Perché la ricorrenza della prima celebrazione della memoria del Beato Giuseppe Ambrosoli (28 luglio) aiuti tutti i comboniani e le comboniane impegnati nel servizio alla fragilità a rinnovare l’impegno per un cammino di santità nella fedeltà alle circo-stanze di un servizio umile e diuturno ai malati, ai sofferenti e alle persone fragili. Preghiamo.
Alberto de la Portilla
Assemblea della Missione MCCJ in Europa
I Missionari Comboniani del Cuore di Gesù (MCCJ) di tutta Europa hanno celebrato la settimana scorsa l'”Assemblea della missione in Europa”. Si è trattato di un momento di preghiera, di riflessione, di condivisione di esperienze e di ricerca comune di vie per un cammino missionario in Europa.
All’incontro hanno partecipato alcuni membri della Famiglia Comboniana invitati per l’occasione: Maria Luzia Ziliotto, Missionaria Secolare Comboniana, María del Prado Fernández Martín, Missionaria Comboniana e Alberto de la Portilla in rappresentanza dei Missionari Laici Comboniani.
Ecco il messaggio finale dell’assemblea.
L’Assemblea Europea della Missione ha riunito a Roma (6-10 giugno 2023) una trentina di confratelli e rappresentanti della Famiglia Comboniana che lavorano nel settore missione. Abbiamo fatto memoria del precedente incontro di Maia, nel marzo 2017. Le relazioni delle varie circoscrizioni, e quella del consiglio europeo della missione, ci hanno permesso di ripercorrere il lavoro svolto in questo tempo.
L’incontro con realtà missionarie presenti nella diocesi di Roma ci ha aiutati a cogliere suggerimenti e provocazioni provenienti dall’operare di altri, specialmente laici che si impegnano per l’annuncio del vangelo e la promozione umana.
Le sfide che l’Europa ci pone oggi, sociali ed ecclesiali, sono state esplorate grazie all’intervento di Serena Nocetti, teologa, Mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino, e dalle riflessioni di alcuni confratelli. Siamo ora più consapevoli delle sfide e dei cambiamenti che la chiesa e la società europea impongono a tutti noi.
Dai lavori di gruppo, e dalla condivisione dei partecipanti, sono emerse alcune istanze e proposte che vorremmo condividere con voi.
Sentiamo che abbiamo bisogno di chiarire personalmente e comunitariamente il significato di missione in Europa oggi. Raggiungere una visione condivisa ci aiuterebbe a trasformare la nostra mentalità, a lavorare in sintonia l’uno con l’altro, ed a porci di fronte alla comunità ecclesiale e alla società con un’identità specifica. Questo cammino di riqualificazione deve essere il risultato di una formazione permanente mirata a farci comprendere meglio i linguaggi e metodologia della società di oggi.
Un cammino particolare che si apre in fronte a noi è quello sinodale. È un cammino che le chiese europee già stanno intraprendendo e che ci permetterà di mutare le nostre letture e percezioni della missione e della società. Si tratta di un processo che richiede ricerca, da fare alla luce dello Spirito e in comunione con altri. Siamo sicuri che rinnovando la nostra identità e riscoprendo il nostro mandato sapremo meglio presentare i valori del Regno alle persone che incontriamo.
La missione in Europa oggi esige di pensare alla nostra azione come collaborazione. Siamo sfidati a sviluppare una riflessione/visione qualificata, identificata con una prassi condivisa.
Siamo anche coscienti che, come ogni cammino, anche il nostro necessita di una continua valutazione. Pensiamo che il consiglio europeo della missione abbia come compito anche l’aiutarci a compiere un riscontro continuo e stimolarci sempre a virare verso la giusta direzione.
Abbiamo formulato alcune proposte:
- 1. Ambito Mass Media
Vediamo come prioritaria la formazione di personale competente per il nostro settore. Questo indica la scelta di personale, l’offerta di corsi professionali o di aggiornamento che preparino la persona al servizio che gli si chiede. I direttori delle varie testate riprendano gli incontri continentali, potenzino Southworld.net per un servizio continentale e in vista di un centro media europeo.
- 2. Ambito Animazione Missionaria
Si organizzi un corso europeo per animatori missionari che migliori la competenza e conoscenza degli animatori (antropologia, analisi critica politico-economica, ecc.) per dar loro gli strumenti necessari per presentare con competenza le istanze della missione, in Europa e in altri continenti.
- 3. Ambito Parrocchie e Rettorie
Vorremmo vedere la formazione in ogni provincia di almeno una comunità inserita in un contesto pastorale (parrocchia/rettoria) che promuova una pastorale missionaria qualificata. Dovrebbe essere internazionale, capace di cooperazione e azione fraterna; secondo i valori espressi in AC 2022, 16. Tale comunità potrebbe prevedere l’accoglienza di giovani che intendono conoscere e vivere il nostro carisma. Il personale dovrà essere qualificato per un servizio missionario in Europa. Questo permetterebbe di contribuire anche alla formazione missionaria del clero diocesano e dei laici, aiutandoli a vivere la sinodalità. Ci sia un referente dell’ambito parrocchie nel segretariato provinciale della missione.
- 4. Ambito Collaborazione come Famiglia Comboniana
Notiamo che vi sono alcune esperienze di collaborazione. Queste vanno incoraggiate e sostenute. Vediamo come importante continuare il percorso iniziato con il Forum Sociale della FC. Desideriamo formare e/o rafforzare le commissioni nazionali della famiglia comboniana.
Si favorisca l’incontro annuale, in ogni paese, dei consigli provinciali e dell’equipe coordinatrice della FC, per organizzare il servizio e la riflessione missionaria in ogni circoscrizione. Proponiamo anche un incontro annuale di tutta la FC presente in ogni paese per riflettere, pregare e celebrare, e pensare azioni comuni come FC.
- 5. Ambiti GPIC e Migranti
La scelta di lavorare nell’ambito della GPIC e a fianco dei migranti è una scelta in linea con il nostro carisma. Occorre creare competenze per questo lavoro, facendosi aiutare da personale preparato, non solo comboniano, che già lavora in questo campo. Il responsabile di questo sia a tempo pieno. Nel 2024 si organizzi un incontro europeo di GPIC e migranti a Castel Volturno, e le nostre province si impegnino maggiormente sui temi di giustizia, pace, e impegnarci nella piattaforma Laudato si’.
- 6. Missione in Europa
Il Consiglio europeo della missione, in collaborazione con la formazione permanente del continente, offra percorsi di preparazione al personale destinato all’Europa per un servizio attivo, dando gli strumenti per interagire con una realtà complessa, nuove culture, dinamiche intergenerazionali, lavorare in rete con la chiesa locale e la società civile.
I partecipanti
La Famiglia comboniana sarà presente alla Giornata Mondiale della Gioventù
Quest’estate papa Francesco ha un appuntamento con i giovani cattolici di tutto il mondo a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). Per mesi, in ogni angolo della terra, gruppi di giovani si preparano sui temi proposti per questa GMG, temi che ruotano attorno alla figura di Maria che “senza indugio si mise in viaggio”. E cercano anche il sostegno economico necessario a pagarsi il viaggio fino alla capitale portoghese.
La Famiglia comboniana sarà presente alla GMG con la World Youth Comboni Gathering (WYCG), un’iniziativa che riunirà in Portogallo i giovani che seguono Gesù secondo lo stile di san Daniele Comboni. Si sono iscritti 120 giovani, fra i 14 e i 30 anni, da Europa, Africa e America, che dal 26 al 31 luglio si ritroveranno nella cittadina portoghese di Maia per ascoltare testimonianze missionarie e partecipare ad attività e dinamiche sull’interculturalità e la fraternità universale. Per alcune attività si uniranno ad altri giovani delle diocesi di Oporto e Braga.
Il 31 luglio, prima di arrivare a Lisbona, visiteranno il santuario di Fatima e il 7 agosto si incontreranno a Santarém per valutare l’esperienza “forte” vissuta a Lisbona e riflettere su come dargli una continuità nel corso dell’anno, affinché non rimanga “un’esperienza in più” ma li aiuti ad impegnarsi maggiormente.
Per intercessione di san Daniele Comboni preghiamo per tutti i giovani che si preparano a partecipare alla GMG di Lisbona, in particolare per i giovani “comboniani” dell’iniziativa World Youth Comboni Gathering, affinché questo incontro internazionale li incoraggi a seguire Gesù con stile missionario.
[Hozana]
Solennità del Cuore di Gesù
Introduzione
Condividiamo questo opuscoletto come un sussidio per aiutarci a vivere più intensamente la Solennità del Sacro Cuore di Gesù (16 giugno), accogliendo l’invito che ci ha rivolto il XIX Capitolo Generale: approfondire e assumere la nostra spiritualità, che è marcata da alcuni elementi specifici che creano la nostra identità di Missionari Comboniani del Cuore di Gesù.
Ai confratelli di ogni comunità chiediamo di studiare e trovare il modo migliore di prepararsi alla Solennità: si può optare per un giorno di ritiro, o una serie di incontri di preghiera e/o di condivisione…
Il testo fondamentale che deve guidarci in questa riflessione è il n° 3 della Regola di Vita:
Il Fondatore ha trovato nel mistero del Cuore di Gesù lo slancio per il suo impegno missionario. L’amore incondizionato del Comboni per i popoli dell’Africa aveva la sua origine e il suo modello nell’amore salvifico del Buon Pastore, che offrì la sua vita sulla croce per l’umanità: «E fidandomi in quel Cuore sacratissimo… mi sento vieppiù disposto a patire… e a morire per Gesù Cristo e per la salute dei popoli infelici dell’Africa Centrale» (Scritti, 4290).
Ed ecco le parole del XIX Capitolo Generale al riguardo:
12. Sogniamo una spiritualità che ci permetta di continuare a crescere come famiglia fraterna di consacrati radicati in Gesù, nella sua Parola e nel suo Cuore, e di contemplarlo nei volti dei poveri e nell’esperienza vissuta da San Daniele Comboni per essere missione.
14.3 Vogliamo sensibilizzarci sugli aspetti fondamentali del carisma (es. la Croce, il Cuore di Gesù, l’opzione per i più poveri e abbandonati) attraverso la visione, lo spirito e la sensibilità di Comboni, per andare alle radici della sua spiritualità e riappropriarcene.
Possiamo pensare alla nostra vita missionaria come a un “cammino” che parte dal Cuore di Gesù e raggiunge il nostro cuore, per arrivare poi al cuore delle persone con cui condividiamo la storia e il destino. Essere – o meglio diventare – “consacrati radicati in Gesù, nel suo Cuore” significa diventare ciò che siamo, realizzare l’identità che riceviamo dal Signore, grazie a San Daniele Comboni. Missionari del Cuore di Gesù è il nostro nome.
Il libretto della nostra Regola di Vita contiene, alla fine, una Lettera sul nome nuovo dell’Istituto, precisando ciò che ha ispirato la nuova scelta del 1979. È bene rileggere e meditare questo testo, come un primo momento di approfondimento.
La nostra Regola di Vita, al n° 3, ci propone l’esperienza di Comboni: il suo impegno missionario e il suo amore incondizionato per i popoli dell’Africa Centrale avevano la loro origine e il loro modello «nell’amore salvifico del Buon Pastore» che si lascia trafiggere il Cuore. Comboni stesso, rileggendo con sempre maggior consapevolezza la sua esperienza, parla di sé come di qualcuno che
«trasportato dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l’umana famiglia, sentì battere più frequenti i palpiti del suo cuore; e una virtù divina parve lo spingesse a quelle terre…, per stringere tra le braccia e dare il bacio di pace e di amore a quei… suoi fratelli” (Scritti, 2742).
Il Cuore di Gesù è l’anima della missione e la sua motivazione fondamentale.
È certamente una cosa buona cercare e creare programmi, strategie, strutture per la missione, ma non dimentichiamo che siamo soprattutto chiamati a «ravvivare il dono» (2 Tim 1,6ss). La tentazione potrebbe essere la stanchezza (accidia) che inaridisce l’anima e crea pessimismo, fatalismo, sfiducia e tiepidezza, oppure la voglia di diventare dei “protagonisti”, come se fossimo noi il fine della missione.
A questo riguardo, potremmo riprendere alcuni testi dalla Evangelii Gaudium: 26; 259; 264; 266-267.
Contemplare e assumere
Per radicarci nei sentimenti del Cuore del Figlio di Dio, Gesù, il cammino proposto dalla nostra Regola di Vita, come frutto di esperienza consapevole, si sviluppa attorno a due parole: contemplare e assumere.
In altre parole, che riscontriamo nei Vangeli, possiamo dire: “venire a Gesù”, “vedere in lui il Figlio amato e consacrato dallo Spirito del Padre”, “mangiare lui per assimilare sempre più i suoi sentimenti”…
Questo avviene, soprattutto, quando lasciamo che il Signore Gesù penetri nelle profondità del nostro cuore e faccia venire alla luce sentimenti, pensieri, atteggiamenti e desideri che non sono quelli di chi è consacrato al Signore.
Lasciamo che Gesù ci guarisca, ci rinnovi e trasformi. Allora diventeremo persone “conquistate da Cristo” e animate dal desiderio di conquistarne altre a lui (cfr. Fil 3,2).
“Contemplare” e “assumere” non diventano azioni “volontaristiche”, perché, in verità, sono “grazia” alla quale noi rispondiamo con la nostra consapevolezza e disponibilità.
- Possiamo descrivere così il “contemplare”:
- “tenere gli occhi fissi in Gesù”;
- “stare ai piedi della Croce”, come tappa importante di un lungo itinerario, durante il quale abbiamo visto i gesti e ascoltato le parole di Gesù, anche senza coglierne del tutto il senso;
- “stare ai piedi del crocifisso”, per ricevere i doni che ci arrivano dal suo Cuore: il suo Spirito, l’acqua e il sangue; Maria…;
- “rivestirsi di Cristo”, facendo nostre le sue “vesti”, cioè i suoi sentimenti;
- “lasciarci trafiggere il cuore”, perché i doni del Signore non si adagino solo sulla superficie del nostro cuore, ma pene-trino nel profondo.
- “Assumere” ci suggerisce:
- fare propri i sentimenti di Gesù, così che entrino davvero in noi, disposti ad assimilarli progressivamente, in modo che deter-minino le nostre linee d’azione o di condotta, tocchino i nostri criteri di scelta, plasmino i nostri desideri e irrobustiscano i nostri scopi;
- assumendo i sentimenti di Gesù, scopriamo in noi – o vicino a noi – ostacoli, impedimenti, fragilità;
- questo ci riporta a “contemplare” di nuovo e più profondamente Gesù, lasciandoci animare dalla forza di attrazione che egli esercita, chiedendo il suo perdono, la sua forza e la sua grazia;
- così, le difficoltà che incontriamo non spengono la vita spirituale, ma la rafforzano e la fanno crescere;
- “assumere i sentimenti di Gesù” diventa in noi una esigenza interiore di “rimanere innestati in lui”.
Alcuni testi che possono illuminarci
«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito» (Zaccaria 12,10).
«Un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Giovanni 19,17).
Vedi anche: Apocalisse 1,1-48; Giovanni 15.
Dalle Regole dell’Istituto delle Missioni per la Nigrizia – 1871:
«[Gli alunni dell’Istituto] si formeranno questa disposizione essenzialissima col tener sempre gli occhi fissi in Gesù Cristo, amandolo teneramente, e procurando di intendere ognora meglio cosa vuol dire un Dio morto in croce per la salvezza delle anime» (Scritti 2721).
La nostra Regola di Vita, al n° 3.2, elenca tre atteggiamenti interiori di Cristo, che il comboniano è chiamato, in forza della stessa vocazione di Gesù e di Comboni, a contemplare e assumere:
- la sua donazione incondizionata al Padre;
- l’universalità del suo amore per il mondo;
- il suo coinvolgimento nel dolore e nella povertà degli uomini.[1]
- La donazione incondizionata di Gesù al Padre
Potremmo pregare con questi testi, tratti da Giovanni:
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,11-18).
«Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (Gv 14,31).
«Io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me» (Gv 12,49-50).
Contempliamo Gesù come il Figlio che vive e opera secondo il progetto del Padre, che ha visto, ascoltato (Gv 5) e assunto nella libertà dell’amore di Figlio diletto. Gesù può dire che in lui agisce il Padre:
«Io sono nel Padre e il Padre è in me. Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere» (Gv 14,10).
La sua vita è risposta d’amore all’amore del Padre (cfr. Gv 13,1-4).
- L’universalità dell’amore di Cristo per il mondo
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
«L’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2 Cor 5,14-15).
Pensiamo alla testimonianza che il Vangelo ci dà di Gesù pellegrino, che gira per le città e i villaggi. Dovunque vivono uomini e donne Gesù si rende presente:
«Egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo, infatti, sono venuto!”» (Mc 1,38).
Gesù incontra le persone dappertutto: nelle sinagoghe e nelle case, nelle piazze e lungo le strade, sul monte e presso il lago… Incontra uomini e donne, adulti e bambini, giudei e proseliti, siro-fenici e greci. Non si muove solo in Palestina, ma va oltre i confini della Terra Promessa. Lo troviamo a Gerusalemme e nella Decapoli…
Parla e discute con farisei, sadducei, pubblicani, peccatori… Fa ogni cosa con grande amore – amore che egli dona a tutti, senza esclusione. Anche se ha una chiara preferenza per gli ultimi e gli esclusi.
- Il coinvolgimento di Gesù nel dolore e nella povertà degli uomini e delle donne
Ecco altri testi biblici che possono ispirarci nella nostra preghiera:
«Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie» (Mt 8,16-17).[2]
I testi biblici che mostrano il coinvolgimento di Gesù nelle sofferenze della gente sono diversi. Importante è cogliere il “movimento di Gesù” che si fa carico della sofferenza delle persone, senza giudicare né condannare. Gesù si coinvolge talmente da essere ferito da tutte queste piaghe. Le “piaghe di Gesù” sono la nostra salvezza, perché sono le nostre piaghe assunte dal Risorto.
Il coinvolgimento di Comboni…
«Benché affranto nel corpo, per la grazia del Cuor di Gesù, il mio spirito è saldo e vigoroso; e son risoluto… di tutto soffrire e dare mille volte la vita per la Redenzione dell’Africa Centrale, e Nigrizia» (Scritti 5523).
«Sono disposto a sacrificare mille volte la vita per i cento e più milioni di africani che vivono in quelle infuocate regioni» (Scritti 2409).
Nell’omelia programmatica pronunciata a Khartoum l’11 maggio 1873, le sue parole sono una profezia:
«Il primo amore della mia giovinezza fu per l’infelice Nigrizia, e lasciando quanto era per me di più caro al mon-do, venni, or sono sedici anni, in queste contrade per offri-re al sollievo delle sue secolari sventure l’opera mia. Appresso, l’obbedienza mi ritornava in patria, stante la cagionevole salute… ma i miei pensieri ed i miei passi furono sempre per voi.
Ed oggi finalmente ricupero il mio cuore ritornando fra voi per dischiuderlo in vostra presenza al sublime e religioso sentimento della spirituale paternità…
Sì, io sono di già il vostro Padre, e voi siete i miei figli, e come tali, la prima volta vi abbraccio e vi stringo al mio cuore…
Assicuratevi che l’anima mia vi corrisponde un amore illimitato per tutti i tempi e per tutte le persone. Io ritorno fra voi per non mai più cessare d’essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consacrato per sempre. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno egualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l’infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre eguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie…
Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi» (Scritti 3156-3159).
… e il nostro
Attraverso questi atteggiamenti, contemplati e assunti, lo Spirito di Gesù ci consacra fino nel più profondo del nostro cuore.
È possibile reinterpretare in questi atteggiamenti i tre voti:
- l’ubbidienza, come donazione incondizionata al Padre;
- la castità, nell’universalità dell’amore;
- la povertà, nel fare causa comune con i più poveri e abbandonati.
Il giorno della Solennità del Cuore di Gesù, potremo rinnovare la nostra consacrazione missionaria con maggiore consapevolezza!
Questi tre atteggiamenti non si possono separare, né possiamo fare di essi dei compartimenti distinti. L’uno rimanda all’altro; un voto richiede l’altro. Crescere in un voto si traduce in una crescita anche negli altri due.
Ci possiamo tuttavia chiedere quale dei tre voti interpella di più la nostra personale crescita e risposta.
Buona celebrazione del Solennità del Cuore di Gesù!
Per il Segretariato Generale della Formazione:
P. Fermo Bernasconi, mccj
P. Alberto de Oliveira Silva, mccj
P. David Kinnear Glenday, mccj
Originale: https://www.comboni.org/contenuti/115443
[1] Al n° 3.3, la RV aggiunge: «la contemplazione del Cuore trafitto di Cristo […]
- è stimolo all’azione missionaria come impegno per la liberazione globale dell’uomo,
- e a quella carità fraterna che deve essere un segno distintivo della comunità comboniana».
Desideriamo, però, lasciare questi due punti per un altro momento.
[2] Questo “sommario” evoca una serie di guarigioni operate da Cristo; Matteo le interpreta alla luce di Is 53,4. Significativo anche il quarto carme del Servo di Jahvè, in Isaia 52,13-53,12.
25 anni di presenza dei Laici Missionari Comboniani in Centrafrica
“Essere con la gente ed stare per la gente”.
1° giugno 2023. Missione di Mongoumba, Centrafrica
Il 1° giugno 1998, Teresa Monzón e Montserrat Benajes, missionarie laiche comboniane (CLM) provenienti dalla Spagna, sono arrivate nella missione di Mongoumba, in Centrafrica. Sono venute a sostituire le laiche italiane Marisa Caira, che ha prestato 21 anni di generoso servizio, e Lucia Belloti. Da allora sono passati dalla missione altri laici, uomini e donne, tra cui una coppia di sposi, provenienti da Spagna, Portogallo, Italia e Polonia. E molto presto arriverà una donna laica dal Brasile.
Attualmente sono tre le CVM che svolgono il loro lavoro missionario a Mongoumba: Marcelina (Polonia), Cristina (Portogallo) e Teresa (Spagna). Quest’ultima è la stessa laica che ha iniziato la missione delle CVM qui 25 anni fa, e questa volta è venuta a servire per un periodo di tempo.
Il gruppo LMC, che insieme ai Padri Comboniani costituisce la comunità apostolica della missione, si è occupato in questo periodo di vari compiti, come l’assistenza sanitaria, la riabilitazione fisica, l’educazione scolastica e gli Aka (pigmei). Hanno anche accompagnato i gruppi pastorali della parrocchia. La loro presenza e il loro lavoro missionario vogliono essere una testimonianza per i fedeli della parrocchia, per motivarli a vivere la loro fede con maggiore entusiasmo e dedizione.
Alle LMC non sono mancati momenti di prova, come quando nel 2000 hanno dovuto prendersi cura, insieme a Medici senza frontiere, di numerosi rifugiati provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, dove un villaggio vicino alla missione di Mongoumba era vittima di bombardamenti. Anche quando hanno dovuto occuparsi del lavoro pastorale, perché per due anni sono rimasti senza sacerdote nella missione. E alla vigilia del colpo di Stato del 2003, hanno dovuto vivere il saccheggio della missione da parte dei soldati congolesi che sostenevano il presidente deposto. Senza dimenticare il successivo colpo di Stato del 2013, dove hanno assistito all’insicurezza e alla desolazione in cui si trovava la popolazione.
Tuttavia, queste stesse prove, come tante altre sfide, lungi dall’indebolire il loro spirito missionario, hanno dato loro il coraggio di resistere e affrontare una missione che è ancora agli inizi, con la ferma speranza che il Signore faccia fruttificare il seme che ora tocca a loro gettare. Una missione che la laica Cristina riassume con queste parole: “Al di là delle attività, la cosa più importante è essere con la gente ed stare per la gente”.
Congratulazioni a LMC per i suoi 25 anni di presenza in Centrafrica.
P. Fernando Cortés Barbosa, Missionario Comboniano