Trasformare la nostra realtà condividendo il bene è vivere una Pasqua costante, la vita missionaria è una tregua costante di ciò che è la Pasqua, ci dà la possibilità di conoscere la vita di persone in realtà diverse dalla nostra e di scoprire altre sfide dell’umanità. Nei luoghi in cui siamo inviati, conosciuti nella Chiesa come luoghi di PRIMA EVANGELIZZAZIONE, se siamo attenti possiamo incontrare Dio, scoprire che il suo AMORE è una costante della NOSTRA VITA, sapere che tutti possiamo sentire la sua presenza e donare ciò che ci dà a chi incontriamo ogni giorno o a chi ci affida nella missione. Fa, da un saluto, un dolce, il cibo, il riposo, i giochi, le tecniche, la preghiera, la convivenza, l’accompagnamento, il servizio, semplicemente un sorriso… In mezzo a due lingue che ci separano e uniti dal desiderio di conoscere di più Dio, di sapere cosa ci ha insegnato Gesù Cristo e di ricevere i sacramenti. Ho potuto sperimentare tutto questo a Xacundutia. Un luogo dove il tempo scorre lentamente e ci si può concedere l’opportunità di fare un respiro PROFONDO.
Xacundutia, una delle sette comunità a noi affidate, appartiene alla parrocchia di San Miguel Arcángel, nella zona Mixteca della diocesi di Tlapa, Gro. Abbiamo visitato la parrocchia durante la Settimana Santa per vivere con la gente questi giorni così significativi per noi cattolici. Si tratta di riscoprire uno stile di vita, dove per avere le basi bisogna lavorare ogni giorno, nei campi, in casa, nella maggior parte dei casi migrando stagionalmente per avere di più. CI SONO MOLTI LIMITI ANCHE PER L’EVANGELIZZAZIONE. Sapere che ci sono luoghi in cui la parola di Dio è ancora difficile da raggiungere per vari motivi ci impegna a essere disponibili ad aiutare il più possibile la nostra vocazione laicale in questo ambito.
Nella nostra assemblea abbiamo iniziato la riflessione sull’avere una presenza continua, abbiamo accettato di riaprire la missione in questa zona per lavorare con la gente, nel loro sviluppo integrale, dove tutti possiamo dare il nostro contributo. Abbiamo già fatto il primo passo, dove abbiamo preso atto delle sfide che esistono, Dio ci aiuti ad essere consapevoli e disponibili a dare il meglio di ciascuno di noi e a sostenere questa realtà concreta. Partendo da ciò che abbiamo ed essendo sinceri in ciò che abbiamo per poter dare una risposta favorevole al desiderio di avere la parola di Dio nella comunità e rendere possibile la costruzione del suo Regno nella zona dei Mixtechi, individuando la ricchezza culturale, il valore dell’artigianato che producono, la cura dell’ambiente e sostenendo l’apprendimento con il rinforzo scolastico, affinché possano essere protagonisti della propria crescita e del proprio sviluppo.
“CIAO, SIAMO ANNA E GABRIELE, E QUESTO è CIRANDA, IL PODCAST CHE RACCONTA LA NOSTRA ESPERIENZA DI MISSIONE IN BRASILE. IN CUI PROVIAMO A PORTARVI NELLE SCELTE DI VITA DI OGNI GIORNO, DI CHI VIVE IN QUESTA PARTE DI MONDO.”
Anche oggi dopo una mattinata di sole battente la pioggia ci ha fatto visita, mezz’ora di un potente temporale che si è dissolto in pochi secondi, come il rapido passaggio di un aereo. La stagione delle piogge è diventata questo, una breve doccia fredda, tutti si chiedono se è un caso che non piova più intere settimane come accadeva in passato, ma è chiaro che il cambiamento climatico urla forte anche qui.
Non si arriva a questi livelli da un momento all’altro, dietro c’è sempre un percorso e una storia, e la storia di questa terra ha radici molto profonde. Tutto ebbe inizio molto tempo fa.
Dai tempi dall’invasione coloniale a oggi, infatti, il Brasile non ha mai attuato una riforma agraria popolare. Pensate che in una superficie enorme come quella del Brasile solo l’1 % dei proprietari terrieri possiede quasi il 50% dell’area totale coltivabile nel paese, e la metà di queste grandi proprietà è totalmente improduttivo, potrebbe quindi essere espropriato per la riforma agraria. Il Brasile è inoltre il più grande territorio al mondo in termini di possibili terreni coltivabili. È per questo motivo che da decenni il diritto alla terra si conquista e non si riceve per diritto, è una lotta contro il sistema che ha visto la nascita di grandi movimenti come quello dei SENZA TERRA (MST), movimenti che lottano per poter vivere là dove in molti, con radici nella terra e nei campi, hanno sempre desiderato e vorrebbero continuare a vivere.
Nasce così l’idea di un’occupazione: centinaia di famiglie si riuniscono, si organizzano, occupando grandi appezzamenti di terra per attirare l’attenzione del governo federale. Raimunda, in attesa di ricevere questa terra ha vissuto accampata con la famiglia per anni, in tende arrangiate con teli di plastica e 4 bastoni, all’interno del quale c’erano pentole e carbone per cucinare, vestiti, amache da agganciare tra un albero e l’altro, e poi figli partoriti in mezzo al bosco, cresciuti lontani dalla vita in città. Il tutto in un vero senso di comunità, di lotta, di vita condivisa con poco, in attesa del grande giorno in cui poter ricevere finalmente un pezzo di terra dove costruire le proprie case, circondati da alberi e campi da coltivare.
Gli abitanti dell’Assentamento Francisco Romao hanno conquistato il diritto alla terra dopo 10 anni di vita accampata.
Quando arrivarono in quel territorio scoprirono che era un terreno del Governo, il quale era stato occupato da un proprietario terriero in maniera illegale, tutta la zona era già stata deforestata per creare un immenso pascolo di mucche da latte, distruggendo la vegetazione attorno.
Questo fenomeno di appropriazione illegittima di terra è conosciuto come “Grillagem”, una pratica di invecchiamento forzato di documenti falsi che vengono messi in una scatola con dei grilli, rendendoli ingialliti e rosicchiati, dando loro un aspetto antico e più credibile, un fenomeno di falsificazione per impossessarsi illegalmente di terreni liberi o di terzi. Le famiglie denunciarono questa illegalità per chiedere al governo la possibilità di poter avere parte di quel terreno e poterlo coltivare e riforestare. Dopo anni di lotta e di rivendicazione della terra, ogni famiglia riuscì in questo modo ad avere una proprietà dove poter fare quello che sognavano da sempre: vivere dei prodotti della terra in maniera sostenibile. E’ una storia incredibile quella degli assentamentos, luoghi in cui la vita scorre al ritmo della campagna.
Si entra nell’assentamentos su strade di terra battuta, terra di un rosso vivo, e si è subito circonda di da case e cortili ricchi di alberi da frutto e piante medicinali di qualsiasi genere, di cui le famiglie conoscono ogni beneficio e ne valorizzano fini all’ultima fogli. Quando andiamo a trovarli ci raccontano con grande nostalgia di quei tempi andati: i tempi di precarietà, ma anche di unione, felicità e condivisione. Le case inizialmente erano fatte di fango e paglia, si viveva veramente di poco. La vita in assentamento era una condivisione costante dei propri beni, l’obiettivo era che tutti riuscissero a vivere di quella terra e che le questioni si risolvessero insieme, sotto la tettoia in centro al paese spazio dedicato alle riunioni della comunità. Insieme si decideva cosa coltivare (mais, fagioli, castanha), si decideva dove costruire la scuola, insieme si lottava per ottenere trattori, si lottava per avere un’edificio per la salute pubblica. Queste erano le basi per permettere una vita dignitosa, e le si costruiva insieme. Una vita dignitosa che permetteva di avere almeno 3 pasti al giorno, con riso, fagioli e manioca, elementi base della cucina brasiliana. In tutto questo processo le donne erano le vere protagoniste, a curare la casa, a prendersi cura dei figli e ad aiutare gli uomini nei campi, vero esempio di forza e di leadership.
La collettività, la solidarietà e il fare insieme, è questo il filo conduttore che ha permesso di vincere tante lotte e con cui si sono costruiti e ancora resistono gli assentamentos, luoghi di vita, di lotta e difesa della vita contadina. Le famiglie di contadini hanno sempre avuto un unico grande obiettivo: piantare e raccogliere cibo, ma anche riforestare e proteggere la vegetazione autoctona. Per questo li abbiamo chiamati Guardiões: i guardiani. Guardiani della natura, guardiani del benessere del suolo e di quel pezzo di amazzonia che gli è stato affidato. Guardiani della comunità e della vita contadina, della lotta contro un sistema che vuole sottrarre vita agli ultimi e dare forza ai potenti. Guardiani di quella terra che ormai è stata completamente distrutta.
Nella prossima puntata conoscerete altre storie di donne che hanno scelto di lottare di fronte a tutto questo. Noi vi auguriamo buon proseguimento e una felice e serena Pasqua e resurrezione nel Signore.
Perché il Signore doni a tutti i missionari di partecipare al mistero pasquale di Cristo, che è mistero della vita più forte della morte, e imparino a spogliarsi dell’uomo vecchio e rivestirsi dei sen-timenti di Cristo: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità e prossimità con gli ultimi della storia. Preghiamo.
Il 7 marzo per me non è un giorno qualunque, è un giorno molto speciale: il giorno che Dio ha scelto per me per venire al mondo.
E il 7 marzo 2024, giorno del mio compleanno, è stato molto, molto speciale perché, oltre ai messaggi, agli abbracci e alle canzoni di auguri, allo stare con gli amici e le persone che amo, ho avuto un regalo molto, molto speciale. È stato il regalo più bello!
Sono in missione in Mozambico, in Africa, e ho avuto il privilegio di poter visitare gli sfollati degli attacchi terroristici nella provincia di Cabo Delgado, che si trovano a Namapa, nella provincia di Nampula.
Per me è stato un grande regalo di compleanno stare con la gente, poter portare affetto, amore e parole di fede e speranza a loro, che vivono in una situazione molto difficile di povertà e fame.
Ringrazio Dio per avermi fatto questo grande regalo di compleanno.
Vivere la missione significa stare con la gente e camminare con la gente.
Grazie, Dio, per avermi chiamato a questa grande missione!
Il 3 e 4 febbraio, si è tenuta a Monterrey, in Messico, l’Assemblea nazionale 2024 del LMC. Abbiamo affrontato i temi dell’impegno, dell’appartenenza, dell’animazione missionaria e dell’economia.
La dinamica è stata molto rivitalizzante e ha favorito l’integrazione del gruppo. I temi trattati hanno riaffermato la nostra vocazione di LMC, l’essere discepoli missionari in costante formazione integrale, dove Cristo è il centro della nostra vita e in questa intima connessione possiamo donarci agli altri nella missione che ci è stata affidata.
La meditazione si è concentrata sull’identità come LMC per essere un autentico testimone di Cristo, riconoscendo la missione evangelizzatrice, essendo il sale del mondo, per questo dobbiamo lavorare nella fraternità sociale, trasformando la realtà di morte che possiamo trovare negli spazi intorno a noi, essendo persone che generano vita, sensibili ai bisogni umani della comunità in cui ci troviamo, salvando la dignità e la libertà delle persone.
Tutto questo ci ha aiutato a prendere coscienza del lavoro di squadra che dobbiamo fare per essere buoni animatori missionari e per poter sommare un’economia sana in cui tutti diamo quello che abbiamo per rendere possibile il mantenimento della missione.
In esso ci siamo impegnati come gruppi e individualmente a preparare tutto per il prossimo invio di alcuni dei nostri membri che sono già disponibili ad andare in missione ad gentes. Grazie a tutti i partecipanti, ai benefattori e a MCCJ che hanno contribuito a rendere possibile questo incontro.
Congratulazioni, LMC! Che i frutti continuino ai piedi della Croce per la gloria di Dio.
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