Laici Missionari Comboniani

Sì significa No

Borana Culture Ethiopia
Borana Culture, Southern Ethiopia

“Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Rivoltosi al primo disse: “Figlio, vai a lavorare oggi nella vigna.” Il ragazzo rispose: “Non ne ho voglia.” Ma poi ci ripensò e vi andò. Rivoltosi al secondo gli fece la stessa domanda. Il ragazzo rispose: “Vado signore” ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? …” Matteo 21:28-31

Dopo la lettura di questa parabola una domenica durante la messa celebrata nella missione rurale di Dadim, il parroco, p. Antonio, missionario nigeriano, si immerse nella sua omelia sicuro di sé. Una vigna era difficile da immaginare lì in quella terra rossa arida nel sud dell’Etiopia. Quindi decise di cambiare i dettagli della parabola utilizzando immagini di vita quotidiana conosciute alla gente del posto. Dadim è una regione in cui si vive di pastorizia ed è ubicata in prossimità della frontiera con il Kenya, dove bovini e cammelli si muovono liberamente e la vita dei semi-nomadi Borana si svolge attendendo al proprio bestiame. Così p. Anthony decise di equiparare la storia a quella di un figlio cui viene richiesto di portare ad abbeverare il gregge. La storia era però la stessa: il primo figlio disse “No”, ma poi vi andò; il secondo figlio disse “Sì” ma poi non vi andò. In seguito egli chiese alla comunità raccolta “Chi dei due ha compiuto la volontà del genitore?” i parrocchiani risposero all’umanimità: “il secondo figlio!” Il parroco, un po’ confuso, raccontò di nuovo precisamente la storia. Tuttavia, la comunità non aveva capito male. Essi avevano risposto chiaramente – infine il secondo figlio aveva fatto ciò che era giusto.
Nella loro cultura, un “No” non è mai espresso, mai pronunciato o addirittura mai sussurrato. Per insultare qualcuno, rifiutare una richiesta, soprattutto nei confronti di un padre, è il massimo del disprezzo. L’unica risposta possibile è “Sì”. Ma il Tuo “Sì” deve voler dire “Sì” fra i Borana? La risposta sembra essere no. Si può concordare un orario di incontro e un luogo e mai presentarsi, si possono accettare taluni lavori e mai compierli, si può decidere di fermarsi e invece partire, o decidere di partire e invece restare. E’ possibile che realmente essi intendano dire di “Sì” con buone intenzioni, ma poi subentrano fattori che nel loro stile di vita difficile possono far fallire i loro piani così che molti “Sì” non sono in realtà mai portati a compimento. Dire “No” è così grave che anche facendo in seguito l’azione giusta, questa non può modificare in bene ciò che era l’atteggiamento sbagliato di origine.
Non si raggiunse un accordo tra il sacerdote (che era arrivato da poco tempo) e i parrocchiani. Per i Borana era l’atteggiamento iniziale del primo figlio che era sbagliato. Con quale audacia dire “No” a suo padre? Il lavoro del missionario presenta spesso queste situazioni di perplessità. Questa esperienza mi ha fatto venire in mente le diversità fra le culture e le sfide del messaggio evangelico in uno specifico contesto culturale. Forse p. Anthony ha imparato una lezione importante per il suo futuro lavoro con la comunità di quest’area, anche se è certo che egli spera ancora che il “Sì” si concretizzi autenticamente in azione ed impegno.

– Maggie

Maggie, Mark, Emebet, Isayas e Therese Banga, Laici Missionari Comboniani, Awassa, Etiopía

Wawotowu!*

AsiayEwaSaluti dalla bellissima Gulu. Innanzitutto ci spiace di scrivervi così raramente ma il tempo passa velocemente. Noi (io ed Ewa) siamo in Uganda da tre mesi. Durante questo periodo abbiamo avuto modo di conoscere il luogo, i bambini, le mamme e anche il quartiere in cui viviamo. Ora ci sentiamo veramente a casa nostra. Siamo ancora in fase di apprendimento della cultura Acoli, ogni giorno scopriamo cose nuove, usi, costumi e regole… Ovviamente abbiamo avuto l’opportunità di conoscere la cultura Acoli, mi riferisco alla danza. La tribù Acoli possiede oltre 20 diversi tipi di danze tradizionali. Ciascuna di esse è piena dienergia e ricca di vitalità. Quando vediamo la gente danzare restiamo ammirati dei loro movimenti e posture. Abbiamo inoltre terminato un corso di Acoli. La lingua Acoli non è così semplice come ci sembra di capire, ma a poco a poco siamo riusciti a parlare con i bambini utilizzando il linguaggio locale.

Come dicevamo inizialmente, il tempo vola, probabilmente per il fatto che siamo particolarmente impegnati. Attualmente cerchiamo di fare del nostro meglio prestando assistenza a fratel Elio per dare nuova vitalità all’orfanotrofio di St. Jude. Siamo attualmente impegnati in diversi incarichi nel dipartimento. Ewa svolge la propria attività come assistente sociale. Io ho dovuto diversificare temporaneamente la mia attività per fare della contabilità. Quando siamo arrivati qui non sognavamo certo un lavoro d’ufficio, ma ora sappiamo che talvolta la missione ti chiede di modificare il Tuo punto di vista. E quindi con umiltà ed apertura siamo coinvolti in situazioni che necessitano della nostra assistenza. Ancora stiamo osservando e, nonostante le molte situazioni che ci fanno perdere la pazienza e ci infastidiscono, restiamo in umile attesa della collaborazione da parte dei lavoratori locali. Ogni giorno ci rendiamo conto dei molti bisogni di questo luogo e abbiamo molte idee diverse su come organizzare gli incontri con i bambini. Abbiamo tanta voglia di fare e gioia e questo è la cosa più importante.

Collaboriamo anche con gli LMC locali, ogni primo venerdì del mese teniamo riunioni e preghiamo insieme. Ci chiediamo come organizzare la nostra collaborazione nel futuro, e cosa possiamo fare per questo luogo. La comunità locale è molto aperta, ritengo quindi che possiamo fare tante cose buone tutti insieme. Abbiamo avuto modi di incontrare Marco e Maria Grazia che hanno concluso da poco la loro missione ad Aber e stanno rientrando in Italia.

Giovedì scorso sono arrivate Monika e Carmen. Siamo molto contenti perchè finalmente siamo insieme. Attualmente le ragazze stanno seguendo un corso di Acoli e sono quindi a Layibi ma noi viviamo nella stessa località. Ora iniziamo veramente ad organizzare la vita della nostra comunità e le attività. Vi scriveremo presto al riguardo.

Grazie ancora di cuore per il Vostro supporto, per la Vostra preghiera che è molto importante per noi. Anche noi preghiamo per Voi e Vi pensiamo. Saluti ancora.

Asia

*Saluti in lingua Acoli.

Siamo già in Uganda!

En Uganda

La Comunità di Gulu è adesso completa, abbiamo finalmente incontrato Ewa e Joana che ci aspettavano a braccia aperte nell’orfanotrofio di St. Jude.

Monika ed io ora finiamo la nostra seconda settimana e la stiamo trascorrendo con un corso di lingua “Acoli” che ci permetterà di comunicare e cercare di imparare e di capire quelli che saranno i nostri fratelli nei prossimi anni.

I primi giorni a Kampala, abbiamo avuto occasione di incontrare i laici missionari comboniani, condividendo con loro le modalità di organizzazione ora che siamo anche noi in Uganda. Ci hanno spiegato come vivono lo stato laicale, quali sono i loro piani e sogni, i loro limiti, e non vediamo l’ora di lavorare insieme. E’ stata una sorpresa scoprire che siamo molto più vicini di quanto avessimo immaginato.

Condividiamo con loro cena e preghiera in un’atmosfera molto accogliente ed è come essere a casa. È una fortuna per noi che ci siano LMC in Uganda e Gulu, perché dobbiamo solo unirci a quello che stanno già facendo e piano piano scopriremo cosa si svilupperà nel corso del nostro stare insieme.

Il giorno successivo abbiamo svolto del lavoro di ufficio e ci siamo preparate per il lungo viaggio che condurrà al nord del paese, a Gulu. Abbiamo quindi salutato la Comunità dei Padri Comboniani a Kampala, che così bene ci hanno accolte al nostro arrivo.

Questi sono giorni di scoperta per noi: quando si “atterra” in un paese nuovo, è il momento di osservare e godere i contrasti.

Siamo state anche fortunate per aver incontrato Dana (Laica comboniana polacca, che sta completando il suo servizio a Matany) e Marco e Maria Grazia con i loro figli Francesco e Samuele (laici comboniani italiani) che pure hanno finito il loro periodo di missione ad Aber. Siamo andati a visitarli accompagnati da P. Ramón e P.Luigi.

Abbiamo avuto solo un giorno per condividere le esperienze, ma sufficiente per constatare che è stato un periodo di vita bello e intenso per tutti loro.

E‘ stato molto positivo per noi incontrare altri laici che già conoscono la realtà di Gulu, ascoltare le storie e le esperienze di coloro che ci hanno preceduto, perché questo ci aiuta a prepararci prima di assumerci la responsabilitá in quella che sará nostra realtá.

Attualmente stiamo imparando la lingua Acoli, condividiamo l’Eucaristia, i pasti, le escursioni con gli Acoli e la famiglia comboniana e godiamo tranquillamente di ciò che l’Uganda ci offre in questi primi giorni.

Carmen, Monika, Asia e Ewa

Conclusioni del IIº Incontro di LMC in Africa

CoordinacionIl secondo Incontro continentale dei Laici Missionari Comboniani si è celebrato dal 21 al 25 luglio 2014 a Kinshasa (RDC). Ne hanno partecipato 5 sacerdoti, 2 religiose e 18 laici, tra i quali i coordinatori di 6 province dell’Africa francofona e anglofona, nonché due rappresentanti del Comitato Centrale.

Obiettivo di quest’Assemblea di Kinshasa era stabilire un piano di azione concreto, a partire dagli accordi degli incontri precedenti – l’Assemblea Continentale di Layibi (2001) e l’Assemblea Internazionale di Maia (2012) –, col tema: “Cominciare con quello che abbiamo a partire dalla nostra realtà”.

Tenendo conto delle sfide attuali nella nostra realtà africana, nella quale Dio ci chiama a vivere la nostra vocazione come testimoni del suo amore, secondo il carisma di San Daniele Comboni, al servizio della missione, che è un dono di Dio, e dopo di riflettere insieme, siamo arrivati ad alcune conclusioni che faranno si che ogni provincia stabilisca un piano di azione. Le conclusioni sono:

1. Vocazione

Vogliamo animare ogni LMC a vivere la vocazione così come è stata definita a Layibi: superare le difficoltà della vita e conservare i vari impegni che abbiamo come padri, lavoratori e cristiani, dando così testimonianza della nostra vocazione.

Come è stato detto a Maia, le comunità LMC devono elaborare processi formativo che permettano il pieno compimento della vocazione personale dei suoi membri lungo tutta la vita. Stabilire un programma di preghiera, di ritiri, di vita sacramentale e di revisione della vita comunitaria.

Per facilitare un cammino d’insieme nella nostra vocazione come famiglia internazionale di LMC, incoraggiamo i nuovi gruppi a comunicare con regolarità con i comitati continentale e centrale, per ricevere aiuto dai responsabili del coordinamento. Crediamo che sia necessario seguire le linee comuni delle direttrici internazionali.

2. Relazioni tra i LMC

Il movimento ha una stessa visione. Tutti debbono collaborare insieme per vivere in armonia la vita comunitaria.

Allo scopo di facilitare l’integrazione dei nuovi LMC nei gruppi locali, dobbiamo rinforzare la comunicazione e il lavoro in rete fra il gruppo coordinatore che invia e il gruppo coordinatore che riceve, e fra i comitati centrali e continentali e i superiori provinciali MCCJ. Per una piena integrazione, i nuovi LMC sono invitati a partecipare nella vita del gruppo: nella formazione permanente, le assemblee, i ritiri, i processi amministrativi e i contributi economici…

Incoraggiamo i LMC che lavorano in un paese dove non ci sono LMC locali a promuovere la nostra vocazione formando un gruppo locale.

3. Formazione

Come movimento LMC in Africa, ci siamo impegnati a fare insieme un camino di formazione per seguire Cristo secondo il carisma di Comboni che ci convoca per fare causa comune con i popoli ai quali siamo inviati.

Le decisioni prese nelle assemblee precedenti ci guidano nel cammino formativo, nel quale dovremmo tener conto di questi aspetti:

  1. Le province devono collaborare nella elaborazione dei differenti programmi e sussidi di formazione.
  2. Dobbiamo condividerne programmi e temi di formazione fra le differenti province e il Comitato Centrale.
  3. Dobbiamo tradurre i documenti della formazione in tutte le lingue.

4. Economia

Vogliamo includere nella nostra vita spirituale la nostra economia, per vivere una vita fondata sulla Providenza. In questo senso, chiediamo ai gruppi che considerino nei suoi programmi di formazione un tema sul rapporto con il denaro, mettendo la nostra stabilità e fiducia in Dio.

Nel processo della nostra autonomia finanziaria, invitiamo i differenti gruppi a formare i loro membri nei differenti aspetti finanziari come: progetti di sviluppo basati sulle necessità locali, ricerca di fondi, contabilità…

Sapendo di appartenere a questa famiglia LMC, siamo chiamati ad essere responsabili nel sostenere il gruppo. In questo senso, tutti i LMC devono contribuire al fondo del gruppo. A partire di questo fondo locale, il gruppo dovrebbe ugualmente contribuire al fondo comune internazionale, gestito dal Comitato Centrale.

Siamo pure chiamati ad animare la chiesa locale e ogni persona di buona volontà a sostenere le nostre attività missionarie.

Per raggiungere la nostra autonomia finanziaria, invitiamo i gruppi a iniziare attività che generino introiti propri (agricoltura, allevamento di bestiame, farmacie, centri di fotocopiato e internet, artigianato locale, conferenze, formazione, colloqui, animazione di eventi…).

Non basta impegnarci in progetti, siamo pure invitati a presentare i conti con trasparenza (libri di cassa, conti in banca con più di una firma…).

5. Organizzazione

5.1 Ogni provincia deve avere:

  1. Una equipe di coordinamento integrato da: un coordinatore, un segretario e un incaricato delle finanze. Questa equipe deve inviare le sue relazioni al Comitato Africano e a quello Centrale.
  2. Una persona incaricata delle comunicazioni (blog, facebook, twitter).
  3. Una equipe di formazione. Equipe che deve: pianificare e preparare i temi di formazione, assicurare l’accompagnamento e la valutazione della formazione realizzata.
  4. Ogni gruppo deve avere un responsabile di formazione che lavori in rete con i responsabili nazionali.

5.2 Comitato Africano:

  1. L’Equipe di Coordinamento Centrale è integrato da: un coordinatore, un segretario, un incaricato delle finanze.
  2. Le loro attribuzioni sono:
  1. Garantire la comunicazione con il Comitato Centrale.
  2. Convocare e preparare gli incontri continentali.
  3. Garantire la comunicazione tra le diverse province.
  4. Vegliare perché siano eseguite le decisioni prese nelle diverse Assemblee.

Grupo

Seconda Assemblea africana dei LMC

KinshasaI coordinatori dei Laici Missionari Comboniani (LMC) delle province comboniane dell’Africa e i rispettivi responsabili missionari comboniani che li seguono hanno tenuto la loro seconda assemblea africana dal 21 al 26 luglio, nella casa comboniana di Kinshasa-Kimwenza, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). È stato un incontro di riflessione sul passato e di programmazione delle prossime attività dei LMC a livello di continente africano.

Alla seconda assemblea africana dei LMC hanno partecipato 25 persone: 18 laici, 5 comboniani e 2 comboniane, compresi i responsabili della commissione centrale dei LMC, Alberto de la Portilla e P. Arlindo Ferreira Pinto.

La mattinata del primo giorno è stata dedicata a due temi formativi con lo scopo di introdurre i partecipanti ai lavori dell’assemblea, uno sulla realtà congolese attuale e l’altro sulla visione di missione nella Evangelii gaudium.

L’assemblea si è aperta con la presentazione dei partecipanti, guidata dai membri laici della commissione africana dei LMC: Dieudonné Likambo (Dido), congolese, Innocent Mweteise Karabareme, ugandese, e Márcia Costa, portoghese, che lavora in Mozambico. Di questa commissione fanno parte anche i provinciali P. José Luis Rodríguez López, del Mozambico, e P. Joseph Mumbere Musanga, del Congo. P. José Luis si trova in Messico e P. Joseph ha partecipato solo agli ultimi giorni d’assemblea per impegni personali.

Subito dopo sono stati distribuiti i vari incarichi per tutta la settimana.

Márcia Costa ha colto l’occasione per ricordare i principali obiettivi dell’assemblea: approfondire i temi dell’identità, della formazione e dell’indipendenza economica, rivedere e programmare le attività dei LMC a livello di continente africano e delle singole province, tenendo presente le conclusioni delle assemblee intercontinentali dei LMC, in particolare dell’ultima, quella di Maia (Portogallo), nel dicembre 2012, e della prima assemblea africana, nel dicembre 2011, a Layibi (Uganda).

Le parole di benvenuto sono state espresse attraverso il messaggio di P. Joseph Mumbere Musanga (letto da P. Enrique Bayo Mata), e di Suor Espérance Bamiriyo Togyayo, superiori provinciali dei comboniani e delle comboniane in Congo. Entrambi hanno sottolineato il valore della collaborazione fra i due Istituti nati dallo stesso carisma di Comboni e l’importanza della preghiera e della testimonianza missionaria come famiglia comboniana.

P. Arlindo Pinto, coordinatore dei LMC a livello di Istituto comboniano, ha portato a tutti i saluti di P. Enrique Sánchez, superiore generale, e di P. Antonio Villarino, assistente generale, che seguono con attenzione le diverse realtà dei LMC nel continente africano. Da parte sua, Alberto de la Portilla, membro e coordinatore della commissione centrale dei LMC, ha detto che questa assemblea è un evento che interessa non solo i LMC africani, ma tutti gli altri LMC del continente europeo e di quello americano che vivono in contesti e realtà differenti, ma con un forte senso di appartenenza ai LMC.

P. Jean Claude Kobo Badianga, comboniano congolese, ha presentato brevemente la storia della Repubblica Democratica del Congo (RDC) per rendere più comprensibile la situazione sociopolitica ed economica attuale del paese, facendo un confronto con la storia e con i conflitti passati e recenti dei paesi vicini (Angola e Congo Brazzaville, Ruanda e Burundi, Uganda, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana). Ha parlato delle principali difficoltà che impediscono una governabilità stabile e veramente democratica nella RDC come, ad esempio, il tribalismo, il regionalismo e la corruzione.

Ha fatto riferimento ai diversi gruppi di ribelli armati attivi soprattutto nel nord e nord-est del Paese con la complicità politica nazionale coniugata con gli interessi internazionali legati alle ricchissime risorse naturali del suolo e sottosuolo congolese. Il petrolio, l’oro, il coltan e tante altre risorse minerarie preziose sono la vera fonte delle contraddizioni sociali, delle disuguaglianze economiche e dei conflitti armati nella RDC.

La Chiesa cattolica e le centinaia di altre chiese e sette religiose prendono posizioni diverse davanti alle realtà che il paese attraversa, la maggior parte delle volte per favorire lo status quo e solo raramente per denunciare le ingiustizie di cui sono vittima i congolesi dal nord al sud del paese.

P. Jean Claude ha ricordato che i LMC hanno qui, in questa realtà sociale, nella RDC e negli altri paesi africani, una responsabilità cristiana e morale che può e deve essere presente nelle loro attività pastorali e professionali.

KinshasaP. Enrique Bayo Mata, comboniano spagnolo, che lavora nella RDC, ha presentato il tema della missione partendo dall’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco. Dopo una presentazione generale del documento, P. Enrique ha sottolineato la prospettiva della nuova evangelizzazione contrassegnata dalla gioia dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo nelle diverse periferie umane del mondo attuale. Ha parlato dell’urgenza della conversione pastorale per portare la Chiesa ad uscire da se stessa per diventare missionaria, porsi cioè al servizio delle persone e dei popoli, soprattutto degli esclusi, di quelli che hanno più bisogno della gioia, della fede e della vita cristiana e di quelli che sono più lontani dai valori del Vangelo.

Ha poi detto che i laici, formati professionalmente e intellettualmente, hanno una missione particolare nel processo pastorale dell’evangelizzazione che mira alla trasformazione della società e all’inclusione sociale dei poveri nella vita attiva dei loro paesi.

Nel pomeriggio del primo giorno, Innocent ha fatto una panoramica generale sui LMC, ricordando che si comincia sempre da una piccola realtà e con poche cose, ma che si cresce e si matura se si ha una visione chiara dell’identità, di chi siamo, e se si ha un piano concreto di azione, di ciò che dobbiamo fare, in un contesto permanente di ascolto della Parola di Dio, di preghiera e di discernimento vocazionale, nello spirito di san Daniele Comboni. Dopo l’intervento di Innocent, c’è stata una lunga condivisione di idee ed esperienze delle diverse realtà dei LMC in africa.

Márcia Costa ha poi presentato una sintesi della prima assemblea africana a Layibi, soprattutto riguardo all’identità e alla missione dei LMC. Ha osservato che fa parte della loro vocazione uscire dalla propria realtà o dal proprio paese, per un determinato periodo, per un’attività missionaria concreta, e che il loro impegno è per tutta la vita.

Il secondo giorno di attività è stato dedicato alla presentazione delle relazioni sulle attività della commissione africana, di quella centrale e delle diverse province africane presenti: Egitto-Sudan, Sud Sudan, Togo-Ghana-Benin, Repubblica Centrafricana, Congo, Mozambico e Uganda. Dido Licambo ha presentato la relazione dei lavori della commissione africana dall’assemblea di Layibi fino alla preparazione dell’attuale assemblea di Kinshasa, e Alberto ha presentato le relazioni della commissione centrale e delle province che non erano rappresentate all’assemblea, ma hanno dei LMC nei loro paesi (Ciad, Malawi-Zambia e Etiopia).

Uno dei problemi più discussi è stata la mancanza di comunicazione fra la commissione africana e le diverse province dell’Africa, dovuta soprattutto alle difficoltà derivanti dalla differenza di lingue parlate nelle varie province e al difficile accesso alle nuove tecnologie della comunicazione, soprattutto con Internet, nella maggior parte dei paesi africani.

Per le conclusioni dell’assemblea, è stato adottato il metodo degli incontri di gruppo seguiti da plenaria, il 23 e 24, per poter successivamente rispondere alle seguenti domande: qual è il rapporto che esiste fra i LMC locali e i LMC stranieri che si trovano nel tuo paese? Quali sono le sfide e le strategie di cui tener conto per fare un cammino comune? Come possiamo condividere i contenuti della formazione dei vari paesi per riuscire ad avere una stessa base formativa a livello continentale? Che cosa ci manca per vivere la vocazione di LMC secondo le conclusioni di Layibi? Quali strategie seguire per poter vivere pienamente la vocazione LMC? Quali strategie adottare per arrivare all’indipendenza economica? Come possiamo organizzare il movimento dei LMC a tutti i livelli, formazione, rapporto fra LMC di diversi Paesi dell’Africa, vocazione, organizzazione, economia?

Nel pomeriggio del 24 e nella mattinata del 25, i laici si sono incontrati fra di loro per formulare le conclusioni mentre i comboniani e le comboniane ne hanno approfittato per parlare della loro collaborazione con i LMC e condividere alcune idee ed esperienze su come aiutarli a rafforzarsi in tutte le province comboniane.

È stato ricordato che questo impegno è stato assunto dai comboniani nel Capitolo Generale del 2009.

L’ultimo pomeriggio dei lavori sono state lette, discusse e approvate le conclusioni. Si è poi passati all’elezione della commissione africana: sono stati rieletti per i prossimi tre anni Dieudonné (Congo), Innocent (Uganda) e Márcia (Mozambico).

Infine è stato suggerito che il prossimo incontro si svolga nel luglio 2017 a Lomé (Togo); data e luogo dovranno comunque essere confermati dai superiori provinciali del settore.

Kinshasa

Sabato, il gruppo ha visitato il giardino botanico di “Kisantu-bas Congo” e la cattedrale di Kisantu, a circa 120 km da Kinshasa.

L’assemblea si è conclusa domenica con un incontro congiunto con i LMC congolesi di Kinshasa, nella sede provinciale di Kinshasa-Kingabwa, seguito dall’Eucaristia, presieduta da P. Joseph Mumbere, e da un pranzo fraterno.

Arlindo Ferreira Pinto.