Laici Missionari Comboniani

In cammino verso il Forum della ministerialità sociale

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In preparazione al Forum della famiglia comboniana sulla ministerialità sociale, che si realizzerà a Roma il prossimo 3-7 luglio 2021, rimandato già due volte a causa della pandemia, è stato realizzato un webinar il 4 e il 5 di dicembre scorso,  una tappa importante, alla quale ne seguirà un’altra, fissata per il 5-6 marzo 2021 per raccogliere la ricchezza del cammino fatto, approfondire i contenuti e cominciare a tracciare linee operative per una missione sempre più attenta alle attese dei poveri e aperta al cambiamento di paradigma (AC 2015 n. 12).

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Il cammino viene da lontano, soprattutto attraverso la partecipazione ai Forums sociali mondiali, dal 2007 a Nairobi, fino all’ultimo, realizzato a Salvador de Bahia in Brasile nel 2018. Fu in questo ultimo Forum che i 53 rappresentanti della Famiglia Comboniana decisero di dare forma al processo avviato prima di tutto raccogliendo le tracce dell’esperienza fatta e in seguito per condividerla con i giovani in formazione e con tutti i confratelli e consorelle, consacrati e laici.

I Responsabili della famiglia comboniana hanno accolto la proposta ed  hanno nominato una commissione, indicando loro alcuni compiti: pubblicare dei testi  sia per mettere in luce le motivazioni  e i fondamenti biblici-teologici-missionari che spingono i comboniani e le comboniane a vivere la ministerialità sociale nella quotidianità della missione; ma anche raccogliere le esperienze di vita vissuta nei vari continenti, insieme ad una mappatura a largo raggio, dando la possibilità a tutti i membri della famiglia comboniana di esprimere le scelte, i metodi, le motivazioni, la collaborazione, gli ostacoli, i risultati e la spiritualità che li spinge ad assumere questo servizio con e tra i poveri e abbandonati.

La commissione ha pubblicato 2 testi: il primo nel 2018: “Siate il cambiamento che volete vedere nel Mondo”, esplicitando in esso le motivazioni, bibliche, teologiche e pastorali della ministerialità sociale. Il secondo volume, pubblicato nel 2020, dal titolo “Noi siamo missione: Testimoni di ministerialità sociale” raccoglie una trentina di esperienze di vita dei consacrati e laici comboniani nell’impegno sociale nei vari continenti.

Questo lavoro sostiene il processo di cambiamento su due binari particolari; il primo quello di passare da esperienze di vita a modelli di vita e di impegno sul territorio, aiutando a creare rete e sinergia  di alcuni ambiti prioritari nella ministerialità, come per esempio la cura delle persone, la lettura popolare della Bibbia , l’educazione,  la comunicazione e i MEDIA, il dialogo ecumenico e la risoluzione dei conflitti, l’impegno ecologico e i nuovi stili di vita, la necessità di creare una economia alternativa a quella del mercato, a partire dal coinvolgimento degli stessi poveri; le scuole e i foyers, la cultura della giustizia, pace e fraternità universale… In secondo luogo vivere l’appartenenza alla famiglia comboniana come forza  di trasformazione della realtà e alternativa alla cultura che crea esclusione di miliardi di poveri,  considerandoli  “scarti”, aprendosi sempre di più alla collaborazione con movimenti sociali culturali e ecclesiali e contaminare tutti con i valori del Vangelo del Regno.

Il Webinar del 4-5 dicembre scorso ha visto una partecipazione consistente e veramente incoraggiante di comboniani e comboniane. La pandemia ci ha obbligati ad entrare sempre più in questa forma di comunicazione digitalizzata. L’interesse e la partecipazione fatta in questa nuova forma hanno permesso di raggiungere persone e situazioni impensabili, e il lavoro dei gruppi è stato molto ricco e ha manifestato la vitalità del carisma comboniano nel mondo.

Per il giorno 4 dicembre sono stati invitati due laici, Marco Moscatelli, biblista e Stella Morra, teologa, i quali a partire dalla loro ricerca e dal loro ruolo nella comunità accademica, pastorale ed ecclesiale, hanno indicato in maniera magistrale il luogo da cui partire e l’obiettivo da raggiungere per una ministerialità sociale.

Per Luca Moscatelli, è necessario partire da coloro che sono “fuori”, dal mondo come luogo teologico, dove cogliere la presenza dello Spirito di Gesù che è all’opera.  È dal di fuori che arrivano le sorprese e da dove ci arriva la salvezza. È quello che sta fuori che modella l’identità di coloro che sono dentro la comunità ecclesiale. La missione ha sempre sottolineato l’importanza di “andare verso” enfatizzando il “NOI”; forse è necessario sottolineare anche il “partire da” “LORO”: dalle periferie esistenziali direbbe Papa Francesco; dai più poveri e abbandonati diremmo noi nella tradizione della famiglia comboniana;  altri direbbero dai margini; L’importante è mettersi in ascolto, vivere l’incontro e la prossimità e scoprire il profetismo di chi già vive le Beatitudini e ci apre e ci stimola a percorrere strade nuove di cambiamento.

Attraverso un excursus biblico e il richiamo di molti personaggi, Luca Moscatelli ci ha fatto comprendere che anche Gesù si è lasciato toccare da persone che non facevano parte del popolo di Israele, come il centurione romano che chiede la guarigione di un suo servo (Lc 7, 1-10) e su di lui dice “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande”. E la donna siro-fenicia che chiede le briciole che cadono dalla tavola degli eletti (Mc 7, 24-30), cambiando la prospettiva di Gesù fino a condurlo ad esclamare dinanzi ai discepoli: “Io ti rendo lode, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25-27).

La teologa Stella Morra, ci ha spiegato che nell’incontro con l’altro è importante articolare bene la trilogia: fede, cultura e chiesa. Nel compito dell’evangelizzazione difatti è necessario prendere a cuore la cultura dell’altro come ci insegna il magistero della chiesa (EG 115 e GS 53).

Nell’incontro del Vangelo con i popoli è necessario adottare un nuovo paradigma, che Stella Morra indica: una nuova coraggiosa rivoluzione culturale. La Morra ha sottolineato che per la ministerialità sociale, è necessario porre atti culturali come processi, spesso muti, che diventano espressivi e performativi. Ha inoltre indicato alcuni strumenti che aiutano a rendere efficace il ministero sociale: prima di tutto rompere la rigidità contenutista-identitaria e recuperare la dimensione compensativa. Recuperare una sintassi simbolica e praticare la complessità e l’inclusività come stile di vita. In una parola per una rivoluzione culturale, la chiave di efficacia nell’incontro con l’altro è la Misericordia, come spesso insiste papa Francesco.

Tra i rischi che un missionario può correre nella ministerialità sociale, la Morra ha sottolineato che si può incorrere nel rischio della inesattezza, in quello della debolezza, quello di esagerare, ma ha anche ricordato che non possiamo né dobbiamo correre il rischio dello gnosticismo, del pelagianesimo né quello di sfigurare il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice. Si può correre il rischio di offrire la misericordia senza condizioni; ma non possiamo correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona.

Il Webinar si è concluso dandoci l’arrivederci al prossimo mese di marzo 2021, con il compito di approfondire il due testi pubblicati; l’approfondimento degli interrogativi che i due invitati, Moscatelli e Morra hanno lasciato per proseguire il cammino. Riprendere la ricchezza espressa dal lavoro di gruppo dei 282 iscritti e allargare lo sguardo sulla mappatura di oltre duecento esperienze di vita di missionarie e missionarie impegnati nei vari continenti nella ministerialità sociale.
P. Fernando Zolli, mccj

Giornata dei laici missionari comboniani 2020

Saludos Papa
Saludos Papa

Visto l’avvicinarsi della Giornata dei laici missionari comboniani (LMC)– la terza domenica d’Avvento, 13 dicembre–, ci piacerebbe condividere qualcosa di più sul significato dell’essere LMC. Certamente, provenendo da Paesi diversi di tre continenti diversi, con culture e lingue differenti, siamo portatori di una grande varietà di esperienze. Ma abbiamo anche tanto in comune. “L’Opera dev’essere cattolica, non già spagnola o francese o tedesca o italiana. Tutti i cattolici devono aiutare i poveri Neri, perché una nazione sola non riesce a soccorrere la stirpe nera”. (San Daniele Comboni, S 944).

La cosa principale che abbiamo in comune è l’amore per la missione. Tutti noi abbiamo il desiderio di portare il Vangelo in tutto il mondo e servire il prossimo, i poveri soprattutto. E realizziamo questa vocazione in modi differenti: operando in ambito sanitario, educativo, sociale o attraverso l’impegno nella pastorale. Cerchiamo di “riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita” (Papa Francesco, Fratelli tutti, n. 1). Dal momento che la nostra vocazione è “a vita”, non si realizza solamente durante l’esperienza all’estero, lontani da casa, ma anche continuando ad essere missionari dopo il ritorno nel nostro Paese.

LMC Roma

Siamo un movimento internazionale, in missione creiamo comunità internazionali e questa è una grande ricchezza per noi, ma anche un segno importante per chi ci vede, in quanto testimoniamo che come cristiani possiamo vivere pacificamente insieme, anche se proveniamo da differenti culture e parliamo lingue diverse. E utilizzando anche strumenti informatici, cerchiamo di incontrarci “a distanza” e condividere esperienze. Ora, durante questa pandemia, gli incontri su internet sono diventati più comuni e abbiamo deciso anche noi di utilizzare questa modalità per incontrarci con LMC di altri Paesi e invitarci a partecipare agli incontri di formazione online. E festeggeremo anche la nostra festa online. Da una parte, ci dispiace non poterci incontrare di persona con gli altri LMC del nostro Paese ma, dall’altra, c’è la gioia che, incontrandoci online, non c’è il problema della distanza e possiamo incontrarci con LMC di altri Paesi.

Vorremmo invitarvi tutti a prendere parte alla nostra missione. E se qualcuno avesse il desiderio di partire per un’esperienza di missione ad gentes, si senta libero di scriverci una mail e certamente gli daremo indicazioni su come contattare il gruppo LMC più vicino. Ma anche se non puoi o non vuoi partire, dal momento che non è la vocazione di tutti, potrai certamente vivere la tua missionarietà nella preghiera. Per esempio, pregando per i missionari e per la gente a cui sono inviati. La preghiera ci dà ispirazione, forza per servire, capacità per superare le difficoltà e i problemi, speranza, fede, amore per il prossimo. E, inoltre, ci aiuta a rimanere aperti allo Spirito Santo e alla parola di Dio che sentiamo. La preghiera è importante anche per le nuove vocazioni, perché “la messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe” (Mt 9, 37-38).

Ringraziamo anche Dio per tutte le persone che in qualche modo ci sostengono e preghiamo che la benedizione di Dio scenda su di loro.

Gracias

Magda Negewo,

Comitato Centrale LMC

Verso il Forum sociale comboniano sulla ministerialità sociale 2021

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COMMISSIONE FAMIGLIA COMBONIANA MINISTERIALITA’ SOCIALE

VERSO IL FORUM SOCIALE COMBONIANO 2021

ROMA EUR, 3 – 7 LUGLIO 2021

Cari confratelli, consorelle, secolari e laici comboniani! Pace a voi!

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Sappiamo da tempo che state aspettando il semaforo verde per indicare i nomi dei rappresentanti delle vostre province che dovevano partecipare al Forum di ministerialità Sociale. Vi ringraziamo per la vostra pazienza e disponibilità.

Purtroppo in considerazione della situazione di stallo venutasi a creare con la pandemia del COVID-19, non è stato possibile riunire il Forum Sociale Comboniano a luglio 2020 come programmato ed anche l’ipotesi di ritrovarsi a dicembre 2020 è tramontata visto una seconda ondata di questi ultimi tempi. Ci spiace ancora una volta di dover posporre questo importante evento come famiglia Comboniana ma la situazione ci chiede saggiamente di riorganizzarci per tempi migliori.

L’EVENTO È DUNQUE RINVIATO AL 3-7 LUGLIO 2021.

Tuttavia, per valorizzare questo tempo che ci porterà al Forum in presenza, possiamo animare la famiglia Comboniana e prepararla all’evento.

Ci stiamo orientando su due eventi webinar di 2 giorni: un primo appuntamento a dicembre 2020, e un altro appuntamento a marzo 2021.

PER LA PREPARAZIONE:

Far circolare l’articolo pubblicato su Nigrizia di settembre 2020 per presentare il libro NOI SIAMO MISSIONE. Per gli MCCJ lo troveranno direttamente nella FAMILIA COMBONIANA di novembre 2020. Con questa azione si intende aiutare i partecipanti a focalizzarsi sul lavoro ed arrivare preparati all’evento di dicembre 2020.

DICEMBRE 2020: 2 WEBINAR, VENERDI 4 e SABATO 5 DICEMBRE, DALLE 15.00 ALLE 17.00, ORA DI ROMA

Contenuti:

= Un cambiamento d’epoca: il cammino profetico della Chiesa (relatore da confermare). Si intende offrire un quadro di riferimento più ampio al cammino del Forum Sociale Comboniano, nel contesto di Evangelii Gaudium (EG), Laudato Si (LS), Fratres omnes (FO) Tutti Fratelli.

= Il Forum Sociale Comboniano a confronto con il cammino profetico della Chiesa (relatore da confermare). Una riflessione teologica sul cammino del FSC.

Formato:

Due webinar di 2 ore, incluso uno spazio di interazione (max 30 min). Il webinar sarebbe trasmesso da Roma, con un gruppo che segue in presenza. In altri posti, ove sia possibile si invitano i partecipanti a riunirsi e seguire assieme gli interventi (per poi condividere e riflettere assieme), ma le conferenze sarebbero comunque trasmesse in diretta per rendere possibile la partecipazione di chiunque voglia iscriversi. La registrazione delle conferenze può essere caricata sul canale YouTube per renderle accessibili anche a chi non potesse collegarsi in diretta.

Ci dovrebbe essere la traduzione simultanea in più lingue delle due conferenze. Dalle conferenze emergeranno delle domande guida per una condivisione / riflessione di gruppo (chi partecipa singolarmente su Zoom potrà farla nelle break out rooms) e un compito per casa da fare in preparazione dell’evento di marzo 2021.

Compito per casa: nei mesi tra i due eventi, i partecipanti avranno la possibilità di approfondire le tematiche e di metterle in dialogo con la loro prassi ministeriale. Tra gli strumenti di approfondimento consigliamo fortemente la lettura del libro: NOI SIAMO MISSIONE mandato nelle varie province e comunità via soft copy e anche come libro.

MARZO 2021: 2 WEBINAR, VENERDI 5 e SABATO 6 MARZO 2021

Contenuti:

= Presentazione della mappatura presenze sociali e ministeriali della famiglia comboniana e prima analisi dei dati (in relazione ai contributi del webinar di dicembre) – lavori di gruppo a partire da risultati dell’analisi.

= Condivisione da parte dei gruppi di lavoro (su Zoom, con traduzione in più lingue)

Formato:

Simile all’evento di dicembre.

Il primo giorno ci sarebbe una conferenza da organizzare, seguita da lavoro di gruppo. Il secondo giorno condivisione del lavoro dei gruppi (con traduzione simultanea) e lancio del Forum Sociale Comboniano di luglio 2021.

Compito per casa: in preparazione del FSC, i partecipanti selezionati prepareranno la presentazione della loro esperienza ministeriale più rigenerativa.

LUGLIO 2021: 5 GIORNI A ROMA EUR: 3 – 7 LUGLIO 2021

Il formato del Forum a Roma rimarrebbe quello già elaborato dagli organizzatori, con degli adattamenti visto che parte del programma sarà già stato svolto nei due eventi di dicembre 2020 e marzo 2021. Il vantaggio sarà che si potrà approfondire ulteriormente e che i partecipanti arriveranno molto più preparati e coinvolti nelle dinamiche del Forum.

Il prossimo mese di novembre 2020 vi faremo avere maggiori dettagli per quanto riguarda il primo webinar del 4-5 dicembre 2020. Vi chiediamo di informare i vostri membri delle varie province e comunità così che possano essere presenti in quelle date e in quelle particolari 2 ore per poter partecipare attivamente all’evento.

Forum

A nome della commissione Famiglia comboniana sulla ministerialità sociale, vi saluto fraternamente e rimaniamo uniti nella preghiera in questo tempo difficile ma pieno anche di opportunità nuove. Che Dio ci accompagni e benedica!

P. Daniele Moschetti, MCCJ
Coordinatore della Commissione
Roma, 16 ottobre 2020

Messaggio del Santo Padre Francesco. IV Giornata Mondiale dei Poveri

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“Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32)

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“Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32). La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita. Esse risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza. La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli (cfr Mt 25,40).

1. Prendiamo tra le mani il Siracide, uno dei libri dell’Antico Testamento. Qui troviamo le parole di un maestro di saggezza vissuto circa duecento anni prima di Cristo. Egli andava in cerca della sapienza che rende gli uomini migliori e capaci di scrutare a fondo le vicende della vita. Lo faceva in un momento di dura prova per il popolo d’Israele, un tempo di dolore, lutto e miseria a causa del dominio di potenze straniere. Essendo un uomo di grande fede, radicato nelle tradizioni dei padri, il suo primo pensiero fu di rivolgersi a Dio per chiedere a Lui il dono della sapienza. E il Signore non gli fece mancare il suo aiuto.

Fin dalle prime pagine del libro, il Siracide espone i suoi consigli su molte concrete situazioni di vita, e la povertà è una di queste. Egli insiste sul fatto che nel disagio bisogna avere fiducia in Dio: «Non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Nelle malattie e nella povertà confida in lui.Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui. Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere» (2,2-7).

2. Pagina dopo pagina, scopriamo un prezioso compendio di suggerimenti sul modo di agire alla luce di un’intima relazione con Dio, creatore e amante del creato, giusto e provvidente verso tutti i suoi figli. Il costante riferimento a Dio, tuttavia, non distoglie dal guardare all’uomo concreto, al contrario, le due cose sono strettamente connesse.

Lo dimostra chiaramente il brano da cui è tratto il titolo di questo Messaggio (cfr 7,29-36). La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Da tale attenzione deriva il dono della benedizione divina, attirata dalla generosità praticata nei confronti del povero. Pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. È vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando esse sono accompagnate dal servizio ai poveri.

3. Quanto è attuale questo antico insegnamento anche per noi! Infatti la Parola di Dio oltrepassa lo spazio, il tempo, le religioni e le culture. La generosità che sostiene il debole, consola l’afflitto, lenisce le sofferenze, restituisce dignità a chi ne è privato, è condizione di una vita pienamente umana. La scelta di dedicare attenzione ai poveri, ai loro tanti e diversi bisogni, non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto.

Tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione. Non si tratta di spendere tante parole, ma piuttosto di impegnare concretamente la vita, mossi dalla carità divina. Ogni anno, con la Giornata Mondiale dei Poveri, ritorno su questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa, perché i poveri sono e saranno sempre con noi (cfr Gv 12,8) per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana.

4. Sempre l’incontro con una persona in condizione di povertà ci provoca e ci interroga. Come possiamo contribuire ad eliminare o almeno alleviare la sua emarginazione e la sua sofferenza? Come possiamo aiutarla nella sua povertà spirituale? La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. E per essere di sostegno ai poveri è fondamentale vivere la povertà evangelica in prima persona. Non possiamo sentirci “a posto” quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità.

È vero, la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione. Essa, inoltre, si sente in dovere di presentare le istanze di quanti non hanno il necessario per vivere. Ricordare a tutti il grande valore del bene comune è per il popolo cristiano un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali.

5. Tendere la mano fa scoprire, prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita. Quante mani tese si vedono ogni giorno! Purtroppo, accade sempre più spesso che la fretta trascina in un vortice di indifferenza, al punto che non si sa più riconoscere il tanto bene che quotidianamente viene compiuto nel silenzio e con grande generosità. Accade così che, solo quando succedono fatti che sconvolgono il corso della nostra vita, gli occhi diventano capaci di scorgere la bontà dei santi “della porta accanto”, «di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 7), ma di cui nessuno parla. Le cattive notizie abbondano sulle pagine dei giornali, nei siti internet e sugli schermi televisivi, tanto da far pensare che il male regni sovrano. Non è così. Certo, non mancano la cattiveria e la violenza, il sopruso e la corruzione, ma la vita è intessuta di atti di rispetto e di generosità che non solo compensano il male, ma spingono ad andare oltre e ad essere pieni di speranza.

6. Tendere la mano è un segno: un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore. In questi mesi, nei quali il mondo intero è stato come sopraffatto da un virus che ha portato dolore e morte, sconforto e smarrimento, quante mani tese abbiamo potuto vedere! La mano tesa del medico che si preoccupa di ogni paziente cercando di trovare il rimedio giusto. La mano tesa dell’infermiera e dell’infermiere che, ben oltre i loro orari di lavoro, rimangono ad accudire i malati. La mano tesa di chi lavora nell’amministrazione e procura i mezzi per salvare quante più vite possibile. La mano tesa del farmacista esposto a tante richieste in un rischioso contatto con la gente. La mano tesa del sacerdote che benedice con lo strazio nel cuore. La mano tesa del volontario che soccorre chi vive per strada e quanti, pur avendo un tetto, non hanno da mangiare. La mano tesa di uomini e donne che lavorano per offrire servizi essenziali e sicurezza. E altre mani tese potremmo ancora descrivere fino a comporre una litania di opere di bene. Tutte queste mani hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione.

7. Questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. La mano tesa verso il povero, tuttavia, non è giunta improvvisa. Essa, piuttosto, offre la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessità. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi.

Questo momento che stiamo vivendo ha messo in crisi tante certezze. Ci sentiamo più poveri e più deboli perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà. La perdita del lavoro, degli affetti più cari, come la mancanza delle consuete relazioni interpersonali hanno di colpo spalancato orizzonti che non eravamo più abituati a osservare. Le nostre ricchezze spirituali e materiali sono state messe in discussione e abbiamo scoperto di avere paura. Chiusi nel silenzio delle nostre case, abbiamo riscoperto quanto sia importante la semplicità e il tenere gli occhi fissi sull’essenziale. Abbiamo maturato l’esigenza di una nuova fraternità, capace di aiuto reciproco e di stima vicendevole. Questo è un tempo favorevole per «sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo […]. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà […]. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente» (Lett. enc. Laudato si’, 229). Insomma, le gravi crisi economiche, finanziarie e politiche non cesseranno fino a quando permetteremo che rimanga in letargo la responsabilità che ognuno deve sentire verso il prossimo ed ogni persona.

8. “Tendi la mano al povero”, dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli, come ricorda San Paolo: «Mediante l’amore siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. […] Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 5,13-14; 6,2). L’Apostolo insegna che la libertà che ci è stata donata con la morte e risurrezione di Gesù Cristo è per ciascuno di noi una responsabilità per mettersi al servizio degli altri, soprattutto dei più deboli. Non si tratta di un’esortazione facoltativa, ma di una condizione dell’autenticità della fede che professiamo.

Il libro del Siracide ritorna in nostro aiuto: suggerisce azioni concrete per sostenere i più deboli e usa anche alcune immagini suggestive. Dapprima prende in considerazione la debolezza di quanti sono tristi: «Non evitare coloro che piangono» (7,34). Il periodo della pandemia ci ha costretti a un forzato isolamento, impedendoci perfino di poter consolare e stare vicino ad amici e conoscenti afflitti per la perdita dei loro cari. E ancora afferma l’autore sacro: «Non esitare a visitare un malato» (7,35). Abbiamo sperimentato l’impossibilità di stare accanto a chi soffre, e al tempo stesso abbiamo preso coscienza della fragilità della nostra esistenza. Insomma, la Parola di Dio non ci lascia mai tranquilli e continua a stimolarci al bene.

9. “Tendi la mano al povero” fa risaltare, per contrasto, l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici. L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano. Che differenza rispetto alle mani generose che abbiamo descritto! Ci sono, infatti, mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni. Ci sono mani tese ad accumulare denaro  con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano.

In questo panorama, «gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 54). Non potremo essere contenti fino a quando queste mani che seminano morte non saranno trasformate in strumenti di giustizia e di pace per il mondo intero.

10. «In tutte le tue azioni, ricordati della tua fine» (Sir 7,36). È l’espressione con cui il Siracide conclude questa sua riflessione. Il testo si presta a una duplice interpretazione. La prima fa emergere che abbiamo bisogno di tenere sempre presente la fine della nostra esistenza. Ricordarsi il destino comune può essere di aiuto per condurre una vita all’insegna dell’attenzione a chi è più povero e non ha avuto le stesse nostre possibilità. Esiste anche una seconda interpretazione, che evidenzia piuttosto il fine, lo scopo verso cui ognuno tende. È il fine della nostra vita che richiede un progetto da realizzare e un cammino da compiere senza stancarsi. Ebbene, il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l’amore. È questo lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all’amore. Questo fine appare nel momento in cui il bambino si incontra con il sorriso della mamma e si sente amato per il fatto stesso di esistere. Anche un sorriso che condividiamo con il povero è sorgente di amore e permette di vivere nella gioia. La mano tesa, allora, possa sempre arricchirsi del sorriso di chi non fa pesare la propria presenza e l’aiuto che offre, ma gioisce solo di vivere lo stile dei discepoli di Cristo.

In questo cammino di incontro quotidiano con i poveri ci accompagna la Madre di Dio, che più di ogni altra è la Madre dei poveri. La Vergine Maria conosce da vicino le difficoltà e le sofferenze di quanti sono emarginati, perché lei stessa si è trovata a dare alla luce il Figlio di Dio in una stalla. Per la minaccia di Erode, con Giuseppe suo sposo e il piccolo Gesù è fuggita in un altro paese, e la condizione di profughi ha segnato per alcuni anni la santa Famiglia. Possa la preghiera alla Madre dei poveri accomunare questi suoi figli prediletti e quanti li servono nel nome di Cristo. E la preghiera trasformi la mano tesa in un abbraccio di condivisione e di fraternità ritrovata.

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2020, Memoria liturgica di Sant’Antonio di Padova.

Francesco