ragazzo rispose: “Vado signore” ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? …” Matteo 21:28-31

Dopo la lettura di questa parabola una domenica durante la messa celebrata nella missione rurale di Dadim, il parroco, p. Antonio, missionario nigeriano, si immerse nella sua omelia sicuro di sé. Una vigna era difficile da immaginare lì in quella terra rossa arida nel sud dell’Etiopia. Quindi decise di cambiare i dettagli della parabola utilizzando immagini di vita quotidiana conosciute alla gente del posto. Dadim è una regione in cui si vive di pastorizia ed è ubicata in prossimità della frontiera con il Kenya, dove bovini e cammelli si muovono liberamente e la vita dei semi-nomadi Borana si svolge attendendo al proprio bestiame. Così p. Anthony decise di equiparare la storia a quella di un figlio cui viene richiesto di portare ad abbeverare il gregge. La storia era però la stessa: il primo figlio disse “No”, ma poi vi andò; il secondo figlio disse “Sì” ma poi non vi andò. In seguito egli chiese alla comunità raccolta “Chi dei due ha compiuto la volontà del genitore?” i parrocchiani risposero all’umanimità: “il secondo figlio!” Il parroco, un po’ confuso, raccontò di nuovo precisamente la storia. Tuttavia, la comunità non aveva capito male. Essi avevano risposto chiaramente – infine il secondo figlio aveva fatto ciò che era giusto.
Nella loro cultura, un “No” non è mai espresso, mai pronunciato o addirittura mai sussurrato. Per insultare qualcuno, rifiutare una richiesta, soprattutto nei confronti di un padre, è il massimo del disprezzo. L’unica risposta possibile è “Sì”. Ma il Tuo “Sì” deve voler dire “Sì” fra i Borana? La risposta sembra essere no. Si può concordare un orario di incontro e un luogo e mai presentarsi, si possono accettare taluni lavori e mai compierli, si può decidere di fermarsi e invece partire, o decidere di partire e invece restare. E’ possibile che realmente essi intendano dire di “Sì” con buone intenzioni, ma poi subentrano fattori che nel loro stile di vita difficile possono far fallire i loro piani così che molti “Sì” non sono in realtà mai portati a compimento. Dire “No” è così grave che anche facendo in seguito l’azione giusta, questa non può modificare in bene ciò che era l’atteggiamento sbagliato di origine.
Non si raggiunse un accordo tra il sacerdote (che era arrivato da poco tempo) e i parrocchiani. Per i Borana era l’atteggiamento iniziale del primo figlio che era sbagliato. Con quale audacia dire “No” a suo padre? Il lavoro del missionario presenta spesso queste situazioni di perplessità. Questa esperienza mi ha fatto venire in mente le diversità fra le culture e le sfide del messaggio evangelico in uno specifico contesto culturale. Forse p. Anthony ha imparato una lezione importante per il suo futuro lavoro con la comunità di quest’area, anche se è certo che egli spera ancora che il “Sì” si concretizzi autenticamente in azione ed impegno.

– Maggie

Maggie, Mark, Emebet, Isayas e Therese Banga, Laici Missionari Comboniani, Awassa, Etiopía

Incontro dei Laici Missionari Comboniani con persone interessate della Comunità cristiana di Mellatz

Grupo MellatzNel mezzo delle vacanze, dal 15 al 17 agosto, si è riunito il gruppo LMC. Per sabato Martina e Brigitte hanno preparato un programma su Daniele Comboni  e sulla sua spiritualità. Abbiamo invitato a partecipare tutte le persone interessate provenienti dalla comunità ecclesiale di Mellatz. Abbiamo approfondito la nostra conoscenza sulla vita e le opere di San Daniele Comboni e riflettuto sul senso della sua spiritualità nella nostra realtà di oggi. L’incontro è stato molto interessante e lo scambio di idee con le 12 persone interessate della comunità locale ci ha arricchito tutti. Ciò incoraggia ciascuno di noi a proseguire nel cammino o a re-iniziare il nostro servizio missionario: tutti nella propria vita quotidiana ma anche insieme come  gruppo. C’è stato anche tempo per parlare individualmente e per continuare il lavoro di presentazione (sito web, poster) e per pianificare i prossimi passi del gruppo. Domenica abbiamo avuto la possibilità di celebrare la Messa assieme alla comunità parrocchiale. Dopo la Messa c’è stato un momento per conversare con la comunità sul gruppo degli LMC.

Un ringraziamento particolare va a Brigitte e a Martina per aver preparato la riunione tanto amorevolmente, a fratel  Friedbert per il suo sostegno e a tutti i partecipanti.

Il prossimo incontro che si terrà dal 17 al 19 Ottobre a Norimberga avrà per tema “I punti comuni tra l’esortazione di Papa  Francesco “Evangelii Gaudium” e la spiritualità di Comboni.”

Grupo MellatzBarbara Ludewig

Wawotowu!*

AsiayEwaSaluti dalla bellissima Gulu. Innanzitutto ci spiace di scrivervi così raramente ma il tempo passa velocemente. Noi (io ed Ewa) siamo in Uganda da tre mesi. Durante questo periodo abbiamo avuto modo di conoscere il luogo, i bambini, le mamme e anche il quartiere in cui viviamo. Ora ci sentiamo veramente a casa nostra. Siamo ancora in fase di apprendimento della cultura Acoli, ogni giorno scopriamo cose nuove, usi, costumi e regole… Ovviamente abbiamo avuto l’opportunità di conoscere la cultura Acoli, mi riferisco alla danza. La tribù Acoli possiede oltre 20 diversi tipi di danze tradizionali. Ciascuna di esse è piena dienergia e ricca di vitalità. Quando vediamo la gente danzare restiamo ammirati dei loro movimenti e posture. Abbiamo inoltre terminato un corso di Acoli. La lingua Acoli non è così semplice come ci sembra di capire, ma a poco a poco siamo riusciti a parlare con i bambini utilizzando il linguaggio locale.

Come dicevamo inizialmente, il tempo vola, probabilmente per il fatto che siamo particolarmente impegnati. Attualmente cerchiamo di fare del nostro meglio prestando assistenza a fratel Elio per dare nuova vitalità all’orfanotrofio di St. Jude. Siamo attualmente impegnati in diversi incarichi nel dipartimento. Ewa svolge la propria attività come assistente sociale. Io ho dovuto diversificare temporaneamente la mia attività per fare della contabilità. Quando siamo arrivati qui non sognavamo certo un lavoro d’ufficio, ma ora sappiamo che talvolta la missione ti chiede di modificare il Tuo punto di vista. E quindi con umiltà ed apertura siamo coinvolti in situazioni che necessitano della nostra assistenza. Ancora stiamo osservando e, nonostante le molte situazioni che ci fanno perdere la pazienza e ci infastidiscono, restiamo in umile attesa della collaborazione da parte dei lavoratori locali. Ogni giorno ci rendiamo conto dei molti bisogni di questo luogo e abbiamo molte idee diverse su come organizzare gli incontri con i bambini. Abbiamo tanta voglia di fare e gioia e questo è la cosa più importante.

Collaboriamo anche con gli LMC locali, ogni primo venerdì del mese teniamo riunioni e preghiamo insieme. Ci chiediamo come organizzare la nostra collaborazione nel futuro, e cosa possiamo fare per questo luogo. La comunità locale è molto aperta, ritengo quindi che possiamo fare tante cose buone tutti insieme. Abbiamo avuto modi di incontrare Marco e Maria Grazia che hanno concluso da poco la loro missione ad Aber e stanno rientrando in Italia.

Giovedì scorso sono arrivate Monika e Carmen. Siamo molto contenti perchè finalmente siamo insieme. Attualmente le ragazze stanno seguendo un corso di Acoli e sono quindi a Layibi ma noi viviamo nella stessa località. Ora iniziamo veramente ad organizzare la vita della nostra comunità e le attività. Vi scriveremo presto al riguardo.

Grazie ancora di cuore per il Vostro supporto, per la Vostra preghiera che è molto importante per noi. Anche noi preghiamo per Voi e Vi pensiamo. Saluti ancora.

Asia

*Saluti in lingua Acoli.

Siamo già in Uganda!

En Uganda

La Comunità di Gulu è adesso completa, abbiamo finalmente incontrato Ewa e Joana che ci aspettavano a braccia aperte nell’orfanotrofio di St. Jude.

Monika ed io ora finiamo la nostra seconda settimana e la stiamo trascorrendo con un corso di lingua “Acoli” che ci permetterà di comunicare e cercare di imparare e di capire quelli che saranno i nostri fratelli nei prossimi anni.

I primi giorni a Kampala, abbiamo avuto occasione di incontrare i laici missionari comboniani, condividendo con loro le modalità di organizzazione ora che siamo anche noi in Uganda. Ci hanno spiegato come vivono lo stato laicale, quali sono i loro piani e sogni, i loro limiti, e non vediamo l’ora di lavorare insieme. E’ stata una sorpresa scoprire che siamo molto più vicini di quanto avessimo immaginato.

Condividiamo con loro cena e preghiera in un’atmosfera molto accogliente ed è come essere a casa. È una fortuna per noi che ci siano LMC in Uganda e Gulu, perché dobbiamo solo unirci a quello che stanno già facendo e piano piano scopriremo cosa si svilupperà nel corso del nostro stare insieme.

Il giorno successivo abbiamo svolto del lavoro di ufficio e ci siamo preparate per il lungo viaggio che condurrà al nord del paese, a Gulu. Abbiamo quindi salutato la Comunità dei Padri Comboniani a Kampala, che così bene ci hanno accolte al nostro arrivo.

Questi sono giorni di scoperta per noi: quando si “atterra” in un paese nuovo, è il momento di osservare e godere i contrasti.

Siamo state anche fortunate per aver incontrato Dana (Laica comboniana polacca, che sta completando il suo servizio a Matany) e Marco e Maria Grazia con i loro figli Francesco e Samuele (laici comboniani italiani) che pure hanno finito il loro periodo di missione ad Aber. Siamo andati a visitarli accompagnati da P. Ramón e P.Luigi.

Abbiamo avuto solo un giorno per condividere le esperienze, ma sufficiente per constatare che è stato un periodo di vita bello e intenso per tutti loro.

E‘ stato molto positivo per noi incontrare altri laici che già conoscono la realtà di Gulu, ascoltare le storie e le esperienze di coloro che ci hanno preceduto, perché questo ci aiuta a prepararci prima di assumerci la responsabilitá in quella che sará nostra realtá.

Attualmente stiamo imparando la lingua Acoli, condividiamo l’Eucaristia, i pasti, le escursioni con gli Acoli e la famiglia comboniana e godiamo tranquillamente di ciò che l’Uganda ci offre in questi primi giorni.

Carmen, Monika, Asia e Ewa