Il processo rogatoriale diocesano per la causa di beatificazione del “servo di Dio” padre Ezechiele Ramin – già proclamato “Martire della Carità” dal Papa S. Giovanni Paolo II – è iniziato, con la prima sessione pubblica, sabato 9 aprile a Padova. Padre “Lele” Ramin, comboniano padovano, fu ucciso il 24 luglio 1985 a Cacoal in Brasile. L’indagine sulla fama di santità, avvalorata dall’indicazione “super martyrio”, rivela la consapevolezza che il religioso è morto nella difesa della propria fede, per la pace e la giustizia. La rogatoria è stata aperta nella chiesa dei missionari comboniani di via San Giovanni da Verdara a Padova con l’istituzione del tribunale sul processo “super martyrio” e il giuramento dei componenti. Dopo un primo momento di preghiera, monsignor Pietro Brazzale, coordinatore generale della rogatoria ha presentato le motivazioni e il significato. È seguito il giuramento del vescovo Claudio Cipolla e dei membri del Tribunale per la rogatoria diocesana: il giudice delegato monsignor Giuseppe Zanon; il promotore di giustizia don Antonio Oriente; il notaio attuario avvocato Mariano Paolin e il notaio aggiunto e coordinatore generale della rogatoria, monsignor Pietro Brazzale.
Sono passati più di 30 anni da quel 24 luglio 1985, quando Padre Ezechiele Ramin (Lele per gli amici e parrocchiani), missionario comboniano in Brasile, fu ucciso da pistoleiros assoldati da latifondisti che non amavano la sua ”intrusione” in “affari” che non dovevano riguardarlo.
Tornava dalla fazenda Catuva dove si era recato per dissuadere i contadini dall’impugnare le armi. “Intendo camminare con voi, lottare insieme a voi, aveva detto ai “senza terra”. So bene che questa mia scelta mi può costare la vita. Tuttavia ne accetto tutte le conseguenze, fosse pure la prigione, la tortura o anche lo spargimento di sangue”. Parole profetiche che non tardarono molto a trovare la loro verifica e attuazione. Venne ucciso per aver solidarizzato, da sacerdote missionario, con un popolo perseguitato, gli Indios, privati della terra dai latifondisti e dei loro diritti più elementari dai loro sfruttatori.
Ezechiele Ramin nasce a Padova il 9 febbraio 1953. Dopo aver frequentato le medie e conseguito la maturità classica all’Istituto vescovile Barbarigo, inizia il postulato tra i comboniani a Firenze, dove prosegue gli studi teologici.
Entra in noviziato nel 1974 a Venegono Superiore (Varese) ed emette i primi voti il 5 giugno 1976. Prosegue la sua formazione a Mirfield (Inghilterra) e Chicago (USA) per poi iniziare il suo servizio missionario in Messico, prima a Campesina e poi a Cabo S. Lucas (Bassa California). Il 15 maggio 1980 emette i voti perpetui e il 28 settembre dello stesso anno viene ordinato sacerdote.
Il 20 gennaio 1984 arriva in Brasile, con destinazione Cacoal in Rondonia, dove prende a cuore la problematica indigena della ripartizione delle terre. Il 24 luglio 1985 viene ucciso. Pochi giorni dopo Papa S. Giovanni Paolo II parlerà di lui come di un martire della carità.
Lele non fu un isolato in quel Brasile che anche oggi, dopo trenta anni, sembra particolarmente difficile a causa dei grandi conflitti e delle forti tensioni che si vivevano in molti contesti, testimonia P. Giovanni Munari, superiore provinciale dei comboniani in Italia e compagno di studi e di lavoro di P. Lele. “La chiesa voleva essere voce dei piccoli e dei poveri, i religiosi si erano messi in prima linea in tante situazioni estreme dove la vita, la libertà, la terra e la democrazia erano cose che bisognava conquistare un pezzetto alla volta”. “In quegli anni – prosegue P. Munari – moltissimi preti ma anche suore, animatori di comunità, esponenti del mondo sindacale e politico fecero una scelta di campo, mettendosi dalla parte delle vittime della società. Pagarono un prezzo molto elevato per questo. Ezechiele fu uno di loro e, fino ai nostri giorni, in Brasile lo ricordano per la sua testimonianza e il suo impegno”.
Il 1 aprile 2016 in Rondonia (Brasile) viene aperto il processo di beatificazione di P. Lele. Il 9 Aprile la diocesi di Padova dà il via alla rogatoria la raccolta di testimonianze e documenti pertinenti allo stesso processo.
Per la conclusione ci vuole tempo e pazienza. Ma noi, nel frattempo, ci mettiamo da subito in ascolto della vita di P. Lele, ci mettiamo in ascolto del Vangelo dei poveri che P. Lele ha difeso fino a dare la vita.