Laici Missionari Comboniani

Massimo, fratello saggio che ha saputo vivere ed essere “missione”

Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro: «Frate Ginepro – gli disse – vieni, andiamo a predicare». Frate Ginepro acconsentì. Girarono per la città, in silenzio pregarono per chi lavorava nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Diedero una mano a chi aveva bisogno.

Dopo aver attraversato più volte la città, «Frate Ginepro – disse Francesco – è ora di tornare al convento». «E la nostra predica?». «L’abbiamo fatta… l’abbiamo fatta! – rispose sorridendo il santo -. La predica migliore sei tu!». Un aneddoto, questo, che ci aiuta a ricordare Massimo, caro amico e fratello del gruppo Lmc di Verona, improvvisamente mancato il 16 luglio scorso, che aveva fatto della concretezza e della presenza attenta uno stile di vita. Accoglienza di tutti, fede e amore per la missione erano infatti le sue caratteristiche. Insomma un “uomo saggio” che un po’ alla volta si svelava nello stare insieme e nel fare, e che lascia un vuoto enorme in chiunque abbia condiviso percorsi di vita con lui. Uno stile di concretezza che già nel 1976 e nel 1977 lo aveva visto impegnato nei campi di lavoro Gim nel Friuli colpito dal terribile terremoto e negli anni di servizio come capo-scout, vivendo con loro un’intensa esperienza di missione in Tanzania. Era impegnato in parrocchia, nella pastorale familiare diocesana, nei percorsi con le coppie in nuova unione, spendendosi nella preparazione e nella conduzione di seminari e incontri in giro per l’Italia, così come nel lavoro e nei gruppi sportivi.

E poi nella famiglia comboniana e con il nostro gruppo di Laici missionari comboniani. La stessa concretezza lo portava a entusiasmarsi, negli anni recenti, per la partenza di alcune giovani del nostro gruppo nel quale, con la sua amata Rita, poteva dare espressione concreta alla loro passione per la missione, sempre presenti nelle varie attività. «Sappiate che partiamo con voi e saremo sempre presenti nelle vostre comunità e per qualsiasi necessità», diceva loro, facendosi portavoce del gruppo che le accompagnava col pensiero e la preghiera verso la missione. Così erano state inviate Ilaria e Federica in Mozambico e con lo stesso spirito ha accompagnato nella preparazione Giulia, partita recentemente per il Kenya.

La vita di Massimo si è sviluppata come un vero percorso da laico comboniano, non solo per i viaggi in missione fatti con Rita, immersioni in una umanità ricca e fragile, ma anche nel vivere lo spirito missionario nella quotidianità, come servizio in quelle esperienze che erano luoghi del cuore per lui e per Rita, e dove la testimonianza concreta della loro fede era salda e profonda: «Lì nel posto in cui il Signore ci chiede di stare, perché tutti siamo chiamati a essere missionari», diceva. E come la “luce delle stelle morte che illumina la notte”, ci arriva la luce della vita di Massimo attraverso le parole di chi l’ha conosciuto, di chi ha goduto della sua capacità di ascolto, delle sue critiche costruttive, della testimonianza di Amore con la A maiuscola vissuto con la sua Rita, del valore e del rispetto che sapeva dare a ognuno, del provare che da lui ci si sentiva “accolti”. Assieme a san Daniele Comboni, Massimo ci aiuterà a camminare e a scorgere comunque e dovunque il volto di quel Dio Padre buono che tanto ha cercato, pregato, amato e scelto. Massimo, ti porteremo sempre con noi.

Fonte: Nigrizia

Una sedia rimarrà vuota nei nostri incontri, come segno per farne memoria e continuare con lui le consuete attività.

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