Laici Missionari Comboniani

Ghana – Riunione degli aspiranti LMC

LMC

LMCIl 14 novembre ci siamo riuniti ad Abor per un incontro di formazione.

Prima di iniziare abbiamo pregato con le lodi e meditato il testo di una lettera scritta da San Daniele Comboni ai suoi genitori (cfr. gli Scritti nn.55 – 62). In seguito c’è stata la presentazione dei laici. La prima parte della presentazione era dedicata alla storia della famiglia dei laici comboniani. Per questa presentazione ci siamo basati sul testo utilizzato da Alberto de la Portilla per la preparazione della sua presentazione fatta a Kinshasa nel corso della nostra seconda Assemblea Continentale. La parte iniziale della presentazione forniva alcune informazioni sulle varie assemblee internazionali e relative conclusioni. La più importante assemblea è stata quella tenutasi ad Ellwangen nel 2006. La presentazione proseguiva citando gli MCCJ e la loro disponibilità a fare un cammino insieme ai laici. La parte finale mostrava poi i vari gruppi LMC presenti nel mondo con i loro modi e stili di vita.

Infine abbiamo discusso un pò su alcuni aspetti concernenti la vendita della rivista New People. Il coordinatore ha insistito sul fatto che ciascun membro possa rendersi disponibile all’impegno per dare una risposta alla propria vocazione di laico missionario comboniano. Abbiamo discusso anche sulle attività e impegni dei laici nei vari luoghi di missione.

L’assemblea si è conclusa con la preghiera e il pranzo comunitario.

Dopo l’incontro ci siamo informati sulla nomina di padre Philip Zema, MCCJ quale nuovo cappellano per il gruppo. Ringraziamo il padre provinciale e il consiglio per la loro attenzione e disponibilità a sostenerci nella crescita della nostra vocazione.

Justin Nougnui, coordinator

“Non abbiate paura!”

Saint John Paul II

Queste forse sono le parole che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha più ripetuto in tutto il mondo, incoraggiando le persone a non temere e ad affidare la propria vita totalmente a Cristo. “J – P – 2, noi Ti amiamo; J – P – 2, noi Ti amiamo!”. Queste sono le parole che una folla di giovani entusiasti hanno detto molte volte al loro amatissimo Papa. I giovani lo acclamavano con gioia sincera, perché riconoscevano in questo uomo anziano un vero modello di fiducia totale e speranza in Dio.

Quest’anno si celebra il 10° anniversario dalla scomparsa di Giovanni Paolo II. Lo scorso 27 aprile 2014, fedeli cattolici di tutto il mondo hanno celebrato la canonizzazione di San Giovanni Paolo II (in seguito “GPII”), come esempio di fede che è stata elevata alla santità. Qui in Awassa, i cattolici erano entusiasti per la canonizzazione, specialmente i giovani. Abbiamo guardato la televisione con alcuni amici, studenti universitari. Poiché faceva molto caldo nell’abitazione, abbiamo portato la TV in cortile all’ombra di un grande albero. Per molti di noi GPII è stato il pontefice della nostra vita, e questo è il motivo che lo ha reso un papa così speciale. Il suo è stato uno tra più drammatici, tra i più longevi e pubblici fra tutti i pontificati. Egli era il capo spirituale della Chiesa Cattolica, ma veniva anche riconosciuto ambasciatore di pace e speranza da parte di politici, leader religiosi e gente comune di tutto il mondo.  Qui di seguito riportiamo alcuni aspetti salienti del suo grande pontificato:

  • GPII è stato di gran lunga il Papa che ha viaggiato di più nel mondo, ha visitato 129 paesi, effettuato 104 viaggi internazionali, incontrato circa 1.600 leader politici del mondo; veramente ha portato il Vangelo a ogni nazione e tribù, razza, lingua e popolo” (Ap 14, 6).
  • GPII ha voluto far conoscere al mondo moderno modelli credibili di fede e, quindi, ha beatificato 1.338 persone e canonizzato 482 santi, molto più che qualsiasi altro papa nella storia.
  • GPII è stato anche autore prolifico, i suoi scritti comprendono 14 encicliche, 14 esortazioni apostoliche, 3.288 discorsi e 5 libri. Aveva uno stile che si distingueva per il carattere denso e un modo di scrivere molto scorrevole. Trattava i temi partendo da diverse angolazioni (non solo teologiche), in quanto era convinto che gli insegnamenti della Chiesa dovevano essere compresi profondamente e quindi ci si doveva necessariamente confrontare con le esperienze quotidiane della vita.
  • GPII, che amava molto i giovani, istituì le Giornate Mondiali della Gioventù per raccogliere la gioventù cattolica internazionale. Veramente egli è stato un campione per il mondo giovanile.
  • GPII, parlava sempre del senso e del valore dell’uomo, ripetendo spesso frasi chiave contenute nel documento del Concilio Vaticano II, la Gaudium et Spes che egli contribuì alla sua stesura: “Cristo rivela pienamente l’uomo a sé stesso e gli rivela la sua altissima vocazione” (par. 22). Gesù ci mostra esattamente il modello di come si può vivere una vita in abbondanza e di amore.
  • GPII è stato descritto come il Papa più “Mariano”. Infatti, il suo motto papale era “Totus tuus” che significa “tutto tuo” (Maria). GPII ha approfondito la comprensione della figura di Maria che avendo un ruolo unico nel piano della salvezza ed accogliendo perfettamente la volontà dello Spirito Santo è da sempre la Madre spirituale di tutti noi, sostenendoci ed affidandoci a suo figlio, il Salvatore.
  • GPII è stato pioniere nell’insegnamento della “teologia del corpo”; egli spiegava che una legge morale naturale è stata scritta da Dio nella sessualità dell’uomo e della donna, che ha il compito di condurci verso il vero amore.
  • GPII promuoveva con fervore evangelizzatore la “cultura della vita” e difendeva con forza la dignità della vita in tutte le sue fasi (dal concepimento fino alla morte naturale); un insegnamento che è stato di esempio concreto nella paziente accettazione delle sfide della vecchiaia e della malattia che lo hanno provato durante i suoi ultimi anni di vita.

GPII incoraggiava sempre tutti a diventare santi. Durante la canonizzazione avevamo notato, in mezzo alla folla, alcune persone che indossavano delle T-shirt su cui era scritto: “non abbiate paura di diventare santi“. Egli non intendeva dire che tutti avrebbero dovuto essere riconosciuti ufficialmente santi dalla Chiesa, ma piuttosto che Dio riserva il suo invito a ciascuno di noi, per fare di noi un altro Cristo, nonostante le nostre imperfezioni ed errori. In altre parole, ognuno di noi ha la capacità di essere santo, per diventare un santo. Solo due cose sono richieste: la nostra libera volontà di cooperare a questa trasformazione, con perseveranza cercando di vivere secondo la Verità e il dono immeritato della grazia di Dio. Certamente, GPII, ci hai dato un buon esempio!

La domenica di Pasqua, 27 marzo 2005, sei giorni prima della sua morte, GPII ha benedetto i fedeli con il suo ultimo discorso pubblico. Bene, sono passati 10 anni e queste parole sono ancora attuali e stimolanti:

“Noi, uomini e donne del terzo millennio, abbiamo ancora bisogno di Te, Signore risorto! Rimani con noi ora e fino alla fine dei tempi…Sostienici, ti preghiamo, nel nostro cammino. In Te noi crediamo, in te noi speriamo, perché Tu solo hai parole di vita eterna. Alleluia!”

Mark & Maggie Banga

Missionari Laici Comboniani in servizio ad Awassa, Etiopia

Ultimo giorno del XVIII Capitolo Generale a Roma

capitulares

‘Adesso è il momento di portare il Capitolo nella vita dell’Istituto’, con queste parole l’uscente superiore generale P. Enrique Sánchez González, che ha presieduto la Messa di conclusione del XVIII Capitolo Generale, ha invitato i delegati a trasmettere a tutti i confratelli lo spirito e il messaggio di queste settimane vissute insieme. Oggi ultimo giorno del Capitolo, nella seduta del mattino P. Enrique Sánchez ha letto in aula il decreto formale di chiusura del Capitolo dopo essere stato approvato dai capitolari.

Alle 11.30 è iniziata la celebrazione eucaristica di conclusione del XVIII Capitolo Generale dei Missionari Comboniani – sul tema “Discepoli missionari comboniani chiamati a vivere la gioia del Vangelo nel mondo di oggi” – che si è svolto dal 31 agosto al 3 ottobre presso la Casa Generalizia a Roma. Durante l’omelia padre P. Enrique Sánchez González si è soffermato su tre parole: coraggio, gioia e speranza. Ha invitato ciascuno a rinnovare l’esperienza dell’amore di Dio, fonte del nostro impegno missionario, per portare con gioia ancora più grande l’annuncio del vangelo ai più poveri e nelle periferie della sofferenza. Sulla novità del Capitolo – ha detto P. Enrique – è che “il Signore non si è stancato di noi, è ancora con noi… e il meglio sta per venire”.

Al termine della celebrazione eucaristica il neo eletto superiore generale padre Tesfaye Tadesse ha ringraziato padre Enrique e il consiglio uscente per la loro dedizione ed entusiasmo alla guida dell’istituto in questi ultimi sei anni. Anche la superiora generale delle Suore comboniane Luzia Premoli, che ha partecipato all’eucarestia con alcune sue consorelle, ha espresso gratitudine per la collaborazione sperimentata negli scorsi cinque anni, per lei, con la direzione generale dei comboniani.

La celebrazione nella Cappella principale è poi proseguita con un momento conviviale e con il pranzo.

www.comboni.org

Padre Tesfaye Tadesse è stato eletto Superiore Generale

TesfayeÈ stato eletto Superiore Generale dei Missionari Comboniani, dalla quasi totalità dei capitolari, P. Tesfaye Tadesse Gebresilasie [in primo piano, nella foto], 46 anni, Assistente Generale, responsabile della Formazione di Base e delle province e delegazioni dell’Africa anglofona (eccetto Eritrea) e Mozambico. P. Tesfaye Tadesse G. è nato il 22 settembre 1969 ad Harar (Ethiopia). È il primo africano a ricoprire l’incarico di Superiore Generale.

Subito dopo la votazione, il Superiore Generale uscente, P. Enrique Sánchez González, ha chiesto a P. Tesfaye se accettava l’incarico. P. Tesfaye ha così risposto: “Cari confratelli, vorrei dire alcune cose.

  1. Grazie per la fiducia e la misericordia che mi state dimostrando. Sia nella votazione come anche nei dialoghi personali con alcuni, mi avete mostrato fiducia, solidarietà e appoggio: grazie di cuore. Vorrei dire grazie anche ai confratelli che hanno espresso le loro riserve, i loro tentennamenti. Sono d’accordo con voi e grazie, perché anch’io ho paura, ho le mie riserve e le mie esitazioni. Allora grazie per il vostro realismo.
  2. Piccolo. Il nostro Istituto, a cominciare da San Daniele Comboni, è grandissimo, è una bella famiglia di discepoli e di martiri per la missione, per l’Africa e al fianco dei poveri. Il nostro Istituto ha anche i suoi problemi. Davanti a questo, mi sento piccolo, un piccolo confratello che ha fatto l’esperienza del grande perdono di Dio e dei confratelli. Mi sento piccolo davanti alla grandezza del nostro Istituto.
  3. Rispetto. Il Capitolo Generale fra le sue attività deve dare anche all’Istituto un Consiglio Generale e adesso ha dovuto eleggere il coordinatore di questo Consiglio Generale. Io rispetto il dialogo, il discernimento e la votazione fatta. Per rispetto a chi ha votato me e per quello che rappresentano queste votazioni, dopo aver pregato, aver contattato il mio direttore spirituale e altri, e soprattutto dopo l’incoraggiamento di P. Enrique e dei consiglieri generali ad andare avanti, io, per la gloria di Dio e fiducioso nell’aiuto di Dio e del Consiglio Generale, della direzione generale qui a Roma e di voi superiori di circoscrizione, umilmente chiedendo misericordia, accetto di servire come Superiore Generale.

Dopo l’accettazione da parte di P. Testaye, P. Enrique Sánchez G., secondo la procedura delle elezioni prevista dallo Statuto approvato l’8 settembre 2015, ha detto: “Avendo il Rev. Padre Tesfaye Tadesse Gebresilasie riportato il numero sufficiente di voti, a nome del Capitolo, io, Enrique Sánchez González, dichiaro eletto il Rev. Padre Tesfaye Tadesse Gebresilasie Superiore Generale della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Tre “detti” di Gesù

Commentario a Mc 9, 38-48 (Domenica XXVI T.O., 26 settembre 2015)

jesus

I vangeli, oltre a narrare episodi della vita di Gesù e riprodurre le sue parabole, raccolgono e organizzano, ognuno a suo modo, collezioni di “detti” che Lui sicuramente ha pronunciato in diverse circostanze e luoghi e che i primi discepoli ricordavano a memoria come un tesoro di sapienza a come una guida pratica per la loro vita. Nel testo che leggiamo oggi, troviamo tre di questi detti, che io capisco come segue:

1.- Il bene non ha frontiere religiose o di un altro tipo. Le parole di Gesù –“chi non è contro di noi è con noi”- furono dette perché qualcuno voleva impedire a delle persone che non appartenevano al gruppo dei discepoli di agire nel nome di Gesù. In certo senso, sarebbe come si noi impedissimo ai non cristiani di aiutare i poveri. Invece qualunque bene ci sia è sempre una partecipazione alla bontà di Dio. Dobbiamo riconoscerlo, ringraziarlo e gioire.
2.- Un bicchiere d’acqua può avere un valore infinito. Gesù dice esattamente: “Chi da un bicchiere d’acqua nel mio nome, non rimarrà senza ricompensa”. Ci vuole poco per rallegrare la vita di una persona, per farla sentire rispettata, per dare un po’ di speranza in momenti di difficoltà. Dare un bicchiere d’acqua è un segno di accoglienza, di rispetto, di disponibilità a “dare una mano” se ce n’è bisogno. Chi offre un bicchiere d’acqua è aperto all’altro e chi è aperto all’altro, è aperto a Dio. Qual è il bicchiere d’acqua che io posso offrire alle persone che trovo vicine a me?
3.- Attenzione a non fare inciampare i piccoli! Marco raccoglie qui tre frasi che hanno un elemento comune nel suo riferimento allo “scandalo”. Sappiamo che questa parola significa, in realtà, “inciampo”, cioè, “sgambetto”, fare che una persona senza protezione cada per terra. Gesù, che è buono e gentile, diventa duro con quelli che profanano la casa del suo Padre (tempio) e quando qualcuno vuole fare lo sgambetto ai piccoli, quelli che hanno solo Dio come fonte di speranza. Non si gioca con i piccoli di Dio.
Allo stesso tempo, Gesù ci dice qualcosa come questo: “Non fatevi lo sgambetto a voi stessi; se qualcosa vi fa male, non indugiate, siate chiari e decisi nella abbandonare l’occasione del male”.
Oggi, come ogni domenica, celebrando l’Eucaristia e ascoltando le parole di Gesù, diciamo: Amen, grazie, io voglio che queste parole illumino la mia vita oggi e sempre; aiutami a fare che diventino vere in me.
P. Antonio Villarino
Roma