Laici Missionari Comboniani

Persone che cambiano la storia

LMC Mexico

Al giorno d’oggi la nostra economia è minacciata dai continui cambiamenti del mondo, infatti, non riesco a spiegarmi cosa pensi la gente quando sente la frase, IL NUOVO ORDINE MONDIALE, tutto questo fa sì che le persone a volte rallentino per aiutare i più svantaggiati nel nostro presente, altre continuino la loro vita come sempre.

Sono Beatriz Maldonado Sánchez, una messicana che lavora in una scuola di Sahuayo, la mia città, dove i Missionari Comboniani del Cuore di Gesù sono arrivati 70 anni fa; attualmente sono da un anno responsabile della parte economica internazionale del movimento dei Laici Missionari Comboniani (LMC), abbiamo potuto fare una formazione che ci aiuta ad avere gli strumenti per generare le risorse economiche di cui abbiamo bisogno nel progetto missionario dei LMC; ma nonostante ciò mi rendo conto che questa volta la sfida è grande, quindi vedo che è necessario uscire dall’indifferenza della situazione e fare cose semplici che facciano la differenza nella nostra realtà economica.

Come nel caso del bambino Angel che mi ha SOSTENUTO nella proposta di gestire per un mese un “NEGOZIO DI DOLCI” nella scuola dove lavoro, per raccogliere soldi e inviarli alla missione dove lavorano i laici; in questo modo abbiamo ottenuto 100 euro che abbiamo inviato al Comitato Centrale perché li inviasse al gruppo di Laici Missionari Comboniani che sono in Mozambico e potessero così sostenere l’attività di portare cibo ai più disagiati.

Fortunatamente abbiamo anche persone come Carmita Espinoza, un’amica ecuadoriana che conosce il nostro movimento e ha DONATO 20 euro per le spese internazionali che si generano, in modo da poter unire gli sforzi quando sono opera di mani diverse che contribuiscono e la loro collaborazione fa sì che OGGI POSSIAMO ESSERE COMUNICATI, perché sono stati inseriti nella cassa internazionale che oggi è in crisi. Quindi se volete aiutare in questo progetto vi invitiamo a mettervi in contatto con il nostro sito ufficiale o a inviare un messaggio WhatsApp alla tua servitrice al numero +52 5515 052 960, per far parte di questa grande costruzione per il Regno di Dio.

Tutti possiamo dare qualcosa che faccia la differenza e far sì che la storia continui ad essere costruttiva di fronte a scenari difficili, tutto questo è possibile quando ci si lascia conquistare dall’Amore di Dio che può fare ogni cosa.

Beatriz Maldonado, LMC Messico

Essa Luta è Nossa (Questa è la nostra lotta)

LMC Brasil

PODCAST 2 – INIZIO CON CANZONE “Essa Luta è Nossa Essa Luta è do pouvo…”

Ciao, siamo Anna e Gabriele, e questo è Ciranda, il podcast che racconta la nostra esperienza di missione in brasile. In cui proviamo a portarvi nelle scelte di vita di ogni giorno, di chi vive in questa parte di mondo.

Edvar Dantas Cardeal vive in un piccolo villaggio, alla periferia di Açailândia, nell’entroterra del Maranhão. Sfortunatamente, ancora oggi non possiede la sua storia, perché vive dove nessuno vorrebbe vivere. Quando arrivò a Piquiá, gli piacque molto il nome di quel luogo, un omaggio a uno degli alberi più grandi della regione e dai frutti deliziosi, Il Piqui.

La comunità di Piquiá de Baixo (chiamata così perché si trova nella zona più in basso rispetto al quartiere prossimo) si è creata negli anni 70, quando ancora questa parte di regione veniva chiamata “le porte dell’amazonia”, ricca di vegetazione. Si piantava e si pescava dal fiume che baciava le rive della comunità. Era un piccolo paradiso nei ricordi degli abitanti.

Poi negli anni 80, arrivò lo “sviluppo”, che cambiò addirittura il nome del villaggio, trasformandolo in “Pequiá”, acronimo di “PetroQuímico Açailândia”. La stessa Açailândia, ossia “Città Açaí”, altro gustoso frutto tipico della regione, ha perso il significato del suo nome, dove progresso e rispetto per la vita non possono convivere.

Accanto alla casa di Edvar furono installati 14 forni per l’acciaio, una centrale termoelettrica e, per finire un’acciaieria. La popolazione di Piquiá non sapeva nemmeno cos’era una siderurgica e cosa questo avrebbe voluto dire per loro salute, per la loro vita e che sarebbero diventati poco più che ingranaggi di questa macchina industriale. Le imprese arrivarono con manifesti di lavoro, lavoro per tutti, ma l’intento è stato sempre e solo quello di insediarsi in quel luogo ricavando il massimo al mino prezzo possibile, ingannando la comunità e distruggendo il modo di vivere di quelle famiglie.

Siamo nel 2005, Edvar si dirige verso la piccola casa dell’associazione degli abitanti di Piquiá di Baixo di cui fa parte, potrebbe sembrare un giorno come tanti altri ma forse non sa che da quel giorno iniziò la vera e propria lotta e resistenza della sua comunità! E’ stanco di vedere polvere di ferro cadere dal cielo e posarsi su ogni superficie che trova. Vede amici e parenti che sempre più iniziano a stare male, forte complicanze respiratorie, infezioni della pelle, mal di testa costanti, problemi intestinali, spossatezza…il suo villaggio tanto amato sta cadendo a pezzi sempre di più.

Edvar ha aspettato 60 giorni prima di riuscire a prendere in mano una penna e un foglio bianco, non sa come iniziare a scrivere questa lettera, come usare le parole migliori per raccontare della sua comunità, ma sa di certo a chi sarà diretta: Al presidente Luiz Inácio Lula da Silva!

Poco dopo tempo, la risposta arrivò, con indicazioni che indicavano percorsi e organismi pubblici che la comunità doveva ricercare. Gli abitanti di Piquiá ben presto capirono che da soli, seppur in tanti, non sarebbero riusciti a combattere contro un macigno grande come una siderurgica, così poco a poco sono riusciti a tessere attorno a sé una forte rete di alleati, che hanno portato le lamentele e le richieste della comunità alle istituzioni internazionali, come l’ONU. Così la lotta che era iniziata da Edvar diventò di tutti, della comunità dei Padri comboniani e delle associazioni che con il tempo si sono unite in questa grande resistenza.

Tra tutte le mobilitazioni realizzate dalla comunità nel corso degli anni, alcune sono state molto notevoli, come quella avvenuta nel dicembre 2011, quando centinaia di residenti marciarono e bloccarono la super strada che collega Açailândia a São Luís. Il blocco durò più a lungo di 4 ore in una protesta prolungata con pneumatici in fiamme. Altra protesta degna di nota è stata quella che ha costretto le Acciaierie a pagare l’esproprio, quando i residenti hanno fatto un vero sforzo di cooperazione e, divisi in turni, hanno chiuso per 30 ore i cancelli di entrata e di uscita delle industrie.

“Bisogna fare il possibile nell’impossibile” era ciò che Edvar ripeteva al suo popolo di Piquiá e questa lotta, di tutti, ha dato i suoi risultati. Attraverso tutta questa mobilitazione, il 31 dicembre 2015 è stata ottenuta l’approvazione del progetto urbano per il nuovo quartiere. A causa della burocrazia, che è uno degli strumenti di oppressione dei poveri, le risorse per avviare i lavori sono state rese disponibili solo nel novembre 2018, quando sono iniziati i nuovi lavori per un nuovo BARRIO: “PIQUIA DA CONQUISTA!

Edvar Dantas Cardeal muore il 23 Gennaio 2020, vittima dello stesso male che stava combattendo. I suoi polmoni erano contaminati da polvere di ferro, e la sua lotta finì dopo più di un mese in centro rianimazione, per insufficienza respiratoria e altre complicazioni.

Edvar Dantas, che iniziò questa lotta, non potrà mai vedere il suo fine, ma le sue idee e la sua speranza continuano a vivere nel nuovo popolo di Piquiá da Comquista!

BATE PAPO

La lotta, quindi, è ancora in corso e il suo esito è aperto al dibattito.

I risultati ottenuti dalla comunità sono stati significativi, soprattutto considerando la sproporzione di scala tra la comunità locale e l’industria nazionale/globale. Forse è per questo che le rivendicazioni della Comunità di Piquiá de Baixo trascendono la lotta locale e diventano una bandiera più grande che espone l’altro lato dei programmi di sviluppo. Nello stesso tempo in cui raggiunge livelli internazionali (come l’ONU), questa lotta si svolge sul terreno della comunità, nei rapporti umani diretti, come così ben espresso nella lettera che il signor Edvard scrisse a suo nipote Moisés: Il bello di questa lotta è che non ci stanchiamo, e quando c’è una sconfitta reagiamo con più entusiasmo e convinzione: è evidentissimo che siamo vittime, c’è un’ingiustizia evidente! La legge non può sbagliarsi: saremo risarciti! A volte anche i nonni si illudono e sognano come un giovane inesperto… In fondo è la speranza che ci sostiene. Ma ho imparato, Mosè, che la speranza è un bambino che ha bisogno di due sorelle maggiori: pazienza e saggezza.

“UN GIORNO, VOI NUOVE GENERAZIONI, RACCONTERETE QUESTA STORIA NEL NUOVO BARRIO: PIQUIA DA CONQUISTA!”

Questa è la canzone della ciranda, si balla in cerchio, ogni componente abbraccia i suoi vicini e si muove a ritmo sbattendo forte i piedi. Questa canzone è una danza legata alla tradizione popolare brasiliana.

SEU EDVAR DANTAS, PRESENTE!

Anna e Gabrielle, LMC in Brasile

Come tutto è iniziato

LMC Piquia

PODCAST 1 – Inizio con canzone della Ciranda.

Questa è la canzone della ciranda, si balla in cerchio, ogni componente abbraccia i suoi vicini e si muove a ritmo sbattendo forte i piedi. Questa canzone è una danza legata alla tradizione popolare brasiliana.

Ciao, siamo Anna e Gabriele, e questo è Ciranda, il podcast che racconta la nostra esperienza di missione in brasile. In cui proviamo a portarvi nelle scelte di vita di ogni giorno, di chi vive in questa parte di mondo.

Partiamo da una domanda che ci è stata rivolta in diverse occasioni nell’ultimo anno: cosa vuol dire partire con i laici missionari comboniani? Chi sono? E perché proprio in brasile?

Abbiamo conosciuto la realtà dei laici missionari comboniani (LMC) dopo alcuni passaparola fino ad arrivare a incontrare questa realtà nella zona di Venegono. Gli LMC si sono creati seguendo il carisma di san Daniele Comboni. Un prete, della prima metà dell’800, che ha dedicato la sua vita alla missione con modalità nuove per il tempo e probabilmente anche per il giorno d’oggi, con l’obiettivo, come diceva lui di “salvare l’Africa con l’Africa”.

I laici missionari comboniani portano avanti questo spirito nelle varie missioni del mondo accompagnando la presenza dei comboniani sul territorio.

Per capire meglio questo nuovo modo di fare ed essere missione, diverso da quanto conosciuto da noi in passato, abbiamo fatto un percorso di 2 anni di conoscenza degli LMC, al cui termine, insieme al nostro gruppo di riferimento, ci è stato proposto di fare un periodo di esperienza in una realtà internazionale. Ci eravamo proposti per le zone di missione dell’America latina, e allo stesso tempo nella missione in brasile era sorta l’urgenza di trovare una coppia di volontari che potesse portare avanti la presenza dei Laici, inseriti già da diversi anni nella realtà di Piquià. Così, a maggio 2022, siamo partiti, lasciando la nostra casetta cuneese in direzione brasile, nello stato del Maranhão, comune di Acailândia, nello specifico nel piccolo quartiere di Piquià. Questa esperienza di 3 mesi ci ha permesso di toccare con mano lo stile di vita comboniano, di imparare il portoghese, e di osservare la realtà dei vari progetti in cui la famiglia comboniana è coinvolta. Si tratta principalmente di 3 realtà: la casa familiar rural (scuola per ragazzi provenienti dalle zone rurali), la realtà di Piquià de Baixo (comunità colpita dall’inquinamento delle industrie siderurgiche) e le famiglie dell’interiore che vivono nelle campagne, isolate e colpite dal mondo dell’agronegozio (ovvero deforestazione e monoculture di soia e eucalipto).

Il tempo passato a Piquià è stato un tempo breve ma sufficiente per farci capire che questa sarebbe stata la nostra casa nei futuri 3 anni.

La particolarità di questa esperienza è anche la scelta di fare vita comune con i padri Comboniani, che abitano nella casa di fianco alla nostra. Per questo, non solo siamo inseriti nella parrocchia e ci impegniamo nelle varie pastorali ma condividiamo insieme a loro momenti di preghiera, cene e altri momenti di vita quotidiana, facendo delle scelte in comune. Questa è la famiglia comboniana, dove laici e padri comboniani fanno missione insieme.

Dialogo

COSA VUOL DIRE SALVARE L’AFRICA CON L’AFRICA.

COSA CI HA COLPITO DI QUESTO STILE

PERCHÉ TRE ANNI?

Anna e Gabrielle, LMC in Brasile

Un incontro di discernimento sul cammino della missione.

LMC Colombia

Il 13, 14 e 15 ottobre scorsi, nella parrocchia di Nostra Signora Madre del Buon Pastore, appartenente ai Missionari Comboniani del Cuore di Gesù (MCCJ), nella città di Cali, Valle del Cauca, i Laici Missionari Comboniani della Colombia (LMC), hanno avuto un incontro molto speciale con la comunità; in questo incontro avevamo programmato eventi importanti; Il primo è stato quello di incontrare personalmente i membri della comunità che sono nel processo di formazione, nella fase di discernimento (perché tutti i nostri incontri di formazione sono stati virtuali). Questo incontro di persona quest’anno è stato un’opportunità per condividere i nostri sentimenti, conoscere le personalità e scoprire i desideri di ciascuno dei membri che fanno parte di questo processo laicale. Il secondo momento, attraverso le esperienze di tre tipi di missionari nel mondo, ci ha dato un’idea più precisa di cosa significhi discernere nella vita di ciascuna di queste persone. E l’ultimo momento, ma il più grande, è stato il grande passo compiuto da tre LMC, che si sono formati per più di tre anni al servizio della missione, scegliendo gli ultimi e gli abbandonati come prima opzione; P. Franco Naschinbene, consigliere spirituale incaricato dal MCCJ di accompagnare le LMC della Colombia, ha consacrato Yaneth Rocío Escobar, Felipe Eugenio Mora Parra e Patricia Rodríguez Cerquera, ci ha consacrati Laici Missionari Comboniani, affinché a partire dalla nostra vita laicale ci impegnassimo a concentrare i nostri sforzi e a dare ragione dell’amore eterno in cui crediamo, attraverso il servizio liberatorio ai nostri fratelli più poveri e abbandonati.

Il nostro incontro è iniziato sabato, dopo la preghiera, con il sostegno di Marco Farias, un fratello religioso MCCJ che sta per prendere i voti permanenti. Egli ha condiviso con noi, a partire dalla sua storia di vita, il suo momento di discernimento e ci ha mostrato come, attraverso la vita quotidiana, Dio fa la chiamata e getta il seme necessario per seguirlo; Fratel Marco, in questo momento, è nel suo periodo di preparazione ai voti definitivi, che dopo aver vissuto due anni di missione in Sudafrica, questo fatto ci ha rivelato che la formazione e la preparazione devono sempre accompagnare il nostro viaggio da e verso la missione. Alla fine della mattinata di sabato, abbiamo completato la nostra riflessione con un momento di meditazione; eravamo in un bellissimo parco nel centro della città di Cali, dove ci siamo “eclissati”, cercando di orientare il nostro discernimento, con l’aiuto di uno strumento di navigazione, una bussola, che simboleggiava il nostro sforzo costante di cercare Dio attraverso la missione tra gli ultimi.

Il sabato pomeriggio si è concluso con due bellissime testimonianze che, pur essendo diverse, si completavano perfettamente; Tito e Regimar, una coppia di sposi di origine brasiliana che si trova in Mozambico, in una delle missioni internazionali dell’LMC, hanno condiviso con noi la loro vita quotidiana e la loro gioia di servire tra la gente, ci hanno mostrato come sopravvivere all'”uragano” (letterale e simbolico) che è il cambiamento di vita in una missione, come, giorno per giorno, Dio ci indica la strada e che, nonostante abbiamo programmato e pianificato il nostro destino, è Lui che ci dà le linee guida per seguirlo; Questa coppia di sposi ha condiviso con noi la gioia per la scelta che hanno fatto e che, dopo due anni di missione, intendono rinnovare per altri due anni.

Infine, alla fine del pomeriggio di sabato, abbiamo ricevuto la testimonianza di Xoan Carlos, un LMC spagnolo che vive da 24 anni in Brasile accompagnando le comunità indigene dell’Amazzonia e i contadini dello Stato di Maranhão, nel nord-est del Brasile; qui svolge una missione da un altro punto di “combattimento”, quello della giustizia e della pace, difendendo i diritti dei popoli emarginati, soprattutto nella zona mineraria di Açailândia e ricostruendo il settore rurale a partire dalla gente stessa, attraverso le case contadine. Questa testimonianza ci ha fatto capire l’importanza dell’integralità della missione e che, pur essendo arrivato in Brasile per una missione di tre anni, Dio, nella sua infinita saggezza, l’ha prolungata un po’ di più, estendendola a tutta la sua vita.

La testimonianza di Marco si è concentrata sulla capacità di decidere per un’opzione di vita in mezzo a tante possibilità offerte dal mondo e la testimonianza di Vladimir e Regimar e quella di Xoan Carlos si sono concentrate su due dei diversi servizi che noi come LMC abbiamo per le missioni nel mondo. Per concludere la giornata, padre Franco ci ha offerto una retrospettiva del processo di discernimento di Gesù, a partire dal contesto biblico, in cui ha identificato chiaramente l’umanità di Gesù, il figlio di Dio in mezzo al mondo e la scelta che ha fatto di fare la volontà del padre al servizio dei poveri e dei dimenticati.

Domenica mattina, durante l’Eucaristia principale, abbiamo fatto l’atto di consacrazione come LMC in Colombia, una consacrazione che ha generato in noi un impegno serio e responsabile che ha anche “alimentato il fuoco e l’ardore” del nostro desiderio di un’uscita missionaria. Con l’atto di consacrazione siamo stati riconosciuti ufficialmente come parte della grande famiglia comboniana e siamo diventati Laici Missionari Comboniani della Colombia consacrati al servizio degli ultimi e degli abbandonati.

Al termine dell’Eucaristia siamo usciti a gruppi di due per fare delle visite alle famiglie della comunità, durante le quali abbiamo trovato storie bellissime della comunità, che cercare di riassumere qui sarebbe una sfida quasi impossibile da vincere; in queste visite la comunità ci ha trasmesso soprattutto la gioia dell’incontro personale, ma ci ha anche fatto conoscere le proprie diverse realtà e come, nonostante tante situazioni difficili, vive l’esperienza della comunità al servizio del prossimo, della famiglia, della parrocchia o semplicemente di chi ha bisogno.

La domenica sera abbiamo avuto un momento di relax, grazie all’animazione di un trio di musica andina, offerto in dono dai laici ospitanti di Cali e dalla comunità; è stato un momento di incontro con noi stessi, un momento di valutazione e di condivisione dei sentimenti di tutta l’esperienza.

Questo tipo di incontro e il fatto di condividere personalmente con tutti i Laici Missionari Comboniani ci aiuta a continuare il nostro cammino, a continuare a prepararci per il momento in cui vivremo la nostra esperienza missionaria, che sia qui nel Paese, in Africa o dovunque Dio abbia preparato per noi il nostro cammino missionario.

Foto. Eucaristia di consacrazione.

Foto. Momento della consacrazione come LMC.

Foto. LMC consacrati nel 2023.

Da sinistra a destra nell’ordine, Patricia Rodríguez, Felipe Mora e Yaneth Escobar.

Foto. I partecipanti al ritiro

Da sinistra a destra in ordine, padre Franco Naschinbene, Jenny Trujillo, padre Alfred Mbaidjide, fratel Marco Farías, Yaneth Escobar, Luz Elena Silva, Héctor Vela, Patricia Rodríguez e Felipe Mora.

Di Patricia Rodríguez Cerquera, LMC consacrata della Colombia.