Laici Missionari Comboniani

L’inizio di una vocazione

Candidatos Benin

Il desiderio di far parte della Famiglia Comboniana ha spinto Lucien e Ulrich a contattare Alberto attraverso il blog. Alberto li ha consigliati al coordinatore del gruppo della Provincia che li ha contattati. Il dialogo tra loro è iniziato per vedere come procedere. è stato contattato il cappellano ed è stato informato il fratello Pascal che accompagna il gruppo Amicale in Benin.

Per riunire tutti gli amici candidati LMC della provincia Togo-Ghana-Benin è stata creata una piattaforma WhatsApp. Sono iniziate le interviste online per conoscerci e farci una piccola idea della realtà delle LMC nel mondo. Attraverso questa piattaforma viene stabilita la comunicazione e vengono trasmesse tutte le informazioni necessarie. vengono condivise alcune risoluzioni della LMC affinché ogni candidato possa avere un’idea della vocazione e della missione della LMC.

Per un momento i due amici distanti tra loro possono comunicare solo telefonicamente o online. ma il desiderio ardente di camminare insieme li ha bruciati, cosa che ha portato Lucien a viaggiare da Bohicon a Cotonou – circa 125 km – per visitare Ulrich. Questo incontro è stato tanto desiderato da ciascuno di loro. È stato un grande successo e l’accoglienza è stata calorosa, secondo Lucien. l’altro aspetto poi è iniziare un cammino formativo. Per grazia di Dio, questo 17 settembre 2023, presso la parrocchia di San Francesco d’Assisi a Fidjrossè presso il Centro Catechetico Bakandja, si è svolto il primo colloquio formativo. insieme a due membri dell’Associazione, Lucien e Ulrich hanno ricevuto la condivisione di Padre Eugenio sull’Obbedienza. Nella sua condivisione, il Padre ha presentato la vita di Gesù Cristo come l’esempio per eccellenza dell’obbedienza. Gesù Cristo, infatti, obbedì fino alla morte. il secondo esempio, ha proseguito Padre Eugenio, è Daniele Comboni. Daniele Comboni ha seguito le orme del Signore Gesù Cristo. Comboni non vacillò più quando la sua vocazione per le missioni gli fu confermata da Padre Marani (S. 13). Siamo quindi invitati a fare altrettanto.

i due amici Lucien e Ulrich sono rimasti molto toccati da questa condivisione perché, hanno detto, padre Eugenio ha approfondito la realtà concrete di questi consigli evangelici.

Sono quindi determinati a proseguire il cammino e attendono con impazienza il secondo colloquio formativo.

Justin Nougnui, coordinatore LMC.

Imprenditorialità: scopo + persone

Entrepreneurship

Buongiorno a tutti.

Sabato scorso abbiamo tenuto una nuova formazione a livello di LMC. In questo caso, il tema era l’imprenditorialità.

Si tratta di una presentazione che abbiamo già fatto in spagnolo e che abbiamo ripetuto per gli anglofoni.

Comprendere e comunicare il “perché” della nostra missione, condividere il “come” vogliamo renderla possibile e spiegare il “cosa” facciamo per renderla possibile, sono state tre chiavi fondamentali di questa presentazione. Vi invitiamo ad ascoltarla con attenzione.

Ci aiuterà senza dubbio a focalizzare la nostra azione missionaria e a fornire spunti per estendere una rete di partner che si uniscano e sostengano la missione.

Cordiali saluti

Alberto de la Portilla. Coordinatore del Comitato centrale LMC.

È possibile vedere la presentazione in spagnolo: https://lmcomboni.org/blog/it/intraprendere-e-condividere-i-progetti-lmc/

Papa Francesco all’Udienza generale di oggi: “Ci soffermiamo oggi sulla testimonianza di San Daniele Comboni”

Papa Francisco

Ecco la trascrizione del discorso di Papa Francesco di oggi, con un video in italiano.

Papa Francisco

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nel cammino di catechesi sulla passione evangelizzatrice, ci soffermiamo oggi sulla testimonianza di San Daniele Comboni. Egli è stato un apostolo pieno di zelo per l’Africa. Di quei popoli scrisse: «si sono impadroniti del mio cuore che vive soltanto per loro» (Scritti, 941), «morirò con l’Africa sulle mie labbra» (Scritti, 1441).

E a loro si rivolse così: «il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi» (Scritti, 3159). Questa è l’espressione di una persona innamorata di Dio e dei fratelli che serviva in missione, a proposito dei quali non si stancava di ricordare che «Gesù Cristo patì e morì anche per loro» (Scritti, 2499; 4801).

Lo affermava in un contesto caratterizzato dall’orrore della schiavitù, di cui era testimone. La schiavitù “cosifica” l’uomo, il cui valore si riduce all’essere utile a qualcuno o a qualcosa. Ma Gesù, Dio fatto uomo, ha elevato la dignità di ogni essere umano e ha smascherato la falsità della schiavitù. Comboni, alla luce di Cristo, prese consapevolezza del male della schiavitù; capì, inoltre, che la schiavitù sociale si radica in una schiavitù più profonda, quella del cuore, quella del peccato, dalla quale il Signore ci libera. Da cristiani, dunque, siamo chiamati a combattere contro ogni forma di schiavitù. Purtroppo, però, la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato. Nell’Africa tanto amata da Comboni, oggi dilaniata da molti conflitti, «dopo quello politico, si è scatenato (…) un “colonialismo economico”, altrettanto schiavizzante (…). È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca». Rinnovo dunque il mio appello: «Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare» (Incontro con le Autorità, Kinshasa, 31 gennaio 2023).

Torniamo alla vicenda di San Daniele. Trascorso un primo periodo in Africa, dovette lasciare la missione per motivi di salute. Troppi missionari erano morti dopo aver contratto malattie, complice la poca conoscenza della realtà locale. Tuttavia, se altri abbandonavano l’Africa, non così Comboni. Dopo un tempo di discernimento, avvertì che il Signore gli ispirava una nuova via di evangelizzazione, che lui sintetizzò in queste parole: «Salvare l’Africa con l’Africa» (Scritti, 2741s). È un’intuizione potente, che contribuì a rinnovare l’impegno missionario: le persone evangelizzate non erano solo “oggetti”, ma “soggetti” della missione. San Daniele desiderava rendere tutti i cristiani protagonisti dell’azione evangelizzatrice. Con quest’animo pensò e agì in modo integrale, coinvolgendo il clero locale e promuovendo il servizio laicale dei catechisti. Concepì così anche lo sviluppo umano, curando le arti e le professioni, favorendo il ruolo della famiglia e della donna nella trasformazione della cultura e della società. Quanto è importante, anche oggi, far progredire la fede e lo sviluppo umano dall’interno dei contesti di missione, anziché trapiantarvi modelli esterni o limitarsi a uno sterile assistenzialismo!

La grande passione missionaria di Comboni, tuttavia, non è stata principalmente frutto di impegno umano: egli non fu spinto dal suo coraggio o motivato solo da valori importanti, come la libertà, la giustizia e la pace; il suo zelo è nato dalla gioia del Vangelo, attingeva all’amore di Cristo e portava all’amore per Cristo! San Daniele scrisse: «Una missione così ardua e laboriosa come la nostra non può vivere di patina, di soggetti dal collo storto pieni di egoismo e di sé stessi, che non curano come si deve la salute e conversione delle anime». E aggiunse: «bisogna accenderli di carità, che abbia la sua sorgente da Dio, e dall’amore di Cristo; e quando si ama davvero Cristo, allora sono dolcezze le privazioni, i patimenti e il martirio» (Scritti, 6656). Il suo desiderio era quello di vedere missionari ardenti, gioiosi, impegnati: missionari – scrisse – «santi e capaci. […] Primo: santi, cioè alieni dal peccato e umili. Ma non basta: ci vuole carità che fa capaci i soggetti» (Scritti, 6655). La fonte della capacità missionaria, per Comboni, è dunque la carità, in particolare lo zelo nel fare proprie le sofferenze altrui, nel sentirle sulla propria pelle e nel saperle alleviarle, come buoni cirenei dell’umanità.

La sua passione evangelizzatrice, inoltre, non lo portò mai ad agire da solista, ma sempre in comunione, nella Chiesa. «Io non ho che la vita da consacrare alla salute di quelle anime – scrisse – ne vorrei avere mille per consumarle a tale scopo» (Scritti, 2271). Una vita o mille vite: chi siamo noi da soli con la nostra breve vita, se non è la Chiesa tutta a fare missione? Cos’è lo zelo della nostra opera – sembra chiederci Comboni – se non è ecclesiale?

Originale sul sito comboni.org