Laici Missionari Comboniani

Gli aspiranti LMC in Ghana meditano sulla fede

Ghana

Il 9 maggio 2015, nel nostro Centro, si è tenuto un incontro durante il quale, aiutati dal nostro cappellano, abbiamo riflettuto sul tema della fede. In realtà, questa meditazione è la prosecuzione di quanto abbiamo iniziato a discutere durante il nostro ultimo incontro. Il rev. Padre ha condiviso con noi le riflessioni e le esperienze di fede di alcuni autori.

Secondo Thomas Merton:” In ultima analisi , la fede è la sola chiave dell’universo. Il significato ultimo dell’esistenza umana e la risposta alle domande su cui dipende tutta nostra felicità non possono essere trovati in altro modo.” Per un altro autore, la fede è in relazione con l’amore ed entrambi trovano il loro senso in Dio. “Riguardo alla fede”, dice sant’Ignazio di Antiochia, essa è l’inizio, e il fine è l’amore e Dio è entrambi portati in unità. Dopo di essi, tutto il resto concorre alla formazione del buon Cristiano.”. La fede, ha detto il padre, non è contro la ragione e a sostegno di questo suo pensiero ha citato Armiger Barclay e Blaise Pascal. Il primo ha detto:”si pensa sia degno credere solo in ciò che è difficile credere.” Il secondo ha dichiarato che: “La Fede attesta ciò che i sensi non vedono, ma non il contrario di ciò che vedono. E’ su di essi non sull’opposto di essi.” Il Padre ha insistito sulla fede come dono di Dio. Non siamo capaci di nulla, ha detto citando Soren Kierkegaard, è Dio che ci dà tutto. Egli è colui che ci dona la fede: la fede determina ciò che siamo e noi siamo ciò che è la nostra fede, dice un proverbio Indù.

GhanaDopo questo momento di riflessione e meditazione, ci sono stati presentati alcuni laici provenienti dalla Spagna che appartengono ad una associazione denominata Youcanyolé. Essi sono cristiani motivati dalla loro fede che testimoniano la buona novella ai poveri attraverso il loro lavoro. Essi, infatti, hanno svolto un lavoro meraviglioso presso la parrocchia “In My Father’s House” e in particolare a Lume dove gli IMFH hanno aperto una clinica. Il nostro incontro con loro ha fatto nascere in noi la necessità di instaurare una collaborazione. Essi potrebbero essere un collegamento tra noi e il gruppo LMC in Spagna. Alcuni di loro potrebbero anche entrare a far parte del nostro Movimento Internazionale. Dopo il breve incontro, abbiamo proseguito con la testimonianza di due amici che ci hanno relazionato su alcuni episodi vissuti. Attualmente disponiamo anche di un conto bancario per il nostro gruppo. Abbiamo deciso di tenere la prossima riunione del 13 Giugno a Dadome, una località remota di Mafi-Kumase dove risiede il nostro cappellano. Alla termine, abbiamo condiviso insieme il pranzo.

Justin Nougnui, coordinatore.

I primi tre giorni del XVIII Capitolo Generale a Roma

Capitulo MCCJ

Il XVIII Capitolo Generale dei Missionari Comboniani, in corso a Roma, è iniziato lunedì mattina con la presentazione dello Statuto del Capitolo da parte di p. Pietro Ciuciulla, membro della commissione pre-capitolare. Lo Statuto è uno strumento che guida lo svolgimento del Capitolo e serve alla pianificazione delle sue diverse fasi.

Nel pomeriggio i lavori sono continuati a livello dei continenti per vedere e suggerire cambiamenti, emendamenti e mozioni in vista di migliorare lo Statuto.

Tornati in aula capitolare, si è proseguito con uno scambio di idee e proposte sullo Statuto. Il giorno seguente si è continuato a votare gli emendamenti dello Statuto che è stato finalmente approvato e adottato. Il cambiamento principale rispetto allo Statuto precedente ha riguardato la fase del discernimento fatto in gruppi ai quali è stato dato più tempo e una metodologia più adeguata. È stato anche sottolineato l’auspicio che il Capitolo non cada nel rischio di produrre un lungo documento finale ma si concentri sulla stesura di un testo che focalizzi alcune priorità per l’Istituto.

Dopo l’adozione del calendario dei lavori, la seduta del pomeriggio di martedì si è svolta nei gruppi ed è stata dedicata allo scambio di idee sulle persone da eleggere per i vari uffici e servizi durante il Capitolo. Prima della conclusione della giornata sono stati eletti quattro scrutatori.

Mercoledì 9 settembre. La seduta è iniziata con l’elezione per gli uffici e servizio e questo lavoro è proseguito per tutta la giornata.

Consiglio di Presidenza: p. Enrique Sánchez G., presidente; p. Giuseppe Moschetta e p. Manuel Augusto Lopes Ferreira.

Segretario generale del Capitolo: p. Pietro Ciuciulla.

Moderatori: p. Pedro Andres Miguel; p. Joseph Mumbere Musanga, fr. Alberto Degan e p. Rogelio Bustos.

Commissione speciale: p. Rafael Ponce, coordinatore; p. Dario Bossi e p. Jeremias dos Santos Martins.

La Commissione centrale, costituita dal segretario generale, dai quattro moderatori e dal coordinatore della Commissione speciale, ha il compito di coordinare i lavori del Capitolo.

Scrutatori: fr. Matthias Adossi, fr. Dessu Yisrashe, fr. Humberto da Silva Rua e p. Felix Cabascango.

Ufficio stampa: fr. Alberto Lamana, coordinatore, p. Jean Claude Kobo e p. Efrem Tresoldi.

Commissione liturgica: p. Roberto Turyiamureeba; fr. Jean Marie Mwamba e p. Alcides Costa.

Commissione ricreativa e culturale: p. Juan Armando Goicochea, p. Karl Peinhopf e p. Ramon Vargas.

La giornata si è conclusa con la celebrazione dei vespri della solennità di san Pietro Claver, patrono del nostro Istituto.

Capitulo MCCJ

Chi è Gesù?

Un commentario a Mc 9, 27-35 (Domenica XXIV T. O., 13 settembre 2015)

DSC00620Nella lettura di Marco che abbiamo fatto oggi, troviamo Gesù a Cesare di Filippo, sulla frontiera norte d’Israele. Lì, lontano da Gerusalemme, Lui fa la domanda sulla sua identità. Alla domanda ci sono nel testo tre risposte:
1. Quella del popolo in generale, che vede in Gesù una ripetizione di uno dei grandi profeti del passato. Gesù è per la gente un grande profeta, come appare dai segni che fa: guarisci i malati, insegna con nuova autorità, caccia gli spiriti cattivi, propone un grane cambiamento nella vita sociale e religiosa… Chiaramente Lui è uno dei grandi profeti d’Israele.

Mi sembra che questa visione su Gesù coincide con quella che hanno tante persone del nostro tempo. Per loro Gesù è un importantissimo personaggio storico, ma niente di più. IL suo insegnamento e il suo esempio sono degni de ammirazione, come quello di altri grandi personaggi della storia dell’umanità.

2. Quella dei discepoli, che Marco pone nella bocca di Pietro: “Tu sei il Cristo”, cioè, il Messia che speravamo, L’Inviato da Dio per liberare il suo popolo. I discepoli erano fascinato dalla personalità di Gesù e vedevano adempite in Lui le antiche promesse di Dio. Definitivamente, stava arrivando il trionfo di Dio su i suoi nemici e i nemici del suo popolo.

Mi sembra che questa visione dei discepoli coincide con quella di tanti di noi: Quando leggiamo i vangeli e quando preghiamo o celebriamo la liturgia, ci sentiamo in sintonia con la persona e con il messaggio di Gesù. In un mondo dove abbondano la corruzione e le parole superficiali, troviamo che in Gesù ci vien rivelata la Verità di Dio e nel suo messaggio del Regno c’è il progetto di vita che Dio vuole per noi.

3. Quella di Gesù stesso: Tutto quello che la gente dice e i discepoli dicono è vero (Lui è un profeta, Lui è l’Inviato di Dio). Ma, Attenzione!, non facciamovi una falsa idea. Questo Messia meraviglioso e luminoso è chiamato a passare da Gerusalemme e essere sottomesso alla prova, a soffrire la morte prima di diventare seme de una nuova speranza.

Mi sembra che accettare questo passaggio (Pasqua) di croce e di morte è la vera prova di una fede vera, che va aldilà di un superficiale entusiasmo per trovare le sue radici in un amore più profondo e autentico. Per Pietro è stato difficile passare dalla sua fede superficiale a una “sequela” del Gesù reale. Lo Spirito lo aiutò a comprendere che Gesù non viene in nome di Dio come conquistatore e dominatore, ma come “servo”, disposto a “obbedire fino alla morte”.

Preghiamo al Signore risuscitato, che si fa vicino a noi nell’Eucaristia, che ci aiuti a comprendere la sua vera identità, a seguirlo come discepoli, oltre il primo entusiasmo , anche quando la croce si fa presente nella nostra vita e il cammino a “Gerusalemme” diventa ripido.
P. Antonio Villarino
Roma

XVIII Capitolo Generale dei Missionari Comboniani

Capitulo MCCJ

E’ iniziato ufficialmente, con la messa di inaugurazione, il XVIII Capitolo Generale dei Missionari Comboniani.

I membri del Capitolo hanno avuto tempo una settimana per prepararsi al capitolo.

Il Capito terminerà il prossimo 4 ottobre. Durante questo periodo, restiamo in preghiera per il buon progresso dell’incontro, il bene della Famiglia comboniana e della missione alla quale siamo chiamati.

Per avere informazioni sul Capitolo, Vi invitiamo a visitare il sito ufficiale dell’istituto maschile dei religiosi “www.comboni.org“, dove oltre alle notizie di tutti i giorni, troverete una serie di video denominati “Voci del Capitolo” dove i partecipanti al capitolo illustrano alcuni fra gli argomenti importanti trattati e lo svolgimento delle sessioni e degli incontri.

Restiamo uniti nella preghiera.

Capitulo MCCJ

Libero per ascoltare e per parlare

Commentario a Mc 7, 31-37 (Domenica XXIII T.O., 6 settembre 2015)

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Nella lettura di oggi, Marco presenta a Gesù in territorio “pagano”, in una regione dove abitavano persone che non praticavano la religione ebrea, quella di Gesù stesso. Ma, aldilà delle differenze religiose o culturali tra gli abitanti della Decapoli e quelli di Nazareth o Gerusalemme, davanti a Gesù c’è un uomo concreto, con un problema “umano”, che lo è tanto per credenti come per i non credenti, ricchi e poveri, colti e analfabeta: quell’uomo è sordomuto, una condizione fondamentale della sua umanità.

Sembra evidente che, in questo brano,  Marco vuole mostrarci, davanti a questo caso concreto di umanità bisognosa, qual è la missione di Gesù.

Lui usa il potere-amore di Dio (simbolizzato nel’imposizione delle mani) per liberare al’essere umano, non solo dalla sua sordità fisica, ma, soprattutto, da quella più profonda, quella sua incapacità di ascoltare Dio e gli altri, perché racchiuso in se stesso, nella sua auto-referenzialità. Da quella sordità procede la sua incapacità di comunicarsi autenticamente, veritieramente con gli altri.

Quando io ero un giovane prete, ho conosciuto un ragazzo di dieci anni a chi tutti consideravano sordomuto, finché una giovane religiosa cominciò a prestarli molta attenzione, a seguirlo da vicino, a mostrarli un amore concreto, sincero, gratuito e costante. Dopo un po’ di tempo, capì che aveva un problema fisico all’udito e lo portò dai dottori. Risolto quel problema (che prima tutti avevano trascurato), il bambino cominciò a sentire le parole e a ripeterle, imparando ad ascoltare e a parlare. Io sono rimasto colpito di vedere il grande potere dell’amore, capace di scattare impensati processi di liberazione.

Certo, non sempre succede così, anzi nella maggior parte dei casi, la persona deve tenersi quel suo problema e imparare a superarlo in altre maniere. Ma, come nel Vangelo, il tema qui non è tanto la sordità fisica quanto un tipo più profondo d’incomunicazione: quella che ci porta a chiudere i canali di comunicazione  e di amore con i membri della nostra famiglia, con i fratelli della mia comunità, con le persone di un’altra cultura, d’idee politiche differenti, di altre religioni….

Sovente noi diventiamo “sordi” e “muti” nel cuore della nostra personalità: Ci rifiutiamo di ascoltare quello che gli altro hanno da dirci… e per la stessa ragione noi rimaniamo senza una parola “rilevante” da dire: una parola sincera, autentica, rilevante, liberatrice. Tutti ricordiamo il passaggio di Emmaus, dove Gesù si avvicina ai discepoli, cammina con loro e li ascolta; solo dopo dice parole illuminanti.

A volte sembra che le stesse comunità ecclesiali sono diventate sorde a mute: non ascoltano i gridi dell’umanità (migranti, rifugiati, giovani, coppie rotte, donne…), né ai profeti del nostro tempo che ci aprono cammini di libertà e solidarietà. Questa “sordità”  ci fa diventare “muti”, incapaci di dire parole rilevanti, che costruiscano una nuova umanità.

Una Chiesa missionaria è una Chiesa che ascolta, libera dalla sordità dell’orgoglio e dall’arroganza. Soltanto così può diventare veramente liberatrice, annunziatrice di buone nuove.

Nell’Eucaristia Gesù “tocca” il nostro corpo. Chiediamoli di guarire la nostra sordità e liberi la nostra lingua perché possiamo essere suoi missionari, guariti a guaritori, in cammino verso la comunione con il Padre.

P. Antonio Villarino

Roma