Laici Missionari Comboniani

Un Piano, così antico e così nuovo

Comboni

«Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri, e per proclamare l’anno di grazia del Signore» (Isaia 61,1-2a)

«Il cattolico, avvezzo a giudicare delle cose col lume che gli piove dall’alto, guardò l’Africa non attraverso il miserabile prisma degli umani interessi, ma al puro raggio della sua Fede; e scorse colà una miriade infinita di fratelli appartenenti alla sua stessa famiglia, aventi un comun Padre su in cielo […] Allora, trasportato egli dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l’umana famiglia, sentì battere più frequenti i palpiti del suo cuore» (Scritti, 2742)

Carissimi confratelli, pace e bene nel Signore Gesù, missionario del Padre!

È con profondo senso di gioia e gratitudine che vi salutiamo in occasione della Solennità di San Daniele Comboni. Questa celebrazione ci ricorda che dobbiamo fare “memoria” (anamnesi) sia della vita del Fondatore, vissuta con immensa passione, sia della sua morte, accettata come dono di amore per i più poveri e abbandonati, così che la vita e la missione di ogni suo figlio e figlia spirituale diventino davvero “amore incarnato” nel nostro servizio missionario.

Questo memoriale della nascita alla vita eterna (dies natalis) del nostro santo Fondatore ci sfida ad approfondire il suo carisma, quale eredita viva che ci deve animare in ogni vicenda della missione nel mondo d’oggi come “discepoli missionari” di Gesù, secondo lo stile comboniano.

Di recente, abbiamo ricordato il 160° anniversario dell’esperienza carismatica fondante vissuta da Comboni il 15 settembre 1984 durante il triduo di preparazione alla beatificazione di Margherita Maria Alacoque, mentre pregava presso la tomba di San Pietro a Roma. Fu un’esperienza che lo portò a concepire il Piano per la rigenerazione dell’Africa. Questo Piano non è soltanto un testo, una semplice strategia operativa, o un sogno accarezzato, bensì il frutto di una ispirazione “dall’alto”, cioè dello Spirito Santo, che “chiamava” Comboni e lo inviava a proclamare il Vangelo di Gesù ai più poveri e abbandonati.

Grazie alla sua grande passione per la salvezza degli africani e il suo entusiasmo missionario, con la sua vita egli “diede carne” a tale Piano. Dopo di lui, i suoi missionari e missionarie – autentici “figli e figlie suoi” nel fare proprio il suo sogno – hanno continuato a “incarnare” quel Piano con la loro vita, la loro generosità, il loro spirito di sacrificio e il loro coraggio apostolico. Oggi, noi continuiamo a fare ciò, ampliando e aggiornando l’ispirazione primigenia del Fondatore, non più solo in Africa, ma in tutti i continenti, con lo stesso spirito (carisma), nel mondo dei nostri giorni, abitato ancora da persone e popoli che soffrono, che sono emarginati, sfruttati, vilipesi, vittime di ingiustizie atroci, e perfino uccisi. Negli ultimi mesi, la situazione in Sudan è diventata particolarmente drammatica a causa di un conflitto che sembra non finire.

Siamo “eredi” di un vero e proprio tesoro, “ispirato e vivo” più che mai. E ci fa bene richiamare di nuovo al cuore le principali intuizioni di quel Piano. Ne voglio elencare alcune.

Innanzitutto, la convinzione che l’evangelizzazione dell’Africa deve essere realizzata dagli stessi africani, che non possono rimanere semplici spettatori, ma devono diventare protagonisti di una propria storia nuova di liberazione e di dignità.

Secondo, l’accorato appello rivolto a tutta la Chiesa perché s’impegnasse nella sua totalità a promuovere l’evangelizzazione dell’Africa, chiamando a raccolta e all’impegno tutte le forze missionarie esistenti nel mondo di quel tempo e invitandole a cooperare in un vero spirito sinodale.

Terzo, la visione di missione come un binomio inscindibile di “proclamazione del Vangelo” e “promozione umana”. Dovettero trascorrere 100 anni prima che la Chiesa convocasse il Concilio Vaticano II (1962-65) e papa Paolo VI annunciasse la regolare convocazione del sinodo dei vescovi (1965). Il terzo Sinodo, nel 1971, ha prodotto un documento molto forte, capace di sostenere l’azione attiva della Chiesa nei riguardi delle problematiche della giustizia e della pace a livello globale. Splendidamente coraggiosa e profetica la seguente affermazione dei vescovi: «L’agire per la giustizia e il partecipare alla trasformazione del mondo ci appaiono chiaramente come dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo, cioè della missione della Chiesa per la redenzione del genere umano e la liberazione da ogni stato di cose oppressivo» (La giustizia nel mondo, 6).

Non possiamo mancare di cogliere la profezia, l’attualità e l’urgenza della proposta missionaria formulata nel Piano, caratterizzata da autentico spirito missionario e da strategie valide anche per il nostro tempo e per la nostra umanità di oggi. Non è indebito avvertire nella visione di Comboni una vera sintonia anche con la tematica del Sinodo sulla Sinodalità in svolgimento in questi giorni a Roma e che noi, odierni figli del Comboni, siamo chiamati a fare nostra.

Tuttavia, per scoprire la ricchezza della visione del Piano e farla diventare operativa nella nostra vita, dobbiamo assumere l’atteggiamento di preghiera profonda e di docilità allo Spirito che aveva il Fondatore. Chiediamo allo Spirito Santo che scenda su di noi come scese su di lui, capacitandolo a “vedere l’ora dell’Africa” e ad avvertire dentro di sé un incontenibile desiderio di dedicare tutto sé stesso come “dono gratuito” a una nuova missione africana che rispondesse alle urgenze e sfide del suo tempo.

Si tratta, in fin dei conti, di aver il coraggio di ripartire sempre dal Signore, di essere spinti dal suo Spirito, senza mai cadere nella tentazione della autoreferenzialità, che non solo impoverisce la missione, ma anche la distrugge, proprio come ci ricorda le Regole del 1871: «Il Missionario della Nigrizia, spoglio affatto di tutto se stesso, e privo di ogni umano conforto, lavora unicamente pel suo Dio, per le anime le più abbandonate della terra, per l’eternità» (Regole dell’Istituto delle Missioni per la Nigrizia, 1871; Scritti 2702).

È ovvio che il Piano concepito da Comboni, prima di diventare un documento scritto, era anche un sogno e una passione, una forza incontenibile nel suo cuore che debordava in carità. Possiamo dire che il Piano è l’espressione di uno amore tanto genuino e sentito da diventare fonte di missione.

Anche noi abbiamo bisogno di un simile amore! Chiediamoci: quali passioni mi spingono a vivere la missione oggi? Come sobbalza il mio cuore quando m’imbatto in ingiustizie, oppressioni, fredda indifferenza, e i tanti altri mali della nostra società odierna? Nel quotidiano della mia vita, c’è ancora spazio, tempo e apertura a Dio perché lo Suo Spirito entri nel mio cuore e lo sostenga? In che misura il mio amore per i poveri mi obbliga a darmi tutto per loro, suscitando in me una forza tale da trasformare la mia vita in un dono d’amore?

In questo ottobre, “mese missionario”, abbiamo l’opportunità di seguire e vivere il Sinodo dei vescovi. Approfittiamo di queste sperienza di comunione ecclesiale, nell’ascolto sincero, nella accoglienza fraterna e nel camminare insieme, consapevoli che lo Spirito che inspirò Comboni può ispirare anche noi e aiutarci a vincere le nostre debolezze e produrre frutti che siano espressione della preoccupazione perenne che Dio ha per tutti i suoi figli e figlie, soprattutto i più deboli e sofferenti.

Chiediamo per la nostra Famiglia Comboniana il dono di essere riempita di un amore che diventi reale, come risposta concreta alle sfide della missione d’oggi, disposta sempre a fare causa comune con i poveri.

Auguri a tutti in questa gioiosa solennità!

Roma, 10 ottobre 2024

Il Consiglio Generale MCCJ

Per una missione condivisa

Papa Francisco

Siamo comunità”. Questa è una delle parole che ci dice il Papa nel mese di ottobre.

Francesco ci ricorda l’importanza di camminare insieme e di “condividere la responsabilità della missione della Chiesa”. Sottolinea anche che i sacerdoti non sono “i capi dei laici, ma i loro pastori” e che “Gesù ci ha chiamati, gli uni e gli altri: non gli uni sopra gli altri, né gli uni da una parte e gli altri dall’altra, ma completandoci reciprocamente. Siamo comunità”.

Perciò tutti noi cristiani – consacrati, laici, sacerdoti – dobbiamo “dare testimonianza con le nostre vite”, offrendo sempre il meglio di ciò che sappiamo fare.

Originale

Visita alla famiglia

LMC México

Quando si decide di andare in missione si sa che non si va da soli, per questo è necessario dialogare con la propria famiglia.

Mariana LMC dal 2017 ha deciso di andare in missione, lo ha dimostrato iscrivendosi al corso di diploma sulla missione offerto da MILAG (Misioneros Laicos Ad-gentes en México), ha chiesto di entrare nell’esperienza comunitaria l’anno prossimo, sta dialogando con il suo capo diretto per definire il giorno in cui lascerà il suo lavoro per concentrarsi sulla preparazione alla missione.

E soprattutto ci siamo assunti il compito di conoscere la sua famiglia, in particolare i suoi genitori, e di parlare con loro per fargli sapere che stiamo accompagnando la loro figlia nel passo vocazionale che sta per compiere. Con felicità posso dire che è stato un incontro di Fede, Preghiera, Condivisione e Vivere insieme in cui ho avuto la conferma che Mariana, la nostra Sorella in Cristo, ha tutte le carte in regola per fare questo passo verso la missione, poiché Dio occupa il primo posto nella sua vita, lo sperimenta ogni giorno seguendo l’esempio dei suoi genitori.

Beatriz Maldonado, LMC Messico

Animare la missione nella nostra parrocchia

LMC Mexico

Per la chiamata di Papa Francesco a essere una Chiesa che esce e per il messaggio di Nostro Signore di andare a due a due.

Attraverso queste righe possiamo condividere che è stato molto motivante per noi come coppia fare ANIMAZIONE MISSIONARIA nella nostra parrocchia di Nostra Signora Guadalupe del Puente, a Irapuato, Gto.

La nostra esperienza ha significato condividere con la gente i doni che Dio ci ha dato, di animazione missionaria come Laici Missionari Comboniani ( LMC). I frutti di questa esperienza, tra gli altri, sono stati quelli di una bambina che è andata a Messa al mattino e ha preso un “aguilucho” (una rivista missionaria per bambini); La madre ci ha raccontato che la bambina ha detto di aver già letto tutta la rivista e di volerne ancora, perché le era piaciuta molto e le abbiamo regalato altri due “aguilucho” (aquilotti). Anche diverse persone che già conoscevano le riviste, ci hanno chiesto quando avremmo portato di nuovo la rivista, dimostrando il loro interesse per la missione, quindi vi invitiamo a condividere sempre i doni che avete ricevuto e ad aiutare gli altri a trovare la loro missione, continuiamo a lavorare.

Affettuosa coppia Florencio e Ana, LMC Messico.