Laici Missionari Comboniani

Primo incontro di formazione dei LMC in Mozambico 2016

Carapira

Ho avuto l’opportunità di partecipare al primo incontro di formazione permanente dei LMC in Mozambico, sono stato invitato come formando per dialogare con il coordinatore ed esprimere la mia personale opinione. In questo incontro ho avuto la grazia di ascoltare il tema della Misericordia di Dio come nostro Padre; questo tema mi ha aiutato a riflettere sopra la mia situazione attuale e mi illuminato sopra i punti che abbiamo trattato nel nostro incontro.

Dopo un momento di riflessione personale, di condivisione e preghiera, sperimentando la Misericordia di Dio e dopo un buon riposo, abbiamo continuato con la valutazione dell’anno 2015. Per primo abbiamo parlato sui progetti che riguardano machamba, la mensa della scuola, la vendita degli articoli di artigianato e il progetto di Cabaceira. In seguito sopra la formazione (iniziale e permanente). Ci siamo focalizzati, anche, sui punti che riguardano l’Animazione Missionaria, le attività pastorali, l’economia, uscite e arrivi.

Dopo le nostre valutazioni e le nuove suggestioni il fratello Comboniano Luis (assessore del gruppo dei LMC in Mozambico) ci ha fatto capire l’importanza della nostra vocazione come laici, di come il nostro lavoro è importante nella missione, senza sostituire padri, fratelli e suore, come molti posso pensare, ma ricordando che lo stesso Comboni portò i laici nella missione, riconoscendone il valore.

Abbiamo concluso il nostro incontro con il pranzo dove abbiamo potuto sperimentare i pomodori verdi (che in Messico si mangiano con la salsa piccante) questo ci ha dato modo di conversare sui piatti tipici in differenti parti di mondo.

LMC

Arnaldo Inasio Sualehe

Meraviglia di Dio

en Mongoumba

Meraviglia di Dio è il nome della nostra bimba più protetta, nata di 1.400 kg, orfana di madre deceduta dopo averla data alla luce. Sua nonna è arrivata da noi per chiedere assistenza alla missione nell’anno della mia visita a Bangui. Poiché Mongoumba non possiede latte per neonati in ospedale, l’abbiamo portata alla Nutrition Unit (Centro per la Nutrizione) dove è stata nutrita con latte adatto per i bambini malnutriti per una quindicina di giorni. Ha fortunatamente iniziato a guadagnare peso, ma la nonna, che era molto anziana, un giorno lasciò il centro per non fare più ritorno, lasciando la piccola alle cure dello staff.

Quando feci ritorno a Mongoumba la prima domanda che mi fu fatta fu “cosa farne della bimba?” “Non può continuare a restare in ospedale”. Tutta la famiglia era partita per raggiungere la foresta e, senza famiglia, è impossibile portare la bimba alle Sorelle della Carità di Mbaiki poiché non l’avrebbero accolta. In comunità si iniziò quindi a riflettere sulla possibilità di trovare qualcuno che potesse prendersi cura dell’orfana e che si trovasse nelle vicinanze. Una ragazza dello staff disse che non sarebbe stato per lei un problema accogliere la bimba, solo che, essendo una povera vedova, con bambini piccoli e senza aiuti, si sarebbe venuto a determinare per lei un aggravio di costi che non era in grado di sostenere. Abbiamo quindi discusso e concordato che lei si sarebbe presa cura della bimba e la missione avrebbe pagato i costi per gli alimenti e il vestiario. La meraviglia, di nome Elisabete, ha ora una madre adottiva! Ora ha sei mesi, cresce bene ed è bella! Questi sono i piccoli, grandi miracoli di Dio che ci incoraggiano a proseguire nel servizio alla missione.

Un cordiale saluto.

Élia Gomes LMC en Mongoumba

Lettera alla famiglia comboniana per il giubileo della misericordia

Daniel Comboni«Questo Cuore adorabile …. ricco d’ogni grazia, non vi fu istante … in cui non palpitasse del più puro e misericordioso amore per gli uomini. Dalla sacra culla di Betlemme s’affretta ad annunziare per la prima volta al mondo la pace: fanciulletto in Egitto, solitario in Nazaret, evangelizzatore in Palestina divide coi poveri la sua sorte, invita a sé i pargoli e gl’infelici conforta, risana gl’infermi e rende agli estinti la vita; richiama i traviati e ai pentiti perdona; morente sulla croce mansuetissimo prega pei suoi stessi crocifissori; risorto glorioso manda gli Apostoli a predicare la salute al mondo intero» (S 3323).

Carissimi Sorelle e Fratelli della Famiglia Comboniana,

con questa lettera, frutto del momento di preghiera, riflessione e condivisione che abbiamo vissuto insieme al termine dell’anno della Vita Consacrata e all’inizio dell’Anno Giubilare della Misericordia, desideriamo offrire a tutti i membri della Famiglia Comboniana, alcune nostre riflessioni e, soprattutto, invitare ciascuna/o a vivere in profondità le sfide e le opportunità che l’Anno giubilare ci offre personalmente e come Famiglia. A tal fine desideriamo proporvi una giornata comune di preghiera, ricordando quanto Comboni ci diceva: “l’onnipotenza della preghiera è la nostra forza.” (S 1969)

“Miserando atque eligendo”: amati-perdonati / chiamati-perdonati

Chiamate/i, per grazia di Dio, a seguire Cristo sulle orme di San Daniele Comboni “ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità …” (Ef 1,4) abbiamo, come parte integrante del nostro DNA carismatico, la chiamata a contemplare il Cuore trafitto di Cristo sulla Croce, espressione più eloquente della misericordia infinita di Dio per l’umanità intera e di lasciarci trasformare, affinché diveniamo anche noi, abbraccio di amore e di misericordia per tutte/i. Questo, “a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto, nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. (Ef 1,6-7)

Come tutte le discepole e i discepoli di Cristo, siamo consapevoli che il Vangelo che vogliamo annunciare ci supera. Sappiamo bene che la sequela di Gesù Cristo, che ci chiama a testimoniarlo con la nostra vita e le nostre parole, è esigente e noi non sempre siamo all’altezza del messaggio che Lui ci affida: ci manca, a volte, profondità per vivere secondo la nostra chiamata.

Nella preghiera personale, nella vita sacramentale, nella direzione spirituale e nell’incontro con i nostri fratelli e sorelle sperimentiamo la misericordia di Dio. Siamo grate/i allo Spirito Santo che opera nel nostro cuore, donandoci lo spirito di pentimento e di purificazione. Ringraziamo Dio per il dono della gioia di essere perdonate/i che ci rinnova e ci abilita a ricominciare ogni giorno.

Misericordes sicut Pater: all’interno delle nostre comunità e famiglie

Dio ci ama e ci perdona facendoci sperimentare questo mistero attraverso l’incontro personale con Lui ed esprime la sua misericordia attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle. Nelle nostre comunità e famiglie siamo chiamate/i allora ad accoglierci reciprocamente, grazie allo Spirito Santo che ci unisce attorno a Gesù e ci rende sempre più cenacolo di apostole/i.

Nella vita quotidiana, nei momenti di correzione fraterna e nei nostri incontri e raduni, scopriamo quanto viviamo della misericordia reciproca. Ci aiutiamo a crescere, a purificarci e a riconciliarci quando tutti ci impegniamo a vivere la buona notizia dell’amore misericordioso di Dio.

I fratelli, le sorelle, i famigliari ci fanno capire che ci perdonano quando pazientano e camminano al passo con noi; ci fanno toccare l’amore quando ci danno fiducia, nonostante i nostri limiti. Quando la comunità e la famiglia vivono di misericordia, diventano uno spazio di grazia, un luogo di guarigione e riconciliazione nel quale si costruisce comunione e vita, non negando le fatiche, debolezze e limiti propri e altrui.

Tutto questo qualifica l’esperienza di misericordia che viviamo fra noi. “La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere.” (MV 21)

Misericordes sicut Pater: nella comunità apostolica

Dio nostro Padre ci ha chiamate/i a servire e a lavorare insieme, come comunità apostolica; in questo luogo di collaborazione, noi siamo sfidate/i a crescere nel nostro cammino di uscita da noi stesse/i e di configurazione a Cristo, servo obbediente. Chiamate/i a vivere il nuovo comandamento dell’amore, “Che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv13,34-35), il Signore ci dona tutte le grazie necessarie per condividere la sua misericordia e ci rende capaci di perdonarci.

Il dono della misericordia ci rende capaci di uscire da noi stesse/i, di vivere gesti di tenerezza e di essere caritatevoli tra di noi: di compiere, cioè, opere di carità spirituale e corporale in mezzo a noi.

Spesso, è difficile per noi ‘vivere di misericordia’, assumere i sentimenti del cuore di Gesù. A volte, siamo più portate/i ad essere caritatevoli con quelli che sono fuori delle nostre comunità, delle nostre famiglie, dimenticando coloro con cui viviamo e lavoriamo quotidianamente, come comunità evangelizzatrici. Dio, che ci vuole misericordiose/i, desidera che pratichiamo la misericordia, prima di tutto, fra noi e con i più vicini.

Misericordes sicut Pater: con il popolo di Dio

Il nostro servizio, ci invita ad affidarci al popolo di Dio che ci accoglie nel Suo nome. L’esperienza ci insegna che se siamo umili e aperte/i, i nostri fratelli e le nostre sorelle useranno misericordia verso di noi. Atteggiamenti di arroganza o superiorità da parte nostra evocheranno un altro tipo di risposta. La chiamata a vivere di misericordia, come l’ha vissuta Comboni, ci obbliga ad un cammino di conversione e di guarigione, per poter vivere le nostre relazioni con semplicità, umiltà e umanità.

Misericordes sicut Pater: verso le nostre istituzioni

Lungo il cammino della nostra appartenenza ai nostri Istituti /gruppi / famiglia comboniana, i nostri sentimenti di amore, di sano orgoglio e di gratitudine dovrebbero crescere con il passare degli anni. Ma, a volte, si riscontrano anche sentimenti di amarezza, critica distruttiva, il ‘terrorismo delle chiacchere’, come lo chiama Papa Francesco. Si potrebbe dire che questo fa parte della nostra condizione umana, segnata dal peccato, ancora in via di trasformazione. Le nostre debolezze non dovrebbero meravigliarci o essere motivo di scandalo. Non dovrebbero far venire meno il nostro senso di appartenenza e la gioia di essere Comboniana/o, o diminuire il desiderio e l’impegno a vivere, in modo degno, la chiamata ad essere Santi e Capaci, sulle orme di San Daniele Comboni.

In quest’anno della misericordia, lasciamoci riconciliare con i nostri disagi e ferite e rivestiamoci davvero “...di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza…” (Col 3,12) e, così, ravvivare il nostro amore verso la nostra grande Famiglia Comboniana.

Misericordes sicut Pater: strumenti della misericordia

L’esperienza della misericordia ci riempie di gioia e del desiderio di proclamare che la sua misericordia e il suo amore è da sempre. (Salmo 25.6)

A esempio di San Daniele Comboni, l’esperienza della misericordia divina ci fa dilatare il cuore ed estendere le braccia verso l’umanità sofferente affinché “... possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2 Cor 1, 4). Attraverso la nostra testimonianza, servizio e presenza fra il popolo di Dio, attraverso il nostro essere missione, siamo chiamate/i a partecipare all’opera salvatrice del Dio misericordioso rivelato in Gesù.

E dunque … Celebriamo la misericordia

In questo Anno Giubilare, per intercessione di Maria, Madre della Misericordia, chiediamo a Dio Padre il dono di riconoscerci bisognose/i della Sua misericordia e desiderose/i di essere riconciliate/i: con noi stesse/i, con i nostri fratelli e sorelle in comunità, con i nostri famigliari, con i nostri collaboratori/trici, con i Popoli che serviamo, con i nostri Istituti e gruppi comboniani.

Invitiamo, dunque, tutti i membri della Famiglia Comboniana, SMC, ISMC, MCCJ, LMC e altri Gruppi/movimenti che s’ispirano al carisma comboniano, a celebrare, il 17 marzo prossimo, il XX anniversario della beatificazione di San Daniele, con una giornata di preghiera-contemplazione della Misericordia di Dio in Comboni. È un invito, come suoi figli/e a lasciarci trasformare dalla Misericordia del Cuore di Gesù e a ravvivare la nostra compassione e l’impegno di annunziare, con parole e opere, il Dio-Misericordia ai fratelli e sorelle più abbandonati e sofferenti.

 

Con grande affetto vi salutiamo,

I Consigli Generali e Coordinatore Comitato Centrale LMC:

SMC –  Suore Missionarie Comboniane,

ISMC – Istituto Secolare Missionarie Comboniane,

MCCJ – Missionari Comboniani del Cuore di Gesù,

LMC –   Laici Missionari Comboniani.

 Roma, 28 febbraio 2016

Qualcosa finisce, qualcosa di nuovo inizia

Ewa“I nostri bambini hanno appena terminato il loro periodo di vacanze. Questa volta è durato insolitamente a lungo: 3 mesi. Il motivo è stato l’elezione del nuovo presidente dell’Uganda, il 18 febbraio 2016. Per fortuna tutto è andato bene e non ci sono stati grossi problemi. In meno di tre settimane sarò di nuovo in Polonia: qualcosa finisce, qualcosa di nuovo inizia. Durante queste vacanze, ho trascorso la maggior parte del tempo con i bambini più piccoli che hanno qualche problema a scuola, una sorta di corsi di recupero. Dopo i lavori di ristrutturazione, abbiamo tenuto le lezioni nella sala da pranzo, trasformata in aula scolastica. Abbiamo passato un mucchio di tempo lì, imparando ma anche divertendoci. Abbiamo dipinto, modellato con la plastilina, colorato e ritagliato: cose normali, in Polonia ma, per i miei bambini in Uganda, cose speciali e nuove”.

Oltre a lavorare nell’amministrazione, tengo i bambini e faccio l’assistente sociale. Ho scoperto che questo è il posto migliore per me; è incredibile e sorprendente, perché non era quello che volevo fare. La missione insegna l’obbedienza e l’impegno nei posti in cui è necessario, non dove uno pensa che dovrebbe andare. A volte la nostra immaginazione non coincide con la realtà; il nostro punto di vista è diverso da quelle che sono le vere necessità del mondo. Scopriamo che le nostre ere necessità sono il tempo, la preghiera e, soprattutto, l’apertura allo Spirito Santo. Abbiamo bisogno di tutto questo per scoprire quello che Dio vuole veramente da noi, in un determinato luogo. Non posso dire di saperlo fin dall’inizio, ma continuo a cercare. Sto iniziando a capire perché sono stata mandato qui. Ora, mentre sta per finire il mio periodo missionario di 2 anni, so che tornerò qui, tra questi miei bambini, a St. Jude.

EwaSt. Jude non è solo i bambini, ma anche persone che lavorano qui. Le donne che si prendono cura dei bambini e con cui ho trascorso tanto tempo. All’inizio ero impegnata nella gestione di tutti i dipendenti; una cosa davvero difficile, essendo io la persona più giovane qui, e dovevo diventare un supervisore. Avrei dovuto controllare e valutare. Non era una situazione facile, perché ero venuta qui per aiutare, non per controllare. Tuttavia, come ho già detto, la missione insegna l’umiltà, ma insegna anche a capire te stessa, le tue conoscenze e comportamenti. Devo ammettere che a volte le cose più semplici si sono concluse con qualche incomprensione. Il modo di essere, di parlare, i gesti sono stati interpretati in modo errato. Per fortuna, con il tempo, abbiamo imparato gli uni dagli altri.

La missione è anche comunità, piuttosto eccezionale nel mio caso. Siamo stati mandati in un posto totalmente nuovo e abbiamo creato una comunità a Gulu, come a Matany, dove lavora Danusia (un’altra LMC). Eravamo in quattro, giovani e inesperte: tre polacche e una spagnola. Anche il tempo che abbiamo trascorso pregando, parlando e riposando ma anche discutendo e creando qualche malinteso, è stato bello e intenso. Ciò che ci ha sempre unite, però, è stata la missione, la gente e, soprattutto, la preghiera. Ognuna di noi è un’immagine diversa di Dio, ma con la stessa fede e con un grande cuore aperto.

A nome della mia comunità e mio, vorrei ringraziare tutti voi, per ogni piccolo gesto, per le cartoline e i messaggi di posta elettronica. A nome dei miei bambini, desidero ringraziarvi per tutti gli aiuti economici, grazie ai quali i nostri bambini hanno ora delle divise nuove e del cibo migliore, abbiamo potuto curarli meglio e… colorato il loro mondo. Ma soprattutto vorrei ringraziarvi per ogni vostra preghiera, per ogni pensiero per noi: senza di voi, non saremmo qui

Ewa

Ewa Maziarz, LMC

Accaparramento delle terre e il buon governo in África

landgrabL’Accaparramento delle terre e il buon governo sono oggetto di dibattito nel quadro di una conferenza pan Africana straordinaria che inizia oggi a pochi giorni dalla visita del Papa in Africa

La conferenza illustrerà la condizione del land grabbing in Africa, le situazioni di resistenza locali nel continente e le risposte della Chiesa con il suo crescente impegno a tentare di risolvere la questione del land grabbing.

tierra
Terreno della comunità Gassol che è stato assegnato a Domnion Farms in Nigeria. Foto di CEED

L’accaparramento della terra è un problema serio in tutta l’Africa che richiede attenzione per il suo impatto negativo sulla sicurezza alimentare e sul sostentamento delle comunità locali coinvolte. L’accaparramento della terra è responsabile dell’allontanamento dalle loro terre di centinaia di migliaia di persone, che vengono private delle risorse naturali da cui esse dipendono e facendo venire meno i mezzi di sostentamento.

L’accaparramento della terra e la governance sono aspetti che costituiscono una reale minaccia della sovranità alimentare. Questi argomenti sono oggetto di discussione durante la conferenza che ha come tema l’ “Accaparramento della terra e la promozione della buona governance in Africa” che si apre oggi a Nairobi in Kenia, organizzata da SECAM (Symposium of Episcopal Conferences of Africa and Madagascar) con la collaborazione di AEFJN (Africa Europe Faith and Justice Network), AFJN (Africa Faith & Justice Network) e CIDSE (Rete internazionale delle agenzie cattoliche per lo sviluppo). L’evento riunisce circa 150 partecipanti provenienti da ogni parte del continente africano e da tutto il mondo, ivi comprese molte persone coinvolte personalmente nella battaglia contro l’accaparramento di terre.

L’accaparramento della terra è indicato come l’acquisizione da parte di multinazionali, di governi o di individui di grandi estensioni di superfici di terra nei paesi in via di sviluppo. Con la crisi alimentare del 2008, il land grab è aumentato in maniera esponenziale, avendo portato gli investitori ad interessarsi ai paesi del sud del mondo, in particolare all’Africa, quali paesi dove attuare potenziali investimenti fondiari per produrre cibo e biocarburanti destinati all’esportazione e ai mercati internazionali. Enormi porzioni di territorio vengono così requisiti per finalità speculative di “land banking” dove l’acquirente acquisisce la terra e poi la rivende.

Fra i casi che vengono presentati durante la conferenza si cita il caso di Senhuile SA – progetto italiano – che ha concesso in locazione 20.000 ettari di terreno della riserva di Ndiaël in Sénégal. In questo territorio vivevano da decenni popolazioni provenienti da 40 villaggi della zona. Per questo è in corso un contenzioso tra l’impresa e la popolazione locale, che chiede la cancellazione del progetto.Alla conferenza si parlerà anche degli agricoltori dello stato di Taraba in Nigeria, costretti a lasciare le loro terre coltivate da generazioni per consentire alla società americana Dominion Farms di stabilirvi una piantagione di riso. Si parlerà delle cessioni di terreni di Bolloré in Costa d’Avorio, Cameroun, Liberia e in Sierra Leone nonché delle situazioni presenti in Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Mali.

landgrabLa confernza si tiene a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco in Kenia, Uganda e nella Repubblica Centro Africana. Il Papa ha già avuto modo di esprire tutta la sua preoccupazione a motivo del land grabbing. Durante un suo discorso a Roma nel giugno 2015 avanti l’Organizzazione delle Nationi Unite per l’agricoltura e l’alimentazione (FAO), papa Francesco affermava che “l’accaparramento delle terre coltivate da parte delle imprese transnazionali e dei governi è un motivo crescente di preoccupazione. Non solo gli agricoltori vengono privati dei beni essenziali, anche la sovranità dei paesi viene compromessa”. Il Santo Padre ha inoltre sottolineato il fatto che « ci sono molte regioni del mondo in cui il cibo viene prodotto per essere esportato all’estero e quindi la popolazione locale impoverisce doppiamente, poiché privata sia di cibo sia della propria terra”.

Ulteriori linee guida e indicazioni in relazione ai pericoli di land grabbing sono presenti nell’enciclica del Papa “Laudato Si”, nella quale egli denuncia l’approccio di sfruttamento nei confronti della terra ricordando che : “per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori. Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura..” (146). A sostegno dell’enciclica  “Laudato Sì” e, anticipando la conferenza sul clima COP 21 di Parigi, le conferenze episcopali di tutto il mondo hanno firmato il 22 ottobre 2015 un appello  per richiamare l’attenzione della COP 21 “a garantire alla popolazione accesso all’acqua e alla terra per sistemi alimentari sostenibili e resistenti al clima, che privilegino le soluzioni in favore delle persone piuttosto che dei profitti.

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Inviato da Flávio Schmidt (LMC del Mozambico)