Laici Missionari Comboniani

Laici missionari comboniani nell’assemblea dei MCCJ di Centro America

asamblea 2017

I missionari comboniani di Centro America hanno tenuto dal 9 all’11 gennaio la loro Assemblea annuale nel comune di San Lucas, vicinissimo a Ciudad de Guatemala, per programmare le attività a livello provinciale che saranno portate avanti nei prossimi sei anni. All’assemblea hanno partecipato 24 sacerdoti e due Fratelli, cinque postulanti e tre laici missionari comboniani (LMC). Lily Portillo, laica del Guatemala, ci scrive per raccontarci come ha vissuto l’Assemblea dal punto di vista dei LMC.

Il XVIII Capitolo Generale dei missionari comboniani “incoraggia nuove forme di comunione in cui MCCJ, SMC, MSC e LMC, nel rispetto della loro identità, possano vivere in comunità ispirate dal carisma di Comboni e dalla passione per l’annuncio” (AC 15, 44.14). Al punto seguente (44.15), il Capitolo “riconosce, inoltre, l’emergere di nuove forme di comunità – inter-congregazionali e aperte ai laici – come possibili modelli di ‘comunione in missione’”. Sempre negli stessi Atti Capitolari, i missionari dicono: “Riconosciamo il cammino realizzato dai Laici Missionari Comboniani e intendiamo continuare ad accompagnare quei processi di formazione, strutturazione e autosufficienza che aiutino a consolidare la loro identità come famiglia laicale, missionaria e comboniana a servizio della missione. In questo cammino siamo guidati dagli accordi assunti dagli stessi LMC nei vari paesi e a livello internazionale” (AC 15, 35).

Così, una delegazione di tre LMC (Carol de Rosales, Alejandro Camey e Lily Portillo) ha partecipato all’assemblea. “È stata un’esperienza molto positiva – scrive Lily Portillo – perché ci siamo immersi nello spirito del carisma comboniano e ci siamo sentiti parte della famiglia.

asamblea 2017Vi sono stati momenti di formazione, di programmazione e di condivisione. Siamo grati a Dio per questo, affinché, con l’intercessione di san Daniele Comboni, possiamo tutti annunciare Gesù, specialmente ai più lontani e bisognosi.

Comunidade Trindade

LMC BrasilSono quasi alla fine del mio percorso missionario durato tre anni, in questa amata terra brasiliana, che mi ha dato e insegnato tanto.

Giá sento saudade per quando succederá, una saudade che mi chiamerá alla memoria volti, situazioni, storie, momenti importanti che hanno segnato questa mia esperienza in missione e che mi hanno cambiato, che ho permesso di cambiarmi, di crescere un pó di piú.

Perché é bello cambiare quando la Vita ti mostra percorsi che fanno solo bene al cuore, nel bene come nel male.

La missione é anche crescita, incontro con gli Altri, incontro di Te in questi Altri, incontro con Dio in un Noi, in un Tu.

Scopri un Dio che é pellegrino, in cammino e che non smette mai di stupirti.

Un Dio che cammina a piedi nudi insieme a te: “togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale cammini é una terra santa!”

Cosí ho fatto, ho camminato a piedi nudi nella meraviglia della scoperta e dello scoprirmi, sapendo che Dio camminava insieme a me.

Ho scelto di terminare questi tre anni di vita missionária in Salvador de Bahia, presso una Comunitá che accoglie moradores de rua: la Comunitá Trindade.

E´una esperienza completamente differente da come ho vissuto fino ad ora.

Ho lasciato il mondo carcerário, che spero continuerá in Italia, per conoscere un’altra realtá sociale molto dura e sofferta, quella di chi vive per la strada.

La Comunitá Trindade esiste da 10 anni e si trova in um bairro vicino al porto e a un viadotto dove si incontrano molti moradores de rua.

La casa e’ una chiesa che non é piú attiva, diventata rifugio e dimora momentanea per chi decide di recuperare la propria vita o almeno provarci.
LMC BrasilTutto viene fatto con una certa gradualitá, continuando a dormire per terra, dentro questa chiesa e iniziando una recuperazione che nasce da dentro, attraverso l’autostima e la ricerca della propria identitá.
Quando si vive per la strada si perde tutto, non solo cose materiali, ci si abbassa ad un punto tale da non riconoscersi piú, perdendosi in un nulla che ti divora, dove alcool e droga ti consumano quotidianamente.

Non sai piú chi sei e non hai piú sogni da costruire.
La fame, il freddo, la ricerca di un posto sicuro dove dormire diventano le tue prioritá giornaliere.
La dipendenza da alcool e droga ti portano a vivere di espedienti, rubando o prostituendoti fino a perdere la propria dignitá.
Questa Comunitá é nata dall’incontro di fratello Henrique, francese, e un moradore de rua, che trovandosi a cercare un rifugio per dormire incontrarono questa chiesa abbandonata.
Fratello Henrique é un monaco peregrino che anni fa ha scelto di vivere per la strada per conoscere direttamente il dramma dei moradores de rua, facendosi prossimo e vivendo con loro per strada.

Adottó questa chiesa come rifugio per la notte, fino a diventare con il passare degli anni una Comunitá, una casa per chi non aveva una casa e una speranza di vita.
Oggi accoglie 35 persone tra uomini e donne.
La Comunitá Trindade non rappresenta qualcosa di definitivo, ma un momento di passaggio, di transizione.

Un luogo dove uscire  dalla dipendenza di alcool e droga, trovare un lavoro, rimettersi in piedi dopo anni di vita passati in strada.
E’ come cercare di incollare parti di sé che si erano rotte, raccogliendo i cocci di una vita scheggiata, per  incollarli uno ad uno e tornare a vedere quella figura di sé che si era persa.
E’ una Comunitá semplice dove ognuno aiuta e collabora, per il suo mantenimento e benessere.
Dalla cucina, alle pulizie, al giardinaggio, ai lavori di artigianato, tutti collaborano e sono utili, ognuno con le sue capacitá e limitazioni.

LMC BrasilAnch’io ho il mio cartone dove dormo per terra e aiuto in tutto.

Sto imparando a conoscere cosa significa fare questo, riporre com cura quel cartone che rappresenta Il tuo materesso, riavvolgerlo per riaprirlo la notte successiva. Quando cammino per strada, adesso, e vedo un cartone abbandonato per terra, mi viene da esclamare: “To´guarda um letto!” perché per qualcuno rappresenta proprio questo, la sua casa di strada.

La missione ti aiuta a vedere le cose da altri punti di vista, in particolare da punti dove difficilmente le persone vogliono so-stare, guardare.

Imparari a conoscere come si vive con poco, cosa significa dormire per terra, avere fame, non avere la possibilitá di lavarsi, cosa significa vivere nelle periferie dell’esistenza.

Poco alla volta, con delicatezza e disponibilitá, sto conoscendo le storie delle persone che abitano nella Comunitá: storie di strada, di droga, di alcool, di abbandoni e violenza.

Le parole che raccontano sono dure e sofferte, piene di cicatrici.

Anche in questa esperienza, come quella della pastorale carceraia, incontro l’insegnamento piú bello e importante: imparare ad ascoltare senza giudicare e nell’ascolto farsi prossimo.
Nella Comunitá c’é anche un piccolo giornale di strada “Aurora da rua” scritto dai moradores de rua, che parla della loro situazione, vita, storie e dell’importanza del reciclare. Si, perché molti lavori di artigianato, sono fatti da materiale di scarto e da rifiuti.

C’é una grande pedagogia dietro, che é quella di costruire cose belle e ancora utilizzabili da materiali che si considerano senza valore o scarto.

Cosí come si considerano i moradores de rua o i carcerati, pensando alla pastorale carceraria, come scarto della societá.

Ma tutto rinasce e prende vita, una nuova Vita.

Il giornale poi aiuta a.diffondere notizie e realtá vere sui mordores de rua, che spesso vengono discriminati, esclusi, abbandonati, giudicati. Ci sono storie che ti toccano il cuore e che ti aiutano a capire la profonditá di certe realtá, cosí dure e sofferte.
Il giovedí sera la Comunitá apre le porte ai moradores de rua del progetto “Levantate e Anda”(Alzati e Cammina), é un progetto creato dalla Comunitá stessa in collaborazione con la diocesi di Salvador.
La Chiesa purtroppo non puó ospitare molte persone e il problema della strada é enorme.
LMC BrasilIl progetto é uno spazio dove si offre attendimento psicologico, si aiutano a fare documenti: carta di identitá, libretto di lavoro; attivitá ricreative, possibilitá di lavarsi, vestirsi, per chi vive in strada.

Il giovedí sera chi vuole, viene a conoscere la Comunitá, fare un momento di preghiera, cenare insieme e dormire in un Sono piccoli passi che aiutano a prendere coscienza, avere momenti di socializzazione, condividere un pasto, avere un posto tranquillo e pregare insieme…

Il giovedí sera é aperto a tutti, anche ai visitanti, persone di fuori che vogliono partecipare e condividere questo momento.
E’ un momento di grande emozione, si vive nei gesti concreti Il Vangelo di Gesú che invitava tutti alla stessa tavola, per condividere il pane e stare insieme, tutti, nessuno escluso.
E” un Vangelo incarnato nella Vita e con la Vita, é il Vangelo a cui credo, dove incontro Dio e il suo Volto e questo Volto ha tante storie, tante ferite, bellezze. Per questo mi piace l’espresione di un Dio che é Pellegrino e che é in cammino, é dentro ognuno di noi, cammina e abita nelle nostre storie.

Sono grata per questa scelta e questo mio ultimo mese e mezzo in questa bella e importante Comunitá di Vita.

Il mio non sará um addio al Brasile, ma um arrivederci, perché le relazioni che ho creato, le persone che hanno camminato com me e che mi hanno insegnato a camminare non le abbandoneró nei ricordi, con tutti loro sará un arrivederci.

Dio respira attraverso il nostro cuore

Emma, LMC

FESTA DI SAN DANIELE COMBONI 10 OTTOBRE

Comboni

Moriremo tutti, ma dare la nostra vita è il minimo che possiamo offrire a Gesù che ha dato la vita per noi (S 5822)

Carissimi confratelli,
Salutiamo con affetto tutti voi, nei luoghi in cui state prestando il vostro lavoro missionario, perché desideriamo essere in comunione con voi in questa occasione in cui celebriamo la festa del nostro Fondatore.

Alcuni giorni fa, il Consiglio Generale si è recato a Limone sul Garda, in occasione della chiusura del Capitolo Generale delle nostre consorelle comboniane e per chiudere anche in questo modo la visita canonica alle comunità della Provincia italiana.

Limone, infatti, oltre ad essere una località turistica bellissima e attraente, è un luogo che parla in modo particolare a tutti noi, continuatori delle orme di san Daniele Comboni. Visitare la chiesa parrocchiale in cui san Daniele ricevette i sacramenti a cominciare da quello del Battesimo, entrare nella casetta le cui mura sentirono le sue grida infantili, camminare per la limonaia percorsa un tempo su e giù da quel ragazzino, salire lungo il ripido sentiero che collega Limone con altri paesini e, dall’alto, contemplare l’azzurro del lago di Garda, permette alla nostra fantasia di capire meglio le sue lettere e tutto quello che un po’ alla volta ingrandiva il suo cuore e lo preparava ad affrontare le sfide della missione africana.

Continuatori di un’eredità

Limone è stato la culla e il crogiuolo di un sogno. È stato interessante sentire come alcune persone, abitanti di Limone, si esprimono sul loro compaesano missionario e vescovo. Lo si sente vivo e presente nella vita di quegli uomini e donne, motivo di orgoglio e benedizione per tutti loro.

La festa che stiamo per celebrare può essere l’invito a domandarci anche noi: qual è il posto che il nostro Fondatore occupa nella nostra vita? Siamo continuatori di un carisma ricevuto da Dio e arrivato a noi attraverso san Daniele. Come possiamo testimoniare nei posti in cui lavoriamo quella stessa passione che sentiva lui per la causa missionaria? È un dono che può essere arricchito o impoverito. Sarà arricchito se offriremo il meglio di noi, lavorando con generosità e senza sosta per raggiungere l’utopia del Regno, come ha fatto Comboni. Sarà impoverito se ci accontentiamo di quello che abbiamo conseguito e non condividiamo i doni che ciascuno di noi possiede, ma li teniamo nascosti per paura di fare brutta figura o perché è più comodo restare dove siamo, senza pretendere di andare oltre.

Vivere la comunione nonostante le nostre differenze

Limone è situato nella falda di un monte. San Daniele ha saputo andare oltre, cercando nuovi orizzonti; ha avuto il coraggio di andare al di là dell’ambiente conosciuto avventurandosi in un continente lontano, raffigurato nella sua mente soltanto dalla descrizione fatta dai missionari di passaggio e arricchito dalla sua fantasia giovanile, illuminata dalla fede nel Figlio di Dio. Comboni ha saputo scoprire un altro tipo di bellezza in popoli diversi dal suo. Si è lasciato trascinare dalla vita e dalla sorte di tanti uomini e donne che considerava fratelli e sorelle. Anche noi siamo invitati a scoprire la bellezza delle persone, quelle che vivono con noi e quelle che troviamo nel nostro lavoro, nonostante le nostre differenze, certi che non potremo amare quello che non conosciamo.

Il nostro Istituto è oggi più che mai internazionale, quindi cattolico, perché così ci ha voluti san Daniele fin dall’inizio. Come viviamo la sfida dell’internazionalità? Comboni invitava tutti a lavorare nella missione. Siamo in grado di trasmettere la stessa passione missionaria che abitava il cuore del nostro Fondatore, della quale ci parla l’ultimo Capitolo Generale? Vogliamo vivere un rapporto di comunione con Dio e condividerlo con chi ci sta accanto. Vogliamo leggere la vita e la storia alla luce della fede e assumere un nuovo stile di vita e di comunione, fondato su scelte evangeliche (AC 2015, 29).

Vivendo gli orientamenti del Capitolo

Quando scopriamo il dono che è arrivato gratuitamente nelle nostre mani, non possiamo fare altro che vivere in atteggiamento di gratitudine verso Dio e siamo spinti a darci da fare. E quando siamo capaci di ringraziare, viviamo nella gioia che deriva dallo scoprirci portatori di buone notizie, come ci ha proposto l’ultimo Capitolo Generale, sulle orme della Evangelii Gaudium.

In quasi tutti i nostri incontri dei vari settori è diventata una prassi accostarci alla realtà in cui ci muoviamo per conoscerla e permettere che il nostro lavoro produca frutti, perché si ispira e si contestualizza in quel determinato posto. Viviamo momenti difficili e sfidanti per tutti, ma abbiamo la promessa che non siamo da soli. Evitiamo di cadere nello scoraggiamento quando teniamo conto che non solo il Risorto ci accompagna, come fece con i discepoli di Emmaus (Lc 24), ma anche quando siamo consapevoli che Comboni è presente con la sua testimonianza missionaria permettendoci di incominciare questo percorso di vita: Io rimarrò fermo al mio posto fino alla morte (S 5329) nonostante tutti gli ostacoli dell’universo (S 5584).

In questa festa, ci domandiamo, come assicurare lo specifico comboniano nelle nostre attività? Il Capitolo ci ricorda: Sentiamo la necessità di recuperare il senso di appartenenza. La gioia e la bellezza di essere vero ‘cenacolo di apostoli’, comunità di relazioni veramente umane. Siamo chiamati a valorizzare, prima di tutto fra noi, l’interculturalità, l’ospitalità e la ‘convivialità delle differenze’, convinti che il mondo ha un immenso bisogno di questa testimonianza (AC 2015, 33).

Il piccolo paese di Limone sul Garda, dov’è nato san Daniele, e la città di Khartoum, dov’è morto, ricordino a tutti noi che Dio può fare meraviglie quando lo lasciamo agire in noi, come ha fatto il nostro Fondatore. Buona festa a tutti!
Cordialmente,
IL CONSIGLIO GENERALE MCCJ