Laici Missionari Comboniani

Condivisione missionaria sulla missione in Mozambico

GEC Brasil

La sera del 9 maggio, Regimar e Tito hanno condiviso con il GEC (Gruppo di Spiritualità Comboniana) di Nova Contagem il loro primo periodo di missione in Mozambico.

Attraverso foto e video, hanno ricordato vari momenti della loro vita.

I presenti hanno interagito, facendo domande e commentando.

Uno dei punti salienti della condivisione è stato l’aiuto dato alle famiglie con le donazioni ricevute dal Brasile e dalla Polonia dopo il ciclone che ha colpito la regione nel 2022. La coppia ha ringraziato per la collaborazione e ha sottolineato quanto sia stata importante.

Hanno parlato del progetto di semina, che ha funzionato molto bene: hanno dato alle famiglie una quantità di semi di fagioli e mais da piantare e, dopo il raccolto, le famiglie hanno restituito la stessa quantità. Anche se non tutti hanno restituito i semi, il bilancio complessivo è stato positivo, con bei segnali come la restituzione da parte delle famiglie di quantità maggiori di quelle prese, in segno di gratitudine. E questo ciclo continua anche in questo raccolto.

Hanno parlato della cultura, delle sfide, delle gioie e delle prospettive future.

Alla fine, abbiamo pregato insieme e concluso con una merenda condivisa.

Il GEC è grato per la condivisione e l’arricchimento missionario!

GEC Brasil

GEC Nova Contagem

GUARDIÕES: La lotta per la terra

LMC Brasil

“CIAO, SIAMO ANNA E GABRIELE, E QUESTO è CIRANDA, IL PODCAST CHE RACCONTA LA NOSTRA ESPERIENZA DI MISSIONE IN BRASILE. IN CUI PROVIAMO A PORTARVI NELLE SCELTE DI VITA DI OGNI GIORNO, DI CHI VIVE IN QUESTA PARTE DI MONDO.”

Anche oggi dopo una mattinata di sole battente la pioggia ci ha fatto visita, mezz’ora di un potente temporale che si è dissolto in pochi secondi, come il rapido passaggio di un aereo. La stagione delle piogge è diventata questo, una breve doccia fredda, tutti si chiedono se è un caso che non piova più intere settimane come accadeva in passato, ma è chiaro che il cambiamento climatico urla forte anche qui.

Non si arriva a questi livelli da un momento all’altro, dietro c’è sempre un percorso e una storia, e la storia di questa terra ha radici molto profonde. Tutto ebbe inizio molto tempo fa.

Dai tempi dall’invasione coloniale a oggi, infatti, il Brasile non ha mai attuato una riforma agraria popolare. Pensate che in una superficie enorme come quella del Brasile solo l’1 % dei proprietari terrieri possiede quasi il 50% dell’area totale coltivabile nel paese, e la metà di queste grandi proprietà è totalmente improduttivo, potrebbe quindi essere espropriato per la riforma agraria. Il Brasile è inoltre il più grande territorio al mondo in termini di possibili terreni coltivabili. È per questo motivo che da decenni il diritto alla terra si conquista e non si riceve per diritto, è una lotta contro il sistema che ha visto la nascita di grandi movimenti come quello dei SENZA TERRA (MST), movimenti che lottano per poter vivere là dove in molti, con radici nella terra e nei campi, hanno sempre desiderato e vorrebbero continuare a vivere.

Nasce così l’idea di un’occupazione: centinaia di famiglie si riuniscono, si organizzano, occupando grandi appezzamenti di terra per attirare l’attenzione del governo federale. Raimunda, in attesa di ricevere questa terra ha vissuto accampata con la famiglia per anni, in tende arrangiate con teli di plastica e 4 bastoni, all’interno del quale c’erano pentole e carbone per cucinare, vestiti, amache da agganciare tra un albero e l’altro, e poi figli partoriti in mezzo al bosco, cresciuti lontani dalla vita in città. Il tutto in un vero senso di comunità, di lotta, di vita condivisa con poco, in attesa del grande giorno in cui poter ricevere finalmente un pezzo di terra dove costruire le proprie case, circondati da alberi e campi da coltivare.

Gli abitanti dell’Assentamento Francisco Romao hanno conquistato il diritto alla terra dopo 10 anni di vita accampata.

Quando arrivarono in quel territorio scoprirono che era un terreno del Governo, il quale era stato occupato da un proprietario terriero in maniera illegale, tutta la zona era già stata deforestata per creare un immenso pascolo di mucche da latte, distruggendo la vegetazione attorno.

Questo fenomeno di appropriazione illegittima di terra è conosciuto come “Grillagem”, una pratica di invecchiamento forzato di documenti falsi che vengono messi in una scatola con dei grilli, rendendoli ingialliti e rosicchiati, dando loro un aspetto antico e più credibile, un fenomeno di falsificazione per impossessarsi illegalmente di terreni liberi o di terzi. Le famiglie denunciarono questa illegalità per chiedere al governo la possibilità di poter avere parte di quel terreno e poterlo coltivare e riforestare. Dopo anni di lotta e di rivendicazione della terra, ogni famiglia riuscì in questo modo ad avere una proprietà dove poter fare quello che sognavano da sempre: vivere dei prodotti della terra in maniera sostenibile. E’ una storia incredibile quella degli assentamentos, luoghi in cui la vita scorre al ritmo della campagna.

Si entra nell’assentamentos su strade di terra battuta, terra di un rosso vivo, e si è subito circonda di da case e cortili ricchi di alberi da frutto e piante medicinali di qualsiasi genere, di cui le famiglie conoscono ogni beneficio e ne valorizzano fini all’ultima fogli. Quando andiamo a trovarli ci raccontano con grande nostalgia di quei tempi andati: i tempi di precarietà, ma anche di unione, felicità e condivisione. Le case inizialmente erano fatte di fango e paglia, si viveva veramente di poco. La vita in assentamento era una condivisione costante dei propri beni, l’obiettivo era che tutti riuscissero a vivere di quella terra e che le questioni si risolvessero insieme, sotto la tettoia in centro al paese spazio dedicato alle riunioni della comunità. Insieme si decideva cosa coltivare (mais, fagioli, castanha), si decideva dove costruire la scuola, insieme si lottava per ottenere trattori, si lottava per avere un’edificio per la salute pubblica. Queste erano le basi per permettere una vita dignitosa, e le si costruiva insieme. Una vita dignitosa che permetteva di avere almeno 3 pasti al giorno, con riso, fagioli e manioca, elementi base della cucina brasiliana. In tutto questo processo le donne erano le vere protagoniste, a curare la casa, a prendersi cura dei figli e ad aiutare gli uomini nei campi, vero esempio di forza e di leadership.

La collettività, la solidarietà e il fare insieme, è questo il filo conduttore che ha permesso di vincere tante lotte e con cui si sono costruiti e ancora resistono gli assentamentos, luoghi di vita, di lotta e difesa della vita contadina. Le famiglie di contadini hanno sempre avuto un unico grande obiettivo: piantare e raccogliere cibo, ma anche riforestare e proteggere la vegetazione autoctona. Per questo li abbiamo chiamati Guardiões: i guardiani. Guardiani della natura, guardiani del benessere del suolo e di quel pezzo di amazzonia che gli è stato affidato. Guardiani della comunità e della vita contadina, della lotta contro un sistema che vuole sottrarre vita agli ultimi e dare forza ai potenti. Guardiani di quella terra che ormai è stata completamente distrutta.

Nella prossima puntata conoscerete altre storie di donne che hanno scelto di lottare di fronte a tutto questo. Noi vi auguriamo buon proseguimento e una felice e serena Pasqua e resurrezione nel Signore.

Anna e Gabrielle, LMC in Brasile

Sono felice

Tito LMC Brasil

Il 7 marzo per me non è un giorno qualunque, è un giorno molto speciale: il giorno che Dio ha scelto per me per venire al mondo.

E il 7 marzo 2024, giorno del mio compleanno, è stato molto, molto speciale perché, oltre ai messaggi, agli abbracci e alle canzoni di auguri, allo stare con gli amici e le persone che amo, ho avuto un regalo molto, molto speciale. È stato il regalo più bello!

Sono in missione in Mozambico, in Africa, e ho avuto il privilegio di poter visitare gli sfollati degli attacchi terroristici nella provincia di Cabo Delgado, che si trovano a Namapa, nella provincia di Nampula.

Per me è stato un grande regalo di compleanno stare con la gente, poter portare affetto, amore e parole di fede e speranza a loro, che vivono in una situazione molto difficile di povertà e fame.

Ringrazio Dio per avermi fatto questo grande regalo di compleanno.

Vivere la missione significa stare con la gente e camminare con la gente.

Grazie, Dio, per avermi chiamato a questa grande missione!

Tito, Laico Missionario Comboniano.

Condivisione di Natale

LMC Brasil

Il 24 dicembre, vigilia di Natale, un gruppo di animatori della comunità Nossa Senhora Aparecida di Ipê Amarelo, parrocchia di São Domingos de Gusmão, a Contagem/Minas Gerais, si è riunito presso la casa della missione di Santa Teresinha, dove vivono le LMC, per condividere un momento di preghiera comunitaria, seguito da un pranzo condiviso, con la partecipazione di tutti.

Durante la preghiera, abbiamo riflettuto sul Vangelo della IV domenica di Avvento e ognuno ha potuto scrivere il significato del Natale su una piccola stella e condividerla con gli altri. Le stelle sono state poi incollate su un murale che costituiva l’area di socializzazione.

È stato un momento importante e partecipativo, che ha contribuito a rafforzare i legami e a incoraggiare le persone a continuare il cammino della comunità il prossimo anno.

Comunità di LMC Ipê Amarelo (Brasile)

CFR: scuola di resistenza

LMC Brasil

Oggi è lunedì, uno dei giorni più intensi, ricomincia un’altra settimana alla Casa Familiar Rural, la scuola agraria in cui sto dando una mano. Si parte: ore 7.30 io e Nete, la cuoca della scuola, iniziamo a fare la spesa della settimana per i 30 alunni del primo anno, 8.15 spesa fatta. 8.30 chiamo l’autista dei due bus per confermare il trasporto per i ragazzi, alcuni arrivano da molto lontano: escono di casa alle 6 del mattino, solo dopo 3 ore in autobus arrivano in città.

Nella piazza davanti al mercato si ritrovano tutti, arrivano da varie zone della regione, e alle 10 un autobus prende i ragazzi e va verso la scuola.

La Casa Famiglia Rural si trova in mezzo a un misto tra “campagna e foresta”. Per arrivarci dovrete attraversare il quartiere popolare Jardim de Aulidia, un ammasso di case tutte uguali che scorrono sull’orizzonte collinare, un quartiere sardina poco fuori da Açailandia. Dopo averlo superato vi troverete di fronte a una casa di fango, come diremmo noi, costruita con biomateriali, finalmente circondati dal verde.

Ora si continua per la lunga strada sterrata, dai due lati scorrono pascoli a perdita d’occhio in un saliscendi tra le colline della valle. A metà percorso il paesaggio muta, sulla sinistra si sviluppa una coltivazione in Sitema Agroflorestale mentre sulla destra una zona di foresta viva, ancora intatta, fino a che, finalmente, davanti a voi vi troverete la Casa Familiar Rural.

Non immaginatevi una grande scuola come quelle a cui siamo abituati, qui ci studiano un massimo di 35/40 studenti alla settimana. È un ambiente accogliente, molto rustico, è una “casa-scuola”, con spazi dormitorio, due aule, il grande refettorio con tavoloni in legno, la biblioteca, la sala di informatica e il laboratorio. E poi tutto intorno spazi verdi gestiti in vario modo: orto, frutticultura, casa delle api, piante medicinali, casa delle galline e porcile. Tutto in funzione dello studio e dell’apprendimento.

I ragazzi della casa sono giovani tra i 15 e 19 anni che stanno facendo l’”ensino medio”, dura tre anni ed è l’equivalente di una nostra scuola superiore con indirizzo agrario. Questi giovani vengono dalle campagne, da famiglie di contadini in cui sono forza lavoro oltre che figli, per questo la scuola utilizza quella che si chiama Pedagogia dell’Alternanza, poiché durante l’anno si alternano costantemente una settimana di scuola e una settimana in casa, per non togliere un supporto importante al lavoro dei campi, ma anche perché attraverso questi anni di studio l’obiettivo è che i ragazzi e le ragazze portino a casa nuove tecniche e migliorino l’agricoltura di famiglia sviluppandola in ottica Agroecologica.

Una particolarità è che le ore di lezione ogni giorno sono 10: materia base e materie tecniche: dalla matematica alla zootecnia, dalla bovinocultura alla storia. Un programma intenso tra pratica e teoria, una scuola che diventa famiglia grazie a tutto il tempo vissuto insieme, e diventa casa perché ognuno ha delle responsabilità per mantenere questo luogo pulito facendo la propria parte.

Ma questa non è soltanto una scuola come tutte le altre: è una scuola simbolo di RESISTENZA. Qui infatti occorre resistere per sopravvivere a quello che si chiama AGRONEGOZIO, ovvero quei grandi produttori di Soja e Eucalipto, che con le loro monoculture invadono, devastano e compromettono la salvaguardia dell’ambiente, incentivando la deforestazione e l’uso di agrotossici tramite dispersione aerea. Uno strumento che sta uccidendo a piccole dosi le comunità che cercano ancora di vivere di campagna e di agricoltura familiare.

comunità che cercano ancora di vivere di campagna e di agricoltura familiare. Chi sceglie di venire in questa scuola sceglie di dare un futuro diverso non solo alla propria famiglia ma anche alla propria comunità. L’obiettivo è quello di formare questi ragazzi e ragazze alla cura della propria terra attraverso metodologie agricole innovative capaci di adattarsi all’ambiente senza distruggerlo.

Anna e Gabriele, LMC in Brasile