Laici Missionari Comboniani

Animazione Missionaria a Meixomil (Portogallo)

Meixomil

Durante il weekend 14, 15 e 16 marzo, la comunità di vita di Porto ha tenuto un incontro presso la casa degli MCCJ a Maia per fare animazione missionaria nella parrocchia di Meixomil a Paços de Ferreira. L’incontro è iniziato con una preghiera nel giorno in cui si celebrava il 183° anniversario dalla nascita di San Daniele Comboni. In questo giorno speciale, Dio ha parlato così nella liturgia del giorno: “Il Signore Ti ha esaltato oggi per essere un solo popolo, come Ti ha detto, e per osservare tutti i Suoi comandamenti.” Deuteronomio 26, 18. Questo è il modo in cui Dio ci ha chiamati a un altro giorno di consacrazione a Lui, un giorno in cui siamo felici di essere stati scelti per adempiere ai Suoi comandi, al fine essere popolo di Dio.

Inseriti in questo ambiente in cui condividiamo la gioia del dono di essere Laici Missionari Comboniani, veniamo incoraggiati ad andare in cerca di percorsi di fede, nella gioia di vivere in comunione con tutti. Condividiamo con tutti i catechizzati, la felicità di riconoscere, come tutte le persone di questo mondo, che Dio ci ama così tanto; abbiamo cantato la canzone di buon compleanno a San Daniele Comboni e invitato i giovani che si preparano alla cresima a partecipare al progetto GIM del gruppo di Meixomil Ativo.

Durante il weekend nella medesima parrocchia è stata inoltre lanciata una campagna di raccolta fondi organizzata dal gruppo GIM di Meixomil Activo per il progetto KWE ZO ZO ( “Ogni persona è una persona”). In questo modo, durante il weekend abbiamo dato voce e condiviso con tutti le molteplici difficoltà dei pigmei cui vengono vietati ogni giorno i diritti umani fondamentali. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo incontro di fine settimana, il gruppo GIM Meixomil Ativo, il parroco, i catechisti e catechizzati e tutta la comunità parrocchiale che ci hanno accolto così bene.

Durante questo incontro, si percepiva in tutti la gioia di servire e la consapevolezza di essere popolo di Dio. Come il Signore ci ha detto nelle letture della domenica “Lascia la Tua terra, la Tua famiglia e la casa di tuo padre e va verso il paese che io ti mostrerò”.  Genesi 12:1. E’ questo costante invito ad andare senza paura a servire che ci sollecita a dedicare ogni giorno il nostro tempo a questo compito, che ci porta a evangelizzare e a lasciarsi evangelizzare. Come dice Papa Francisco: “Vai, senza paura, a servire. Con queste tre parole, scoprirai che chi evangelizza, viene evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia.”

Di Paula Sousa

Lutto e guarigione

CandelLe tradizioni per celebrare il lutto di un caro defunto qui in Etiopia sono molto differenti da quelle europee. Un funerale diventa un’occasione importante e coinvolge tutta quanta la comunità. Una tenda bianca eretta a fianco di casa lungo la strada è un chiaro segno di una famiglia in lutto. Quando una persona muore, molte persone si radunano nella casa del morto per dare conforto alla famiglia. La tenda, segno di lutto rimane piantata vicino alla casa per più di una settimana e per tutto questo tempo la famiglia non è mai lasciata sola. Amici e parenti (e lontani parenti e conoscenti) vengono a sedersi sotto la tenda ogni giorno: parlano e fanno le condoglianze, ma più spesso rimangono in silenzio con la famiglia in lutto. Migliaia di persone possono partecipare a un comune funerale.

La famiglia di solito è associata a un gruppo locale chiamato Idir. E’ una specie di “fai-da-te” assicurazione per il funerale I cui membri si riuniscono mensilmente per prendere decisioni circa I fondi depositati presso l’associazione. A discrezione del comitato direttivo, questi fondi possono essere usati anche per prestiti  in tempi difficili. In media un Idir è composto da circa una cinquantina di famiglie. Ogni mese, una famiglia versa all’Idir circa 15 birr (1$) e se qualcuno muore, una somma di denaro viene devoluta alla famiglia come contributo verso i costi del funerale e della sepoltura. Mentre la famiglia è in lutto, l’Idir si darà da fare per provvedere la tenda, le grosse pentole per cuocere il cibo per tutti, gli utensili, le sedie, le panche e I tavoli. La vera ragion d’essere dell’Idir e quella di provvedere un dignitoso e appropriato tempo di lutto alla famiglia, prendendosi cura della logistica e delle spese del funerale.

Quando si visita la casa della famiglia in lutto, si rimane colpiti dal fatto che nessuno parla. La gente va e viene e non dice una parola, spesso non saluta nemmeno I membri della famiglia in lutto. Spesso le parole non sono sufficienti a esprimere il cordoglio e gli Etiopi preferiscono non dire niente quando si è in lutto. L’importante è essere presenti. E’ successo qualche volta che io (Mark) ho dovuto chiudere l’ufficio perché tutti I miei dipendenti erano andati a un funerale. Siamo andati come gruppo, le donne si coprivano la testa con uno scialle nero, siamo entrati nella casa, ci siamo seduti in silenzio su delle lunghe panche di legno, disposte vicino ai membri della famiglia in lutto e siamo stati presentati agli anziani e notabili. Siamo rimasti in silenzio forse per una mezz’ora mentre ci veniva offerto un pezzo di pane e dell’orzo arrostito. Poi, dopo un tempo sufficientemente lungo, P. Sisto, il nostro direttore e il più anziano del gruppo (con i capelli bianchi) si è alzato, ha detto alcune parole di convenienza, recitato una preghiera per il defunto e la sua famiglia e siamo usciti tutti in silenzio.

Quaranta giorni dopo la morte viene fatta un’altra celebrazione per porre termine al periodo di lutto. Durante il lutto, la famiglia del defunto si veste in maniera da mostrare il lutto (per lo più in nero) e le donne evitano le pettinature complesse (spesso si tagliano I capelli a zero). Spesse volte alcuni parenti vengono a vivere nella casa in lutto per tutti i 40 giorni per non lasciare mai soli i famigliari del morto. Di solito la foto del defunto con accanto una candela viene messa su una specie di altarino votivo. La celebrazione di fine lutto include la messa in chiesa (per Ortodossi e cattolici) seguita da un pranzo in casa del defunto. La stessa tenda bianca viene di nuovo piantata e i membri dell’Idir aiutano nella preparazione del cibo.

In ottobre il papà di una delle nostre più care amiche è morto mentre io (Maggie) stavo lavorando al sud del paese. Dal momento che ero lontana non avevo ricevuto la notizia della morte se non alcuni giorni dopo il funerale. Al ritorno dal sud del paese, ho voluto essere presente alla celebrazione di fine lutto per portare la mia solidarietà alla mia amica e alla sua famiglia.

Il nostro amico vive in Awassa, ma la sua famiglia viene dalla piccolo città di Kebre Mengist, lontana 10 ore da Awassa. Ho dormito nella sua casa in Awassa per poter prendere il pullman delle 4 di mattina per Kebre Mengist. Siamo arrivate due giorni prima della celebrazione e abbiamo aiutato nella preparazione. Siamo andati a piedi dalla stazione alla casa della mia amica, parlando del più e del meno, ma quando siamo arrivate, tutti i presenti sono scoppiati in lacrime. E’ stato l’ultimo pianto per il defunto che veniva a completare il dolore per la perdita. Dopo di che un anziano, uno zio, ha detto semplicemente “basta così” e siamo andati oltre.

Il giorno dopo, all’alba, hanno portato un bue e lo hanno sgozzato. Le donne hanno cominciato ad arrivare in gran numero con cesti di cipolle, aglio, pomodori e  carote portati a spalla. Si sono sedute all’ombra degli alberi, pelando e affettando i vegetali, pulendo le lenticchie in coloratissimi cesti piatti e chiacchierando mentre intente al lavoro. Hanno lavorato tutto il giorno per preparare lo stufato e la injera per il giorno dopo. Mi sono unita a loro e mi hanno messo a mescolare la carne in una enorme pentola di 200 litri. Il lavoro veniva interrotto diverse volte dalla cerimonia del caffè. C’era odore di incenso un po’ dappertutto. La gente stava seduta a parlare.

Hanno apprezzato il fatto che volevo essere con loro e mi è stato anche offerto un posto d’onore per dormire: un letto (… con la mia amica e sua zia!) Otto altri parenti  hanno dormito per terra attorno a noi su vari tipi di tappeti e materassi. La messa nella chiesa Ortodossa la mattina dopo e stata semplice e significativa, poi centinaia di persone sono arrivate  per condividere con noi il pranzo. In quanto a noi, praticamente non abbiamo lasciato la camera per tutto il giorno. Eravamo sedute e la gente veniva, si riposava e raccontava storie e condivideva ricordi. La gente parlava molto più che nei giorni immediatamente dopo la morte, a significare che i 40 giorni di lutto intenso avevano fatto sì che il pianto e le lacrime per la perdita venissero fuori tutte e il dolore fosse sanato, cosa che non sarebbe accaduta senza questo viaggio.

– Maggie

Maggie, Mark and Emebet Banga, Comboni Lay Missionaries, Awassa, Ethiopia

Saluti da Londra

London

Ci fa piacere condividere con voi la nostra vita comunitaria in Londra. La prima impressione è stata molto positiva. La comunità in cui viviamo è aperta e i Padri sono pieni di premure e gentili. Naturalmente per loro è una situazione anomala avere 4 ragazze nella loro casa, ma si sono abituati a noi e noi a loro.

La cosa più importante per noi è di imparare l’inglese nella Stanton School of English, ma è anche tempo per sperimentare la vita comunitaria e imparare a vivere insieme aiutandoci a vicenda. Abbiamo il nostro orario e le nostre attività: ad esempio partecipiamo a incontri sull’Uganda e altri che ci sembrano importanti e interessanti per la nostra formazione. A volte facciamo un incontro con i padri su temi che riguardano la quaresima o su alcune questioni teologiche…. Stiamo provando ad avere una giornata comunitaria, tempo per noi, per la preghiera, l’adorazione e un po’ di relax.

Il 15 marzo abbiamo celebrato il compleanno di San Daniele Comboni. E’ stata una grande festa per la nostra famiglia. I padri, le suore e i laici che vivono in Londra. Gran giorno!!! Ci siamo sentiti come una grande famiglia. Le Suore Comboniane ci hanno invitato a cena. Domenica scorsa abbiamo incontrato tutte le suore che vivono a Londra. Sono in tutto 14 e quindi una grande comunità. Hanno condiviso con noi le loro esperienze missionarie e ci hanno dato molti suggerimenti e consigli.

Siamo qui da sole tre settimane e quindi non abbiamo molto da dire. Ma volevamo informarvi che tutta va per il meglio. Siamo molto indaffarate e contente di essere qui.

Saluti e un abbraccio dalla nostra comunità.

Animazione Missionaria con i giovani della parrocchia di Carapira (Mozambico)

03-Animacao ChegadaIl 16 marzo di quest’anno si è tenuta la riunione dei giovani del distretto di Mutoro, una delle 3 aree della parrocchia, che coinvolge 96 giovani compresi i coordinatori e gli animatori dell’infanzia e adolescenza missionaria e giovani provenienti da 40 comunità presenti in 10 aree di questa regione. A questa riunione, gli LMC e i candidati alla formazione hanno partecipato a un momento di animazione missionaria con i giovani. L’incontro è iniziato alle 13 con la presentazione dei partecipanti, dove i laici in formazione hanno parlato della loro storia nel gruppo.

Dunque in Mozambico sono presenti 3 LMC stranieri e 4 missionari laici mozambicani in formazione. I Laici Missionari Comboniani hanno condiviso la storia di San Daniele Comboni, figlio di una famiglia povera italiana. Si è anche detto che la famiglia comboniana è composta da sacerdoti, fratelli, suore, laici e secolari.

Durante la conversazione, un giovane ha chiesto di conoscere il significato dell’essere secolare. Secolare significa essere missionario laico consacrato che vive la sua vocazione all’interno della sua famiglia senza l’unione coniugale.

Si è parlato anche di alcuni requisiti per diventare Missionari laici Comboniani.

Infine la riunione di animazione missionaria si è conclusa con la canzone <<Rallegratevi sempre nel Signore.>>

Flavio, gli LMC e Zeferino, candidato in formazione dei Laici Missionari Comboniani

Non chiuderTi alla Tua stessa carne

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NON CHIUDERTI ALLA TUA STESSA CARNE 

Il 6 febbraio, 15 persone sono morte a “El Tarajal”, la spiaggia di Ceuta. Alcuni media hanno dichiarato che erano sub sahariani, immigrati senza documenti… ma fondamentalmente erano 15 persone, con 15 storie, con altrettante 15 famiglie. Ciascuno di essi con la propria dignità, i propri diritti e, soprattutto, con le proprie vite. Di quanto accaduto quel giorno, fu fatto un gran discutere, soprattutto a livello politico dove si è data la responsabilità all’avversario politico cercando di approfittare in tutti i modi di questa sciagura.

L’Arcivescovo di Tangeri, Monsignor Santiago Agrelo ha pubblicato una lettera che non contiene dispersioni e che Vi riportiamo qui di seguito.

E il Signore disse: condividi il tuo pane e la tua luce sorgerà

Non c’è bisogno di interpretazioni perché è stato detto in modo che lo comprendano anche i bambini. “Condividi il pane con l’affamato, ospita i poveri senza tetto, vesti chi è nudo” e a questo comandamento comprensibile a tutti, se fosse necessario, si aggiunge il motivo che lo sostiene: “Non chiuderTi alla tua stessa carne”. Gli affamati, gli oppressi e i senzatetto, i nudi sono “la nostra stessa carne”!

“Non chiuderTi alla tua stessa carne”: riconoscere solo questo sarebbe sufficiente a far sì che “altra” sia la politica sulla gestione delle frontiere, “altra” la logica del nostro ragionamento, “altro” lo scopo delle nostre manifestazioni, “altro” il motivo delle nostre preoccupazioni, delle nostre aspirazioni, delle nostre contestazioni, delle nostre scelte.

“Non chiuderTi alla tua stessa carne”: se cammini su questo percorso di sapienza, “la tua luce irromperà come l’alba”, davanti a te sarà la giustizia e dietro a Te la gloria del Signore, la tua luce risplenderà nelle tenebre, la tua oscurità diverrà mezzogiorno.”

“Non chiuderti alla tua stessa carne”: e il pane che condividerai con l’affamato, Ti renderà luce per i senzatetto, come luce è per te Colui che, con la Sua vita nelle mani sottoforma di pane, ha detto: “Questo è il mio corpo che è stato dato per voi”.

“Non chiuderTi alla tua stessa carne”: fai sedere i poveri alla mensa della Tua vita, e Tu sarai per loro la luce con cui Dio illumina.

E per tutti coloro che ripetutamente mi ricordano che la Chiesa non è una ONG, altrettanto ripetutamente ricordo loro che i poveri sono “la nostra stessa carne“, che il nostro pane è il loro pane, e che la Chiesa è casa loro.

Buona Domenica

Altre lettere pubblicate dal Vescovo Agrelo in questi giorni sull’immigrazione:

Carta degli emigranti

Opzione per Dio e per i poveri

Ulteriori informazioni sono presenti sul sito della Diocesi di Tangeri