Laici Missionari Comboniani

GUARDIÕES: La lotta per la terra

LMC Brasil

“CIAO, SIAMO ANNA E GABRIELE, E QUESTO è CIRANDA, IL PODCAST CHE RACCONTA LA NOSTRA ESPERIENZA DI MISSIONE IN BRASILE. IN CUI PROVIAMO A PORTARVI NELLE SCELTE DI VITA DI OGNI GIORNO, DI CHI VIVE IN QUESTA PARTE DI MONDO.”

Anche oggi dopo una mattinata di sole battente la pioggia ci ha fatto visita, mezz’ora di un potente temporale che si è dissolto in pochi secondi, come il rapido passaggio di un aereo. La stagione delle piogge è diventata questo, una breve doccia fredda, tutti si chiedono se è un caso che non piova più intere settimane come accadeva in passato, ma è chiaro che il cambiamento climatico urla forte anche qui.

Non si arriva a questi livelli da un momento all’altro, dietro c’è sempre un percorso e una storia, e la storia di questa terra ha radici molto profonde. Tutto ebbe inizio molto tempo fa.

Dai tempi dall’invasione coloniale a oggi, infatti, il Brasile non ha mai attuato una riforma agraria popolare. Pensate che in una superficie enorme come quella del Brasile solo l’1 % dei proprietari terrieri possiede quasi il 50% dell’area totale coltivabile nel paese, e la metà di queste grandi proprietà è totalmente improduttivo, potrebbe quindi essere espropriato per la riforma agraria. Il Brasile è inoltre il più grande territorio al mondo in termini di possibili terreni coltivabili. È per questo motivo che da decenni il diritto alla terra si conquista e non si riceve per diritto, è una lotta contro il sistema che ha visto la nascita di grandi movimenti come quello dei SENZA TERRA (MST), movimenti che lottano per poter vivere là dove in molti, con radici nella terra e nei campi, hanno sempre desiderato e vorrebbero continuare a vivere.

Nasce così l’idea di un’occupazione: centinaia di famiglie si riuniscono, si organizzano, occupando grandi appezzamenti di terra per attirare l’attenzione del governo federale. Raimunda, in attesa di ricevere questa terra ha vissuto accampata con la famiglia per anni, in tende arrangiate con teli di plastica e 4 bastoni, all’interno del quale c’erano pentole e carbone per cucinare, vestiti, amache da agganciare tra un albero e l’altro, e poi figli partoriti in mezzo al bosco, cresciuti lontani dalla vita in città. Il tutto in un vero senso di comunità, di lotta, di vita condivisa con poco, in attesa del grande giorno in cui poter ricevere finalmente un pezzo di terra dove costruire le proprie case, circondati da alberi e campi da coltivare.

Gli abitanti dell’Assentamento Francisco Romao hanno conquistato il diritto alla terra dopo 10 anni di vita accampata.

Quando arrivarono in quel territorio scoprirono che era un terreno del Governo, il quale era stato occupato da un proprietario terriero in maniera illegale, tutta la zona era già stata deforestata per creare un immenso pascolo di mucche da latte, distruggendo la vegetazione attorno.

Questo fenomeno di appropriazione illegittima di terra è conosciuto come “Grillagem”, una pratica di invecchiamento forzato di documenti falsi che vengono messi in una scatola con dei grilli, rendendoli ingialliti e rosicchiati, dando loro un aspetto antico e più credibile, un fenomeno di falsificazione per impossessarsi illegalmente di terreni liberi o di terzi. Le famiglie denunciarono questa illegalità per chiedere al governo la possibilità di poter avere parte di quel terreno e poterlo coltivare e riforestare. Dopo anni di lotta e di rivendicazione della terra, ogni famiglia riuscì in questo modo ad avere una proprietà dove poter fare quello che sognavano da sempre: vivere dei prodotti della terra in maniera sostenibile. E’ una storia incredibile quella degli assentamentos, luoghi in cui la vita scorre al ritmo della campagna.

Si entra nell’assentamentos su strade di terra battuta, terra di un rosso vivo, e si è subito circonda di da case e cortili ricchi di alberi da frutto e piante medicinali di qualsiasi genere, di cui le famiglie conoscono ogni beneficio e ne valorizzano fini all’ultima fogli. Quando andiamo a trovarli ci raccontano con grande nostalgia di quei tempi andati: i tempi di precarietà, ma anche di unione, felicità e condivisione. Le case inizialmente erano fatte di fango e paglia, si viveva veramente di poco. La vita in assentamento era una condivisione costante dei propri beni, l’obiettivo era che tutti riuscissero a vivere di quella terra e che le questioni si risolvessero insieme, sotto la tettoia in centro al paese spazio dedicato alle riunioni della comunità. Insieme si decideva cosa coltivare (mais, fagioli, castanha), si decideva dove costruire la scuola, insieme si lottava per ottenere trattori, si lottava per avere un’edificio per la salute pubblica. Queste erano le basi per permettere una vita dignitosa, e le si costruiva insieme. Una vita dignitosa che permetteva di avere almeno 3 pasti al giorno, con riso, fagioli e manioca, elementi base della cucina brasiliana. In tutto questo processo le donne erano le vere protagoniste, a curare la casa, a prendersi cura dei figli e ad aiutare gli uomini nei campi, vero esempio di forza e di leadership.

La collettività, la solidarietà e il fare insieme, è questo il filo conduttore che ha permesso di vincere tante lotte e con cui si sono costruiti e ancora resistono gli assentamentos, luoghi di vita, di lotta e difesa della vita contadina. Le famiglie di contadini hanno sempre avuto un unico grande obiettivo: piantare e raccogliere cibo, ma anche riforestare e proteggere la vegetazione autoctona. Per questo li abbiamo chiamati Guardiões: i guardiani. Guardiani della natura, guardiani del benessere del suolo e di quel pezzo di amazzonia che gli è stato affidato. Guardiani della comunità e della vita contadina, della lotta contro un sistema che vuole sottrarre vita agli ultimi e dare forza ai potenti. Guardiani di quella terra che ormai è stata completamente distrutta.

Nella prossima puntata conoscerete altre storie di donne che hanno scelto di lottare di fronte a tutto questo. Noi vi auguriamo buon proseguimento e una felice e serena Pasqua e resurrezione nel Signore.

Anna e Gabrielle, LMC in Brasile

Preghiera della Famiglia Comboniana aprile 2024

Oración 2024
Oración 2024

Perché il Signore doni a tutti i missionari di partecipare al mistero pasquale di Cristo, che è mistero della vita più forte della morte, e imparino a spogliarsi dell’uomo vecchio e rivestirsi dei sen-timenti di Cristo: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità e prossimità con gli ultimi della storia. Preghiamo.

Vocazione missionaria

Campaña Manos Unidas

Come ogni anno, la ONG ecclesiastica spagnola Manos Unidas organizza varie attività per sensibilizzare e coinvolgere la società spagnola nell’aiuto allo sviluppo. In questo caso si è trattato di una marcia contro la fame in cui bambini e adulti hanno corso per finanziare diversi progetti della ONG.

Manos Unidas sostiene da molti anni il lavoro missionario della Chiesa nel mondo. E anche noi, come Missionari Laici Comboniani, collaboriamo con essa dando la nostra testimonianza nei luoghi di missione in vari atti di questa campagna, come nelle marce, nelle cene della fame o nelle parrocchie in cui si svolge la campagna.

In questo caso, era presente anche il programma Testigos Hoy (Testimoni oggi) della televisione regionale (Canal Sur) che ha colto l’occasione per trasmettere l’evento e per intervistarci, andato in onda domenica scorsa.

Vi lasciamo oggi con questa intervista in cui diamo una breve panoramica della nostra vocazione e della nostra traiettoria missionaria. (L’intervista è in spagnolo)

Un saluto a tutti e a ciascuno di voi.

Alberto de la Portilla, LMC

Esperienza missionaria laicale di Ilaria Tinelli e Federica Rettondini a Modica

LMC Italia

«L’essenziale è invisibile agli occhi». Iniziamo con questa bellissima frase, tratta dal Piccolo Principe, perché riassume perfettamente ciò che ci ha colpite maggiormente in questi mesi di vita vissuti in pienezza qui a Modica.

Dopo aver trascorso qualche settimana a Verona, per frequentare il corso al Centro unitario per la formazione missionaria (CUM) e aver ricevuto il mandato dal Vescovo, siamo ritornate in questa terra così ricca di vita e di passione, che ci mancava tanto. Siamo state qualche giorno di passaggio nella comunità di Avola, per testimonianze in parrocchia e in qualche scuola. Anche qui abbiamo toccato con mano tanta generosità, calorosa accoglienza e garbata benevolenza, ma soprattutto la “sete” di un Dio che è pienezza di vita e di verità, e anche quel desiderio grande che ognuno di noi porta nel cuore di essere sempre sorella/fratello, o “casa”, per qualcuno.

Al rientro a Modica, come sempre, le persone ci hanno accolte a braccia aperte, e ci siamo inserite nelle varie attività in corso, quali la scuola di italiano, al mattino, con le donne immigrate e, nel pomeriggio, con i bimbi al cantiere educativo “Crisci Ranni” e i ragazzi qui alla Badia.

Ben al di là delle attività che si svolgono, la bellezza di questa esperienza sta proprio nel vedere e soprattutto nel sentire che la gente è davvero generosa e bella, sempre pronta a dedicarsi, con tutto l’amore e la passione che possiede, ad aiutare il prossimo e creare una comunità allargata dove tutti si sentono chiamati a far causa comune e sentirsi un’unica famiglia.

Ciò che ci ha colpito in modo particolare – ed è stato avvertito da noi come un “dono grande” – sono stati i giovani che abbiamo incontrato nelle scuole, durante le lezioni di catechismo, in particolare per la preparazione alla Cresima. Stupendi i giovani delle superiori (in particolare, quelli del Liceo classico e Ginnasio a Modica Bassa), capaci di consegnarci tanta “bellezza” fatta di valori, speranza e gioia. In loro abbiamo avvertito un grande desiderio di vivere una “vita grande”, di spendersi in qualcosa di grande. Ma hanno bisogno che noi adulti impariamo ad ascoltarli, facendosi loro prossimi e accompagnandoli.

Ci sono stati alcuni momenti in classe in cui si sono “consegnati” in maniera profonda, e noi abbiamo compreso con quanta delicatezza e attenzione le loro vite devono essere custodite. Quante volte noi adulti, invece, giudichiamo questi giovani, “etichettandoli” magari anche solo per il loro modo di vestire. Invece, hanno un mondo tutto particolare di esprimersi, e vanno aiutati a “tirare fuori” ciò che hanno dentro.

Ecco un fatto che ci ha colpito. Una sera, siamo andate a fare un giretto a Modica Alta, per vedere il panorama, per contemplare la bellezza del creato. Arrivate alla località “Il Pizzo”, abbiamo visto un gruppo di 20/30 ragazzi che ridevano e scherzavano. Ci siamo avvicinate e, piano piano, con estrema delicatezza, li abbiamo salutati e poi abbiamo chiacchierato un poco con loro. Nulla di speciale, badate bene. Ma grande è stata la nostra sorpresa quando ci hanno ringraziato per il semplice fatto che avevamo avuto il coraggio di salutarli, di fermarci, di condividere con loro la nostra vita, e anche di ascoltarli. Ci hanno detto: «Di solito, se non quasi sempre, siamo “criticati” e tenuti lontani».

Con questo poche righe, desideriamo invitarvi ad avere il coraggio di “sporcarci le mani”, di osare nella nostra vita. La vita è degna di essere spesa per gli ultimi! E quando il nostro cammino incontra ostacoli, continuiamo imperterriti la nostra strada, sapendo che il Signore è sempre presente e pronto a guidarci. L’importante è non cedere a nessun compromesso di qualsiasi tipo, ma di continuare fedeli sulla “strada del Signore”.

Grazie, ragazzi. Voi siete la “bellezza di questa vita”. E noi siamo certe che “bellezza” e “pienezza creata” rimarranno sempre indelebili nel cuore di ciascuno di noi.

Grazie, Modica, perché ci hai fatto vivere sei mesi super-densi di pienezza. Ti porteremo sempre nel cuore in modo indelebile!

Con affetto e profonda gratitudine,

Ilaria Tinelli e Federica Rettondini