Cari confratelli,
Un caloroso saluto nel Cuore di Cristo, Buon Pastore, nel quale siamo radicati come testimoni umili e gioiosi nel mondo di una fraternità senza confini.
Radunati nel XIX Capitolo Generale, vogliamo unirci a ciascuno di voi e a ciascuna delle nostre comunità nella celebrazione di questa straordinaria “festa dell’amore”, che il nostro Fondatore ha ricevuto dalla fonte del Cuore trafitto del Buon Pastore, come la nostra Regola di Vita ci ricorda:
“Il Fondatore ha trovato nel mistero del Cuore di Gesù lo slancio per il suo impegno missionario. L’amore incondizionato del Comboni per i popoli dell’Africa aveva la sua origine e il suo modello nell’amore salvifico del Buon Pastore, che offrì la sua vita sulla croce per l’umanità: «E fidandomi in quel Cuore Sacratissimo… mi sento vieppiù disposto a patire… e a morire per Gesù Cristo e per la salute dei popoli infelici dell’Africa Centrale». (RV 3)
La contemplazione del Cuore di Gesù ci dà la nostra vera identità e condizione di Missionari: nati, nutriti, generati, rinvigoriti, ispirati, vegliati e sostenuti da questo Sacro Cuore, guidiamo le persone a questo stesso Cuore e cerchiamo di mettere Gesù al centro di ogni persona.
L’autentica missione comboniana può essere vissuta solo attraverso un rapporto vibrante con il Cuore trafitto di Gesù che raggiunge il suo culmine sulla Croce. Non stupisce che il nostro Fondatore ci inviti a tenere gli occhi fissi su Cristo crocifisso, meditando sul significato di un Dio morto sulla Croce per la salvezza delle persone.
Questo Capitolo sta sperimentando che, nonostante le nostre debolezze, il carisma donato dallo Spirito a san Daniele Comboni è molto vivo e forte. Ciò si manifesta nel numero crescente di vocazioni, nella passione con cui molti Comboniani si danno alla missione, nella testimonianza di vita dei nostri anziani, nelle comunità che vivono vicino ai poveri, nell’interculturalità condivisa con gioia e reciproco arricchimento, nel rispetto e nella cura della casa comune, e in molti altri modi.
Siamo certi che il Cuore di Cristo, che ci ha mantenuti fedeli e uniti per tanti anni, ci sta preparando una nuova era missionaria per il nostro Istituto, piena di vitalità. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito, sarà una missione più fedele che mai ai desideri del Buon Pastore e a quelli del nostro Fondatore, una missione che non sarà “tedesca, francese, italiana o spagnola”, ma una missione veramente cattolica e fraterna per rendere migliore la vita di molti.
Vi invitiamo quindi a celebrare questa festa del Sacro Cuore con un atteggiamento di ringraziamento e con una risposta umile e impegnata all’amore di Dio.
Chiediamo la vostra preghiera perché tutti noi, nel Capitolo e oltre, ci lasciamo muovere dallo Spirito di Dio e rinnoviamo la nostra alleanza nel carisma di Daniele Comboni per il bene delle persone con cui lavoriamo nei quattro continenti.
La contemplazione del Cuore di Gesù ci aiuti a rinnovare la nostra consacrazione e la nostra passione missionaria.
Cordialmente vostri,
Tutti i Capitolari del XIX Capitolo Generale
Roma, 24 giugno 2022, Solennità del Sacro Cuore di Gesù
Ieri è stato il momento dell’intervento della Famiglia Comboniana al XIX Capitolo Generale del MCCJ.
Poiché il capitolo si svolge con forti misure preventive a causa della pandemia, questa volta l’intervento del LMC si è svolto online.
Per tutti noi come Famiglia Comboniana, il capitolo delle MCCJ è un momento molto importante. È un tempo di riflessione e di ascolto della realtà, un tempo di discernimento e di intuizione missionaria che illumina tutti.
Il nostro intervento si colloca nei rapporti che aiutano a vedere la realtà e in particolare a vedere la strada percorsa come LMC negli ultimi anni.
All’inizio l’idea è stata quella di focalizzare l’intervento come parte della famiglia comboniana, di intendere il nostro percorso come parte del cammino che facciamo come famiglia al servizio della missione e in modo particolare di ricordare come vogliamo camminare insieme, cosa abbiamo fatto finora e le vie di collaborazione che sono aperte a noi.
Poi, durante il blocco centrale, abbiamo cercato di sviluppare le sfide che noi come LMC vogliamo affrontare. In particolare, riteniamo importante rendere noti gli accordi raggiunti nell’ultima assemblea internazionale, che hanno definito il percorso che stiamo cercando di seguire.
Anche noi, alla luce dell’analisi della realtà e dei principi che condividiamo, cerchiamo di dare una risposta comune alle esigenze di un mondo sempre più globalizzato:
“Un solo mondo, una sola umanità, una sola risposta comune!”.
Il nostro rapporto con i religiosi comboniani è molto forte, poiché condividiamo la nostra presenza nei luoghi in cui sono presenti anche loro e collaboriamo strettamente. D’altra parte, riceviamo molto aiuto e sostegno da loro e, nella misura in cui conoscono la nostra realtà, i nostri punti di forza e di debolezza, questa collaborazione può essere migliore per il bene della missione.
Noi come LMC sogniamo uno stile di collaborazione come Famiglia Comboniana che abbiamo voluto sottolineare. Proposte concrete da cui si capisce che è più facile andare avanti.
Davanti a noi c’è la grande sfida della collaborazione basata sulla complementarietà. In linea con la sinodalità in cui Papa Francesco ha sfidato la Chiesa, e dove siamo chiamati a essere luce come famiglia comboniana. Per noi non è una novità, ma piuttosto un ritorno alle nostre radici, all’intuizione carismatica di Comboni che ci ha concepito come una famiglia. Comboni comprese la responsabilità di tutta la Chiesa, la complementarietà e la necessità di tutti i suoi membri (sacerdoti, fratelli, religiose, missionari laici e laici locali, catechisti, artigiani, famiglie, ecc.) per il compimento della missione. Oggi continua a illuminarci ancora una volta su questo cammino di collaborazione/sinodalità per il bene di un Mondo, di un’Umanità che ha bisogno degli sforzi di tutti per continuare a crescere, prendendosi cura dei più deboli e degli esclusi.
Vi lascio con la conclusione della relazione dove osiamo parafrasare Comboni in questo sogno comune.
L’Opera deve essere cattolica, non più spagnola, francese, tedesca o italiana ….
Tutti gli uomini e le donne di buona volontà devono contribuire a costruire un mondo migliore, un mondo più giusto in cui ci prendiamo cura in modo particolare dei più bisognosi, degli esclusi e in cui tutti ci prendiamo cura di questo pianeta che è un’eredità per le generazioni future.
Le singole iniziative, siano esse MCCJ, SMC, MSC o LMC, hanno indubbiamente fatto e stanno facendo molto bene, ma non sono riuscite a risolvere tanti bisogni. Il nostro orizzonte cerca una collaborazione che può partire dalla Famiglia Comboniana ma che non può esaurirsi lì, nemmeno a livello ecclesiale, ma deve aprirsi e promuoversi con organizzazioni civili e altre confessioni religiose con cui condividere e favorire obiettivi comuni. Finora abbiamo visto che nel mondo di oggi continuano ad esserci grandi ingiustizie e disuguaglianze. Continua ad esserci un grande bisogno e una grande sete di Dio. Il cuore umano anela all’incontro con Dio, come anela a una vita degna di essere figli e figlie del Padre, sorelle e fratelli tutti.
Per questo motivo, il nostro Piano aspira a rendere il Regno di Dio presente nel mondo, un mondo più umano, più divino, raggiungendo in modo speciale le comunità più remote e dimenticate, i Paesi più impoveriti, quelli più colpiti dalla guerra, dalla povertà materiale e spirituale, dalla precarietà e dalla miseria… dove è necessario difendere la dignità della vita umana.
E per questo, mi sembra, tutte le opere esistenti (ecclesiastiche e civili), tutte le persone di buona volontà che, indipendentemente dal loro status civile o ecclesiastico, dalla loro confessione religiosa, dalla loro cultura o ideologia, si adoperano per il bene di tutta l’umanità, dovrebbero avere altruisticamente in mente il nobile fine e mettere da parte i propri interessi particolari, devono unirsi per questo scopo.
Questo è ciò in cui crediamo e dobbiamo essere il seme che lo rende possibile.
Alberto de la Portilla, coordinatore del Comitato Centrale LMC.
Perché la celebrazione del XIX Capitolo Generale dei Missionari Comboniani porti con sé abbondanti frutti di letizia ed entusiasmo missionario nella riscoperta dell’esperienza carismatica di San Daniele Comboni, al fine di rendere presente oggi il mistero della grazia a Lui concessa nella missione alle periferie dell’esperienza umana. Preghiamo.
Martedì 31 maggio 2022 Il XIX Capitolo Generale dei Missionari Comboniani, ispirato all’icona biblica “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5), si svolgerà dal 1 al 30 giugno, nella Casa Generalizia dell’Istituto a Roma. I partecipanti capitolari sono sessantanove, più quattro osservatori. I primi quattro giorni saranno giorni di preparazione. Con l’Eucaristia solenne della Domenica di Pentecoste, il 5 giugno, si darà ufficialmente inizio al Capitolo. La chiusura è prevista per il 30 giugno.
Oltre ai 5 membri del Consiglio Generale – il 7% dei partecipanti – gli altri capitolari provengono dall’Africa anglofona più Mozambico 21 (30% del totale), dall’America-Asia 18 (27%), dall’Europa 16 (23%), e dall’Africa francofona 9 (13%). Per quanto riguarda le nazionalità, i comboniani convocati al Capitolo sono di 24 nazionalità diverse: 30 africani, 28 europei, 11 americani. Le nazioni di origine con più capitolari sono: Italia (13), Uganda (7), RD Congo (6), Messico, Spagna e Portogallo, con 5 ciascuna. I 4 osservatori sono i segretari generali dell’Istituto, ossia della missione, della formazione, dell’economia e il segretario generale. Quindi un bel cenacolo di apostoli molto internazionale, come lo voleva San Daniele Comboni, un’opera veramente ‘cattolica’.
In realtà il Capitolo è iniziato molto tempo fa, da quando cioè è stato convocato con la Lettera d’indizione del 19 giugno 2020, che ne prevedeva lo svolgimento nel mese di settembre 2021. A causa della pandemia del Covid-19 è stato posticipato a questo mese di giugno. Durante tutto questo tempo si è avviato un processo sinodale di riflessione a livello personale, comunitario, di circoscrizione e di continente. La Commissione Precapitolare ha raccolto tutte queste riflessioni e proposte di nuovi percorsi in un Documento che sarà presentato ai capitolari come uno “Strumento per il discernimento”.
Saranno giorni in cui i Comboniani si sentiranno come tralci uniti, legati intimamente alla vite, Gesù, seguendo il tema “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5). Proprio come dice uno dei poster esposti nella sala capitolare: “Radicati in Cristo insieme a Comboni: vivere la missione come cammino di sinodale fraternità”.
Il Capitolo Generale avrà tre fasi fondamentali. La prima è la fase preparatoria, che include la reciproca conoscenza, l’elezione dei vari incaricati dei servizi che aiuteranno nello svolgimento dei lavori, il ritiro nella preghiera e una breve formazione sulla Chiesa missionaria, sinodale e fraterna, nella linea del magistero di Papa Francesco. Seguirà una fase di ascolto delle varie relazioni: della Direzione Generale, dei continenti-circoscrizioni, della commissione precapitolare sui quattro cammini (Regola di Vita, ministerialità, formazione e sostenibilità dell’Istituto), dei Vescovi comboniani, delle Comboniane (SMC), delle Secolari (MSC) e dei Laici missionari comboniani (LMC). L’ultima fase sarà quella del discernimento sugli elementi fondamentali su cui lavorare durante il Capitolo, con la scelta delle priorità e dei cammini da percorrere nei prossimi anni. Infine, ci sarà l’elezione del prossimo Superiore Generale e del suo Consiglio.
La Dichiarazione di chiusura del Capitolo è prevista per il 29 giugno e l’Eucaristia conclusiva, il giorno dopo, 30 giugno.
Cronaca tragicomica dal West Pokot, Kenya: prima puntata!!!!
Perché “tragicomica”? Perché, anche senza volerlo, già so che sarà un po’ così…e allora, ecco, vorrei condividere con voi le gioie e le sofferenze del mio essere qui!
IN SINTESI:
– il gruppo dei Laici Missionari Comboniani (LMC) del Kenya è un gruppo vivace e accogliente, contenta di farne parte
(padre Maciek e alcuni LMC Keniani, la mia prima domenica a Nairobi)
– Per 3 mesi circa sarò ospite dei padri comboniani di Kacheliba. Devo imparare la lingua locale, il Pokot (avrò lezione tutte le mattine), e cercare di capire bene come funzionano le cose qui. Più avanti, insieme a un’altra LMC keniana, Josephine (che è anche lei già qui), mi trasferirò nella nuova casa di Kitelakapel, a 15 km da qui, per cominciare a tempo pieno le nostre attività.
– La nostra casa è quasi pronta.
– In questo periodo saremo anche impegnate in queste attività:
1) Produzione succo di tamarindo: in questa zona ci sono tanti alberi di tamarindo. Abbiamo messo all’opera alcune signore della cappella di Kitelakapel per raccogliere questi frutti. Una piccola quantità già l’abbiamo venduta a Nairobi, ora dobbiamo preparare tutto per poi poter continuare a produrre il succo. Sarà un modo per auto-finanziarci un po’ come gruppo di Laici Missionari Comboniani Keniani.
(il nostro tamarindo!)
(i nostri laici che vendono il succo di tamarindo, burro di arachidi e miele dopo la Messa a Nairobi)
2) Partecipazione alle jumuiyya/gruppi parrocchiali/associazioni: gireremo tra i vari gruppi della parrocchia, soprattutto in zona Kitelakapel, per conoscere le persone, creare legami, capire bene le varie realtà della parrocchia, e vedere che necessità ci sono, in modo da capire anche in che tipo di attività possiamo inserirci, o eventualmente quali nuove attività proporre, soprattutto in ambito pastorale.
3) attività nelle scuole: incontreremo i direttori di alcune scuole vicine a Kitelakapel, per vedere se la possibilità di dare qualche lezione part-time si può concretizzare, magari in cambio di un piccolo contributo (in modo da avere qualcosina in più per auto-sostenerci)
4) Fondare le basi della nostra comunità, preparando il nostro “statuto” e altri documenti necessari.
– Forse diventiamo tre! A luglio potrebbe unirsi a noi un altro Laico MIssionario Comboniano ugandese. Per questa cosa, in particolare, ci affidiamo alle vostre preghiere (perché sarebbe un enorme aiuto, vista la montagna di lavoro che ci aspetta!)
PIÙ IN DETTAGLIO:
“Polepole ndio mwendo” dicono i Waswahili (i parlanti swahili). Significa, più o meno, “chi va piano, va sano e va lontano”… E così, vorrei avere grandi risultati già da elencare, ma purtroppo, o per fortuna, qui le cose si muovono molto, ma mooolto piano. Sono appena arrivata e mi viene chiesto, giustamente, di entrare in questa realtà in punta di piedi, polepole, perché, per quanta esperienza una già possa avere – e io ne ho ben poca – ogni realtà è diversa, e qui, tra l’altro, tutti sono giustamente molto indaffarati, per cui davvero non posso aspettarmi che mi venga spiegato tutto subito, o di essere subito coinvolta in ogni attività possibile e immaginabile.
Al mio arrivo, sono stata accolta con grande affetto ed entusiasmo dai Laici Comboniani Keniani, che mi hanno fatto subito sentire a casa. E’ bello sentire che non sono sola, ma che, insieme, camminiamo verso un obiettivo comune.
Da Nairobi mi sono trasferita a Kacheliba, a circa 15 km di distanza dal posto in cui andrò a vivere, Kitelakapel. Qui funziona così: a Kacheliba si trova la sede principale della parrocchia, ma la parrocchia copre un’area molto vasta e piena di outstations, ovvero di piccole cappelle (a volte sembrano delle minuscole casette, e in realtà sono “chiese”!), spesso molto lontane. I padri al momento sono due, e un diacono. E non si possono moltiplicare come i cinque pani e i due pesci (a meno che non intervenga lo Spirito Santo…) perciò il lavoro è davvero tanto. Kitelakapel è una di queste outstations, ma i padri vorrebbero che diventasse, prima o poi, una parrocchia, e quindi, oltre alla chiesetta (più grande delle cappelline a cui accennavo sopra), c’è una casa dove i padri si fermano a dormire a volte, se necessario, e che potrebbe diventare, in futuro, la casa dei padri della nuova parrocchia. Poco lontano, sulla stessa “strada” (se così si può chiamare) è ormai quasi terminata la costruzione di un’altra casa, dove staremo noi laici comboniani. E’ una casa piuttosto grande (confidiamo nell’arrivo di nuovi laici missionari!), con tanto spazio intorno, per costruire anche un ospedale (e, spero, dall’altro lato, anche un campo giochi per organizzare attività con i ragazzi. Come rinnegare le mie origini salesiane?).
(la nostra chiesetta di Kitelakapel)
(Messa nella cappella di Mtembur)
(la nostra casa dentro e fuori, quasi finita! Sembra un Grand Hotel, ma poi per fortuna dentro è molto più sobria di quel che sembra eheheh!)
Insieme a me in quest’avventura ci sarà Josephine, la laica comboniana keniana che, come me, ha dato la disponibilità per questa missione, e così, insieme, il 29 aprile abbiamo praticamente fondato questa nuova comunità internazionale dei Laici Missionari Comboniani. Lei è proprio originaria di queste parti, e parla Pokot, e di questo sono davvero grata, per l’aiuto che mi potrà dare nel comprendere non solo la lingua, ma anche evitare possibili errori o figuracce o fraintendimenti legati alla mia ignoranza della cultura locale.
(Josephine con la gonna tradizionale Pokot, il “loruà”)
(la nuova comunità internazionale LMC a Kitelakapel!)
Quando la costruzione della casa sarà del tutto terminata, io e Josephine ci trasferiremo definitivamente a Kitelakapel. Al momento, però, siamo a Kacheliba, sia perché la casa non è ancora pronta, sia perché dobbiamo seguire il corso di Pokot (nel mio caso) e fare un po’ di esperienza di vita comunitaria qui con i padri.
Sperando di non avervi annoiato, mando a tutti un grande abbraccio e calorosissimi saluti.
Ah, importante: GRAZIE!!!!!
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno contribuito, con le loro donazioni, ad avviare questa nuova comunità. E’ molto imbarazzante trovarsi a vivere della carità altrui, per me è una situazione nuova, ma per qualsiasi cosa, la nostra stessa sopravvivenza, le spese per avviare la comunità ed eventuali progetti/attività con la gente, ora dipendiamo dalla Provvidenza. L’aspetto “bello” di questa cosa è il fatto che questo in qualche modo fa sì che il fiorire di questa nuova comunità cristiana a Kitelakapel sarà il frutto di uno sforzo condiviso: da parte mia e di Josephine, con la nostra presenza diretta, e da parte di chi ci sostiene, attraverso il proprio contributo indiretto. Diventa un lavoro di squadra! Grazie davvero!!!
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