Laici Missionari Comboniani

Il Piano di Comboni e la ministerialità

ComboniFacendo una lettura attualizzata – in base alle sfide missionarie di oggi – del Piano di Daniele Comboni, scopriamo due intuizioni profetiche il cui valore, col passare del tempo, non ha fatto che crescere:

  1. “La rigenerazione dell’Africa con l’Africa” (Scritti 2753).

Daniele Comboni è convinto, attraverso la sua esperienza e quella di altri grandi apostoli, che per questa “rigenerazione” non c’è altra strada se non quella di coinvolgere il popolo africano come autentico protagonista della propria storia e costruttore della propria liberazione.

  1. “[Trovare] un eco di approvazione, ed un appoggio di favore e di aiuto nel cuore dei cattolici di tutto il mondo, investiti e compresi dallo spirito di quella sovraumana carità che abbraccia la vastità dell’universo, e che il Divin Salvatore è venuto a portar sulla terra” (S 2790).

Con audacia ancora maggiore, Daniele Comboni dichiara che la realizzazione di questo Piano per la rigenerazione dell’Africa ha bisogno della collaborazione incondizionata di tutte le istanze della Chiesa e della società civile, superando qualsiasi tipo di frontiera, pregiudizio o meschina argomentazione.

In queste pagine ci occuperemo di quest’ultimo aspetto, cioè dell’urgenza di unire l’impegno di tutti i “cattolici” a favore di un’unica missione. Il termine “ministerialità” (ministerium = diakonía = servizio) ci aiuta a tradurre meglio il pensiero e la prassi di Daniele Comboni, anche se siamo consapevoli del fatto che nel Piano egli non utilizza mai questa parola e che si tratta di un concetto che non corrisponde né al linguaggio barocco né alla teologia tridentina del suo tempo. Per “ministerialità” intendiamo la responsabilità missionaria di tutti i battezzati, senza eccezioni, di far emergere il Regno di amore e di giustizia (fraternità universale) instaurato dalla persona e dall’avvenimento di Gesù Cristo in mezzo a noi. Daniele Comboni non proponeva semplicemente una strategia organizzativa ma un modo di essere Chiesa matura.

Andiamo direttamente al testo del Piano, per renderci conto dell’ampiezza del suo orizzonte (cfr. l’ultima edizione datata Verona 1871, S E2741-2791):

  1. Qual è il fondamento teologico che Daniele Comboni pone alla base del suo Piano?

Si tratta di un fondamento cristologico e di una risposta martiriale:

  • Il cattolico guarda all’Africa “non attraverso il miserabile prisma degli umani interessi, ma al puro raggio della sua Fede” e lì scopre “una miriade infinita di fratelli appartenenti alla sua stessa famiglia, aventi un comun Padre su in cielo…”. Allora “trasportato egli dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l’umana famiglia…” sente che si fanno più frequenti i palpiti del suo cuore e “una virtù divina [sembra spingerlo] a quelle barbare terre, per stringere tra le braccia e dare il bacio di pace e di amore a quegl’infelici suoi fratelli…” (S 2742).
  • E proprio per la forza di questa carità che sgorga dal costato di Cristo, Daniele Comboni è disposto a “versare il nostro sangue fino all’ultima stilla” (S 2753) per i suoi fratelli più poveri e abbandonati. Possiamo quindi dire che la motivazione che muove tutta la vita di Comboni è il riflesso di una fede solida nella redenzione che il mistero pasquale di Cristo ci ha meritato e che costituisce il principio di ogni azione missionaria. In altre parole, la “ministerialità” (servizio missionario) che Daniele Comboni chiede nel suo Piano è legata a Gesù Cristo, servo per eccellenza del Padre, per realizzare il suo Piano di salvezza, e alla Chiesa, che è inviata a servire l’umanità per continuare la missione misericordiosa del suo Signore.
  1. Quale visione ha, della Chiesa, Daniele Comboni nel chiedere un impegno di tale portata ai cattolici, senza distinzioni?

È una sfida che anche quell’epoca, come oggi, si presenta quasi impossibile, soprattutto se si pensa allo scoraggiamento e alla frustrazione che si annidano in molti responsabili ecclesiastici.

L’amore che Comboni nutre per la Nigrizia lo porta a chiedere concretamente:

  • l’aiuto e la cooperazione di Vicariati, Prefetture e Diocesi già stabilite attorno all’Africa (S 2763);
  • la creazione di istituti per bambini e bambine di razza nera, in luoghi strategici attorno a tutta l’Africa (S 2764-65);
  • che gli Ordini religiosi e le istituzioni cattoliche maschili e femminili approvate dalla S. Congregazione di Propaganda Fide dirigano questi Istituti (S 2767);
  • la fondazione in Europa di piccoli collegi per le missioni africane per aprire la via dell’apostolato dell’Africa a tutti gli ecclesiastici secolari (diocesani) delle nazioni cattoliche che dovessero essere chiamati da Dio a una tanto sublime e importante missione (S 2769);
  • la possibilità di stabilire Istituti religiosi femminili dell’Europa nei paesi dell’interno dell’Africa meno pericolosi, visto che la donna europea ha dimostrato una maggiore resistenza rispetto ai missionari, dovuta alla sua capacità di adattamento fisico, al suo temperamento e alle sue abitudini di vita familiare e sociale (S 2780);
  • che si costruisca, per coordinare tutto questo progetto, una società composta di persone intelligenti, generose e molto attive, capaci di trattare con tutte le Associazioni che possano assicurare i mezzi economici e materiali (S 2785) e convochino tutte le forze del cattolicesimo a favore dell’Africa (S 2784-88).

L’obiettivo che Daniele Comboni vuole raggiungere è di dare dignità all’intero popolo africano:

  • non solo ai neri dell’Africa interiore, ma anche a quelli delle coste e di tutte le altre parti del grande Continente… a tutta la stirpe dei neri (S 2755-56);
  • i giovani neri saranno formati come Catechisti, Maestri e Artigiani – virtuosi e abili agricoltori, medici, flebotomi, infermieri, farmacisti, falegnami, sarti, muratori, calzolai, ecc. (S 2773);
  • le giovani nere, da parte loro, riceveranno formazione come Istitutrici, Maestre e donne di famiglia che devono promuovere l’istruzione femminile… (S 2774);
  • nel gruppo dei catechisti si creerà una sezione con gli individui che si distinguono per pietà e sapere, nei quali si scopra una predisposizione allo stato ecclesiastico (clero indigeno), e questa sarà destinata all’esercizio del ministero divino (S 2776);
  • nel gruppo delle giovani nere, tra quelle che non sentono inclinazione allo stato coniugale si creerà la sezione delle Vergini della Carità, formata da quante si distinguono per pietà e conoscenza pratica del catechismo, delle lingue e dei lavori femminili (S 2777);
  • allo scopo di coltivare quelle menti che si dovessero distinguere, per formarle a diventare abili e illuminati responsabili delle Missioni e delle Cristianità dell’interno della Nigrizia, si potranno fondare piccole Università teologiche e scientifiche nei punti più importanti della periferia del grande Continente africano (Algeri, il Gran Cairo, St. Denis nell’isola della Riunione, e davanti all’Oceano Atlantico). In altri punti si potrebbero fondare, col passare del tempo, piccoli laboratori di perfezionamento per gli Artigiani considerati più abili (S 2782-83).

Riassumendo, in questa proposta di Daniele Comboni troviamo una visione ecclesiologica estremamente aperta e integrale, che tiene conto di tutti i ministeri (da quello del Papa fino a quello del più umile catechista o artigiano) quando si tratta di portare avanti la missione a favore dei più bisognosi. E non per semplice filantropia né per un senso romantico di ingenuo eroismo ma per la solida motivazione che scaturisce dall’evento battesimale, che ci rivela esistenzialmente l’amore di Dio e ci rende fratelli nella stessa vocazione di santità e capacità. Questo modo pratico di creare ministerialità troverà eco solo un secolo più tardi nella teologia postconciliare con il Vaticano II.

Anche se gli aspetti che abbiamo indicato meriterebbero uno studio più completo, per motivi di spazio presentiamo, sotto forma di decalogo, una serie di insegnamenti che possiamo trarre dal Piano di Comboni:

1) Daniele Comboni riconosce l’importanza del ministero del Papa (con il quale dialoga personalmente in diverse occasioni) e di Propaganda Fide. Ad essi indirizza il suo Piano dando prova di comunione ecclesiale.

2) L’audacia dei suoi “sogni” nasce dal suo confrontarsi con la realtà della sofferenza e dell’oppressione in cui vivono i suoi fratelli e sorelle. Il suo Piano è frutto della solidarietà all’interno di un metodo missionario di incarnazione.

3) Dietro il suo atteggiamento vi è la capacità di interagire con qualsiasi genere di persone con maturità umana e spirituale. La ministerialità del Piano presuppone persone integrate e capaci di rapporti autentici.

4) È presente un’antropologia che va oltre la sua epoca e guarda alle persone riconoscendone la piena dignità.

5) Nel Piano emerge un modello di essere Chiesa in comunione e partecipazione, nata dalla consacrazione battesimale e dalla comune vocazione alla vita piena in Dio.

6) Il laicato trova la sua totale espressione ministeriale. Non in senso piramidale ma come popolo di Dio in corresponsabilità.

7) La donna, in particolare, trova il dovuto spazio per la sua valorizzazione in quanto tale e nella sua consacrazione. In questo, Comboni è veramente un pioniere.

8) Il lavoro di evangelizzazione che il Piano lascia intravedere è integrale, nessuna dimensione umana viene esclusa. Tutte le dimensioni umane rientrano nel progetto di Dio.

9) L’inserzione strategica che viene proposta perché il lavoro sia possibile senza ulteriori tragedie, presuppone una preoccupazione di pianificazione e valutazione encomiabili.

10) Tutto questo viene circoscritto nel mistero della Croce, sapendo che si tratta di una consegna consapevole della propria vita ma soprattutto confidando nel fatto che le opere di Dio nascono e crescono ai piedi del calvario. E che è lo Spirito Santo che guida – ieri e oggi – la missione.

P. Rafael González Ponce mccj

Mettere i piedi sulle orme del Fondatore

Comboni

Daniele Comboni nacque a Limone sul Garda, Italia, il 15 marzo 1831. Alla scuola di don Nicola Mazza, a Verona, scoprì le sue dimensioni fondamentali: la santità, la ricerca della verità e lo slancio missionario. Ha fondato gli Istituti delle comboniane e dei comboniani che oggi sono un po’ in tutto il mondo per annunciare il Vangelo fra i più poveri e abbandonati. Dieci anni fa Comboni è stato proclamato santo. Qui pubblichiamo una guida di celebrazione per aiutarci come Famiglia Comboniana a mettere i piedi sulle orme del santo Fondatore.

 

Preghiera Comboniana
15 Marzo 2014

Il compleanno di Comboni lo troviamo all’interno dei giorni quaresimali, dove tutto nella Parola ci invita alla conversione, a svegliarci dal sonno, a darci alle opere della luce. Comboni, uomo di fede, seppe svegliarsi e lasciarsi illuminare dal Cristo; e così seppe anche svegliare il mondo intorno a se con la sua instancabile e appassionata Animazione Missionaria.

Ecco che oggi, all’insegna delle celebrazione del X° anniversario della sua canonizzazione, noi ci uniamo in preghiera come Famiglia Comboniana, per invocare il Dio della Luce su di noi, su tutti i popoli che vivono in “ombre di morte” a causa delle guerre, dell’ingiustizia, della povertà e dell’oppressione. Con Comboni chiediamo di svegliarci dal sonno.

Canto: Il Signore è la Luce che vince la notte, gloria, gloria, cantiamo al Signore.

Dalla Lettera di s. Paolo agli Efesini (5, 8-14)
Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

Canto: Il Signore è la Luce che vince la notte, gloria gloria cantiamo al Signore.

Lettera di Comboni ad ognuno di noi
Sono con voi, vivo la sete di acqua viva e il desiderio di RIGENERARE. Prego con voi.

«Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

Si, è il momento del risveglio, di lasciarci risvegliare dal Risorto, che sempre precede i nostri giorni e ci addita l’alba di nuovi orizzonti. Risvegliarci, spalancare le porte della nostra vita per lasciar entrare la vita di Dio, attraverso la vita dell’umanità.

            Svegliatevi dal sonno, mettete i vostri piedi sulle orme dei passi che i nostri popoli stanno compiendo nel solco della vita per cogliere l’ora della speranza pasquale che con sapienza e in mille modi continuano ad additarci, testimoniarci, condividerci. Svegliatevi al loro canto di speranza che hanno sempre il coraggio di elevare anche nella notte oscura.

            Svegliatevi dal torpore della mediocrità per lasciar echeggiare nella storia il lieto annunzio di Isaia, preludio del vangelo: «Non ricordate più le cose passate. Non vogliate pensare più alle cose antiche. Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia. Non ve ne accorgete Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa». (Is 43,18-19).

            Svegliatevi al grido degli impoveriti, oppressi, esclusi, dimenticati, di coloro che hanno fame e sete di giustizia, di coloro che non hanno ancora conosciuto la Speranza annunciata da Cristo Gesù.

            Svegliatevi alla brezza del vento per aprire i vostri orecchi e percepire l’eco della sapienza dei vostri popoli che vi sostengono nella ferialità, l’eco delle vostre Chiese locali che vibrano di vita nuova, l’eco di testimonianza fedele e martiriale di tante vostre sorelle e fratelli di ieri e di oggi. Siate vivi come il seme che marcisce sotto la terra ma che ha in se la forza per generare.

            Siate sveglie/i e attente/i come le donne alla mattina di Pasqua, le uniche che andarono al Sepolcro, mosse dal coraggio di una fede che sa vedere oltre la pietra che blocca la vita.

Daniele Comboni: “… non v’ha ora o momento che non rivolga lo sguardo della mente, e che non pensi a voi. (SS 21) “… Voi siete la mia eredità…

Canto: Mi ideal

Domanda per la riflessione: Da quali torpori senti che ti chiede San Daniele Comboni di svegliarti,  per portare avanti la sua opera con passione, gioia e radicalità?

Breve silenzio

Condivisione

Consacrazione al Cuore di Gesù e Padre Nostro

Grazie Daniele (tutti insieme)
Grazie Daniele perché ai creduto nel tuo sogno.
Tu ci insegni che è possibile guardare all’Africa con lo stesso sguardo di Dio.
Grazie perché hai guardato, e sei rimasto affascinato dagli africani, guardandoli con il puro raggio della fede, uno sguardo di fratello e non da imperialista o da schiavista.
Hai creduto nelle capacità umane degli africani, e hai visto già  l’Africa protagonista nel suo processo di liberazione.
Il tuo sogno era il sogno di Dio, tu ci hai creduto e insegni a noi a crederci.
La tua vita ci parla di due incontri fondamentali:
il primo con Dio e il secondo con gli africani.
Sei stato testimone audace dello sfruttamento dell’Africa, e non sei rimasto indifferente, né ti sei consegnato conformismo disperato ma hai sentito dentro la chiamata alla liberazione e hai voluto fare storia con gli africani la loro causa è diventata la tua.
Lo Spirito ti sussurrò un Piano sapiente:
La rigenerazione dell’Africa attraverso l’Africa stessa, e fu primavera, fu forza, fu passione, fu liberazione integrale.
Grazie perché il tuo sogno ci illumina oggi davanti ai progetti neoimperialisti che continuano ad acuire il divario tra Nord e Sud del mondo.
Il tuo sogno ci guida e ci fa prendere posizione davanti al dio denaro, davanti idolo che disumanizza la gente.

Oggi siamo immersi in un’umanità smarrita e debole e lì tu ci dici ancora di credere nell’umanità di annunciare Gesù Cristo con passione e credibilità.
Non è facile vivere in un mondo plurale e spesso diviso ma tu ci hai dato prova che l’amore tutto lo può.
Ti chiediamo di tenerci uniti a Te e uniti tra noi tutti, tuoi figli e figlie, per rimanere fedeli al sogno di Dio, le nostre differenze siano fonte di ricchezza e creatività.
Grazie Daniele, perché ai creduto al tuo sogno.

 

Visita alla comunità LMC di Rondos (nel Perù)

Piccola cronaca di una grande storia

In febbraio ho avuto l’occasione di far visita ai fratelli LMC, Daniel (peruviano) e Lety (messicana) che si trovano nella regione montuosa centrale del Perù, nel distretto di Rondos, Provincia di Lauricocha, dipartimento di Huanuco. E’ una regione prettamente agricola dove vengono coltivati principalmente patate, fagioli, cereali ed allevato bestiame. E’ anche  famosa per la produzione di formaggio.

Già da alcuni anni è presente una comunità di LMC, da settembre dello scorso anno sono presenti Lety e Daniel e nel febbraio 2014 Scharliman (una sorella brasiliana) si aggiungerà al gruppo. Così la comunità internazionale sarà al completo.

Ci troviamo a 3600 metri di altezza, la vegetazione è scarsa (eucalipti e quinuales) e a poche centinaia di metri al di sopra di questa zona essa scompare del tutto. E’ stagione piovosa in montagna; c’è acqua ovunque, tanto verde e fango in abbondanza. La strada… è un disastro.. e muoversi è una vera avventura. In questa zona avvengono frequenti smottamenti e frane.

L’altitudine è una questione seria, l’ossigeno è più rarefatto e molte cose sono più complicate da fare:  come la digestione, l’esercizio  fisico e il riposo. Ho trascorso 4 notti lassù e sono riuscito a dormire bene solo per poche ore … mi giravo e rigiravo nel letto, mi sentivo quasi soffocare e non importava quante pecore ero riuscito a contare … perché la notte non finiva mai. Io ero già preparato su questo poiché sono un veterano della montagna, ma con la forza di volontà ho resistito perché volevo visitare i fratelli. Il mio rispetto e la mia ammirazione va a quei fratelli che si recano lassù per qualche anno della loro vita, per amore di Dio, e di quella porzione del popolo di Dio, per amore della vocazione missionaria, che li ha condotti lassù.

Calle de RondosUna strada del borgo di Rondos
El Mirador de Rondos Il gazebo, una sorprendente bellezza

Ho notato immediatamente come la gente del posto salutava i fratelli, conosceva i loro nomi, ed apprezzava la loro presenza semplice e fraterna. I bambini, qui come in altre parti, sono  particolarmente gioiosi e aperti.. .. ovunque si sentono schiamazzi: fratelli, sorelle .. e questo è bello.

La parrocchia comboniana di Baños  copre una provincia  costituita da 7 distretti. Sono presenti due sacerdoti e un fratello.  P. Eliseo (Togo) va di solito a Rondos per la celebrazione dell’Eucarestia. Con lui sono presenti un padre italiano più anziano (p. Lino) e un fratello religioso spagnolo (Amancio)…. internazionalità ovunque…. Capita di essere in 6 provenienti da 6 paesi diversi, il miracolo del Vangelo e del Carisma Comboniano.

LMC en RondosP. Sergio (con i baffi), Daniel (LMC P), Ermelinda, catechista di Rondos e braccio destro della comunità LMC e Lety (LMC Messico)

C’è molto lavoro, come l’evangelizzazione, la celebrazione della parola, le visite ai malati,  alle scuole per lasciare un messaggio di fede e speranza ai bambini,  le catechesi, ecc… e la promozione umana:  la biblioteca, l’educazione sanitaria, le  vacanze utili (campi di lavoro estivi),  i corsi di cucina e artigianato, i giochi per i bambini, ecc. ogni cosa insieme secondo il carisma di San Daniele Comboni.

Daniel con niñosDaniel con alcuni bambini guarda le sue guance … è il freddo in alta quota.

In Rondos  è scritta una pagina del vangelo, senza strombettii. Quando ero là, mi venivano in mente molte frasi della Sacra Scrittura fattesi carne: si è più beati nel dare che nel ricevere…. oppure un bicchiere di acqua dato nel mio nome all’assetato non sarà dimenticato… grazie Padre perché hai nascosto queste cose ai saggi e ai potenti e le hai rivelate ai piccoli… lasciate che i bimbi vengano a me… chiunque perde la sua vita per amor mio  e del vangelo si salverà…

Sharliman desde BrasilScharliman, LMC del Brasile, l’ultimo sulla destra

E’ decisamente una piccola grande storia d’amore, come ce ne sono tante… in una delle tante periferie esistenziali di questo mondo. Una storia che rende questo mondo più fraterno, più premuroso, un luogo più bello per coloro che sono dimenticati  dai grandi di questo mondo ma che sono molto vicini al cuore di Dio, Padre di ogni bene.

P. Sergio Agustoni (MCCJ consigliere degli LMC in Perù)

Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2014

Quaresima 2014Papa Francesco ha pubblicato il suo messaggio per la Quaresima di quest’anno. Nel testo offerto da Francesco, che ha per tema un brano della lettera di San Paolo ai Corinzi “Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” (Cor. 8,9), il Papa fa una riflessione sulla “povertà che arricchisce” dal punto di vista di Cristo e sulle diverse forme di povertà di cui soffre l’umanità nel momento presente.

La povertà di Cristo è per il Papa una povertà che “libera e arricchisce” e dimostra “una fiducia senza limiti in Dio Padre“.  “È stato detto che la sola vera tristezza è di non essere santi; si potrebbe anche dire che vi è una sola vera miseria quella di non vivere da Figli di Dio e da fratelli di Cristo” riferisce il Papa. In questo testo, Francesco mette in guardia da tre tipi di miseria: “miseria materiale, morale e spirituale” che affliggono l’essere umano.

Il Papa ci rivela in questo messaggio di Quaresima che Dio non si rivela attraverso il potere e la ricchezza del mondo, ma attraverso la debolezza e la povertà. Gesù, l’eterno Figlio di Dio, uguale al Padre in potenza e gloria, si è fatto povero in modo che noi ci sentiamo fratelli di tutti coloro che soffrono, i bisognosi, gli ultimi che sono i preferiti di Dio.

Il Papa ci invita nel suo messaggio a ricordare che la Quaresima è un momento di liberazione in cui chiedersi come possiamo rinunciare a noi stessi per aiutare ed arricchire gli altri con la nostra povertà. Senza dimenticare che la vera povertà causa sofferenza: una tale rinuncia non sarebbe valida senza l’aspetto penitenziale. Diffidiamo dal fare elemosina che non costa nulla e non causa sofferenza.

Per vedere il testo completo del messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2014 cliccare su questo link

Il “Piano di Comboni per la rigenerazione dell’Africa”

Piano di ComboniIn questi primi giorni dell’anno 2014 abbiamo iniziato le celebrazioni per il 150° anniversario del “Piano di Comboni per la rigenerazione dell’Africa” con una proposta di riflessione che il Consiglio Generale ha inviato a tutti i confratelli e sono in cantiere altre iniziative che vogliono aiutarci a vivere questo avvenimento come un’occasione per avvicinarci di più alle grandi intuizioni missionarie di san Daniele Comboni e farle nostre.

A Roma e nelle province e delegazioni di tutto l’Istituto ci saranno celebrazioni, incontri di riflessione e di lavoro e momenti di animazione missionaria per conoscere meglio non solo il testo del Piano, ma soprattutto lo spirito che c’è in quelle pagine, scritte da Comboni di getto, con grande passione ed entusiasmo missionario.

Le stesse pagine sono state poi riscritte, col passare del tempo, non più con la matita o l’inchiostro, ma con la vita di tanti missionari e missionarie che con grande generosità hanno accettato l’eredità della missione com’era concepita dal nostro padre e fondatore. Così il Piano non è qualcosa che appartiene soltanto al passato, ma una linfa che ci accompagna nel presente.

Celebrare l’anniversario sarà anche un’opportunità per capire meglio quanto sia attuale la proposta missionaria contenuta nel Piano e quanto sia urgente tradurre nel nostro linguaggio e per il nostro tempo le intuizioni scoperte in un passato che compie 150 anni.

Si tratterà di fare memoria di un dono ricevuto molto tempo fa, per scoprire l’attualità di uno spirito e di strategie missionarie che sono valide anche per la nostra epoca e per la nostra umanità sempre bisognosa d’incontrare il Signore.

Nella condivisione delle proposte per la celebrazione di questo anniversario, è emerso il desiderio di favorire un cammino che aiuti a superare la tentazione di fare un semplice esercizio di ricordo di un momento della nostra storia per cercare soprattutto ciò che ci permette di appropriarci di quello che lo Spirito Santo ha fatto capire a san Daniele Comboni come strada per una missione nuova, in grado di diventare risposta alle urgenze e sfide del suo tempo.

A noi è affidata la sfida di trovare il modo di rendere attuale la proposta di vita che è contenuta nel Piano e che il Signore ha oggi per noi e per i fratelli e sorelle che ci affida nel servizio missionario.

Quest’anno abbiamo un’occasione straordinaria non solo per riscoprire il Piano di Comboni, ma per scrivere il nostro piano, il piano che il Signore ci ispira oggi nella misura in cui diventiamo consapevoli delle urgenze, delle sfide, della drammaticità del nostro tempo e della continua premura fedele di Dio verso i suoi figli.

Non molto tempo fa, nell’ultimo Capitolo Generale, ci eravamo dati il compito di fare il cammino che porta dal Piano di Comboni al piano dei comboniani. Il 2014 è forse il momento per chiederci a che punto siamo, a livello personale, di provincia e di Istituto.

Che cos’è il Piano?

Ci sono diversi modi di avvicinarsi al Piano e vorrei condividere con voi solo una breve riflessione che possa aiutarci a tentare l’elaborazione del nostro piano personale o almeno a iniziare quella che potrebbe essere una bozza.

Siamo tutti consapevoli del fatto che, quando abbiamo in mano il testo del Piano scritto da Comboni, siamo davanti al risultato di un lavoro che ha avuto un lungo percorso e che alla fine è rimasto catturato in poche pagine, inadeguate ad esprimere la forza, i sentimenti, il coraggio, la speranza, la fiducia, le gioie e le difficoltà che, pur racchiuse tra quelle righe apparentemente fredde e inespressive, contengono uno spirito che rivela la grandezza di quanto lì è scritto.

Il Piano non è il testo, ma è la vita nascosta nelle parole, nei pensieri, nelle intuizioni, nei sogni e nei desideri che sono stati il motore capace di muovere le mani di Comboni per lasciare traccia di quello che lo Spirito voleva esprimere e che va molto al di là delle idee e delle strategie che diventeranno in qualche modo risposta al grido che sale e importuna le orecchie di Dio per suscitare la sua misericordia.

Mi piace dire che il Piano è la mediazione offerta da Comboni che, pervaso dallo Spirito, consente a Dio di realizzare il suo progetto missionario; è la porta che si apre per lasciare che Dio entri nella storia dei suoi figli, che hanno bisogno di Lui, e compia così il suo sogno missionario.

Il Piano, prima di diventare un documento scritto, è stato un sogno e una passione, una forza incontenibile nel cuore di Comboni.

Esso è l’espressione dell’amore – sorgente della missione – per i più poveri e i più abbandonati, che diventa reale e realizzabile. È la risposta concreta a una realtà che non può essere ignorata né dimenticata perché fatta di persone con nome e cognome, di drammi e di urgenze, di promesse e di doni che non hanno permesso di rimandare il coinvolgimento di Comboni – al suo tempo – e che non permettono oggi, a ciascuno di noi, di rimandarlo a un domani che può non arrivare mai.

Visto attraverso la persona di Comboni, il Piano è la disponibilità totale a pagare di persona e a non tirarsi indietro, anche se questo può portare a sconvolgere continuamente la nostra vita, a darla a poco a poco, perché fare causa comune con i poveri non implicherà mai profitti né guadagni da incassare.

Il Piano è l’espressione di una passione missionaria che non può essere contenuta da argini né sminuita o scoraggiata da problemi e difficoltà, perché si tratta della forza di Dio che si avvale della fragilità umana per manifestare il suo grande amore.

Nelle pagine del Piano ci troviamo davanti al desiderio di Dio e al sogno di Comboni che s’intrecciano e si confondono diventando un’identica passione, appagata soltanto sul legno della croce e al grido di: “Africa o Morte”.

È esperienza d’incontro, di comunione profonda, d’intimità così forte che le parole possono svanire e lo scritto può scomparire, ma il dono totale di sé rimane come testimone di un’alleanza che ha la missione e i poveri come sola passione.

Nel profondo del Piano c’è il sogno di Comboni di un’Africa aperta a Dio e al suo progetto redentore. Il sogno di vedere i popoli africani riconosciuti e rispettati nei loro diritti e nella loro dignità. L’augurio di poter contemplare un continente illuminato dalla luce del Vangelo che non tollera l’inganno e l’ingiustizia, che non festeggia con la violenza o con la morte.

Che cosa ci viene chiesto oggi?

Piano di ComboniAvvicinandoci all’eredità del Piano, ognuno di noi non può ignorare alcune domande che sembrano saltare davanti ai nostri occhi quando vogliamo prendere sul serio il nostro essere missionari e comboniani. Possono aiutarci a immaginare un nostro piano? È più che un buon augurio.

Quali sono le nostre passioni? Che cosa si muove nel nostro cuore quando contempliamo la realtà missionaria del nostro tempo? Dove si concentra il nostro entusiasmo o dove spendiamo oggi le nostre energie? Dove s’incontrano i desideri di Dio per l’umanità e la nostra disponibilità a vivere soltanto per la missione? Quanto l’amore di Dio per i più poveri e abbandonati è l’energia che ci rende disponibili a tutto per il Regno? Dove sono i sogni che possono aiutarci a inventare il Piano che Dio si aspetta da noi per questa umanità dove la missione continua a essere la grande sfida per tutti quelli che si dicono discepoli di Cristo e a maggior ragione per noi che abbiamo ricevuto la vocazione missionaria?

Sarebbe molto bello che alla fine di quest’anno di celebrazioni arrivassimo a formulare un nuovo piano, anche se modesto, per la missione che ci sfida come comboniani. Un piano che dimostri quanto il carisma di Comboni è ancora attuale, vivo e fecondo.

Un piano che ci aiuti a crescere nella fiducia e nella certezza che il Signore continua a lavorare assieme a noi e prepara tempi nuovi che ci faranno vivere ancora la gioia della missione, nonostante la nostra povertà e fragilità.

Come sogniamo la missione nel nostro tempo e che cosa siamo disposti a fare per collaborare con il Signore nella realizzazione del suo progetto per quelli che ama con tutto il cuore? Sicuramente il grido e la sofferenza di tanti fratelli e sorelle in tutti gli angoli del nostro mondo saranno di grande aiuto per tentare di dare la nostra risposta, anche se modesta.

San Daniele Comboni ci accompagni in questo sogno.
P. Enrique Sánchez G., mccj
Superiore Generale